Capitolo X
(Immagine: Hellhound, by Mori Art)
"Non è disposta a contrattare, ne con me ne con voi. Al momento è fuori gioco, sfruttate l'occasione e scappate. Non provate a combattere. Non riuscirò a raggiungervi."
Leo si scostò, evitando lo sguardo appena invadente di Ofelia... A giudicare dal guizzo dei suoi occhi doveva aver sentito anche lei. Inoltre la voce aveva parlato al plurale.
<<Che cazzo ci fai qui?>> quasi gridò ad un altrettanto incredulo Semir.
Questi lo guardò, leggermente imbarazzato.
Prima che potesse trovare una risposta soddisfacente Leonard lo abbracciò, facendolo sbilanciare. Le parole potevano aspettare, certe volte. Gli parve dimagrito. Era curvo e spossato.
Quando si separarono Leo si prese qualche momento per osservare i dintorni: si trovavano al centro di una radura cinta da un intreccio di siepi. Al di là di esse non vedeva nulla. Alla sua destra notò un ragazzo dall'aria familiare, un coetaneo probabilmente: questi, notando il suo sguardo gli regalò un sorriso cordiale, ma dolce allo stesso tempo. Sembrava non voler rovinare il momento.
<<Chiedo scusa. Sfortunatamente siamo alle corde, lasciamo i sentimentalismi per dopo, che dite?>> pigolò qualcuno alle spalle di Semir. Leo ebbe appena il tempo di pensare a quanto fastidiosa fosse quella voce, prima che una ragazzina gli comparisse di fronte. Somigliava tremendamente ad Ambra, ma aveva un che d'infantile in più, in tutto.
La ragazza cominciò a parlare. In breve fece le presentazioni, raccontò l'accaduto dei giorni passati, con alcuni aggiornamenti da parte di Leonard, e chiarì la maggior parte dei dubbi suoi e degli altri, rintronandoli con la sua parlantina sciolta. Non seppe dire molto per quanto riguardava Ofelia, la quale non volle o non seppe aggiungere altro. Spiegò anche che una buona parte della sua abilità le permetteva di aggirare i limiti imposti da Ambra. Così era riuscita ad entrare, così se ne sarebbero andati. Lei li avrebbe portati via in un attimo.
Quando ebbe finito di spiegare la situazione generale, passo ad un nuovo argomento:<<Ora, l'individuo che manipola Ambra agisce a livello mentale, suppongo. Niente idee impiantate in sogno o roba simile... Lui ti inganna, rigirando la frittata.>>
<<Non hai alcuna idea di come funzioni, esatto?>> sorprendentemente Ofelia aveva rotto il silenzio, esprimendo il parere generale.
<<No. E non... Non sono nemmeno sicura di sapere come fermarla, o fermarli. Dobbiamo, punto e basta, possibilmente senza combattere.>>
<<Non ci porta da nessuna parte.>>
Semir sospirò e prese le parti di una avvilita Ilaria:<<Non dico che il dialogo possa risolvere tutto quanto, ma sinceramente, quali possibilità abbiamo in un conflitto? Ognuno di noi ha avuto modo di verificare la propria impotenza. Per me ragionare potrebbe essere sensato.>>
La ragazzina assunse un'espressione compiaciuta, avvicinandosi un po' al ragazzo.
<<Il modo migliore per salvare le vite restanti sarebbe evitare non solo il conflitto, ma qualsiasi contatto. Ragionare non è possibile. Non c'è discorso che tenga: la sopravvivenza non è una questione di etica o di onore e nemmeno di logica. Ambra lo sa benissimo.>> Leo si espresse senza guardare gli altri, carezzando distrattamente il gatto, che nel mentre era tornato e si era adagiato sulle sue gambe.
