Ritornare a vivere

Perdermi e ritrovarmi in un battito di ciglia. Pensare che un futuro non possa più esistere poiché cancellato da quel che è stato. Scoprire invece che era semplicemente celato dietro un volto insospettabile. Sono morta e ritornata in vita in una sola giornata e tutto grazie a lui.
La penna che teneva tra le dita tremanti rotolò sul foglio che stava scrivendo, mentre alla sua mente si palesavano, con prepotenza, ricordi di quella prima volta. Una lacrima solitaria scivolò lungo la sua guancia e ricadde sulla carta imprimendosi su di essa come una firma. Improvvisamente le parve di sentire la sua voce, persino il suo odore e tale mistificazione prodotta dai suoi sensi la portò a voltarsi. Aveva un tumulto nel cuore, le labbra secche, la gola in fiamme per i singhiozzi ricacciati indietro con forza.
Lui non era alle sue spalle, non era un muto spettatore della sua disfatta. Il cuore le andò ancora una volta in frantumi e la cosa la lasciò sconcertata molto più di quell'illusione. Morgana pensava, infatti, di non avere più nulla da rompere nel suo petto dal giorno in cui apprese della morte del suo amato.
Accontentarsi dell'abitudine, di una vita piatta da reclusa, o rincorrere un sogno che però l'avrebbe trascinata nell' oblio di chi viene marchiato a vita per la propria mancanza di moralità? Prigione o adulterio? La sua rigida educazione l'aveva portata a scegliere la via "più sicura": quella della ragione che mette un bavaglio al cuore e le catene ai polsi. Un retaggio culturale in base al quale una brava moglie non avrebbe dovuto mai abbandonare per prima il tetto coniugale, neanche dopo i ripetuti tradimenti e gli atti oltraggiosi del proprio marito nei suoi confronti.
Morgana scosse la testa, si asciugò la guancia con il dorso della mano gelida e riprese in mano la penna. Continuò a scrivere la sua lettera: una serie di parole che avevano il preciso compito di giustificare la propria morte fisica, solo successiva a quella spirituale, sopravvenuta mesi addietro.
Avvertiva, anche in quel drammatico momento, incombente l'ombra del dovere coniugale. Giustificarsi, ancora una volta, con quel marito tanto irrispettoso nei suoi riguardi, le sembrava un ultimo atto necessario, se non indispensabile, a porre fine a quell'esistenza da prigioniera di sé stessa.
Quando ebbe scritto l'ultima parola, non trovò in lei la forza necessaria per salutare in maniera affettuosa quel marito che avrebbe dovuto amare fino all'ultimo dei suoi giorni e che, in realtà, si era tramutato nel suo aguzzino. Non provava né affetto né stima per quell'uomo, ma solo ripugnanza. Richiuse la lettera su sé stessa e la sigillò con la cera lacca. Poi rigirò il foglio tra le mani fredde e umide e aggiunse sul retro il nome di suo marito.
Quando ebbe terminato quella procedura con la solita dovizia con la quale era solita portare a termine tutte le sue faccende tirò indietro la sedia e si alzò facendo un grosso sospiro.
Attraversò la stanza da letto e uscì sul corridoio. Il fruscio prodotto della sottoveste inamidata sul pavimento di legno rompeva il silenzio tombale che avvolgeva la casa.
Morgana si aggirava per i corridoi come un ospite che per la prima volta si trovava a perlustrare l'immensa tenuta. In realtà era proprio quello il modo in cui si era sentita per tutti quegli anni di matrimonio: una perfetta estranea.
Finalmente giunse nell'immensa biblioteca. Si avvicinò alla scrivania e, con le dita tremanti, si lasciò scivolare dalle mani la lettera che aveva appena scritto.
Il cuore le mancò un battito, poi, presa dal terrore corse via da quella stanza, dalla casa e infine dal giardino, finché non si ritrovò sulla scogliera.
Il vento gelido proveniente dall'oceano le tagliava la faccia ma ormai non vi era parte del suo corpo che provasse più dolore. Persino il freddo di novembre non sembrò scalfire minimamente quell'involucro privo di anima che era ormai divenuto il corpo di Morgana.
L'odore del mare giunse alle sue narici provocando in lei una sensazione che la face sentire ancora parte del genere umano. Improvvisamente si sentì inebriata, quasi narcotizzata.
Non era semplice scegliere in che modo dovesse porre fine alla propria esistenza, ma a un passo dalla morte, tutto le sembrò più chiaro. Un piede davanti all'altro fino allo strapiombo mentre l'erba bagnata scricchiolava sotto l'incedere dei suoi passi. Improvvisamente si sentì afferrare per un braccio per poi essere sospinta all'indietro.
Morgana tenne gli occhi serrati per qualche istante, come se non si fosse ancora resa conto di essere stata appena salvata da sé stessa.
Quell'odore di muschio e liquirizia la fece trasalire finché non ebbe udito anche la voce del suo salvatore.
«Perché Morgana?»
Certo che conosceva quella voce. Era registrata nella sua mente come un comando vitale. Ma perché la sua mente aveva deciso, proprio in quel momento, di portarla alla memoria, rendendo ancor più amara quella scelta dettata dalla disperazione?
«Morgana, apri gli occhi, per l'amor di Dio. Sei fredda e rigida come una pietra».
Quella voce calda e leggermente roca che quasi un anno prima l'aveva fatta innamorare in quel momento sembrava soffocata dalla preoccupazione.
