Lucas II - la lite


Era stata lunga la strada che aveva condotto Lucas fin lì a origliare una lite. Bisognerebbe compiere più di un paio di passi indietro per comprenderne le dinamiche, retrocedendo fino a quarantotto ore prima.

Aveva piovuto per gran parte della nottata, perciò al mattino era stato sconsigliato al gruppo di uscire per la tipica passeggiata, anche perché il cielo minacciava anche un secondo round.

Holker Hall non aveva tanti ospiti a soggiornare da diverso tempo, senza considerare chi sostava per la notte tra le mura dell'ala ovest per motivi disdicevoli e che, alle prime luci dell'alba, sgattaiolava via; così quel gruppetto eterogeneo si era ritrovato nel medesimo salotto a doversi intrattenere in qualche modo. Su un tavolino, c'era chi aveva iniziato una partita di whist, e chi invece reduce da una serata in cui il gioco d'azzardo aveva avuto la meglio, preferiva conversare o leggere un libro. Lucas li trovò così e si divertì, silenziosamente, a girare fra di loro, con la scusa di qualche convenevole, per prestare ascolto ai loro discorsi.

Lady Layla, assieme ad Angie e Julia e il Capitano Query, stava per chiudere la prima partita in modo trionfale. La sua arma doveva essere quella di saper confondere l'avversario per mezzo della parola: «Vostro fratello dove si è cacciato questa mattina?» aveva domandato a Julia, senza alzare lo sguardo dal proprio mazzo di carte. La donna presa in causa, invece, aveva raccolto le proprie per stringerle nel palmo di una mano per poi risistemarle con dedita attenzione a ventaglio.

«Non ho avuto modo di chiedergli dei suoi impegni, Contessa» spiegò placidamente, giocando infine un sei di quadri. La sorte delle carte aveva deciso per loro quale fossero le due coppie che si sarebbero sfidate a quel gioco ma Lady Angelica e il Capitano Query dovevano essere o molto fortunati in amore, come diceva il proverbio, o mal assortiti fra loro perché non stavano dando il meglio di sé. E questo Lady Layla lo fece anche notare: «Voi due, siete forse distratti da qualcos'altro? Oppure, com'è che si dice: "sfortunati in gioco, fortunati in amore"?» Angie poteva sostenere con fermezza che il motivo per cui stessero giocando così male non fosse per causa di un modo di dire, ma Lucas la vide sforzarsi di tacere consapevole che il capitano avrebbe avuto da ridire anche su quello. «Lungi da me dare adito a un modo di dire per giustificare le pessime capacità di strategia in un gioco di carte, ma mi piacerebbe illudermi che la causa sia l'amore che mi attende dietro l'angolo» replicò infatti il capitano. Lady Angelica, a quelle parole, aveva nascosto l'espressione dietro il misero mazzo di carte che le rimaneva tra le mani ma Lucas lo vide bene il modo in cui roteò gli occhi al cielo, e trattenne un sorriso.

«Siete alla ricerca di una sistemazione, Capitano?» aveva domandato, allora, Lady Layla. Hareton Query replicò con una smorfia contemplativa e poi «si può veramente pensare all'amore a un affare da sistemare?» aveva chiesto, guardando le tre dame sedute attorno a lui. Lady Angelica aveva immediatamente aperto bocca, per poi richiuderla con la stessa velocità, Julia non dava alcun segno di voler replicare e la Contessa, semplicemente, annuiva con un sorriso malizioso. «Siete un uomo cresciuto in mare, per voi deve avere più a che fare con concetti turbolenti, catastrofici, immagino» aveva osato dire. Angie e Julia si erano scambiate velocemente un'occhiata per confermare che avessero udito bene ciò che era stato detto. Il Capitano invece aveva commentato con un risolino divertito. «Esattamente, l'amore non è qualcosa che va cercato, penso piuttosto che arrivi come una tempesta improvvisa. Nessuno coinvolto in esso se l'è andato propriamente a cercare, ci si è ritrovato immerso, sconvolto e travolto. Non concordate?» aveva domandato ancora, guardando prima Lady Angelica, poi Julia.

«Non posso teorizzare su un sentimento che non ho mai provato, Sir, ma posso augurarmi almeno, se dovesse arrivare come voi ipotizzate, che non mi sconvolga tanto da rendermi incapace di ragionare?» alla domanda retorica di Julia, il capitano gli aveva concesso con diletto quella speranza, annuendo.

«Per quanto mi riguarda, vedo l'amore come una fortuna non concessa a tutti, ma se è una tempesta che ci spetta, spero di avere il Sole sulla mia testa per ognuno dei miei giorni a venire» ed era stata la conclusione di Lady Angelica, alla quale sia il capitano sia la Contessa non avevano replicato, tornando a concentrarsi sul tavolo da gioco.

Lucas aveva poi girato intorno a loro, per avvicinarsi al salottino in cui sedevano Bernard, il marchese e il capitano Jailor, scoprendo che anche loro si interrogavano sull'apparente sparizione di Jaycob. Fu Frederick a domandare a Lucas, richiamandolo alla sua attenzione per chiederglielo all'orecchio.

«Non saprei, Sir. Non lo vedo da ieri sera» aveva replicato lui. Il Capitano Jailor seduto vicino al marchese, con un libro aperto tra le mani, aveva alzato il capo e, incapace di far finta di non aver udito quale fosse l'argomento di conversazione, seppur privata, tra i due, si era intromesso: «Aveva un impegnato con uno della servitù» per informarli loro di qualcosa su cui lui era aggiornato. Il modo in cui entrambi, piuttosto scettici, lo guardarono, lo fece accigliare. «Un certo Tyler, credo» aggiunse come se auspicasse che quelle occhiatacce fossero per la sua risposta vaga e non tanto perché, come ipotizzava in realtà, fosse proprio lui a essere informato sulle questioni riguardanti Jaycob. I due annuirono, infine, dando modo a Lucas di tornare nella penombra che gli apparteneva e dalla quale poteva continuare a osservare come fosse a uno spettacolo teatrale. Non era mai stato a teatro, in verità, ma se c'era un modo in cui poteva figurarsi come ci si sentisse ad essere spettatore di una recita, lui pensava proprio alla vita della servitù: presenti laddove l'azione prendeva atto, ma non partecipi se non come comparse.

