46✨
Nonostante fossero passate alcune settimane dalla brutta giornata con Derek ed Amy aveva concentrato tutte le sue energie per la piccola Elizabeth, il pensiero dello sguardo malinconico di Derek le continuava a ritornare alla mente.
Josh le aveva detto più volte di non pensarci troppo, ma lei, nonostante ci provasse, non ci riusciva proprio.
Aveva il presentimento che anche Derek avesse una famiglia da mantenere ed era per quello che aveva bisogno di quei soldi forse era solo il suo istinto di voler aiutare, ma sentiva il bisogno di parlare con lui.
Decise di andare da lui un sabato pomeriggio.
Josh era a casa e non lavorava, così avrebbe lasciato Elizabeth con lui.
« Esco un attimo » disse mentre indossava la giacca.
« Dove vai? » gli chiese Josh andandole in contro con la bambina in braccio.
« Vado un attimo in libreria; è da un po' che non ci vado, vorrei vedere come sta a signora Renaud » mentì Amy sperando che non si accorgesse della sua bugia.
« Mhh, d'accordo, a dopo » la salutò con un bacio sulle labbra non molto convinto.
« Stiamo un po' insieme solo noi due, mostriciattolo » sentì dire mentre usciva di casa, dispiaciuta per aver mentito a Josh.
Salì in auto e partì verso la sua meta.
Aveva paura a rincontrare Derek, ma la sua curiosità superava il timore.
Arrivata davanti all'edificio dove era detenuto Derek prese un respiro profondo.
Parcheggiò il più vicino possibile all'entrata e scese, andando a suonare il campanello come era indicato.
« Mi dica » disse una voce metallica di un uomo attraverso il piccolo citofono.
« Vorrei incontrare uno dei detenuti, Derek McKinley »
« E lei è? » domandò la voce.
« Una parente » mentì Amy percependo che la sua voce iniziava a tremare.
Si stava pentendo di essere andata, ma ormai stava per entrare e non voleva mancare alla promessa che si era fatta.
La porta davanti a lei si aprì, facendola passare sotto uno metal-detector per assicurarsi che non indossasse niente di pericoloso.
Un uomo in divisa le fece firmare alcuni fogli e le richiese i documenti.
« Aspetti qualche minuto, McKinley è occupato con altre persone» la informò l'uomo.
Si sedette su una delle sedie della sala d'aspetto, che era semivuota.
C'erano soltanto una donna sulla cinquantina e un ragazzo.
La donna aveva un'aria malinconica e spenta, i capelli grigi e le occhiaie le davano almeno dieci anni in più rispetto a quelli che realmente aveva; stringeva ossessivamente la fede nuziale ed Amy pensò che fosse lì per suo marito.
Non riusciva ad immaginare una vita da sola con Josh in prigione.
Certo, sapeva che se quelle persone erano lì era perché avevano fatto qualcosa contrario alla legge.
Ma aveva comunque compassione per loro.
Il ragazzo era il più tranquillo di tutti; stava seduto comodamente sulla sedia aspettando pazientemente.
Da una delle porte delle stanze dove si sarebbe tenuto l'incontro, uscì una ragazza sui quindici anni; alta e snella, capelli scurissimi e lisci tagliati sotto le orecchie, gli occhi erano semicoperti dalla frangetta che se ne stava perfettamente diritta.
Aveva un'espressione piuttosto seccata.
« McKinley è libero, può entrare » fu avvisata Amy, mentre la ragazza si voltò verso di lei con aria sorpresa.
Amy si alzò, camminando convinta verso la porta.
Al tavolo posizionato al centro della stanza stava seduto Derek, mentre agli angoli due uomini in divisa facevano la guardia.
Derek appena vide Amy roteò gli occhi, scocciato di doverla vedere.
« Che ci fai qui? » le domandò guardandola torvo.
« Volevo parlare con te » rispose Amy a bassa voce.
L'aspetto di Derek era ancor più spaventoso della prima volta che l'aveva visto e la cosa non contribuiva a calmarla.
