Capitolo XII

Gli uccelli cantano ogni mattina. Allegria o disciplina?
Intonando canti che risvegliano il sole e gli ricordano di percorrere il suo ciclo quotidiano. Anche io, come quella grande stella, ritorno alla realtà e mi preparo ad una nuova giornata.

Perchè quando ci si sveglia al mattino, prima di alzarsi, accade quasi sempre di rimanere in dormiveglia riflettendo su chissà che cosa? Bhe, mi fa quasi strano dirlo, ma la prima cosa che mi è venuta in mente stamattina è Jimin. Il suo volto timido mentre mi stringe a sè e mi sussurra dolci parole riaffiora nella mia mente come la bellezza di un fiore nel mese di Maggio. Perchè dal nulla, ha voluto rivelarmi quello che gli dice il cuore?

Il mio sguardo vaga fuori dalla finestra. Gli uccelli migrano lassù in cielo, si passano gli uni con gli altri la risposta che sto cercando, e io, quaggiù, sono impossibilitata ad ascoltarla.

Alcuni di loro becchettano le briciole che ho messo per loro sul davanzale della mia camera, sono felici. Un pó di quella felicità mi riscalda il cuore sistituendo il calore delle coperte.

Mi preparo ed indosso la divisa scolastica: oggi dovrà essere impeccabile visto che faró da tutor della mia scuola. A dire il vero sono piuttosto emozionata, ma non ansiosa; sono felice che mi abbiano riconosciuta ideale per questo ruolo.
Felix e io attendiamo che arrivino i ragazzi prima di iniziare il tour di presentanzione della nostra scuola.

"... E questo è il laboratorio linguistico: come potete vedere sono presenti numerosi banchi con delle cuffie, servono per gli ascolti nelle varie lingue, è molto importante esercitare l'orecchio quando si vuole apprendere un nuovo idioma"

Tutti i sei ragazzi, quattro ragazze e due ragazzi, sono attenti alla mia voce e piuttosto interessanti a frequentare la scuola. Certi di loro si sono già decisi, alcuni invece, preferiscono vedere altri istituti prima di prendere questa grande decisione.

A fine tour, Felix e i suoi ragazzi si uniscono a noi e finiamo col chiaccherare tutti insieme, conoscendoci un pó e, infine, ci salutiamo nella speranza di riverci magari un giorno.

Ma ció che desidero veramente ora, più di ogni altra cosa, è di andare al concerto dei BTS stasera. Al sol pensiero, il mio cuore batte per l'emozione. Questa è una mattina in cui il cielo è sorprendentemente nitido e non c'è un solo azzurro e un solo sorriso che non sia poggiato al posto giusto. Tutto sembra essere fatto apposta per rendermi felice.

Tornata a casa, attendo con fermento che arrivi la sera per andare da Jimin.

Per occupare il tempo della trepidante attesa, mi porto avanti con lo studio, disegno, dormo e cazzeggio su internet. Ma tutto questo non sembra placare l'emozione di rivedere il suo viso argenteo illuminato da un sorrido appena mi vedrà.

Perchè mi sento come se stessi facendo un sogno bellissimo? Tutto questo è reale o mi trovo nell'iperuranio, l'universo filosofico dove tutto è perfetto?

"Mamma, papà, esco. Faró tardi, non preoccupatevi, andró ad un assemblea serale a scuola"

La migliore scusa di sempre, brava Seoyeon.

"D'accordo" sono le uniche parole che arrivano come risposta da mia madre. Chiudo la porta ed esco, prendendo il primo bus per lo stadio di Seoul.

Ovunque sono appesi cartelli pubblicitari del concerto dei BTS, i loro volti sono in ogni dove: vedere quello di Jimin mi fa un certo piacevole effetto.

Dal momento che faccio parte della BigHit, potró etrare prima e dal backstage, là dove incontro i ragazzi i sala trucco. Jimin mi guarda e mi viene incontro sorridendomi, il mio cuore batte all'impazzata sorprendendomi

"Seoyeon...! Sei venuta veramente!"

"Certo, perchè non sarei dovuta venire?"

"Non lo so... In ogni caso, sono felice di vederti"

Il ragazzo mi stringe in un abbraccio per poi sussurrarmi all'orecchio

"... Dopo il concerto raggiungimi dietro al palco, ho qualcosa per te"

Cosa? Qualcosa per me??