Incuriosito da ciò che Jaycob potesse star facendo assieme a Tyler, forse nelle cucine con il cuoco, nell'intento di preparare qualcosa di speciale per pranzo - non era insolito pensare che Sir Wise volesse strafare ora che aveva possibilità di deliziare dei palati diversi da quelli di routine - Lucas abbandonò la stanza qualche attimo più tardi quando Frederick aveva intrapreso una conversazione con Sir Pellegrino di lieve interesse.

Jaycob tuttavia non si trovava nelle cucine, ma Tyler era lì e questo influì nell'insospettire Lucas che, tra quelle mura, sapeva sempre cosa stesse accadendo.

«Non avevi da fare con Jaycob?» aveva chiesto a Tyler, affaccendato assieme a Joshua e il cuoco su una composizione da posizionare al centro della tavolata del pranzo. Questo si era voltato a guardarlo per un breve momento, concentrandosi di nuovo sul grande cesto. «Abbiamo già finito» gli disse. Lucas rimase in silenzio, senza alcuna intenzione di andarsene, insoddisfatto della risposta ricevuta.

«Cosa avreste già finito?» la curiosità presto o tardi l'avrebbe fatto finire in grossi guai, ma era sicuro non fosse quello il giorno.

«Una sorpresa» replicò Tyler mantenendosi sul vago. Lucas aveva allora incrociato le braccia al petto e «Cos'è tutto questo mistero? Si può sapere che sta succedendo?» con tono indispettito mise il broncio come un ragazzino. Joshua si era voltato a guardarlo, infastidito da quella voce che smorzava la loro concentrazione. Tyler, notandolo, gli aveva posato una mano sull'avambraccio per calmarlo e poi aveva fronteggiato Lucas per chiudere definitivamente il discorso: «Se non lo sai, vuol dire che non ti è dato sapere, Lucas. Ma non è nulla che possa compromettere il tuo lavoro o altro». Consapevole che non avrebbe ricevuto altre spiegazioni in merito, decise di dare forfait e abbandonare le cucine.

Anche a pranzo, come ben aveva potuto notare Lucas non appena li aveva raggiunti nella camera adibita ai pasti, Jaycob si fece attendere. Non che nella vita fosse stato il tipico ragazzo puntuale, ma negli ultimi giorni quell'atteggiamento cominciava a renderlo sospetto. Da quando, poi, erano arrivati gli ospiti dall'Italia il tutto era andato intensificandosi: sia il pessimo umore che non lo rendevano il miglior ospitante, sia quell'atteggiamento furtivo. Arrivò per ultimo nella sala da pranzo, scusandosi a mezza voce e sedendosi accanto alla sorella. Frederick lo tenne d'occhio per tutto il tragitto, mostrandosi sorpreso quando il cugino non prese posto come di consueto al suo fianco. Cercò di incontrare il suo sguardo, ma nulla valse lo sforzo di attirare la sua attenzione.

Lucas passò attorno al tavolo, riempiendo i bicchieri di vino e ascoltando i vari argomenti di chiacchiericcio.

«Non ero più abituata a questo tempo così variabile» erano state la parole di Lady Layla, che più di tutti detestava i temporali. Non tanto per qualche burrascoso trascorso che la giustificasse, quanto piuttosto per l'impossibilità di uscire, muoversi e svagarsi all'aria aperta. «la primavera a Firenze ti vizia illudendoti già che siano arrivate le belle giornate calde e assolate dell'estate. Non a caso è considerata meta termale per chi ha una salute cagionevole» continuò lei, parlando con chi aveva di fronte. «Capitano Query, siete mai stato in Italia?» chiese, interrogando Hareton che, dopo aver finito di sorseggiare un goccio di vino che Lucas gli aveva appena versato, negò amabilmente: «Non ho avuto il piacere ma sarebbe bello, magari un giorno».

«Ritenetevi invitato, allora. Sareste nostro ospite, senz'altro. Magari l'amore vi attende lì» continuò entusiasta la donna.

«Sarebbe in grado di far arrivare il cattivo tempo anche dove c'è sempre il Sole» fu il commento detto sottovoce da Lady Angelica e che Lucas ascoltò soltanto perché le stava passando affianco. Ricollegò facilmente anche l'allusione alla chiacchierata che avevano avuto poche ore prima durante la partita di whist e non poté nascondere il divertimento, e simile fu la reazione di Julia seduta accanto a lei.

«Non sarebbe grandioso, tesoro, se venisse a farci visita, non saprei, perché non questa estate?»

Sir Pellegrino annuì pacatamente e fece un sorriso. «Eh, cara, ma lasciate che sia lui a deciderlo: è pur sempre un uomo la cui vita è spesa più per mare che sulla terraferma» convenne Bernard, guardando l'uomo di cui parlava con ferma accondiscendenza. Di conseguenza, Hareton si era voltato verso il collega e lo aveva interrogato inizialmente soltanto con uno sguardo, poi non ottenendo alcuna risposta, a voce: «Che ne pensate, Harrison?»

Questo aveva perciò voltato lo sguardo dal piatto al viso dell'amico per osservarlo con piglio. «Non sono mica il vostro tutore» ribatté atono. Il capitano Query sogghignò. «Certo che no, ma sapete quanto ami la vostra compagnia. In Italia, senza di voi, mi sentirei perso» il tono era chiaramente quello di una beffa, così come il suo sorriso arcigno.

«Ovviamente, capitano Jailor, il nostro invito era esteso anche a voi» ci tenne a intromettersi la Contessa. Lui annuì semplicemente per poi tornare a mangiare. Questo comportamento, facilmente mal interpretabile, fece sorridere Jaycob che forse iniziava semplicemente a conoscerlo e a interpretare la risolutezza come un atteggiamento di mera timidezza.

