Capitolo XII

<<Vuoi sapere quanto sono vecchia?>> chiese Ambra, fermandosi e lasciando per un momento la presa sui capelli di Leonard. La testa gli ricadde sulla sabbia.
<<Menti sulla tua età, perciò ho solo chiesto quanti hanno hai veramente...>> mormorò.
<<Non saprei, te l'ho detto. Non stavo scherzando: non li ho mai contati. A giudicare dai fatti di cui mi ricordo, più di cinquecento.>>
<<Sei davvero vecchia. Ho sempre pensato agli immortali come quelli dei viaggi di Gulliver, delle salme ambulanti... Bevi il sangue per caso?>>
<<No. Come va il pancino?>>
<<Mi sento morire.>>
<<Eccellente.>>
Riprese a trascinarlo.
Dopo cinque minuti si fermò. Gli girò attorno, per poi inginocchiarsi al suo fianco.
<<Sei fortunato, l'acqua non è salata o ti ci avrei buttato dentro.>> la mano della ragazza s'incendiò e calò sulla ferita. Leonard urlò una decina d'imprecazioni.
Ripresero a costeggiare il lago. Dal cielo senza Luna infiniti astri si affacciavano a guardare, proseguendo la loro lenta danza in un firmamento di pece nera.
Non sapeva dove fossero gli altri. In quel momento, nella sua testa non c'era spazio per loro. Dolore, rabbia, confusione, frustrazione, vergogna... Odio. Tutte condensate in una massa debole e patetica.
<<Ti senti sicura a lasciare che... Se ne vadano in giro? >>
Ambra sospirò, scuotendo la resta.
<<Forse il tuo amico sopravvivrà, ma la piccoletta non ce la farà. Avrebbe potuto salvarsi, andando per la sua strada... Ma mi è troppo legata. Poveretta. Alla fine il suo essere annichilirà, non riuscirà più a rigenerarsi e se ne andrà: l'ho già visto succedere. Per quanto riguarda Federico, morirà dissanguato, sempre che non sia già successo. Ofelia verrà a cercarmi. Non ho fretta. In base alle mie stime dovremmo finire entro l'una di notte.>> si girò a guardare il lago e proseguì.
<<Lei... dice che vuoi aiutarla. E' vero? Non stai chiudendo la porta, ma il contrario?>>
<<E' vero.>> s'interruppe, sentendo Leonard sbuffare.
<<Che hai?>>
<<Semplicemente non capisco. Stai facendo la cattiva nichilista che getta il mondo agli squali, perché non gliene frega niente? O magari si tratta di disappunto: l'umanità ti ha delusa troppe volte? Questo è il tuo vaffanculo?>>
Ambra sorrise. Si sfilò le scarpe da ginnastica.
Camminò ancora, fino a che le onde del lago non le bagnarono le nude caviglie. Si immerse in acqua fino alle ginocchia ed attese, inspirando prolungatamente.
<<Mi stai guardando?>>
Leo non rispose.
<<Mi trovi bella? Carina?>>
Ancora silenzio. La trovava bellissima, ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce.
<<Se vuoi puoi aggredirmi: posso anche lasciarti un po' di vantaggio. Senza farti scomodare.>>
<<Mi dispiace. Io, ti ho delusa. Il mondo non centra. Sono io il mostro.>>
Ambra si girò a guardarlo. Aveva la luna alle spalle, perciò il suo viso era in ombra.
<<Vuoi giustificarti?>>
<<No. Voglio chiederti scusa.>>
Ci fu una pausa satura di silenzio.
<<Tu mi hai deluso, ma per quello che non hai fatto. Volevo provare altra rabbia, perciò ti ho lasciato fare, mi son lasciata violentare. Sei stato spregevole, è vero, come un'infinità di uomini, ma ciò non ti rende un mostro. Un deviato al massimo. Un uomo solo, triste e disperato...>> scosse la testa <<... che però mi sarebbe andato bene.>>
Leo scosse la testa, confuso.
