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Era una giornata nuvolosa e grigia e una strana coppia camminava per le strade affollate della città.
Erano una ragazza e una ragazzo, fidanzati.
Erano entrambi vestiti con abiti colorati e larghi, soprattutto la ragazza che voleva nascondere la pancia.
No, non era grassa, era incinta.
Jessica, diciassettenne spumeggiante e super attiva, aveva scoperto da quattro mesi di aspettare un figlio, il figlio del suo fidanzato, Anthony.
Quando i genitori della ragazza lo scoprirono non furono molto tolleranti e la cacciarono di casa.
Anche Anthony non ebbe molta fortuna: dopo che lo disse ai suoi genitori, loro non vollero sapere altro sulla gravidanza di una ragazza che manco conoscevano.
E così si ritrovarono soli, senza nessuno.
Anthony lavorava in un'officina meccanica e guadagnava molto poco; Jessica proveniva da una famiglia benestante, ma naturalmente i genitori non sborsarono neanche un centesimo.
Fortunatamente in diciassette anni era riuscita a tenere da parte una cifra notevole in confronto a quella del fidanzato.
Così decisero di lasciare il piccolo paese dove avevano vissuto fino a quel momento e trovare casa in città.
Cercarono e cercarono per ore e alla fine trovarono un appartamento non molto costoso in un attico di un palazzo.
L'attico era diviso in due appartamenti: uno della coppia e l'altro di un'anziana giornalista.
Anthony trovò subito un nuovo lavoro sempre in un'officina meccanica e Jessica lavorò per due mesi in una gelateria.
Arrivò poi il giorno del parto. Sapevano già che sarebbe stata una bimba e avevano preparato una cameretta tutta per lei.
Era il venti dicembre quando Anthony accompagnò Jessica in ospedale.
La bimba che nacque era in perfetta salute con occhi grandi color nocciola, identici a quelli della madre.
Dopo due giorni in ospedale, Jessica e la bimba poterono tornare a casa.
Durante il tragitto la piccola si addormentò, ma appena la porta di casa si aprì, anche i suoi occhioni fecero la stessa cosa.
« Benvenuta a casa, Amy Carter » disse Anthony.
La cameretta era stata riempita con giocattoli, peluche e abitini per Amy.
Nessun parente della coppia inviò dei regali, gli unici che la piccola ricevette furono un orsacchiotto di peluche bianco dagli amici dei genitori e un biberon dalla vicina.
Jessica e Anthony avevano finalmente trovato la loro tranquillità, il loro equilibrio, la loro vita.
Amy crebbe forte e troppo velocemente per i genitori.
Le figure dei nonni, molto importanti per una bambina, furono riempite dall'anziana vicina.
La giornalista voleva un bene immenso alla piccola Amy, che, naturalmente, ricambiava; purtroppo morì quando Amy aveva dodici anni, lasciando un vuoto immenso nel cuore della ragazzina che da quel giorno cambiò totalmente.
Se prima era una ragazzina con molte amiche a cui piaceva passare del tempo in compagnia, dopo la morte della "nonna" iniziò a ritirarsi per ore nella sua camera studiando e leggendo.
Voleva eccellere in tutte le materie scolastiche, lo faceva per quella che era stata la sua "nonna". Non lo disse mai ai suoi genitori che si preoccuparono per l'improvviso cambiamento della figlia.
Spesso la sollecitarono a trovare distrazioni dalla scuola, ma Amy non ne voleva sapere.
Per Jessica e Anthony questa cosa dello studio era tutta nuovo: erano sempre stati ragazzi a cui non piaceva per niente la scuola, l'avevano saltata parecchie volte solo per andare a divertirsi, spesso si erano ribellati o comportati male con gli insegnanti...diciamo che non erano mai stati studenti modello, al contrario della figlia.
Amy cresceva e con lei anche l'ossessione per la perfezione.
Non trovò un ragazzo fino all'età di vent'anni, quando presentò ai genitori un ragazzo vestito di tutto punto, figlio del proprietario di una grande azienda.
« E lui chi è? Un agente dell'FBI? » scherzò Anthony beccandosi un'occhiataccia dalla figlia.