Lucas si era poi avvicinato al marchese, quando questo gli aveva fatto cenno. Aveva riempito il suo calice, intuendo erroneamente fosse quello il motivo della chiamata, ma quando Frederick gli fece segno di accostarsi a lui per ascoltare quanto avesse da dirgli, Lucas lo fece cercando di nascondere la propria confusione.

«Chiedete a mio cugino dove diavolo fosse finito questa mattina e riportatemelo» gli sussurrò a un orecchio. Lucas guardò dritto negli occhi del marchese, con un sopracciglio alzato: «Ora, Sir?» lo interrogò, sperando che quello si ravvedesse e capisse che non era propriamente il momento adatto per scoprire gli impegni di Jaycob. Ma Frederick annuì compìto e a Lucas non rimase che obbedire.

Girò quindi attorno al tavolo fino a raggiungere l'uomo sul quale si chinò per avvicinarsi confidenzialmente all'orecchio, camuffando però l'azione con il bicchiere che riempì di vino. «Vostro cugino mi manda a chiedervi dove foste stamattina da non poter presenziare insieme a lui e agli ospiti»

Jaycob non aveva sbattuto ciglio, non si era voltato a guardare Frederick, né tantomeno l'interlocutore, magari per rimproverare entrambi per l'inadeguatezza del momento. Invece Lucas lo guardò sorseggiare il vino appena versato e soltanto dopo fargli cenno di avvicinarsi di nuovo a lui per rispondergli.

«Ditegli...» ma fece una pausa, voltandosi a guardare il marchese per la prima volta di sua iniziativa e non per sbaglio. Fece poi segno con una mano a Lucas di tornarsene da dove era venuto e mentre obbediva piuttosto confusamente, vide Jaycob portarsi una forchettata di carne alla bocca e iniziare a masticare per poi fare segno al cugino come a volergli dire: «ho la bocca impegnata al momento, non posso saziare anche la tua curiosità». Frederick assottigliò lo sguardo, esterrefatto del comportamento beffardo di Jaycob e al ritorno del proprio factotum, ora nelle vesti di messaggero, gli fece segno di avvicinarsi ancora a lui per bisbigliargli di nuovo qualcosa. Fu purtroppo interrotto da Lady Layla che, presumibilmente, aveva osservato la scena e ne era stata intrigata a tal punto da voler capire cosa stesse succedendo. «Cosa avete di tanto misterioso da dirvi voi due?» esclamò lanciando un'occhiata maliziosa prima a uno e poi all'altro.

Frederick acciuffò il proprio calice per occupare la bocca e temporeggiare. Jaycob non fu del suo stesso avviso: «Mio cugino voleva sapere dove fossi finito questa mattina, ahimè, niente di così misterioso da stuzzicare la vostra curiosità».

«Anche io mi sono ritrovata a chiederlo a vostra sorella, stamani, quando mi sono accorta della vostra assenza» lo informò la contessa. Jaycob sghignazzò. «Sono lusingato per l'interesse ma ero semplicemente impegnato con Tyler in affari domestici» replicò, lanciando un'occhiata a Frederick. Forse da qualche giorno non navigavano sulla stessa lunghezza d'onda, ma il codice era sempre stato uno e quello che aveva appena usato bastò per far intervenire il marchese e chiudere l'argomento. «Ah sì, mi ero dimenticato di averti caricato di tale responsabilità, se ne avessi avuto memoria avrei potuto affidarlo a qualcun altro: è fondamentale che tu sia presente fra noi ad allietare le giornate dei nostri ospiti» spiegò. Difatti, quello che Jaycob aveva affermato nel loro linguaggio era un affare che riguardava l'ala ovest e di cui alcuni dei commensali non avevano idea che celasse l'area di gioco d'azzardo che i due cugini portavano avanti da qualche anno.

«La mia presenza non è così essenziale» aggiunse, come commento a quanto aveva udito attirando perfino l'interesse dei due capitani. «Affatto, Jaycob. Siete una compagnia più che gradita: quando non ci siete, sapete, si sente» disse il capitano Query.

«Per questo, vi garantisco che non ci saranno altri impegni che lo terranno occupato altrove in questi giorni» concluse Frederick, lanciando un'ultima occhiata al cugino. Questo perché era chiaro che Jaycob avesse usato la scusa della segretezza dell'ala di gioco per non rispondere ancora una volta chiaramente sui suoi impegni mattutini e Frederick, benché complice di quello scambio in codice, non aveva alcuna intenzione di lasciar perdere il punto fondamentale della questione: Jaycob si comportava in modo strano, losco, e lui non sapeva il motivo, voleva saperlo ma fintanto che quello sfuggiva alle sue richieste, poteva obbligarlo a rendersi presente nei momenti di ritrovo.

Jaycob dovette comprendere e non gradire l'ordine subìto così meschinamente ma si sforzò di sorridere e annuire. Poi ricominciò a mangiare.

Nel pomeriggio, Lucas si ritrovò a vagare per i corridoi senza nulla di meglio da fare. Gli uomini, nonostante gli sconsigli di uscire, a causa delle strade infangate, avevano sfidato la sorte per una cavalcata. Si ritrovò distrattamente di fronte al quadro di Lady Giorgiana Blanche nella pigra speranza che il segreto che credeva esso celasse gli si mostrasse così, di sorpresa, nel momento meno auspicabile per una rivelazione. La donna sembrava fissarlo come al solito, dritto in fondo all'anima, facendolo sentire nudo e sporco al medesimo istante. Si allontanò infastidito giungendo fino alla biblioteca, dove si arrestò sentendo due voci femminili chiacchierare tra loro. Usò uno dei passaggi dietro la parete, che attraversava la biblioteca per raggiungere più velocemente l'ala ovest, e si mise in ascolto senza dare nell'occhio. Aprì perfino uno spioncino per avere una visuale all'interno della stanza.

«Cosa intendi?» domandò Julia, distratta dalla lettura del libro che aveva in grembo, seduta su una poltrona.

«Non lo hai notato? Tuo fratello e Frederick si comportano in modo insolito» esclamò con tono convinto. Cosa le desse questa risolutezza, però, non era dato saperlo.

