muffin e latte caldo
Quella notte Bakugo Katsuki dormì come un sasso; il suo migliore amico, Kirishima Eijiro, d'altro canto, non chiuse occhio.
Rimase tutta la notte sveglio a pensare a ciò che era successo quella sera in macchina. Erano bastati neache due secondi per mandargli in pappa il cervello e farlo entrare in una vera e propria crisi isterica. Ripensava alle parole di Kaminari. Certo, aveva notato che il rapporto che aveva con Bakugo era diverso rispetto a quello che aveva con gli altri suoi amici, e aveva notato anche il biondo lo trattava con più riguardo e con più delicatezza, quasi avesse paura di ferirlo. Ma è questo quello che fanno i migliori amici giusto? Il loro era un rapporto diverso da quello degli altri. Anche se Katsuki lo aveva baciato, non significava niente, e potevano continuare a rimanere come erano sempre stati, vero?
Dopo aver pensato a lungo, Kirishima era giunto a una conclusione: se avesse continuato a stare nel letto fermo a rimuginare su che cosa era successo quella sera sarebbe impazzito.
L'unica cosa che gli venne in mente di fare fu quella di andarsi a preparare una tisana; magari l'avrebbe aiutato a calmarsi e trovare una risposta. Eijiro però non era così ottimista, scartò l'idea di trovare una soluzione, ma sperava che almeno l'infuso l'avrebbe aiutato ad addormentarsi.
Si alzò dunque dal letto con tutta la delicatezza possibile - che era davvero una grande impresa, dato che i letti che le ditte donavano agli hero facevano un sacco di rumori fastidiosi - e si diresse in punta di piedi in cucina. Mise l'acqua a riscaldare sul bollitore e iniziò a frugare nelle credenze per cercare qualche bustina di tisana o tè, o qualcosa in grado di farlo calmare e dormire - cosa che fra l'altro non faceva da almeno tre giorni -.
Spense poi i fornelli e versò pigramente l'acqua in una tazza, si sedette ed iniziò a mescolare lentamente.
Bevve un paio di sorsi, ma capí che neanche una tisana avrebbe dato un ordine a pensieri che continuavano a vorticare nella sua testa. Il tipo dello zolfo, il bar, Bakugo che gli teneva la mano, Bakugo che lo baciava, Denki e i suoi strani consigli, le mani di Bakugo, le labbra di Bakugo contro le sue, le labbra di Bakugo rosse e morbide...
«...pà? Papà!»
Kirishima si svegliò all'improvviso «Akira? Che c'è tesoro?»
Il rosso sbadigliò sonoramente.
«Hai dormito qui in cucina? Stamattina nel letto, quando mi sono svegliata, non c'era nessuno, allora ho provato a controllare nella stanza di zio Bakugo per vedere se eri lì, ma non ti ho visto, allora sono venuta qui in...» Eijirou non stava seguendo con molta attenzione quello che diceva la figlia - parlava velocemente e senza interrompersi nemmeno per un secondo -, ma appena sentì l'ultima frase la fermò.
«Perché avrei dovuto dormire con lo zio?» chiese stranito.
La piccola lo guardò storto, quasi sorpresa dalla domanda.
«Beh, perché... perché... Non lo so il perché! È così e basta!» rispose piccata e mise il broncio. Kirishima vide Katsuki in quel modo di fare. Poi il viso della piccola si illuminò in un'istante. «Zio Bakugo!»
Corse in braccio all'uomo che la prese al volo.
»Sta attenta mostriciattolo, che rischi di cadere.»
La bambina lo strinse più forte.
«Tanto tu non mi farai mai cadere e mi prenderai sempre!» E rise.
La risata cristallina di Akira fece distendere il viso del biondo, da una smorfia quasi infastidita, ad un'espressione di pura tranquillità. Kirishima li osservava in modo adorante e pieno di amore. Aspetta, amore? Il rosso non riusciva a comprendere da dove venisse quella parola, ma alla fine decise che, sì, forse amore descriveva a pieno la sensazione che stava provando in quel momento. Poi il suo sguardo si posò un po' più a destra, sulla parete della cucina dove teneva una foto con lui, Akira e Tsume. Quell'attimo di gioia si ruppe e si tramutò nell'ormai conosciuta solitudine. Anche Bakugo sembrò avvertire il cambio di umore dell'amico - che poi ormai, era davvero giusto definirli così? - e seguì il suo sguardo, bloccandolo su quella foto. Il suo viso si indurì. Kirishima guardò con rammarico l'improvviso cambiamento dell'espressione di Katsuki e si lasciò sfuggire un sospiro. Si alzò e si rivolse alla figlia sorridendo.
«Bene piccoletta, che vuoi per colazione?»
« I muffin di ieri che mi ha fatto lo zio Denki e il latte!»
Bakugo, con sempre Akira in braccio, si mosse verso il tavolo per poter far sedere la bambina, che però sembrava poco intenzionata a lasciar andare la presa.
«Voglio mangiare in braccio a te zio!». Guardò poi con sguardo implorante il biondo che, stordito da quanto il tono supplichevole della bambina assomigliasse a quello del suo Kirishima - suo Kirishima? - quando gli pregava di pagare anche i suoi di drink, non riuscì a metterla sulla sedia.
«Akira ascolta quello che ti dice Bakugo, che altrimenti poi non verrà più a trovar-.. »
«Non fa niente!»
Kirishima si girò verso Katsuki sorpreso. Il biondo non ricambiò lo sguardo, decisamente a disagio - uno dei top 3 eroi a disagio? Impossibile!
E poi si trattava di Bakugo, era ancora più impossibile che fosse stato a disagio, no? -. Si sforzò di continuare.
«Ecco... sì, a me va bene che Akira rimanga in braccio..."»
Kirishima sembrava ancora più confuso, ma decise di non dire nulla e continuò a preparare la colazione della bambina.
«Ecco qui il tuo latte e i tuoi muffin», appoggiò la tazza e il dolce sul tavolo e diede un buffetto sulla guancia alla figlia. Poi si sedette guardandola dolcemente mangiare. Sospirò, si era completamente dimenticato di Tsume, la donna che aveva sposato, con cui aveva una figlia, cazzo! Come aveva fatto a dimenticarla! Non riusciva a capire più nulla, le cose con la moglie non andavano già di per loro nel verso giusto, figuriamoci ora che ci si metteva anche Bakugo a mandarlo in confusione. Al pensiero del bacio, si toccò delicatamente le labbra e lanciò uno sguardo impercettibile a quelle di Katsuki. Il biondo però lo notò e incatenò lo sguardo del rosso al proprio. Una richiesta? La ricerca di una conferma? Eijiro non ce la faceva più, stava per saltare addosso a Bakugo - saltare addosso a Bakugo?! - quando il campanello ruppe quella tensione che si era andata a creare fra i due.
«Questo dev'essere Denki che si è scordato qualcosa»
disse Kirishima distogliendo lo sguardo e dirigendosi verso la porta. Bakugo fece un cenno con la testa impercettibile e concentrò tutta la sua attenzione verso Akira che, ancora in braccio, aveva divorato due muffin e una tazza di latte. Un tonfo improvviso gli fece girare di scatto la testa bionda in direzione della porta; si alzò di colpo tenendo la bambina in braccio e preparandosi a mettere K.O. la persona all'ingresso per proteggere Eijiro e la bambina. Si aspettava di tutto, ma non di sicuro ciò che vide. C'era una donna che abbracciava stretta Kirishima - il suo Kirishima, cazzo! - e che piangeva sulla sua spalla.
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