« Mamma, papà, lui è Andrew, il mio ragazzo » lo presentò Amy ai genitori che subito scoppiarono in una fragorosa risata.
« Cosa c'è? » chiese Amy.
« Lui... » continuò ridendo la signora Carter, perché sì, Jessica e Anthony si erano sposati.
« Cosa ha? È educato, gentile, sincero, carino, ha un buon lavoro, è simpatico, è un galantuomo, è...perfetto » si giustificò Amy.
« È proprio questo il punto, figlia mia, lui è troppo perfetto. La perfezione fa male » disse la madre della ragazza.
« Non sapete cosa dite, non è vero che la perfezione fa male, vieni Andrew ti accompagno alla porta » disse Amy accompagnando il ragazzo all'uscita.
« Scusa per il loro comportamento » si scusò Amy con Andrew.
« Non ti preoccupare » la rassicurò Andrew dandole un bacio sulla guancia. Andrew era il suo primo ragazzo e la sua prima esperienza. Non aveva ancora capito perché lui aveva scelto lei, ma ora aveva altro a cui pensare.
Dopo aver salutato Andrew ritornò in salotto dai genitori.
« Che cosa vi è saltato in mente? È il mio primo ragazzo, vi rendete conto? » li rimproverò Amy.
« Certo che lo sappiamo, ma il primo amore non si scorda mai e credo che basti poco per scordarsi di quello » spiegò Jessica.
« Vi sentite quando parlate? Mi dispiace di aver usato questo tono con voi, ma mi dispiace ancora di più per Andrew »
Ecco quello che non sopportavano affatto della figlia i signori Carter: il fatto che si scusasse e si dispiacesse per tutto.
Loro alla sua età erano andati via dalle loro famiglie, trovato casa e messo su famiglia...lei invece non riusciva neanche ad alzare la voce con loro e tutte le poche volte che lo aveva fatto si era sempre scusata e pentita poco dopo. Non la capivano affatto, non che li dispiacesse non essere trattati male dalle figlia, ma lo trovavano strano.
« Buonanotte mamma, buonanotte papà. Vado a letto perché domani ho lezione molto presto in università e voglio essere riposata, a domani » Amy diede la buonanotte ai genitori con un bacio sulla guancia e poi andò a coricarsi in camera sua.
I mesi passarono e il ventiduesimo compleanno di Amy si avvicinava.
La ragazza aveva programmato di partire con Andrew cinque giorni prima del suo compleanno e poi ritornare a casa la sera del venti.
Andrew le aveva regalato una piccola vacanza sulla neve, adorata da Amy.
Partirono la mattina del quindici dicembre verso le cinque e mezzo per andare in stazione e prendere il treno che li avrebbe portati nella località dove avrebbero trascorso i cinque giorni.
Inutile dire che si divertirono moltissimo. Amy chiamò tutti i giorni i suoi genitori:
« Mamma? Ciao, come va? » Chiedeva sempre la ragazza.
« Benissimo, non pensare a noi e divertiti con il tuo ragazzo » rispondeva la signora Carter.
« Grazie »
« Vedrai la bella sorpresa che abbiamo preparato per te domani sera » disse trepidante Jessica.
« Non vedo l'ora » esclamò Amy che si aspettava chissà quale sorpresa.
« Allora a domani, buona giornata tesoro »
« Buona giornata mamma » e poi chiudevano la chiamata.
Il pomeriggio del venti dicembre dovettero partire per ritornare a casa.
Arrivarono in stazione verso le dieci e mezza di sera entrambi molto stanchi. Andrew accompagnò a casa la fidanzata che lo pregò di restare per vedere la sorpresa, ma Andrew le risponde che era una cosa in famiglia e che ai genitori di Amy non avrebbe fatto piacere vederlo.
Amy scese dalla macchina di Andrew e lo ingraziò per la bella vacanza.
Prese l'ascensore e salì fino all'ultimo piano.
Prese le chiavi, le inserì nella serratura e aprì la porta e quello che vide dentro l'appartamento le fece cadere dalle mani la borsa e la valigia.
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