Capitolo X
All'udire quelle parole, dal tono così fermo da farmi ghiacciare il sangue nelle vene, rimango scossa, immobile. Non riesco neppure ad immaginarmi la scena in cui Jimin morde il collo di Taehyung e si disseta del sangue del ragazzo. Volente o nolente, l'ha dovuto fare. Per salvare la vita dell'amico, ha dovuto ucciderlo lui stesso e farlo rinascere come una creatura sovrannaturale.
Ma una domanda tormenta la mia mente: perchè quei tre stavano combattendo tra loro?
"Ci stavamo allenando in vista dell'arrivo dei tagliagola. Ho fiutato il loro odore e sono qui, in mezzo a noi. Dobbiamo difenderci per salvarci la pelle"
"Come mai usate spade d'argento sapendo che potreste rimanerne bruciati?"
"L'argento uccide anche loro e li ferisce maggiormente in quanto non sono neanche loro umani. Sono Ri Ben Gui Bing, un nome che indica gli spettri dei soldati giapponesi morti che hanno invaso la Cina e la Corea durante la Seconda Guerra Mondiale. Sembrano uomini, ma sono spettri che vestono uniformi e portano fucili e katane. Si fanno vedere solo quando vogliono catturare la propria vittima"
"Cosa?! "
"Sono creature che sono assetate di morte, il loro è un esercito immortale che combatterà per ottenere sempre la vittoria, con le loro katane, hanno già fatto saltare troppe teste e scuarciato troppi ventri... "
"Cosa intendi dire con questo...?"
Il suo viso si fa scuro di rabbia
"l'altro giorno un mio vecchio amico è stato ucciso da uno di loro, il suo corpo è stato ritrovato smembrato con una katana conficcata nel torace. La testa, staccata dal corpo, è stata ritrovata priva di occhi e accanto alle sue spoglie, un biglietto diceva che quello era il prezzo da pagare per "aver visto troppo"... "
"Mi dispiace Jimin, è terribile... "
"È vero... La mattina c'era e la sera non c'era più. Questo succede, al mondo. Dovremmo ricordarcene, ogni tanto"
"Avete fatto indagini?" domando interessata
"Si, ma non hanno approdato a molto. Il morto era in pessime condizioni, io stesso l'ho visto."
"Mi dispiace" rispongo abbassando la testa "Come si chiamava questo tuo amico?"
"Hyung Jin. Era un tipetto tosto così tutti lo chiamavamo testa matta, giuro"
"Pace all'anima sua" dico "Tu, peró, hai già qualche sospetto?"
"Si. L'altra sera sono andato ad indagare e ho fiutato un odore particolare, lo stesso di un uomo che teneva imprigionato Taehyung, lo conosco. Dovró ritornare sul luogo del delitto il prima possibile prima che le sue tracce svaniscano, ci andró dopo, travestito."
"Sei impazzito?! Se quell'uomo dovesse scoprirti ti ammazzerebbe di sicuro! Non puoi andarci da solo! " faccio una pausa riflettendo., " Verró con te! Ti aiuteró e poi, sono anche armata"
"Seoyeon, non posso farti correre un rischio così grande, non se ne parla, ci andró da solo. Non l'ho neanche detto a Taehyung e Jungkook che sanno difendersi, figuriamoci a una ragazzina come te"
"Ragazzina a chi?" sfodero il pugnale alla velocità della luce e lo punto alla gola del ragazzo "Fa un bel rumore quando esce dalla fondina, sai, sono diventata brava ad usarlo"
Il ragazzo rimane immobile con gli occhi sbarrati sorpreso dalla mia mossa
"Allora? Che ne pensi? Tanto verró con te, non lascio che tu vada solo"
Allontano l'arma da Jimin sogghignando alla sua espressione di terrore
"Seoyeon... È pericoloso. Sai che potresti morire? Non è un gioco."
"Lo so e mi prendo ogni responsabilità"
"Tu davvero..."
E così, dopo la breve ora di danza, ci dirigiamo sul luogo del delitto, entrambi coperti e irriconoscibili. La zona è sabbiosa, vicino al fiume Han che attraversa la città di Seoul. Mi immaginavo di vedere l'area ricoperta da nastro giallo, segnata da cartellini con numeri ma niente. Come se non fosse accaduto mai nulla.