«Esiste un modo solito in cui mio fratello e vostro cugino si comportano?» chiese ancora, mostrando tutto il suo scetticismo. Angie sbuffò. «Oh andiamo! Non prenderti gioco di me, tu sai qualcosa?»

Lucas sentì il tonfo di un libro chiudersi e lo sbuffo spazientito di Lady Angelica. Infine, la voce di Julia: «In che modo dovrei sapere qualcosa prima di te, sono tuoi cugini». Lucas poteva percepire la tensione nervosa fin lì, poteva scommetterci qualcosa che quelle due a breve avrebbero iniziato una lite.

«Di cui uno è tuo fratello!» puntualizzò ancora la donna più anziana fra le due. Julia non rispose né diede idea di volerlo fare.

Tuttavia l'uomo che stava origliando, la scommessa, l'avrebbe persa nel momento in cui sentì Lady Angelica stemperare quello scambio con un'ammenda: «Mi dispiace, non so nemmeno io perché siamo finite a battibeccare per un motivo così stupido... Sono giorni un po' così, perdonami Julia».

Lucas roteò gli occhi per la delusione. Fu tentato dal chiudere lo spioncino e allontanarsi da lì per cercare intrattenimento altrove, quando Lady Angelica riprese parola, attirando la sua attenzione. «Sono abbastanza certa che gli invitati sappiano il motivo della festa e che, a dispetto di quanto avessimo auspicato, non sarà in onore del tuo compleanno, il che mi rattrista incommensurabilmente...».

«Non deve, ne abbiamo già parlato, no?» era stata la risposta dell'amica. «Sì, certo, quando c'era ancora un briciolo di speranza che tutto fosse soltanto un brutto incubo. Ma con l'arrivo di Layla siamo precipitate nella realtà dei fatti. Altrimenti perché invitarla? Non ha senso...»

«Angie, devi accettare il fatto che tu dovrai-»

«Mai!» la interruppe. Perfino Lucas sussultò sul posto nell'udire con quanta verve avesse replicato al tentativo di Julia di farle accettare la situazione per ciò che era.

«La tua testardaggine non farà altro che peggiorare il modo in cui reagirai al fatto compiuto» le consigliò lei.

«Bene, non attendo altro! Almeno se la festa deve guastarsi per un motivo, questo sarà per via della sceneggiata che farò» sentenziò, lasciando sia a Lucas sia a Julia unicamente la possibilità di manifestare il proprio dissenso.

***

«Sir, credo che vostra nipote stia impedendo a vostro figlio di parlarle dell'intenzione di annunciare il fidanzamento durante la festa» disse Lucas, quella sera stessa. Il duca rimase in silenzio e dall'atteggiamento rilassato che dimostrava nonostante gli avesse appena confidato un'opinione tanto ardita, gli fecero considerare l'idea che a causa di un peggioramento dell'udito, per via dell'età avanzata, non avesse potuto sentirlo. Così Lucas avanzò verso lo scrittoio, dove l'anziano signore sedeva compostamente e aprì bocca per ripetere: «Sir, credo-»

«Ti ho sentito, e non lo credo possibile. Sei così convinto che mia nipote rifiuti questo matrimonio, dimmi: perché? Sai qualcosa che io non so, Lucas?»

Lucas indietreggiò inconsciamente, colto alla sprovvista. Passò in rassegna tutto ciò che almeno una volta gli era frullato per la testa, ma alla fine dovette arrendersi alla constatazione che «no, Sir, non so niente di più di voi» era ancora molto lontano dal conoscere la verità.

«Frederick non le ha ancora parlato, mi hai detto, perciò mia nipote non sa nulla. L'unico colpevole in questa storia è mio figlio che non ha mai mancato l'occasione di deludermi e ora si rifiuta perfino di ascoltarmi» disse, però, con placida oggettività. Come se l'argomento, nonostante le sue parole, non lo toccasse più di tanto.

«Cosa vi fa essere così tranquillo» parlò velocemente, mordendosi la lingua per aver osato tanta curiosità, così con la stessa rapidità aggiunse: «se posso chiedere vostra grazia»

Il duca si voltò a guardarlo con un'espressione serena dipinta sul viso. «Mio figlio non ha il coraggio di perdere tutto ciò che ha, senza un ideale, una passione tanto forte in suo favore. Questo matrimonio non è la peggior cosa che la vita potesse mettergli di fronte, quindi si sposerà. Ha deciso di prolungare fino all'ultimo la sua ufficializzazione? D'accordo. Ma la festa è alle porte, il suo tempo per temporeggiare è scaduto».

***

A poco meno di dodici ore dalla lite, Lucas si era ritrovato a trascinare fuori dallo sgabuzzino degli attrezzi, che Tyler era solito usare per maneggiare le piante, la macchina lanciapiattelli che era stata conservata dall'ultimo suo utilizzo per non dover occupare spazio in casa. L'aveva portata nella zona più ampia e distesa dei giardini di Holker Hall e l'aveva sistemata per essere utilizzata in quel pomeriggio punteggiato di nuvole bianche ma affatto minacciose. Quei pochi raggi che riaffioravano di tanto in tanto rendevano il clima piuttosto mite.

A raggiungerlo poco dopo, vestiti adeguatamente con le loro giacche norfolk, furono Frederick, Jaycob e Sir Pellegrino, seguiti poi dai capitani che scortavano le tre dame.

Prima di iniziare la partita di volo al piattello, adibirono con tovaglie, ombrelli e cestini, che si erano portati dietro, una zona in cui era possibile sedersi per mangiare della frutta fresca o abbeverarsi con spremute d'arancia, acqua o tè. Frederick, invece, con l'aiuto di Lucas si era messo a esaminare uno a uno i quattro fucili che aveva portato per l'occasione, caricandoli per essere utilizzati.

«Se siamo tutti d'accordo, opterei per un gioco a squadre, anche perché mi auguro che tutti vogliano provare, almeno una volta» affermò Frederick avvicinandosi al gruppetto già appollaiato sopra il telo.