<<Ho forse chiesto la tua opinione, fighetta? Io e Semir abbiamo rischiato la vita e viaggiato per settimane, al solo scopo di supportarti. Tu che cazzo hai fatto in tutto questo tempo?>>
<<Il suo lavo...>>
<<Zitto Cisco.>> intervenne prontamente Sara <<Parla lui per sé stesso.>>
Leonard non si prese troppo tempo per pensare a che dire. Evitò di rispondere alle provocazioni e rispose:<<Sono andato avanti, ho tenuto in piedi ciò che potevo con il solo mezzo che avevo: me stesso. Il tuo spiegone non mi serve: tutto già sentito. Ci son dentro da mesi, porco cane... Ho provato a scappare subito: più mi allontanavo, più mi sentivo mancare. Alla fine sarei rimasto bloccato ai confini dell'area da lei delimitata, perciò sono tornato indietro. Loro non farebbero di meglio.>> fece un cenno verso Sara e Cisco <<Visto che ci siamo... Non capisco cosa ti aspetti da me: ho provato a ragionare con lei ed ho fallito... In realtà credo sia molto peggiore di quanto tu creda, la tua Ambra.>>
<<Taci.>>
<<E perché? Volevi un piano d'azione e ti è stato dato: salviamo il salvabile. Lei non è salvabile. Andiamocene ora che è K.O. o non potremo evitarlo, il conflitto. Ora grazie a te possiamo uscire da questa zona di transizione che lei usa per intrappolarci. Non può essere fermata e non ascolta ragioni, perciò non vedo il motivo di tutta questa discussione.>>
<<Abbandoniamo tutta la gente, Leonard? Ci sono altri due alberghi, oltre al mio ed il tuo.>> lo interrogò Federico. La sua voce era priva d'intonazione.
<<Non è che mi piaccia l'idea, ma dobbiamo.>>
Ilaria tentò di riinserirsi nella conversazione:<<Dobbiamo un...>>
Il giovane uomo lo squadrava con con quello sguardo gentile, carico di curiosità, forse in cerca di esitazione:<<Parli di dovere morale o di convenienza? Comunque sono d'accordo.>> fece spaziare lo sguardo sugli altri membri del gruppo.
<<I bambini sono la priorità, per me. Quelli rimasti...>> si passò una mano sul volto. Doveva essere angosciato o, chissà, disgustato.
Sara aprì la bocca un paio di volte, titubante, poi mormorò insicura:<<Ho dei dubbi anch'io su Ambra... Sono arrabbiata... Ma... Lei dice di volerci proteggere... Non dovremmo restare qui ed aiutarla?>> Cisco la guardò con curiosità, Semir borbottò qualcosa a disagio.
Ofelia la fissò dritta negli occhi, senza alcuna traccia di ostilità. Sembrava corrucciata, per quanto si potesse decifrare dalla sua espressione.
<<Supponi che voglia proteggerci. A costo di ciò sacrificherà altre persone: non dico tantissime, ma comunque troppe. Ti offriresti? Sarebbe un buon modo per aiutarla.>>
Sara fu attraversata da un tremito ma non osò abbassare lo sguardo. Semir ed Ilaria fecero per intervenire ma vennero zittiti da un'occhiataccia della donna.
Federico parlò nuovamente, indisturbato:<<Mi dispiace per questa Ambra, ma stando a ciò che ho sentito, lei non dà valore alle vostre vite. Temo non ragioni lucidamente. Oppure non è una gran bella persona.>>
<<Non è vero...>>
<<E' veramente bipolare, come ha detto Leonard?>> chiese Federico.
<<Sì... Ma non...>>
<<Conta. Non denota certo lucidità... A dirla tutta, non è necessario uccidere per togliere valore ad un esistenza. Per lei voi siete soggetti utili ed i vostri genitori, sacrificabili. Per me...>> esitò un istante <<Per noi, siete troppo importanti anche solo per rischiare.>> Sara lo fissò. Era piuttosto basso, perciò non le fu difficile.
Ofelia fece lo stesso, con un'espressione che poteva avvicinarsi all'ammirazione.
<<Noi non abbiamo voce in capitolo?>> borbottò Cisco.
Federico scosse la testa:<<No. Non nello stato attuale.>>
Ofelia si chinò, in un simulato e goffo tentativo di empatizzare:<<Nello stato in cui si troverà, dopo aver usato appieno il potere assorbito, molto probabilmente non sarà in grado di riportare da voi i vostri parenti. Non li ucciderà, non loro. Resteranno semplicemente addormentati, in uno strato di esistenza lontano, difficile da raggiungere, fino a scomparire totalmente. Per quanto riguarda voi, non vi tocca solo perché siete... Piccoli. Penso che il suo aspetto fisico non sia casuale.>>
<<Smettila di...!>> la interruppe Ilaria.
<<Li salverai tu. Ovviamente. Ma prima salverai lei.>> sbottò la donna, fredda.