<<Non ho alcun diritto di farti la paternale. Io volevo solo che mi fossi vicino. Non pretendevo di essere capita. Vedi... Quando lei è riuscita ad insinuarsi nella mia testa, in quei pochi momenti, ha tentato di allontanarci. Non le piacevi, pensava che mi avresti fatto del male.>> emise un lungo sospiro tremulo. Leo si sedette ma non osò muoversi ulteriormente.
Riprese a parlare con voce rotta:<<Per te ero una bambina spaventata, che piangeva e ti chiedeva aiuto... Una ragazzina mostruosa, capace di cose terribili: potevi farmi quello che volevi. L'avrei capito... Però te ne sei fregato. E' stato il tuo disinteresse a colpirmi. Volevi evitare il problema e l'avresti fatto, non fosse stato per Sofia. Realizzare ciò è stato come avere un'epifania, per me.>>
<<Io...>>
<<Sono andata in camera sua e l'ho trovata accucciata sul letto, in posizione fetale. Non si era nascosta: non oppose resistenza quando feci scomparire sua madre e mandai in coma suo padre. Tremava tutta, ma non batté ciglio quando strinsi le dita attorno al suo piccolo collo. Mi muovevo per inerzia, un po' come te. Pensai di metterci un po', tanto per vedere se ce l'avrei fatta. Ho già ucciso degli amici, ma Anna era diversa. E' diversa.>>
<<Anna!? Ma lei...>>
<<Era la più scontata Leo. Siamo sempre vicine... Per questo pure io mi sono sorpresa.>> fece un passo indietro <<Mi ha guardata ed ha sorriso debolmente, per quel che poteva. Poi è svenuta. Non è scappata, nonostante avesse tutti i motivi per farlo...>>
<<E tu hai deciso di aiutarla...>>
<<Sì, ormai mi è chiaro, Anna è una di loro. Era stata data per morta e lasciata indietro. Non vedo niente di sbagliato nel dare una casa degli sfollati. E' questo che sono. Uccisi , perseguitati. Alla fine sono fuggiti per riorganizzarsi.>>
<<Perciò sono ostili.>>
<<Alcuni probabilmente si. Hanno dovuto abbandonare di forza un pianeta vivibilissimo, non li biasimo. Creerò un collegamento con il loro attuale rifugio, gli darò la possibilità di tornare.>>
<<Ci saranno delle conseguenze, lo sai...>>
<<Certo che lo so.>>
<<Questo per...>>
<<Non per colpa tua. Mi hai fatto pensare, è vero, ma non rappresenti tutti gli esseri umani. Diciamo che l'idea mi ronzava in testa da un po'. Più cadiamo in basso, più impariamo a conoscerci. Federico, Ilaria... Non meritavano di morire. Ma li ho uccisi. Perché ho varcato già da molto tempo i miei limiti. Di loro non mi interessa, sono persone semplici, "buone". Tu invece... Meriti non di morire, ma di guardare in faccia la tua miseria. Lo meritiamo entrambi, proprio per la nostra indifferenza.>>
<<Io ero arrabbiato con te... Ero frustrato. Non puoi condannarci tutti per...>>
<<Non giustificarti... Non mi interessa.>> fece come per scacciar qualcosa con la mano.
<<Per un po' ho odiato il genere umano. Veder progredire la nostra civiltà mi instillava una terribile rabbia. Il progresso, una macchina che schiaccia e tritura il passato e l'arretratezza, com'è successo per quegli esseri senza nome... Mi desolava. Ora ho riconsiderato molte cose: il progresso è inevitabile e necessario. Comporta delle ingiustizie. La vita comporta ingiustizia. Cattiveria. Conoscenza... e indifferenza. Più andiamo avanti, più ci conosciamo e più mettiamo alla prova la nostra voglia di vivere.>> per un momento, sembrò barcollare. Si massaggiò la testa e proseguì.
