Capitolo 12

A cena Ginny non la smetteva di chiedermi come stavo, Harry mi lanciava occhiate strane e Ron non mi degnava di uno sguardo perché era convinto fossi sotto l'effetto di un qualche incantesimo, lanciatomi da Malfoy.
Il resto della tavolata dei Grifondoro invece si divideva tra quelli che mi guardavano con sospetto, quelli che proprio mi ignoravano, quelli che mi osservavano con una sorta di ribrezzo e quelli che sembravano sconvolti.
Per tutta la serata finsi di non notare le attenzioni o disattenzioni dei miei compagni di casa, mentre con uno sforzo enorme non alzavo gli occhi verso la tavolata verde-argento.
Ero ancora arrabbiata con Malfoy, per il suo comportamento freddo e astioso, ma non volevo farlo notare ai miei amici, altrimenti sarebbero iniziate le domande scomode a cui non avrei saputo come rispondere.
Alla fine della cena, mi alzai, per andare alla torre Grifondoro, dove speravo di passare una serata tranquilla con i miei amici. Ronald era l'unico che continuava a tenermi il broncio, mentre Ginny continuava a parlarmi del Quidditch, dei professori e della gita a Hogsmeade che aveva in programma con Harry.
Dopo un paio d'ore trascorse nella sala comune a leggere e a parlottare con Ginny e Harry, decisi che era ora di andare in camera.
Ero stanca morta e non riuscivo a non pensare ogni due minuti a Malfoy, a quello che era successo quel pomeriggio e a come avrei voluto avere di nuovo una giratempo per impedirmi di andarmene in quel modo dalla biblioteca; sarei dovuta rimanere ad interrogarlo su quello che era successo, non fuggire a causa del mio orgoglio ferito.
Era la seconda volta che lo vedevo arrivare in biblioteca con un livido. Cominciavo a dubitare che la scusa del litigio con un suo compagno di casa fosse vera; chiedendomi quale fosse il vero motivo dietro ai suoi lividi. 
Mi rintanai in camera, certa che Lavanda e Calì ci avrebbero impiegato ancora molto prima di venire a prepararsi anche loro per la notte, ma notai quasi subito una lettera appoggiata sul mio cuscino.
Rimasi a lungo a fissarla, sconvolta e con gli occhi sgranati, prima di avvicinarmi e di prenderla tra le mani.
La aprii in fretta, ansiosa di vedere cosa contenesse e ritrovandomi tra le mani una pergamena scritta con una calligrafia che avevo imparato a conoscere dopo aver passato pomeriggi interi a sbirciare sui fogli di Malfoy in biblioteca.

Grager,
questo pomeriggio non ero propriamente in me, mi sono comportato da perfetto maleducato e vorrei chiederti scusa. Se riuscirai a perdonarmi una seconda volta ti aspetto nell'aula di Pozioni dopo le dieci, ho bisogno di parlarti.
Malfoy

Fissai la pergamena con stupore.
Per un minuto buono presi in considerazione l'idea di non andare da lui nell'aula di Pozioni, certa che avrei solo rischiato l'espulsione, poi però cambiai idea; non volevo pensasse che ce l'avessi con lui, inoltre ero curiosa di sentire cosa avesse di così urgente da dirmi.
Posai la pergamena in tasca e decisi di andare nei dormitori maschili a rubare per una notte il mantello dell'invisibilità ad Harry, sperando che non se ne accorgesse.
Quando sentii però la campana di Hogwards scoccare le dieci e mezza mi resi conto che dovevo sbrigarmi o avrei rischiato di non trovarlo ad aspettarmi.


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