<<Io... Sì, li salverò.>>
<<Molto probabilmente svanirai, che lei riesca o no nei suoi intenti. Non avrai la forza di salvare nessuno e se l'avessi avuta prima di arrivare qui, l'avresti già fatto. Lo sai il perché?>>
<<No. E tu?>>
<<Io e te siamo differenti, ma abbiamo la stessa origine, ragazzina: la nostra attuale nemica. L'ho finalmente capito incontrandoti. Si percepisce, flebilmente.>>
<<Sei una parte di lei? Un'ombra?>>
<<Sono un suo sentimento lasciato per strada, lo siamo entrambe. Presumo che tu sia una sorta di speranza verso il futuro.>> sorrise, leggermente sarcastica <<Spiegherebbe la tua fragilità.>>
Ilaria fremette.
<<Attenta.>>
Ofelia la ignorò nuovamente:<<Io non mi sono aggrappata ai frammenti di ricordi che mi legavano a lei, mentre tu non fai altro. Ho rinnegato quel passato, sbagliando forse. Però sono qui.>>
<<Anch'io.>>
<<Ed intendo andarmene. Ho preso in mano la mia vita. Quando lei avrà finito, invece, della tua speranza non rimarrà nulla. Svanirai, a causa del vostro legame. Ti conviene scegliere chi aiutare, finche puoi...>>
Osservò la ragazzina stringere le labbra, frustrata per la mancanza di appoggio: persino Semir taceva; Federico guardava verso i bambini, malinconico; Sara e Cisco bisticciavano a bassa voce.
<<Scusate, ma non possiamo salvarli e poi lasciarla provare? Saranno affari suoi, no?>> provò ad intercedere Semir.
<<Siamo qui perché pensa di poterci convincere. Non ci siamo mossi da questo parco, perdendo un'infinità di tempo... Questo perché prima dovremmo acconsentire, almeno secondo i suoi piani. Non importa. Non contavo di farle cambiare idea. Ci penserà lui.>>
Gli sguardi, che fino a quel momento avevano viaggiato da una all'altra, si posarono su Ilaria, insolitamente silenziosa. Improvvisamente parve capire qualcosa e fissò Ofelia con odio. Lei sorrise, fredda. Poi gridò.
<<GIU' TUTTI.>>
D'improvviso il gatto grigiastro s'irrigidì, piantò le unghie nell'anca di Leo e saltò tra le braccia di Ilaria.
Fu questione di pochi attimi. La siepe, che finora aveva nascosto la loro presenza si incenerì ed un circolo incandescente li circondò. Oltre ad esso il mondo era nuovamente nitido e distinto. Di fronte a loro, scaturendo dal nucleo delle fiamme, prese forma un cane nero, ricoperto di fuoco bluastro. Il calore che emanava era insopportabile, l'aria quasi irrespirabile per quanto satura di fumo.
<< Allora, che facciamo? Vi arrostisco, vi soffoco... Oppure ve ne starete da bravi, e tornerete a testa bassa dalla mia padrona?>>
Ilaria si frappose tra lui ed il gruppo, provocandolo tra i colpi di tosse:<<Fai il duro adesso? Rischi di diventare virile, di questo passo! Oh, già: sei solo un lacchè.>> il cane infernale ringhiò ferocemente, sprizzando scintille dalle zanne.
<<E tu... Sapevi che sarebbe arrivato?>>
Ofelia parlò senza sforzo:<<Lo supponevo, altrimenti ti avrei attaccata.>>
Si volse verso il resto del gruppo.
<<Proteggete i bambini. Appena ve ne daremo la possibilità, andate!>> Federico annuì con enfasi, seguito a ruota dai compagni. Si disposero intorno a Cisco e Sara.
Quest' ultima si ritrovò a pensare alla donna dell'infermeria. Sofia aveva scacciato il cane. Aveva detto che lei avrebbe potuto far ragionare Ambra.
Un suono le entrò in testa, una voce infantile.
Pura speculazione Saretta. Sofia non sa un bel niente ed ha già fallito.
Senza rivolgere loro uno sguardo, Ofelia si affianco alla piccoletta.
Ella proseguì imperterrita, facendosi seria:<<Sei ancora in tempo per accorgerti delle tue lacune. Stai assecondando uno sbaglio... Non lo capisci? Non possiamo assecondare Ambra in tutto, dobbiamo correggere i suoi sbagli!>>
Il bestione proruppe in una sorta di risata rauca, avvampando.