<<Penso che lasciare Sofia abbia fatto molto... Mi sentivo una merda e vivevo come tale. Quando Letizia mi trovò mi sentì di nuovo veramente bambina... Rivalutai il mio modo di pensare.>> la voce le tremò leggermente <<Se non fosse per Leti sarei ancora chiusa in qualche cesso. Oppure avrei cominciato una vera carneficina. Allora trovavo l'idea molto intrigante, ma ho capito che non avrebbe portato a nulla.>>
Prese fiato. Sembrava stordita.
<<Parli in modo strano.>>
<<Si beh, ho preso qualche antidolorifico.>> sbadigliò <<Mi annebbiano un po'... Sarà l'astinenza.>>
<< I farmaci per...>>
<<Si quelli. Lascia stare... Convivo con questa cosa da anni, senza medicine. Non influenza le mie decisioni, solo il mio umore. Comunque io vado. Tu fai quel che ti pare. Pensavo di costringerti a guardare, ma ho cambiato idea.>>
<<Aspetta. Devi per forza...>>
<<Sì. Serve ancora una persona. O qualche tortura in più.>>
Leonard si alzò e le andò incontro, anche se poco convinto:<<Con che logica? Lo dici come fossimo delle merci.>>
<<Non ti serve sapere altro. Lo hai detto tu stesso, non c'è logica che tenga in questi casi.>> si chinò ed estrasse un sasso poco più grande della sua mano dal denso strato di terra del fondale. Glielo porse.
<<Vuoi colpirmi?>>
<<Mi prendi in giro?>>
<<Sono curiosa.>>
Leonard le colpì la mano, facendo cadere il sasso. Le afferrò il braccio con forza. Lei non sorrideva più, ma non sembrava nemmeno minacciosa. Era perfettamente calma. Leo ebbe un pensiero fugace. Lasciò la presa ed il braccio cadde nell'acqua, creando una larga macchia di sangue. Si fissarono. Ci fu un lampo candido ed il corpo della ragazzina cadde in pezzi, testa compresa. Ora in piedi, nel mezzo del silenzio e del sangue che andava allargandosi, stavano Leonard ed Ofelia.
Leonard non riuscì a trattenersi e sboccò l'anima.
Lei gli offrì un braccio come appoggio e con calma attese che si riprendesse.
<<Non credo fosse quella vera, ha temporeggiato troppo.>> mormorò Ofelia.
<<Cosa...?>>
La donna gli regalò uno sguardo penetrante, condito da una strana smorfia.
<<Il gatto.>> scandì. Nessuno di loro aveva pensato al gatto.
Leo sospirò.
<<Lui... Federico...>>
<<E' morto. Quasi subito. Sorrideva.>>
<<Mi...>>
<<Ti dispiace?>> la sua voce era tornata fredda e piatta. Non lo guardava più. Leo non rispose.

Ofelia proseguì lentamente prendendo una scorciatoia tra le aiuole a fianco della strada. Si appoggiò per un momento al tronco di un cipresso ingrigito.
-Tutto sta scolorendo-
<<La piccoletta come sta?>>
<<Morente. Le servirà del tempo per riportare l'altro.>>
<<E quindi?>>
<<La affrontiamo. Costringiamo Ambra a riportarli qui. O moriamo.>>
<<Perché sei così decisa?>>
<<Credo sia per autocompiacimento. In parte. L'altro motivo... Non lo conosco. E' istintivo.>> per un momento, Leo credette di averla vista stringere i pugni. Il suo viso non lasciava trasparire emozioni.
Raggiunsero la stradina sterrata che conduceva all'Impression.
Giunsero all'ingresso. Non si vedeva nulla attraverso i vetri. Provarono ad aprire, senza successo. Nemmeno la spada di Ofelia servì. Idem per le finestre.
Non potevano entrare.

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