«Provare almeno una volta? Qui giocheremo tutti, carissimo amico, è speranza vana che lasceremo voi cinque escluderci dal divertimento» rispose Lady Layla, alzandosi in piedi e strappandogli di mano il fucile. «Io sfiderò Lady Angelica, da quanto ricordo ha un'ottima mira» convenne, ma la sua sembrava più una scusa per averla con sé, infatti la sentì replicare con un «ricordate male, ma non mi tirerò indietro».

Frederick si guardò attorno, era solito sfidarsi con Archie o Jaycob, quelli con cui aveva giocato più spesso, ma il primo era ancora assente e il secondo non sembrava avere alcuna intenzione di girarsi dalla sua parte per guardarlo in modo complice e accordarsi in quel loro modo unico e particolarmente silente. Lo vide piuttosto avvicinarsi ai capitani e parlottare con loro. Il Capitano Query annuì stringendogli la mano, segno che Jaycob avesse scelto lui. Vide poi il Capitano Jailor voltarsi verso Julia e la reazione a quella premessa lo fece scattare in avanti: «Capitano Jailor, io sfido voi» affermò convinto.

Sir Pellegrino, spaesato come al solito, si guardò intorno fino ad incontrare lo sguardo con la piccola Julia che si alzò da dove era seduta e si avvicinò facendo un inchino. «Mi rincresce, Sir. Sono rimasta soltanto io da sfidare» disse.

Frederick, in ascolto, sorrise compiaciuto per la modestia della ragazza. «Ma non temete, Bernard, Miss Wise è più in gamba di quanto l'apparenza possa ingannare» facendo annuire l'uomo e arrossire appena la fanciulla.

Lucas rimase a guardare la combriccola da abbastanza lontano per non far pesare la sua presenza e aveva notato come Jaycob avesse osservato come lui ogni movimento e avesse fatto poi, da quanto accaduto, le sue considerazioni. Era certo, Lucas, che una di queste fosse la conseguenza alla sua scelta di ignorare nuovamente Frederick. Era un dato più che ovvio, come il fatto che su una sovrana ci fosse incisa la regina Vittoria su un lato e sull'altro San Giorgio che uccide un drago, eppure Jaycob lo aveva bellamente ignorato andando a chiedere di accettare la propria sfida al capitano Query. Il marchese, in ogni caso, non ne aveva fatto una questione di stato ma Lucas avrebbe potuto mettere la mano sul fuoco che la questione non fosse risolta, né tantomeno finita lì.

Al primo «pull» Lucas non si fece trovare impreparato, azionando la macchina e permettendo a uno dei primi piattelli di librare in cielo. Era una giornata ideale per quell'intrattenimento, essendoci poco vento. Il primo a tentare di colpire il piatto fu il capitano Query che, buttando le cartucce utilizzate e fumanti, con una espressione interdetta per aver mancato il bersaglio, passò il fucile a Jaycob che iniziò subito a caricarlo. Seguirono il tentativo del marchese, di Lady Layla, di Julia ma soltanto Frederick e Julia ebbero successo.

«Come vi dicevo, Sir» affermò orgoglioso l'aristocratico mentre Bernard guardava il fucile nelle proprie mani e poi il cielo con espressione indecifrabile.

«Eh ma la mia preoccupazione era più per la mia incapacità» specificò, provocando l'ilarità del gruppo. Seguì il turno dei rispettivi avversari, in cui soltanto Jaycob e il capitano Jailor colpirono il bersaglio.

«Mira notevole, Jaycob» si complimentò Hareton, dandogli una pacca sull'avambraccio. Jaycob abbozzò un sorriso, nonostante fosse riuscito a colpire il bersaglio non era propriamente lì con la testa e questo il capitano Query ebbe modo di capirlo quando nei seguenti tentativi il piattello era volato indenne ai colpi del fucile impugnato dal ragazzo. D'altra parte, invece, dopo un primo pessimo tentativo il capitano Query era riuscito a rimontare e colpire uno dopo l'altro il piattello in volo.

Per una mezzora, Lucas sentì soltanto colpi di fucili preceduti da un sonoro «pull» che dava a lui il segnale di far partire il macchinario. Teneva i punti mentalmente, destreggiandosi tra le quattro coppie e soltanto alla fine di quello che poteva considerarsi un primo turno di gioco si avvicinò a loro per comunicargli i risultati e ripulire il campo dalle cartucce. Jaycob si adoperò ad aiutarlo e continuò a farlo anche quando Lucas lo rassicurò che potesse farlo da solo. Tutti gli altri, invece, si erano avvicinati alla parte imbandita a picnic sui quali si erano seduti o completamente sdraiati.

«Ehi Jaycob, vi ritenevo un tiratore migliore, o eravate semplicemente distratto?» interrogò il Capitano Query, uno tra loro che aveva deciso di assumere una posizione supina sorreggendosi con i gomiti per non essere completamente sdraiato. Jaycob aveva appena finito di raccogliere le ultime cartucce da buttare e si era avvicinato al gruppo pulendosi le mani strofinandole fra loro. Aveva fatto una smorfia, non sapendo bene come rispondere e lo sguardo gli era involontariamente caduto sulla figura di Frederick che, senza alcuna sorpresa, lo stava fissando con dedita attenzione, come se ricercasse la risposta a quella domanda nel caso in cui lui non avesse voluto rispondere o avesse deciso di farlo con una bugia. Perché ormai era chiaro a tutti, ma soprattutto al cugino, che ci fosse qualcosa che non andava.

«Non è stata la mia giornata fortunata» replicò infine. «E avevo un avversario che ha lavorato per anni affinché avesse un'ottima mira» continuò. Il Capitano Query annuì vigorosamente, sorridendo smagliante. Il primo tiro fallace gli aveva immediatamente adombrato il volto, come se l'errore avesse minato la sua dignità di uomo della marina, ma poi si era ripreso, goliardico e tronfio, quando i successivi tentativi erano stati vincenti. L'umore di Jaycob, invece, benché fosse sempre stato un tipo competitivo, non era stato minato dalla perdita, alla quale non aveva neppure badato. E questo era stato un ulteriore motivo di sospetto per Frederick.

«In realtà la sua è sempre stata una tra le peggiori» commentò il capitano Jailor, facendo voltare più di uno delle persone attorno alla tavola imbandita.

