Capitolo XLVIII
Le mani sono il primo passaggio di molte cose spesso inosservate, ma di grandissimo valore: la stretta di mano, simbolo di conoscenza. Il tendere una mano, sinonimo di aiuto. Una carezza, dimostrazione di affetto. Tenersi per mano, la paura di perdersi. Battere le mani, simbolo di approvazione. Usiamo le mani per tutto questo ricordandoci di non usarle mai contro qualcun'altro, perché quello è l'unico modo negativo che hanno di dimostrare qualcosa.
Anassagora diceva che l'uomo è il più sapiente dei viventi perché ha le mani, ma è ragionevole dire che ha le mani perché è il più sapiente. Le mani, in effetti, sono uno strumento e la natura come un uomo sapiente, dà ogni cosa a chi può usarla.
Ora il ragazzo a terra osserva le sue mani piangendo lacrime nere disprezzando ciò che la natura gli ha donato. Tira un pugno al suolo odiando sè stesso per ciò che ha compito.
"Taehyung...su alzati"
Ma il ragazzo non mi ascolta. Le gocce nere che rigano il suo mesto viso cadono a terra sul parquet marcando tanti buchi neri. E le mani tanto odiate coprono gli occhi ricolmi di vergogna.
"Perché sono così idiota? Ho deluso il mio migliore amico, la persona a cui tengo più di tutti. Lui mi ha salvato la vita ed io in cambio non gli do che dispiaceri. Sono un totale fallimento".
"Taehyung non dire cosí. Tutto si sistemerà. Dai su, alzati..."
Detto questo cingo un braccio attorno le spalle del ragazzo per aiutarlo ad alzarsi ma lui, con un delicato gesto tutto tremante, afferra la mia mano e mi guarda dritto negli occhi.
"Ero dotato, sono dotato. A volte mi guardo le mani e mi rendo conto che sarei potuto diventare un grande pianista o qualcosa d genere. Ma che cos'hanno fatto, le mie mani? Mi hanno accarezzato la pelle, hanno scritto assegni, hanno allacciato le scarpe, hanno tirato la catena del water eccetera. Ho sprecato le mani. E la testa".
"La curiosità è una delle caratteristiche più certe e sicure di un intelletto attivo".
"Sarà così, eppure ho rovinato tutto come un idiota".
"Sono più che sicura che Jimin ti perdonerà. Ora è molto arrabbiato ma vedrai che tutto si sistemerà. Basta che gli chiedi scusa. Lui capirà".
"Bastano le scuse per aggiustare un capolavoro?"
"Basterà il tempo. E tanta pazienza per realizzarlo nuovamente". Accenno un sorriso.
Taehyung mi guarda tirando un sospiro e si alza in piedi.
"Sono stato picchiato, ma mi sono difeso bene. A uno di quelle fecce ho rotto la mano: mi ci è voluta tutta la faccia, ma ce l'ho fatta. Ora dovrò affrontare qualcuno di peggiore, se dovrò perdere tutto il corpo capirò e sarò compronsivo".
"Stai descrivendo Jimin come un boss di ultimo livello??" replico ridendo.
"Bhe, l'hai visto quando s'incazza, non ce n'è per nessuno. Ti ringrazio per avermi consolato, ora dovrò trovare un modo per farmi perdonare non solo da lui, ma anche da te".
"Da me?" chiedo confusa.
"Ti ho vista nuda senza il tuo consenso..."
Sgrano gli occhi e sento le guance diventare roventi dalla vergogna.
"N... Non ti preoccupare. Lasciamoci questa storia alle spalle..."
"No! Ho sbagliato e adesso mi devo far perdonare.
Detto questo il ragazzo mi saluta con suo tipico sorriso e corre fuori dal salone lasciandomi sola e confusa come un'ebete in piedi in mezzo al salone.
Allungando lo sguardo verso l'orologio da perete vedo che l'orario dell'allenamento è terminato. Torno nello spogliatoio per raccogliere le mie cose per tornarmene a casa di Jimin ma una chiamata al telefono mi sorprende.
"Mamma...?"
Sono indecisa se attivare la chiamata o meno. La suoneria continua a rimbombare nella mia testa e alla fine, contro ogni mia volontà, decido di rispondere.
"Tu! Chi ti credi di essere? Perché non rispondi?! Dove sei finita?! Perché non mi hai chiamata nemmeno una volta brutta idiota!!"
"Ciao anche a te mamma."
"Mamma? Osi ancora chiamarmi mamma?! Sei una vergogna per me! Non fai altro che sparire e riapparire quando ti pare e piace e mi chiami ancora mamma?!"
Dalla voce mi sembra ubriaca.
"Come vuoi che ti chiami? Mi disprezzi così tanto da ripudiarmi?"