<<Che bontà d'animo la tua! Tu vorresti impedirle di commettere l'errore della sua vita, sbaglio? Presuntuoso... Non hai nulla a che spartire con lei.>> stanco di parlare, spiccò un salto verso la rossa, spalancando la bocca. Quest'ultima però non attese un secondo e scomparve, lasciandolo attonito e leggermente scoperto.
Nemmeno Ofelia attese: scartò di lato, si accostò ad esso ed afferratolo per la collottola, lo sollevò. Lo colpì sul muso più volte, evitando le fauci. A questo punto gli schiacciò la grossa testa a terra, sedendosi sul suo dorso.
Si voltò verso Leonardo, intento a proteggere Sara e Francisco dal calore e dal fumo, avvolgendoli tra le braccia insieme a Federico e Semir.
Sorrise teneramente.
Affondò le dita negli occhi del cane. Sia lui che lei furono inghiottiti da un'enorme ed incandescente fiammata. Ofelia resistette per un momento ma fu inevitabilmente scagliata in aria. Allo stesso tempo l'anello che li circondava si consumò.
<<Sta arrivando...>> dopo aver detto questo ed aver indicato un punto in mezzo al fumo, Sara ebbe un accesso di tosse e cominciò a tremare. Cisco la abbracciò, piagnucolando. Dovevano andare.
Quella cosa si erse da terra, bloccando loro la strada nuovamente. Aveva cambiato forma.
-Mr. spauracchio?- fu il pensiero di Leonardo. L'uomo che aveva visto al Baroque... Non si mosse: semplicemente li guardò attraverso orbite vuote, fatte di sola cenere.
<<Tutto questo... Fa tanto male. Non voglio uccidervi: non voglio ferire quelle persone... Non quelle buone.>>
-Non farlo.-
<<Non dobbiamo essere drastici. Basterà che vi arrendiate e torniate indietro insieme a me. Posso convincerla a risparmiarvi.>> Basterà che vi arrendiate.
Federico prese in braccio una svenevole Sara, scuotendo la testa mentre Semir e Leonard facevano da scudo a Cisco. Leo Sorrise, sentendo il corpo leggero, nonostante l'ansia e la paura. Le budella non gli davano tregua, ma in quel momento non le sentì. Sarebbero morti eroicamente. L'idea gli pulsava dolorosamente in testa.
<<Noi vogliamo solo andarcene. Non verremo con te.>> Semir parlò per tutti e tre.
L'umanoide piegò la testa in avanti, stringendo le orbite vuote. Si stava sbriciolando.
<<Non siete degli eroi impavidi. Non avete possibilità. Potrei smembrarvi facilmente, ma non lo desidero. Vi prego... Posso salvarvi, evitare che altre vite vengano distrutte.>> Avanzò di un solo passo.
La piccola rossa riapparve e sferrò un calcio al fianco dello spaventapasseri. Questi ruggì e prese a sferzare l'aria mentre lei gli girava intorno, evitando vampate d'aria e cenere rovente. Era stordito ma non per questo scoperto. Non lasciava ad Ilaria alcuna possibilità di contrattacco. E la stava spingendo verso di loro. La ragazza se ne accorse e tentò di cambiare forma. Non ebbe tempo di farlo: l'essere le fu addosso prima che potesse completare la trasformazione e strappò via le piume insieme ai brandelli di carne, tendini e pelle. Questa volta fu la ragazzina ad urlare.
Lo spauracchio riprese la forma animalesca, ma subito dopo Ofelia gli piovve letteralmente addosso, trafiggendo lui e la sua preda con una spada.
La estrasse e spinse via con un calcio la piccoletta priva di sensi, preferendo infierire sull'avversario. Non disse una parola. Si leccò le labbra e lo squadrò come un predatore affamato, per poi riprendere il suo freddo contegno. Affondò il braccio nel corpo ai suoi piedi, sotto le scapole della sua vittima, fremendo per i lamenti che stava provocando, anche quando questi cessarono.
Estrasse la mano, stringendo qualcosa tra le dita annerite. Lo stritolò e gettò via i rimasugli. Parve soddisfatta.
Una serie di scariche elettriche prese ad uscire dal suo corpo, ma cessò in fretta.
Le fiamme rimaste si spensero, mentre il corpo della bestia si sbriciolava.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top