«L'onestà è il peggior pregio che vi appartiene, amico mio. E ne avete molte poche, di qualità positive» replicò piccato l'altro capitano. Qualcuno ridacchiò ma Lucas era troppo impegnato a guardare il modo in cui Jaycob sembrava osservare il cugino, studiandolo con concitata sofferenza. A distrarlo fu la voce di Lady Layla, che si era rivolta direttamente a Julia. «Voi non assaggiate nulla, cara? Prendete un po' di quelle fragole, sono squisite» le offrì gentilmente.

Jaycob si era infatti voltato a guardare la dama che era giunta fino a Holker Hall dalla lontana Italia e che aveva appena dimostrato di conoscere ben poco il motivo apparente della sua venuta.

«Lady Layla, mi avete appena stupito, sapete? Avete fatto un viaggio tanto lungo e impegnativo per il compleanno di mia sorella e vi dimostrate così visibilmente ignorante su ciò che la riguarda? Vedete, mia sorella potrebbe morire se mangiasse anche un morso di quel frutto, ne è terribilmente allergica» la punzecchiò velocemente, senza pensarci troppo. Questo, come ben notò Lucas, generò diverse reazioni. Julia aveva abbassato lo sguardo, le gote in fiamme per l'imbarazzo di essere stata presa in esame su un argomento tanto delicato. Senza riporre non troppa fiducia nelle intenzionalità, la sorellastra era quasi certa quale fosse lo scopo dell'imbaccata di Jaycob. Lady Layla invece aveva esclamato un «oh cielo, non- non ne ero a conoscenza» balbettando come non le si addiceva affatto. Frederick invece, sorpreso dalla reazione dell'amica di vecchia data aveva voltato lo sguardo sul cugino, rimproverandolo severamente. «Jaycob» aveva detto soltanto, ma lui in risposta aveva lasciato che udisse lo schiocco della lingua sul palato in un chiaro intento di sfida.

«Non è qualcosa che sanno tutti, in ogni caso» intervenne Lady Angelica, in difesa della donna. Lo sguardo che attraversò l'etere per arrivare dritto negli occhi nocciola di lei, Lucas difficilmente lo avrebbe dimenticato. Jaycob fu come se si fosse reso conto solo in quel momento, con troppi minuti di ritardo, della spiacevole situazione in cui aveva gettato non solo la sorella, ma anche la cugina. E, alla fine, soltanto per provocare Frederick.

Lucas lo vide abbassare lo sguardo, prima carico di cattive intenzioni e poi subito arrendevole e sottomesso a un senso di vergogna che sarebbe perdurato anche a seguire. Purtroppo, Frederick non sembrò notare - o non volle, a quel punto - il cambiamento di atteggiamento nel cugino e continuò a parlare: «Che sia risaputo o meno, non è un motivo valido per tanta insolenza. Jaycob».

Quelle parole dovettero ferirlo molto, perché Lucas osservò il modo in cui alzando il mento tremante, gli occhi si fermarono sull'aristocratico frementi di rabbia. «Perdonate, Lady Layla» replicò a denti stretti, voltandosi con grande sforzo verso di lei, «mi preoccupavo soltanto per mia sorella» concluse, tornando su Frederick e alzando un sopracciglio come a volerlo provocare per l'ennesimo atto insolente.

Frederick era paonazzo di rabbia e avrebbe ribattuto nuovamente a quell'affronto se non fosse intervenuto qualcuno a stemperare letteralmente l'elettricità carica di nervosismo che li aveva improvvisamente avvolti.

«Jaycob, alzatevi, vi sfido» erano state le poche parole spese dal capitano Jailor, per sottrarre il ragazzo da quella situazione difficile.

Jaycob guardò il capitano con aria spaesata, quasi stanca, ma quando questo si tirò in piedi senza troppi complimenti, dando chiara prova di non voler sentire ragioni, Jaycob abbozzò un sorriso mesto e si alzò appresso a lui, allontanandosi poi quel tanto per raggiungere il punto in cui pochi attimi prima stavano sparando al cielo nel tentativo di colpire dei piatti.

Lucas li seguì, sorpassandoli poi per raggiungere il macchinario e metterlo in azione. Dalla distanza che lo separava dai due, riuscì comunque a sentire il capitano quando affermò: «Posso darvi un consiglio, ragazzo?»

Jaycob lo aveva osservato con piglio mentre svuotava il fucile delle cartucce usate. «Sulla mia mira, capitano? Ve lo garantisco, oggi non è la mia giornata fortunata» rispose abbozzando l'ennesimo sorriso che, tuttavia, della scaltrezza e del fascino che erano soliti caratterizzare il viso di quel ragazzo non vi erano traccia.

«No, mi riferisco a vostro cugino, il marchese» tagliò corto Harrison, guardandolo dritto negli occhi. Forse era il netto contrasto tra quelle iridi così fredde e i suoi occhi neri ma Jaycob non mantenne troppo lo sguardo, passandogli il fucile e osservando verso la zona adibita a picnic. Frederick li osservava silenziosamente da lontano.

«Quale consiglio avete da darmi riguardo mio cugino, Sir?» chiese, il tono sufficientemente distaccato a dimostrare tutta la sua reticenza nell'affrontare quell'argomento ma anche a palesare la volontà di ascoltarlo per non risultare offensivo. Per questo Harrison Jailor ponderò bene le parole. «Non mi sembra il tipo di persona tanto scaltra da comprendere che in un atteggiamento beffardo in voi ci sia dietro un risentimento per qualche torto subìto. Piuttosto, parlategliene apertamente» gli consigliò semplicemente.

Jaycob si mise subito sulla difensiva. «Voi sapete qualcosa?» ma Jailor negò impercettibilmente. «Riesco a comprendere il vostro modo di fare» spiegò soltanto. «E ho quel tanto di esperienza in più, da sapere che quello che vi viene istintivamente fare non porterà a nulla di buono, né nei confronti di vostro cugino, né in quelle delle altre persone coinvolte» spiegò, indulgiando ancora un po' sul volto del ragazzo più giovane. Poi mirò al cielo e urlò «pull» al quale susseguì il colpo sonoro del fucile.