« E sentiamo, cosa vorresti dirmi? »
Prese fiato ed iniziò a parlare.
« Voglio sapere se hai una famiglia, cioè è una domanda stupida, perché tutti hanno una famiglia...ma magari tu no, o forse sì e io sto dicendo una cavolata dietro l'altra » disse Amy non riconoscendosi.
« Volete vendicarvi sulla mia famiglia? » domandò Derek incurvando le labbra in un sorriso sghembo.
« Certo che no! Non potrei mai danneggiare altre persone » si ricompose Amy.
L'uomo non sembrava molto convinto, ma volle tentare comunque; Amy non aveva l'aria di essere una bugiarda.
« D'accordo.
Sì, ho una famiglia, ma non è perfetta come la tua.
La ragazzina di prima è mia sorella, Meredith.
Mia madre è in una clinica psichiatrica, da quando mio padre è morto due anni fa, è diventata...pazza.
Poi ci sono io, il bullo della famiglia, come mi chiama mia madre» disse sorridendo con gli occhi vitrei.
« Quindi tua sorella è da sola adesso » dedusse Amy ripensando alla ragazzina di prima.
Era già sollevata del fatto che fosse riuscita a far parlare Derek, non si spiegava come e perché, ma era orgogliosa di sé.
« Certo, stanno discutendo in questi giorni sul suo affidamento, potrebbe essere che la mandino in istituto fino a che io non esco di prigione, poi dovranno rivalutare la situazione, ma credo che quel giorno lei sarà già maggiorenne » le spiegò.
Era una situazione difficile, Amy non sapeva come avrebbe potuto aiutare Meredith.
Le dispiaceva per quella ragazza, le era sembrata così fragile vedendola camminare.
« Voglio aiutare tua sorella, non so come, ma ci riuscirò; ti farò sapere tutto e naturalmente chiederò il tuo consenso, ma spero di trovare una soluzione » disse Amy dopo averci pensato qualche istante.
Restarono in silenzio alcuni secondi, prima che Derek le pose una domanda.
« Perché mi vuoi aiutare? »
« Perché anche sei hai sbagliato, so che in fondo in fondo non l'hai fatto con cattiveria, ma per aiutare la tua famiglia.
E ora che tu non puoi, la voglio aiutare io » spiegò Amy con un piccolo sorriso sulle labbra.
Derek annuì, incrociando le braccia al petto.
Una delle due guardie annuncio che l'orario di visita era terminato; Amy si alzò per lasciare la stanza.
Quando aveva quasi varcato la soglia, sentì la voce di Derek rivolta a lei.
« Grazie »
Josh non era molto convinto che Amy fosse andata realmente in libreria, aveva un'arai strana quando era uscita di casa.
E lui la conosceva bene, non era capace di mentire.
Aveva comunque passato del tempo da solo con la sua bambina, ma avrebbe interrogato Amy al suo ritorno.
Entrò mentre era seduto sul divano con Elizabeth in braccio, cercando di farla ridere.
« Bentornata » la salutò nascondendo i suoi dubbi.
Lei lo salutò più tranquilla e calma di prima, destando la curiosità di Josh.
« Come sta la signora Renaud? » le domandò.
Lei indugiò un attimo e poi rispose con un semplice "bene".
Non era stata veramente in libreria, voleva sapere non era andata; dopo quello che era successo con Derek era diventato ancor più protettivo.
« Dove sei stata? » le domandò pacato.
« In libreria » rispose lei, come Josh si aspettava.
« Sul serio? Perché sono passato di lì e non c'eri » mentì.
Sapeva che non era giusto nei suoi confronti sapere ogni singolo spostamento e che Amy era grande e responsabile, ma lo faceva solo perché si preoccupava per lei.
La ragazza trasalì e sbiancò sentendo le parole di Josh.
Doveva dirglielo per forza.
«D'accordo, hai ragione »
Josh soddisfatto, le ripose la seconda domanda che le aveva fatto e restò scioccato della risposta.
