Capitolo XXIX

Nessuno può spiegare come le note di una melodia di Motzard, o le pieghe di un panneggio di Tiziano, producano i loro effetti essenziali. Se non li senti, nessuno può fartelo sentire col ragionamento.
Ma se con "Arte" spesso indichiamo ciò di cui non si capisce il significato, come è possibile amare ciò che non comprendiamo?

Con l'arte è possibile ingannare, eccome se è possibile: i nostri occhi vengono attratti da qualcosa di fantastico e la mente è completamente assuefatta in un mondo bello, meraviglioso, spesso nemmeno reale.

Amo l'arte; fra tutte le menzogne è ancora quella che mente di meno.

"Per oggi abbiamo finito, ti ringrazio per per il tuo aiuto"

Jimin lascia cadere con non curanza i pennelli nel bicchiere di vetro; l'acqua all'interno è torbida di un miscuglio di mille colori.

"Aiuto... Macché" scendo dal teatrino stando attenta a non spostare nessun pezzo della composizione ed indosso i miei vestiti. Nella stanza c'è il silenzio più totale, un'atmosfera che mette disagio.

"Mi dispiace. Non deve essere stato comodo per te posare nuda, sono desolato per il mio comportamento."

Alzo lo sguardo confusa mentre allaccio una scarpa; il ragazzo sta sistemando le attrezzature con aria quasi malinconica.

"Perchè sei dispiaciuto per aver compiuto il tuo lavoro? Sei un pittore e necessiti di modelli per dipingere i tuoi magnifici quadri. Non sentirti in colpa per questa cosa. Lo sai, hai appena esaudito una delle mie richieste".

Il ragazzo si volta verso di me con un'espressione confusa: la sua fronte leggermente imperlata dal sudore si corruga non capendo cosa io intenda con "richiesta".

"Ricordi, il primo giorno che ho visitato casa tua ho proposto di collaborare per un dipinto e tu hai accettato. Ora l'abbiamo appena fatto."

"Forse non nelle dovute maniere."

Mi avvicino al ragazzo dopo essermi sistemata i vestiti stirandoli un paio di volte con le mani.

"Domani sarò di nuovo qui a posare per te. So che ne avrai bisogno."

Il suo sguardo s'illumina di sorpresa e la sua bocca carnosa disegna un timido sorriso sul suo volto candido come la neve. Noto meglio ora il suo sudore sul viso che lo rende leggermente lucido sotto la luce del salone e delle vetrate.

"Hai lavorato sodo ma ora dovresti riposare. Non deve essere stato facile per un vampiro osservare tutto il tempo un'umana trattendendo gli stimoli della sete"

"È anche per questo che sono preoccupato. Fatico ancora a trattenermi dall'attaccarti. Lo sai benissimo cosa potrei farti eppure tu te ne stai ancora qui con me. Devi essere impazzita a giocare con la tua vita in questo modo."

"Sarà così. Ma non ho paura di te Jimin. Ti ricordo che ho ucciso un demone con le mie stesse mani e non solo"

Forse non dovrei vantarmi del fatto che ho strappato diverse vite dai loro corpi, ma per lo meno posso mostrarmi come una ragazza abbastanza forte da sapersi difendere da sola agli occhi di Jimin.

"Ci vediamo stasera sul tetto. Non mancare" gli sussurro all'orecchio per poi afferrare le mie cose ed uscire di casa sorridendogli; Jimin fa lo stesso
"Ci sarò" dice, prima che io attraversi la soglia della porta per tornare dai miei genitori.

"Dovrei prendere il pulman, non ho abbastanza soldi per un taxy..."
Frugo nello zaino ma le uniche cose che trovo non sono altro che il pugnale, qualche cerotto antidolorifico, una barretta di cereali e il borsellino con qualche spicciolo sufficiente per poter prendere un biglietto del bus.
Mi siedo alla fermata e, fortunatamente, dopo pochi minuti, ecco il pulman: pago il biglietto e mi accomodo vicino al finestrino.

Improvvisamente il mio naso viene solleticato da un odore, non un odore qualsiasi ma ben definito. Un odore che non ho mai percepito prima. O credo.
Quando E Gui si era impossessato di me e mi indicava chi uccidere, riuscivo ad individuare la vittima non solo dalla descrizione che mi forniva il demone, ma dal suo odore.
Ogni persona ha un odore particolare, proprio di sè stessa.
L'odore era inoltre influenzato dalle emozioni che quella persona provava: se era felice l'odore era dolce, se impaurita pungente, se nervosa acre, se triste fresco. Per non parlare dell'inconfondibile sentore penetrante dei demoni.
È strano. Tutte quelle fragranze particolari mi par di percepirle di nuovo, nonostate ora io sia completamente me stessa...

Resto ferma e concentrata, socchiudo gli occhi per studiare tutti gli odori che mi circondano.

"Qualcuno è triste... Sembra essere una ragazza. Deve aver appena scoperto che il ragazzo la tradiva...accanto a lei una ragazza la sta confortando..."