Morgana vacillò e quasi si sentì svenire, ma l'uomo che l'aveva salvata dalla sua stessa vita la strinse prontamente tra le sue possenti braccia sorreggedone il peso prima che potesse accasciarsi al suolo.
Morgana riaprì gli occhi e si perse nel profondo arancione di quelli del suo amato. Lentamente spostò la sua attenzione sulle labbra carnose, la pelle ambrata e infine sui folti ricci rossi di lui. Voleva assicurarsi che nulla fosse cambiato nel suo aspetto, che ogni suo singolo tratto somatico fosse perfettamente in armonia con il resto di quella meravigliosa opera d'arte umana che lei aveva davanti agli occhi.
«Sei un sogno. Si dice che quando si è prossimi alla morte, il nostro cervello produca immagini in grado di tranquillizzarci per rendere meno traumatico il trapasso».
«Toccami Morgana. Sono io. Sono vero e non una produzione della tua mente» la implorò Andrew mentre la teneva ancora stretta al suo petto.
Sul volto dell'uomo erano evidenti i segni della profonda sofferenza che lo aveva sopraffatto nel vedere la sua amata prossima a quel gesto insano.
Morgana era pallida e i lunghi capelli ramati le ricadevano come un mantello sulle spalle esili e sul petto. Se Andrew l' avesse stretta ancora un po' avrebbe corso il serio rischio di spezzarla per quanto il suo corpo s'era fatto minuto in quei mesi.
La donna allungò una mano per sfiorare il viso dell'amato e subito teasalì al contatto con la sua pelle. Ritrasse immediatamente la mano se la portò al petto come a voler placare il tumulto del suo cuore.
«Oh, mio Dio. Com'è possibile? Tu sei morto! La tua nave non ha mai fatto ritorno al porto di Galway. Sull'isola, il vecchio Timothy, disse che l'oceano aveva riconsegnato alla terra solo i resti dell'imbarcazione sulla quale viaggiavi».
Nonostante l'avesse davanti a lei e potesse toccarlo, la sua mente non riusciva a razionalizzare l'accaduto.
«Dopo il naufragio, la corrente ha sospinto la mia scialuppa sulle spiagge di Donegal. Dei marinai mi hanno tratto in salvo e ospitato finché non fossi stato in grado di riprendere il mio viaggio verso casa. Ho attraversato quasi mezza Irlanda per tornare da te».
La voce di Andrew sembrò spezzarsi.
«Dopo la notizia della tua morte cercai di trovare nuovamente un senso alla mia vita ma fu tutto inutile. Più trascorreva o i giorni, le settimane e i mesi, più il dolore per la tua perdita prematura si faceva insopportabile. Nessun dottore riusciva a comprendere di che malattia fossi affetta o cosa mi rendesse lo spettro di me stessa. Vagavo per la casa come un fantasma mentre sentivo e pregavo che la mia vita si spegnesse quanto prima. Ho deciso così di velocizzare quel processo tanto penoso di autodistruzione attraverso il suicidio» spiegò la donna.
Mentre raccontava la sua pena lo sguardo di Morgana si fece nuovamente vacuo e privo di luce generando un ulteriore motivo di afflizione per Andrew.
«Ma ora sono qui, amore mio. Sono vivo. Fuggiamo da tutto questo. Una nave é pronta a salpare per portarci a Edimburgo». Subito la voce di Andrew si fece squillante e piena di speranza per entrambi.
Ma Morgana ebbe un attimo di esitazione: si staccò dal suo amato e tornò sui suoi passi. Andrew la seguì con lo sguardo mentre la vedeva allontanarsi verso una piccola radura. Di colpo ella si fermò e voltandosi verso l'amato gli tese una mano invitandolo a seguirla.
Andrew si fece forza e la raggiunse. Quando furono vicini, Morgana gli mostrò una piccola croce ai piedi di un grande albero. L'uomo non comprese finché non si accorse della medaglietta appesa a un lato di quel piccolo monumento sacro. Si trattava di un regalo fatto a Morgana prima della sua partenza.
«Non posso andarmene prima di averti rivelato una cosa» disse Morgana.
Andrew la fissò basito.
«Qui é sepolto nostro figlio. Ero così felice di sapere che almeno una parte di te sarebbe vissuta per sempre al mio fianco ma sono stata punita per il mio adulterio con un figlio nato morto».
Lo sguardo vacuo di Morgana e le lacrime che improvvisamente presero a rigarle il viso cinereo trafissero il cuore di Andrew che cadde in ginocchio ai piedi della donna affondando la testa nel suo grembo  come a voler cullare e proteggere quella che era stata la dimora e la tomba di quel figlio.
Morgana gli carezzò il capo affettuosamente e lo aiutò a rimettersi in piedi. L'uomo, ancora sconvolto, vacillò un istante.
«Ora andiamo, amore mio. Il nostro tempo qui é finito. Partiamo per una nuova vita affinché ogni minuto insieme non venga più sprecato».
Morgana si raggomitolò fra le sue braccia e Andrew la sollevò da terra facendola volteggiare per aria. Quell'amore perduto era stato ritrovato.

Ciao a tutti. Prima di tutto vorrei chiedervi scusa se ci sono errori grammaticali o refusi anzi vi chiedo di farmeli notare così che possa correggerli quanto prima. Spero che questa breve storia vi sia piaciuta. Sapete, é stata una vera sfida per me ma io adoro mettermi alla prova. Vi ringrazio e spero di ricevere i vostri commenti. Un bacio, Blarney80.

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