« Cosa?! Ti sei già dimenticata cosa ha fatto a te a Lizzie? È un pazzo! » esclamò infuriato Josh alzandosi di scatto, facendo sussultare sia Amy che la bambina.
« Josh calmati ti prego, cerca di capire il motivo per cui sono andata da lui » cercò di calmarlo guardandolo negli occhi e appoggiando le mani sul suo petto.
Il ragazzo sembrò calmarsi per un attimo.
« Lo faccio per sua sorella, certo che non mi sono dimenticata cosa ha fatto » gli spiegò Amy.
Per quanto odiasse Derek, Josh dovette fare uno sforzo soltanto per Amy, vedendo quanto ci tenesse.
« E cosa pensi di fare? » le domandò leggermente seccato.
« Non lo so ancora, ma qualcosa mi inventerò » concluse Amy.
Dopo giornate intere passate a telefonare, incontrare vari assistenti sociali e dirigenti d'ufficio, Amy, con un pizzico di fortuna, era riuscita ad ottenere un incontro con uno dei massimi esponenti del centro a cui era stata affidata Meredith.
Parlò di quanto tenesse che la ragazza conducesse una vita normale, con una famiglia accanto, che potesse andare a trovare sua madre e suo fratello quando volesse e non solo due volte al mese come le era stato concordato.
All'inizio dell'incontro la donna che si occupava della struttura per ragazzi non aveva neanche la minima intenzione di stare ad ascoltare Amy e tantomeno scendere a compromessi con lei.
Ma le parole della ragazza erano riuscite a colpirla e giungere ad una conclusione che ad Amy sembrava più che giusta.
Ora doveva conoscere Meredith, spiegarle come sarebbe andate le cose e chiedere il suo parere.
Dopodiché ci sarebbe stata una visita d'ispezione a casa dei signori Carter e a casa di Amy e Josh, in seguito ad alcune domande che avrebbero sottoposto ai quattro.
La direttrice accompagnò Amy nella stanza che Meredith condivideva con altre cinque ragazze più o meno della sua età.
La ragazza era sdraiata sul suo letto mentre leggeva una rivista di arredamento di qualche mese prima, con una gamba a penzoloni e un braccio dietro la testa.
« Meredith McKinley, io e questa gentile signorina ti vorremmo parlare di una questione »
La ragazza appoggiò la rivista sulla minuscola scrivania accanto al suo letto e si tirò a sedere.
« Spieghi pure » disse la direttrice ad Amy.
« D'accordo; piacere Meredith, mi chiamo Amy e sono qui per aiutarti, credo.
Ho pensato che non ti farebbe piacere restare sempre qua dentro, giusto? Così sono riuscita a scendere ad un compromesso con la signora direttrice: se vorrai, durante i fine settimana potrai restare con me e con la mia famiglia, potrai andare da tua madre o da tuo fratello se ne avrai voglia, sempre che quest'idea ti piaccia » le spiegò Amy.
« E come è la tua famiglia? » le domandò Meredith.
La sua voce era diversa da quella che si aspettava Amy, era più da adulta.
« È una famiglia in continua espansione; ci siamo io, il mio fidanzato e nostra figlia, i miei genitori, il fratello del mio fidanzato e la sua ragazza; a noi non farebbe che piacere avere qualcun altro con cui passare il tempo »
La ragazza scrutò da capo a piedi Amy, valutando se si potesse fidare o meno.
« Non voglio essere compatita solo perché la mia di famiglia è diversa dalle altre » affermò la ragazza.
« Io voglio solo che tu ti senta meno sola, almeno durante i fine settimana.
Vedrai comunque la tua famiglia e sono sicura che tu tieni moltissimo a loro e io non voglio in alcun modo sostituirla » le disse Amy sedendosi sul bordo del letto.
« Ci penserò; non è una cattiva idea, ma non voglio essere trattata come la povera ragazzina che viene da una famiglia incasinata »
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