Jimin cammina nella sabbia, rivolge attentamente la mente ad ogni singola prova con gli occhi colorati di rubino vigili e attenti come quelli di un segugio da caccia. Improvvosamente si china e mi chiama
"Seoyeon. Ho capito di chi si tratta"
"Chi sarebbe?"
"E Gui. Lo conosco, l'ho già incontrato. È un temibile spettro in perenne stato di fame insaziabile, si è probabilmente cibato delle interiora di Hyung Jin. È anche lui un Ri Beng Gui Bing, un soldato, ma diverso dagli altri. "
"Cosa hai intenzione di fare?"
"Lo uccideremo. Placheremo la sua fame per sempre, ma non protremo attaccarlo di sorpresa"
"Perchè?"
"Perchè lui è qui."
Un'improvvisa folata di vento si alza da terra portando con sè la sabbia.
Una figura umanoide scura si intravede tra l'aria turbolenta. È un soldato armato di una katana attaccata ad una sua gamba.
Cammina verso di noi, il volto segnato da un ghigno malvagio, il tintinnio dei suoi stivali rieccheggia nell'aria, ora priva di vento.
Lo sguardo di Jimin è gelido, io lo sostengo senza battere ciglio.
Il soldato, ora è di fronte a noi, riesco a vederlo meglio: l'uniforme militare logora presenta degli stemmi che indicano che è stato un generale; gli occhi non sono normali, sono interamente neri, iride e sclera dello stesso colore delle tenebre. La bocca dalle labbra viola sogghigna vedendoci attenti e pronti ad attaccarlo
"Park Jimin, ci siamo già visti noi" dice, la sua voce è cupa e tenebrosa "Sei venuto a salutare il tuo amichetto?"
Jimin rimane zitto, gli occhi rubini ora sono contornati da un alone viola, le pupille piccole rendono il suo sguardo simile a quello di un lupo pronto a scagliarsi sulla sua preda
Sfodero il pugnale senza recriminale, stringendo nella mano il metallo gelido e decorato del manico. Jimin mi porta dietro di lui, lancia un ringhio pieno di rabbia mostrando i canini affilatissimi.
L'uomo si avvicina sempre di più a noi, Jimin protende un braccio dietro verso di me, quasi volesse tringermi a sé
"Stai attaccata a me"
L'uomo sfuma in una nuvola nera di fumo, apparendo proprio in faccia a Jimin
"Se un sospetto si ribella, lo mettiamo nelle condizioni di non nuocere: tutto qui." ride e appare davanti a me, allungo la mano protendendo il pugnale in avanti, l'altro braccio rimane attaccato al corpo di Jimin.
L'uomo, con un gesto fulmineo, sfodera la katana e mi ferisce ad un braccio facendomi cadere il pugnale, urlo per il dolore lancinante. La ferita inizia a sanguinare sporcandomi di un rosso vivo
"Arrivederci" dice L'uomo in una risata prima di sparire come sabbia trasportata dal vento. Speravo fosse un addio.
Jimin rimane in posizione di difesa, si guarda attorno poi mi stringe a sè
"Seoyeon!!" grida il ragazzo vedendomi ferita
"Sto bene..." in verità non sto bene, sto soffrendo. La ferita brucia, brucia da morire. Il sangue cola a strisciate non fermandosi. Dai labbri fuoriesce un sottile fumo nero.
Il ragazzo vedendolo dilata gli occhi
"Ti ha marchiata, cazzo. Dobbiamo pulire la ferita prima che sia troppo tardi!"
"Marchiata? Cosa?" ma prima che potessi capire, Jimin si avventa sulla ferita, succhiando il sangue e sputandolo per terra. Il sangue è di colore scuro e denso.
Le sue labbra esercitano pressione facendomi urlare dal dolore, ma improvvisamente, non sento più nulla. Jimin si allontana dal mio braccio
"Come stai?" il suo viso è sporco del mio sangue
"Bene... Non mi fa più tanto male..." ma comunque il sangue continua a fuoriuscire
Vedendolo, Jimin rimane per un attimo impietrito, quasi fosse tentato nel continuare a berlo, ma questa volta, gustandoselo. Deglutisce in espressione addolorata per poi porgermi un fazzoletto di stoffa bianco per tamponare, il tessuto si impegna di rosso vino.