«Cosa avrà quella donna da attirare su di sé così tanti gentiluomini in suo soccorso» borbottò amareggiato Jaycob. Lucas per un momento credette di non aver compreso bene le parole, nonostante l'allusione a Lady Layla fosse chiarissima. Si limitò a osservare la reazione del capitano a quelle parole e a decifrare ognuna di quelle che ormai era certo sapesse camuffare molto bene.

«I sentimenti peggiori accecano, quelli più umili hanno solo l'intento di svegliare quel senso assopito. Ho solo buone intenzioni nei vostri confronti, Jaycob» gli assicurò Harrison benché con parole piuttosto criptiche. Il ragazzo, infatti, non sembrò comprendere e rimase in silenzio ad osservare le mani dell'uomo accanto a sé mentre procedevano a svuotare per lui il fucile appena usato.

***

Lucas li sorprese a lite già iniziata, in realtà. Aveva appena lasciato il duca nelle proprie camere dopo averlo aiutato a mettersi a letto e si era fatto strada per uno dei corridoi che portavano direttamente nell'ala di gioco. Un certo nervosismo lo aveva attraversato come un brutto presentimento e, difatti, quando li ritrovò a bloccare il corridoio immersi nella loro disputa, sapeva che la miccia, che più di una volta era stata innescata con scarso successo, aveva appena finito il suo percorso provocando una esplosione. Frederick continuava a sovrastrarlo minaccioso col dito a puntare il petto affannato del cugino. «Allora, vuoi dirmi che succede? Vedi come mi rispondi? C'è sicuramente qualcosa che non va. Che diavolo ti succede?» ma Jaycob forse aveva appena risposto sbottando come al suo solito, incapace di seguire i consigli che uno dei capitani gli aveva dato; perché un conto era essere ragionevole a mente fredda, un altro era cercare di esserlo col sangue a ribollire per la rabbia e la frustrazione. E Frederick, che non aveva alcuna intenzione di rendergli il compito più semplice, continuava a non capire.

«Se non ci arrivi da solo a comprendere, non è affar mio» era stata la risposta a denti stretti, che aveva poi cercato di dargli le spalle per rimettersi in cammino verso l'ala ovest. Ma il cugino non aveva alcuna intenzione di mollarlo, ora che aveva avuto il momento e il luogo giusto per affrontarlo, perciò lo aveva tirato indietro agguantandogli l'avambraccio. Jaycob aveva indietreggiato finendo con lo sbattere contro il muro. Il corridoio era di per sé stretto, utile solo per essere attraversato e non per affrontarci delle conversazioni.

«Cosa diavolo dovrei comprendere, Jaycob?» esclamò esausto. «Si tratta della Contessa? è l'unica cosa a cui riesco a pensare, onestamente. Il modo in cui la tratti...» continuò. Lo sbuffo irrisorio che fuoriuscì dalla bocca dell'altro, Lucas lo udì anche alla distanza che aveva interposto fra lui e loro per continuare ad essere uno spettatore silente.

«L'unica cosa a cui riesci a pensare, non mi stupisce affatto. Devo forse ricordarti che è una donna sposata? Non che ti abbia mai frenato precedentemente» lo sbeffeggiò, sogghignando nel silenzio di quel posto ristretto e sforzandosi nel farlo perché tutto avrebbe voluto fare, tranne che ridere in quel momento.

«Quindi ho ragione, è veramente lei il tuo problema. Cosa avrei dovuto fare? Non invitarla perché a mio cugino è sempre stata inspiegabilmente antipatica?» Frederick lo aveva preso sul serio, confessando apertamente quello che aveva sempre pensato sul comportamento anomalo di Jaycob quando si trattava di Lady Layla. Lo sguardo di Jaycob si illuminò mentre un guizzo attraversava le sue iridi scure. Lucas lo vide ghignare piuttosto amaramente e spostarsi una ciocca di capelli all'indietro, un tic onnipresente quando, in situazioni come quella, era particolarmente nervoso.

«Invitarla per cosa, esattamente? Per il compleanno di mia sorella? E spiegami, cugino, quanto è realmente importante la figlia di tuo zio e della governante da scomodare tutta la nobiltà inglese?»

Le parole erano uscite taglienti e meschine come l'allusione che celavano dietro. Lucas aveva capito esattamente dove volesse andare a parare, analizzò attentamente la reazione del marchese ma questo era accigliato tanto quanto frastornato. Forse il dubbio gli aveva attraversato la mente, ma non credeva possibile che il cugino potesse sapere il reale motivo dietro la festa che si sarebbe svolta da lì a pochi giorni. Si fidava troppo delle persone che ne erano a conoscenza. Purtroppo, per questo, non poteva riuscire a capire che il fatto che Lady Layla fosse una fra quelle informate era il reale problema che Jaycob aveva nei suoi confronti.

«Il compleanno è un pretesto per incontrare gente e far festa, Jaycob, non capisco cosa tu stia insinuando» blaterò, senza convinzione.

«Certo, sono io a fare illazioni, ora. Va bene. Allora sì, confesso, la mia è solo insana antipatia, farò del mio meglio per comportarmi bene» e a quelle parole, Jaycob si incamminò lungo il corridoio in direzione dell'ala ovest. Il modo in cui Frederick, con due falcate, andò a riacciuffarlo per strattonarlo scioccò perfino Lucas che silenziosamente si era fatto avanti per seguirli.

«Smettila di prendermi in giro» affermò a denti stretti a un palmo dal suo viso. Jaycob strattonò il braccio che Frederick stringeva forte. Agitandosi a quel modo finì col dargli accidentalmente un pugno all'altezza dello stomaco. Frederick si accartocciò su se stesso, il dolore era stato improvviso ma non durò a lungo. Jaycob, paralizzato in un primo momento, si allontanò per defilarsi da quella discussione che aveva decisamente preso una brutta piega, per poi arrestarsi un paio di passi dopo, quando di spalle domandò retoricamente: «E tu? Tu quando smetterai di farlo?»

