Capitolo 11
Non la smettevo di tamburellare le dita sul libro di Erbologia aperto davanti a me.
Ero nervosa e continuavo a ripesare alla sera prima, a quel bacio e a quello che mi aveva detto Harry quella mattina.
L'interrogatorio del mio migliore amico mi aveva stressata e fatto sentire come una bambina di cinque anni che non sapeva badare a se stessa.
Non avevo avuto il coraggio di dirgli che tra me e Malfoy non c'era una semplice amicizia, perché avevo paura che non capisse. Faticavo io stessa a dare un senso a tutto quello che mi stava succedendo, figurarsi lui.
Accavallai le gambe, muovendo il piede destro per il nervoso, mentre afferravo con convinzione il libro di Erbologia e lo avvicinavo al mio viso per poterlo leggere seriamente.
Dovevo smetterla di pensare alla mia vita, dovevo concentrarmi sui compiti, c'era tempo per decidere cosa stava succedendo tra me e Malfoy.
La biblioteca era più silenziosa del solito e io non facevo altro che controllare l'ora, minuto dopo minuto, sperando che Malfoy arrivasse presto.
Mi ero seduta al solito tavolo con ben venti minuti di anticipo, perché non riuscivo proprio a stare in camera mia con le mani in mano, ma non era stata una grandiosa idea.
Per i corridoi vedevo molti volti girarsi a fissarmi e sapevo perfettamente che il motivo era solo uno: la mia presunta relazione con Malfoy.
Sentii dei passi e non potei impedirmi di alzare il volto, incontrando lo sguardo di un ragazzino del secondo anno che, trafelato, si stava dirigendo verso un tavolo dall'altra parte della biblioteca.
Falso allarme, pensai, tornando a fissare le parole scritte sul libro di Erbologia, senza riuscire a capirne davvero il significato.
Nei dieci minuti successivi mi ritrovai ad alzare lo sguardo ogni volta che sentivo qualcuno passare davanti o vicino al tavolo dove ero seduta, sentendomi un'idiota tutte le volte che incontravo sguardi sconosciuti, illudendomi invece di trovare dei familiari occhi grigi.
Quando mi resi conto che era passata da parecchi minuti l'ora del nostro "appuntamento" cominciai a non alzare più lo sguardo e provai seriamente a concentrarmi sui miei compiti, ma ad ogni secondo che passava sentivo il fastidio e la rabbia aumentare.
Mi chiesi, ogni due righe che leggevo del libro, dove fosse finito, se gli fosse successo qualcosa, o se semplicemente se ne fosse dimenticato o avesse deciso di non voler più venire...
Appena sentii la sedia davanti alla mia spostarsi e qualcuno sedercisi sopra alzai lo sguardo, incontrando gli occhi grigi che avevano tormentato la mia mente fino a qualche minuto prima.
Avrei voluto urlargli contro qualcosa, ma, appena mi resi conto del suo aspetto sfinito e del livido che aveva sullo zigomo destro, mi bloccai con la bocca spalancata a fissarlo.
«Malfoy, cosa...?», incominciai a chiedergli, sporgendomi dal mio posto a sedere, nel vano tentativo di avvicinarmi a lui.
«Non è niente, Granger», disse un po' troppo bruscamente, tirando fuori dalla sua borsa il libro di Incantesimi e una pergamena.
Cominciò a svolgere i suoi compiti come se quel livido che albergava sul suo viso e spiccava rispetto alla sua pelle chiara non diventasse ogni minuto sempre più violaceo, mentre io non riuscivo a dire niente, sconvolta dal suo comportamento e dal suo tono freddo e distante.
«Malfoy...», riuscii a sussurrare, allungando una mano e provando a stringere la sua, che ritrasse all'istante.
I suoi occhi non mi erano mai sembrati così furiosi e schifati.
Mi fece male vederlo in quel modo e non riuscii a rimanere un minuto di più.
In due minuti avevo raccolto i miei libri e me ne stavo andando dalla Biblioteca, senza salutarlo, anche se continuavo a sperare che lui si alzasse e mi seguisse per spiegarmi tutto quello che era successo.
Ma lui non lo fece.
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