"Va bene, ci vediamo lì dopo allora" la mia voce esce con un misto di timidezza, eccitazione e confusione.

I ragazzi, una volta pronti, escono e dominano il palco con le loro strabilianti coreografie, accompagnate da effetti speciali e dal magnifico oceano di mille colori creato dagli Army. Uno spettacolo mozzafiato.

Pensando al giorno in cui diventeró anche io un'idol, non riesco nemmeno ad immaginare delle persone che urlano, fanno il tifo e muovono il proprio lightstick, tutto questo per me. Chissà se performeró sola o con un gruppo...

Ad ogni modo, resto ammalliata dalle movenze dei ragazzi, così perfettamente coordinati e con una grandissima energia che li carica. Sono molto legati tra loro e a volte capita che si parlino all'orecchio, sono curiosa di sapere cosa si dicono.

Pure io, come gli Army, faccio il tifo ai ragazzi, fino a quando il concerto termina con i ringraziamenti da parte dei ragazzi. Finalmente io e Jimin ci possiamo incontrare.

Mi dirigo proprio dietro al palco: è una zona piuttosto buia, illuminata di tanto in tanto da luci provenienti da schermi di proiezione. Mi metto contro una parete attendondo Jimin, cercando di ignorare i battiti accellerati del mio cuore. Lo zaino che ho portato con me fa un rumore metallico, dovuto al pugnale rigorosamente nascosto e fortunatamente non beccato dato che ho evitato i controlli all'entrata.

Ed eccolo arrivare: la fronte luccicante dal sudore, i capelli nero corvino bagnati, così come la sua maglietta bianca, che lascia leggermente trasparire il suo fisico perfetto. Appena mi vede, sul suo viso si stampa un ghigno indecifrabile.

"Seoyeon, tutta sola qui al buio... Non hai paura?"

"No, so che saresti arrivato"

Jimin mi guarda alzando un sopracciglio

"Così, anche tu mi hai usato per tranquillizzare il tuo animo, sono piacevolmente colpito"

I suoi occhi luccicano di una luce particolare, una luce che non avevo mai visto in lui prima d'ora. È una luce violacea che brilla dalle sue pupille. Vedendola, una sensazione d'ansia inizia a scorrere in me

"Seoyeon...qualcosa non va?" ridacchia "Sembra che abbia appena visto un fantasma"

La sua voce è diversa: cupa, inquietante, sadica.
Non è la sua voce. Non è il suo timbro calmo e dolce. È un timbro che ho già sentito da qualche parte...
Inizio a dubitare di chi mi trovo di fronte.

"Jimin... Tu cosa sei?"

La domanda lo sorprende

"Un vampiro. Già lo sai"

La sua espressione è un quadro indecifrabile

"E di che cosa ti nutri?"

"Sangue, è ovvio"

"Ti piace il suo sapore? Quale tipo preferisci?"

"Amo il sangue, quando lo bevo vado in estasi. Amo ogni suo genere, il suo sapore riscalda la gola più del soju che bevevo"

Resto di sasso, senza parole in bocca. Lui, non puó essere Jimin, lui non è Jimin! Jimin odia bere il sangue e se beve, predilige solo il tipo zero.
Mi rendo conto di trovarmi in trappola, sola, al buio, con qualcuno di fronte a me che non è il Jimin.

"Tu non sei Jimin. Chi sei veramente?!"

Il ragazzo emette una breve risatina prima di diventare più cupo delle tenebre. Abbassa lo sguardo e si passa una mano tra i folti capelli corvini


I suoi occhi sono totalmente neri, proprio come quelli di un Ri Beng Gui Bing.

"Hai ragione. Non sono Jimin ma tu ora verrai con me"

Il ragazzo allunga le braccia strozzandomi con le mani cogliendomi di sorpresa. Mi dimeno, cerco di liberarmi dalla sua morsa, ma ogni mio gesto è del tutto inutile. L'aria inizia a mancare, non riesco a respirare. Allungo una mano dietro per cercare inutilmente il pugnale ma nulla. La vista si offusca, tutto si mescola nel nero più totale, tutto treanne il suo sadico volto, che mi fissa con gli occhi demoniaci e un sorriso sadico, fino a quando, priva di forze, smetto di lottare e tutto sembra svanire.



Chiedo scusa se il capitolo risulta corto. Ad ogni modo, vorrei ringraziare di nuovo Juuuungleecooock e @kooky003 per i loro commenti💕

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