Un momento dopo, si trovavano tutti e tre all'ingresso principale dell'ala di gioco come se nulla fosse successo. O quasi. Frederick aveva provato nuovamente ad affrontare Jaycob, cercando una risoluzione. Si era avvicinato con una postura meno offensiva, una mano non più a indicarlo prepotentemente ma aperta e pronta per essere appoggiata su una spalla. Purtroppo l'opportunità gli fu privata quando la porta dell'ingresso ufficiale all'ala ovest si spalancò mostrando in tutto il suo splendore lucente il baronetto di Muncaster, Lord Archibald. Sorrideva ampiamente con le braccia aperte come quando di fronte a un pubblico si accettano le lodi e gli applausi. Frederick si era bloccato, come una statua di sale, per girare di poco il capo verso l'amico appena arrivato. La mano era scivolata lungo i fianchi e Jaycob, poco più avanti di lui, non si era nemmeno reso conto dell'intenzione del cugino ma Lucas lo aveva visto afflosciare il capo verso i propri piedi e borbottare qualcosa come «Ci mancava solo lui» e Lucas si era ritrovato a tossicchiare per mascherare la sua risata.

«Indovinate chi è tornato?» si era introdotto Archie avanzando verso i due ragazzi. Frederick si era ripreso subito, mascherando ogni emozione che aveva subìto in quell'ultima mezz'ora dietro un sorriso e un approccio all'amico caloroso come era solito fare. A grandi falcate gli andò incontro, superando Jaycob, per abbracciarlo. «Finalmente!» esclamò quando lo strinse a sé. «Dove diavolo ti eri cacciato?» continuò. Lucas avrebbe voluto notare le reazioni di Jaycob ma fu distratto dall'arrivo di tre dame oltre le figure dei due uomini che avevano sciolto il loro abbraccio.

Inizialmente il silenzio fu padrone dell'intera situazione. Jaycob guardava la sorella con occhi sbarrati, mentre Lady Layla si girava fiera verso le due compagne che aveva portato con sé e poi con la stessa fierezza si voltava verso gli uomini. Per lei, la decisione era già stata presa. Lady Angelica aveva un'espressione piuttosto scettica, ma incuriosita. Lucas si chiese se sapesse già dove la più grande delle tre avesse deciso di condurle, ma sembrava che nessuna delle due ne fosse ancora a conoscenza. Quando Lucas diede attenzione al versante maschile, notò l'incredulità negli occhi di Jaycob, la sorpresa nel volto di Frederick e la solita espressione più che soddisfatta in quello di Archibald. Le donne non erano ammesse in quel punto della casa, ma Lady Layla era sempre stata una eccezione, l'unica a saperne l'esistenza da quando ancora ne esisteva soltanto l'idea nelle mente del suo creatore. Ora quest'ultima prendeva decisione che anche le altre due donne dovessero avere il suo stesso privilegio e nessuno sembrò dell'avviso di negarglielo.

«Credevo che questo posto fosse riservato al duca e al marchese per motivi privati...» spiegò Lady Angelica, guardandosi attorno. «Riservato per far cosa, esattamente?» convenne Lady Layla con un sorrisetto malizioso. Angie si era poi voltata a guardarla con cipiglio, alzando le spalle per darle idea che non ne avesse assolutamente la più pallida idea. «Sono una persona tendenzialmente curiosa, ma in effetti nessuno ci ha mai ricamato una storia, che so, velata di qualche fitto mistero e, quindi, semplicemente non me ne sono interessata» disse semplicemente. «Quindi, cosa succede esattamente qui?» domandò.

«Vedete, cara, vostro cugino qui ha organizzato un vero e propr-» Lady Layla stava per procedere gaiamente nella spiegazione, quando Lucas intercettò un movimento lesto e improvviso dietro le tre dame che lo insospettirono. «Contessa, sarebbe meglio se voi entraste prima di continuare con la conversazione» intervenne allora, interrompendola. Con le braccia le fece segno di avanzare verso la seconda delle porte, per poi avvicinarsi a loro e dire con un tono di voce più basso: «Credo che vostro figlio vi abbia seguito, ma non vi preoccupate ci penso io, voi entrate». Lady Layla aveva lasciato che il volto le si aprisse in una smorfia di terrore misto a sorpresa. Lucas avanzò oltre lei girandosi poi di spalle per incitare anche Frederick e gli altri a proseguire all'interno dell'ala di gioco, tirando infine verso di sé le porte che erano state spalancate per favorire l'ingresso di Archibald e, subito dopo, delle tre donne. E soltanto a quel punto, rinchiuso il segreto e scampato il pericolo, voltò l'angolo per fronteggiare la piccola peste.

«Cosa ci fate qui, André? Oh... Lady Kathleen- voi... dovreste essere entrambi nelle vostre stanze».

Lucas non immaginava la presenza della ragazza ma non fu sorpreso che la piccola Katee avesse subìto l'influenza del pessimo comportamento che aveva il ragazzo francese. A differenza di quest'ultimo, però, Katee colta in flagrante aveva piegato il capo, profondamente imbarazzata, e aveva chiesto subito scusa. André, da parte sua, invece, aveva incrociato le braccia al petto e sbuffato sonoramente. «Che cosa combinano lì dentro?»

Lucas fece un ghigno, poi gli scompigliò subito i capelli con un buffetto. «Non sono affari che riguardano voi ragazzini! Andiamo, forza, vi riaccompagno in camera. E non fatevi ritrovare a zonzo per la casa, perché questa volta ve la siete cavata con poco, la prossima non sarò così gentile e finirete in guai grossi!» non era convincente affatto nelle minacce che faceva quando si trattava di bambini. Si sentiva anche parecchio idiota, considerato che la differenza di età fra lui e loro era davvero minima. E il modo in cui lo guardò André, attimi dopo, mentre richiudeva la porta delle sue stanze, fu la conferma. Fece ritorno verso l'ala ovest con la preoccupazione che quella fosse stata solo una anticipazione dei guai che sarebbero venuti a crearsi di lì in avanti.




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Buona fine dell'anno, così. Con loro. 

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