Man mano, il fazzoletto bianco si impregna di sangue viscoso.
"Ti porto da Jin, lui ti sistemerà"
Neanche il tempo di replicare ed eccoci sfrecciare sul suo merdes nero dritti verso casa sua. Al volante, Jimin chiama Jin dicendo di preperare il necessario per ricucirmi il taglio ancora sanguinante.
Trattengo a stenti le lacrime mentre Jin con ago e filo nero, dopo avermi fatto l'anestesia, ricuce i labbri della piaga con una minuziosità da chirurgo.
"Lo sapevo, non saresti dovuta venire"
Jimin è seduto accanto a me, mi tiene la mano rammaricandosi per via del mio dolore
"Non mi pento per averti accompagnato, non voglio lasciarti combattere questa guerra da solo."
Cerco di consolarlo ma lui sembra essere quasi assente.
"... Ed ecco fatto" dice soddisfatto Jin alzando la testa dal mio taglio, ora segnato da filo nero
"Che bello, ora sembro una tipa tosta..."
Jin accenna un sorriso mentre riordina i suoi strumenti da lavoro e pulisce il tavolo macchiato di sangue.
Jimin mi guarda fisso negli occhi
"Seoyeon, d'ora in poi dovrai prestare attenzione a qualsiasi cosa, a qualsiasi persona. E Gui ti ha marchiato e ha il tuo sangue, saprà sempre dove sei". Fa una pausa e riflettendo. "Starai da me per un pó al sicuro, non puoi rimanere sola"
"Ma Jimin, non posso, cosa dico ai miei genitori?"
"Dirai che starai per qualche giorno da Mi Sun"
"Non posso usare la mia migliore amica, già mi ha aiutata una volta, non voglio sfruttarla"
"Seoyeon, una creatura sovrannaturale potrebbe ucciderti in qualsiasi momento e non vuoi neanche trovare un riparo per difenderti? Ci tieni alla tua vita o la vuoi buttare via, morendo inutilmente?"
"Così dovrei trovare riparo da un'altra creatura che anch'essa potrebbe attaccarmi improvvisamente e nutrirsi del mio sangue?"
Le mie parole escono come lame taglienti colpendolo dritto in petto
"Non posso Jimin. Troveró un modo per difendermi ma non posso fermarmi qui. Ho un'arma che so maneggiare piuttosto bene, il braccio guarirà e me la sapró cavare"
"Tu, davvero non lo vuoi capire che lo faccio per te? D'accordo, fai pure come vuoi visto che desideri così tanto fare la stessa fine di Hyung Jin, torna pure a casa. Vivi la tua vita come hai fatto fin'ora, vai a scuola, studia, balla. Ma sappi che non sarai mai al sicuro e la tua vita sarà sempre in costante pericolo. "
" È quello che faró. Jin, ti ringrazio del tuo aiuto"
Mi alzo dalla sedia per prendere il giubbetto
"Con permesso" mi congedo ed esco di casa chiedendo la porta alle mie spalle. Jimin non fa nulla per intrattenermi, se ne sta seduto con le braccia incrociate e lo sguardo serio.
Perchè è così apprensivo nei miei confronti? Perchè vuole rischiare la vita per un' umana come me? Non voglio che per colpa mia venga ferito, o peggio, ucciso. Mi devo allontanare da lui e affrontare da me quel dannato spettro. Al sol pensiero di veder Jimin morente, il mio cuore sussulta dal dolore. Non so se riusciró a tener testa a quel soldato, la mia arma in confronto alla sua è una piuma che lo accarezza, ma piuttosto di farmi vedere sul punto di morte da Jimin, preferisco morire sola, cosicchè, forse, nessuno si rattristi o si rammarichi per non essere riuscito a salvarmi. Non voglio pesare sull'anima di nessuno, ne tanto meno su quella di Jimin, anche se, a quanto pare, non ne possiede più una.
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