Apro gli occhi per guardarmi attorno attenta: effettivamente dietro di me di due posti ci sono due ragazze, una piange e l'altra le sta parlando per tranquillizzarla.

"... È stato uno stronzo! Come ha potuto?! Ci amavamo così tanto!"

"Mina lascia perdere. Non merita la tue lacrime. Quella tipa è una troia conosciuta per rovinare le coppie..."

Le due ragazze mi guardano confuse e mi volto di scatto spalancando gli occhi. Avevo ragione.

Sento un'altro aroma: acre, pesante. Proviene da una donna. È arrabbiata perchè suo figlio ha preso un brutto voto a scuola.

Mi volto per cercala e... Eccola. Una donna di mezza età che scrive nervosa sul suo telefono seduta in fondo al pulman, nella parte opposta alla mia.

"Quel ragazzino mi farà invecchiare dal nervoso...! Se continua così verrà bocciato...!"

Infine ecco un'altro odore: dolce, avvolgente e delicato allo stesso momento. È una fragranza maschile. Un uomo che sembra aver ottenuto un aumento al lavoro.

Cerco anche lui ed effettivamente, lontano da me vicino all'autista, c'è un uomo al telefono. Sembra che stia parlando con sua moglie al telefono:

"... Ti porterò fuori per una cena coi fiocchi. Oggi il capo mi ha aumentato la paga...! Dovrei farti anche un regalo...?"

Cristo. Non era tutto nella mia testa! Avevo ragione su tutto! Riesco a percepire le presenze attorno a me grazie al loro odore e non solo, riesco anche ad udire quello che dicono se mi concentro. Non ci posso ancora credere. Tutto questo deve essere stata opera di E Gui, una parte di me è stata infettata da lui mentre mi possedeva e ora ho questo potere, se si può definire tale.
So per certo di non essere più un essere umano come lo ero un tempo. Ora sarei... una mezza demone?

Il pulman arriva a destinazione e così arrivo a casa dopo una breve camminata in cui rifletto su tutto ciò che è accaduto. Prima di entrare in casa attendo qualche istante davanti alla porta e quello che sento è paura.
I miei genitori erano davvero in pensiero per me?
Entro un pò esitante e vengo subito raggiunta da mia madre, seguita poi da mio padre.

"Seoyeon...!"

"Dove ti eri cacciata?!"

"Mi dispiace... Ho avuto un'inconveniente."

Entrambi mi abbracciano a mia grande sorpresa. Forse non sono solo una palla al piede per loro. O forse ci si rende conto di ciò che si ha solo nel momento in cui lo si perde. Si, deve essere così.

"Ti ho detto di non stare fuori casa a lungo senza avvisarci e rieccoci di nuovo in questa situazione." la voce di mia madre esce come rimprovero, quasi differente dal solito.

"Non farlo piú, intesi?" pure mio padre sembrava essere davvero preoccupato per me. Che succede? Improvvisamente si rendono conto di avermi come figlia solo nel momento in cui sparisco per qualche giorno? È questo essere genitori?

"Non lo farò più. Stasera dovrò uscire, mi avverto che tornerò tardi"

"Si può sapere cosa stai combinando? Cosa vai fuori a fare? Spero non certe sconcerie!" il volto di mia madre si fa furioso.

"No no! Esco perchè dovrò andare a danza. Stasera allenamento serale"

"Capisco. Bhe puoi andare a condizione che ci avverti per telefono a che ora tornerai"

"Lo farò, promesso" chino la testa rivolgendo lo sguardo ai miei piedi, non voglio che vedano il mio viso ora, non voglio vederli in faccia.

"Vieni che è quasi ora di mangiare" dice mio padre, così ci accomodiamo in cucina attorno al tavolo che ci ha tenuti uniti sin da quando sono nata. Forse l'unico mezzo che ci ha identificato come una famiglia.

Ceniamo insieme e poi torno nel mio piccolo posto felice: la mia camera.
Mi è mancata nonostante non sia stata via a lungo.
Il letto è perfettamente sistemato e tutto l'arredo è pulito e spolverato.
La mia scrivania è immacolata e tutti i libri sono sullo scaffale, anche loro tutti organizzati.

Tutto sembra essere tornato alla cara e dolce normalità: l'indomani andrò a scuola dove incontrerò la mia migliore amica, andrò a lezione di ballo con Jimin e ci incontreremo di nuovo sul tetto, come se fosse un'appuntamento quotidiano.
Mi sistemo per raggiungere il ragazzo al solito posto.

"Mamma, Papà esco" così, dopo aver chiuso la porta alle mie spalle, mi dirigo a piedi alla BigHit.

Salgo le scale d'emergenza per poi ritrovarmi sul tetto.
A dominarlo con la sua bellissima presenza, il magnifico vampiro Park Jimin.

Scusatemi se non ho postato per diversi giorni. Cercheró di rimediare in questo periodo💜
Spero che la storia continui a piacervi💕

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