"Ripudiarti? Avrei preferito che non fossi mai nata! Non fai altro che darmi problemi, come se già non ne avessi abbastanza. Non ti sopporto più."
"Problemi?" scoppio in una risata nervosa "Problemi? Sei seria? Da quando in qua la tua vita ti ha messa in difficoltà?! Stai sempre dalla parrucchiera, dall'estetista, a fare shopping e a goderti la vita come una puttana! Ti odio! Vuoi ripudiarmi?! Bene! Sarei molto più felice e libera senza di te!"
"Tu! Brutta...!"
"E sai una cosa? Non tornerò più in una casa dove non sono mai stata la benvenuta. Non sei felice ora?! Hai un peso in meno da sopportare"
"Da quando ti ho partorita mi hai sempre messa nella merda. E ora ti credi addirittura più forte di me?!"
"Non voglio più sentirti" inizio a piangere "Tu mi hai sempre odiata, sin dal primo giorno in cui sono stata messa al mondo. Eppure io ti ho amata come madre, ti ho voluto bene. Ora ho finalmente tolto le bende dagli occhi e mi sono resa conto di che razza di persona di merda sei. Addio. Goditi la tua ennesima bottiglia di vino e la tua difficile vita, mamma".
Chiudo la chiamata e ringhio ferocemente lanciando il telefono contro il muro.
"Certo che hai una pessima madre".
Sento sbattere un'armadietto di metallo e dietro di me mi sorprende la figura di Jimin.
"Lasciamo perdere..."
Raccolgo rapidamente le mie cose e le inserisco disordinate nel mio borsone.
Mi chino per prendere il telefono e vedo che è distrutto.
"Ah, fanculo" lo inserisco in tasca e marcio a grandi falcate fuori dallo spogliatoio, seguita da Jimin.
"Te lo ricomprerò io, ti prenderò il miglior modello esistente sul mercato. Hai una marca che preferisci? IPhone, Samsung, Hwawei...?"
"Lascia perdere. Non ho i soldi per ripagartelo. E poi dovró trovarmi un lavoro, un posto dove dormire..."
"Perché? Casa mia non è abbastanza?"
Mi fermo e guardo Jimin dritto negli occhi.
"Non potrò rimanere per sempre da te, mi sentirei un peso. Mangio, dormo e vivo completamente a tue spese..."
"E quindi?"
"E quindi? Forse è giunto il momento per trovare un pò d'indipendenza. Ti ripagherò di tutto, te lo prometto".
Jimin guarda verso il pavimento e scoppia a ridere.
"Lo sai che sei ancora minorenne? Nessuno venderebbe una casa ad una ragazza così giovane. Hai solo 17 anni."
"Dormirò in una sauna, in un hotel o..."
"Per strada? Non te lo permeterò".
"Resterei da te Jimin, è il mio sogno. Possiamo restare insieme praticamente sempre e vivere in un'opera d'arte da sogno. Ma sento che dovrei ripagarti in qualche modo..."
"Ripagarmi....mmmm fammici pensare. Giusto ! Ho trovato! Ho una proposta : tu poserai per me, per i miei dipinti, sarai la mia musa per ispirarmi ed in cambio io ti darò vitto ed alloggio, ci stai?"
Resto per un attimo in silenzio ma Jimin prende subito la parola.
"Chi tace acconsente. Su, dammi qua il borsone che è pesante. Andiamo a casa, musa" sorride.
Il ragazzo mi precede ed io resto ferma ad osservarlo fino a quando col cuore straripante di emozioni corro e lo raggiungo abbracciandolo dal dietro.
"Ti ringrazio. Ti ringrazio per tutto quello che fai per me. Nessuno mi ha mai fatto sentire importante quanto te."
Appoggio il viso alla sua schiena e lui lascia cadere il mio borsone a terra.
Rimaniamo cosí per un pò, giusto il tempo per far risplendere il sole nel mio cuore. Poi Jimin si volta:
"Per te lo sai che darei tutta la mia vita e poi, non ti avrei mai, per nessuna ragione al mondo, lasciata a vivere in quelle condizioni. Una musa merita una reggia mille volte meglio di Versailles. Su andiamo, stasera cena gourmet per veri vampiri"
In auto Jimin si accorge che delle lacrime stanno scendendo tristi sul mio volto mentre il mio sguardo è perso verso i palazzoni della città. Allunga una mano ed intreccia dolcemente le sue dita con le mie senza dire nulla, si limita a sorridermi dolcemente.
Una volta arrivati nel suo parcheggio, Jimin si volta verso di me e mi bacia. Avvicina poi il sul viso al mio orecchio.
"Resta con me e stringi il pugnale. Qualcuno ci sta inseguendo".
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top