Prologo

Percy, dopo aver completato, con ampio anticipo, tutti i compiti delle vacanze, prese la pergamena, per scrivere una lettera alla sua migliore amica, Cassiopeia, la prima e probabilmente l'ultima.

Cara Cassiopeia,

Nonostante sappia quale sia la situazione a casa tua, non sono riuscito a trattenermi dall'inviarti questa lettera, perché la tua presenza è fonte di gioia, per me.

Purtroppo dobbiamo limitarci a uno scambio veloce, eppure sembra che tu sia qui davvero, con la tua allegria e il tuo sorriso. Ti auguro di passare l'estate che ti meriti, un'estate piena di gioia e divertimento, nonostante la tua complicata situazione familiare.

Tuo,
Percy

Sospirando, chiamò Hermes, il suo gufo, e gli legò la lettera alla zampina. Passò le punte delle dita tra le morbide piume dell'animale, per poi osservarlo alzarsi in volo e dirigersi verso Villa Malfoy. Doveva solo sperare che a Lucius non fosse saltato in mente di controllare la posta, altrimenti la situazione si sarebbe fatta piuttosto spinosa. Non aveva né il tempo né la voglia di scatenare un ennesimo conflitto tra le due famiglie ed essere preso in giro da Fred e George.

Quei due si erano fatti infinitamente più petulanti da quando era stato scelto come Prefetto, facendolo uscire di testa ogni giorno di più. Sperava che, ora che le vacanze estive erano iniziate, dirottassero la propria attenzione su qualcos'altro.

Speranza, ovviamente, spentasi l'esatto momento in cui un gavettone piombò sulla sua scrivania, rovinando i suoi libri e i suoi preziosi compiti appena iniziati.

E bagnando lui, che con i capelli donategli dalla caritatevole Madre Natura, prese l'aspetto di un buffo batuffolo riccio.

Sentiva già la rabbia prendere possesso del suo cervello, ma riuscì a non avere un esaurimento nervoso e a pensare abbastanza in fretta da salvare le sue pergamene. Tentò di trattenersi quando udì delle risate che sapeva benissimo a chi appartenessero.

Due teste rosse piombarono nella sua stanza, ignorando norme di civiltà quali il bussare e chiedere il permesso per entrare. "Cosa volete, voi due?" Chiese Percy, l'espressione bloccata a un freddo distacco.

"Oh, nulla di particolare, Perce" Disse Fred, fingendo ingenuità. "Volevamo solo comunicarti-" Continuò George. "-Che abbiamo trovato qualcosa di tuo in casa e vorremmo restituirlo". I due avevano entrambi un ghigno che a Percy non piaceva per nulla. Quando i due sollevarono un diario di seconda mano, piuttosto rovinato, Percy si sentì mancare.

No.

La sua mente si era impostata sul rifiuto totale della situazione, aveva cancellato totalmente il mondo esterno, comprese le facce sghignazzanti dei gemelli, che giocavano a passarsi il diario, facendo cadere foglietti e oggetti precedentemente incollati.

"Datemelo". Una sola, unica parola, il tono severo e deciso, lo sguardo puntato sui suoi fratelli. I due si guardarono divertiti, poi George si voltò e disse, in tono canzonatorio: "Altrimenti? Che succede? Vai da mamma?" seguito da una risata di Fred. "Ho detto di darmelo". Ripeté Percy, i pugni stretti, i respiri irregolari, il labbro morso dai denti. Stava perdendo la pazienza.

"No" Rispose Fred, nascondendo dietro la schiena ciò che avevano rubato dalla sua stanza. Percy si alzò, deciso, e si diresse verso di loro. Anche se i gemelli lo superavano ampiamente in statura, ciò non lo intimoriva. George si fece passare il diario e lo alzò al cielo. "Davvero? Questi scherzi da bimbi di cinque anni?" Esclamò Percy, roteando gli occhi. Fece per prendere la bacchetta e riprendersi il diario a lui così caro, ma una spinta inaspettata da Fred lo fece barcollare e perdere la presa, e la bacchetta rotolò fuori dalla porta.

"Basta con questi scherzi! Datemi il diario!" Esclamò Percy, sull'orlo di una crisi. Ottenne in cambio delle risate, e George allungò il proprio braccio per rendere impossibile al fratello maggiore di riprenderselo. "Piantatela!" Il tono di voce si era alzato, e lui si allungò per cercare di raggiungere ciò che voleva, senza successo.

Sentiva i propri nervi crollare e lacrime che spingevano di uscire a udire le risate dei gemelli ai suoi inutili tentativi di prendere il diario. Si sentiva ridicolo, forse lo era davvero. La vergogna stampata sulla propria pelle era come un brutto tatuaggio, ed esattamente come un brutto tatuaggio era difficile da rimuovere. Iniziò a saltare, tentando di ignorare l'imbarazzo crescente che gli stava divorando lo stomaco. Le risate dei gemelli era l'unica cosa che riusciva a sentire.

Le risate si interruppero improvvisamente e lui si fermò, confuso. Fred e George erano fermi, con espressioni serie, a fissare il suo polso. Appena diede una controllata, si congelò sul posto.

A causa dei salti, la manica della sua giacca era scivolata lungo l'avambraccio, rivelando una serie di tagli freschi, rossi, sovrapposti a quelle che sembravano centinaia di cicatrici. La pelle martoriato era esposto, i suoi demoni allo scoperto.

Fu in quel momento che Percy crollò.

"Percy..." Tentò Fred, con tono dolce. "Andate via..." Mormorò lui, tremante. "Ci dispiac-" "ANDATE VIA!" Urlò infine, così forte che Molly, dal piano di sotto, esclamò: "Fred! George! Basta con queste pagliacciate! Lasciate stare Percy!".

I due gemelli si dileguarono alla velocità della luce, lasciando sul pavimento il diario. Le gambe di Percy cedettero e cadde sulle ginocchia. Iniziò a piangere. Calde lacrime scendevano sulle sue guance mentre singhiozzava, distrutto. La voce nella sua testa lo rimproverava impietosa.

Inutile.

Marcio.

Errore.

Dovresti suicidarti ma non ne hai il coraggio.

Pregò che nessuno potesse sentirlo piangere, e le sue preghiere furono ascoltate. Molly stava cucinando, Arthur era al lavoro, Ginny era in camera sua, Ron era fuori con i gemelli a giocare a Quidditch e Bill e Charlie, venuti per l'estate, erano in salotto a chiacchierare.

Come al solito, nessuno si preoccupò di andare a controllare se Percy stesse bene, troppo impegnati nelle loro faccende quotidiane. Nessuno salì per investigare sui rumori sommessi, nessuno che venne a supportarlo, nessuno che venne ad abbracciarlo.

Anche se, in quel momento, Percy, un abbraccio lo avrebbe voluto davvero.

Spazio autore:

Ed eccola qui, finalmente, la prima parte della nuova Perfect Percy! Sì, vi ho fatto attendere molto, ma spero ne sia valsa la pena. Prendo questo spazio per avvisarvi che gli aggiornamenti NON avranno una cadenza costante. Ci ho già provato, ho fallito.

Ci ho messo così tanto perché nel mentre mi sono allontanato dal fandom e dalla Rowling con tutti i casini che ha fatto, però mi piaceva questa storia e non trovavo giusto piantarla lì così.

Sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia? Assolutamente sì. Ciò mi spingerà a scrivere più velocemente? Assolutamente no.

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