Capitolo 1.
Quando andai verso gli infermieri dell'ambulanza uno di loro mi disse: "Mi dispiace ma lei non può salire se non è un suo parente."
"Cosa? Io devo salire. L'ho trovato io!"rispondo urlando.
"Dobbiamo andare."chiude la porta e vanno via lasciandomi lì e obbligandomi ad andare con Madison per colpa del buio che si faceva sempre più fitto e straziante.
Salimmo su un taxi e quando arrivammo in ospedale scesi di fretta lasciando dei soldi a casaccio.
"Vorrei sapere dove si trova ehm...caspita non so il nome"dissi vergognandomi.
"È un uomo che è arrivato qui da poco in stato di coma credo."dissi velocemente.
"Al momento non è possibile entrare, ma può aspettare in sala d'attesa."
"Quale stanza è?"chiese Madison.
"Stanza 219"rispose con calma.
"Grazie, arrivederci."rispose Madison, mentre io ero già pronta ad aspettare l'ascensore.
"Calmati un attimo, è in coma, sta bene in un certo senso."disse la ragazza al mio fianco.
"Ma dove la trovi tutta questa naturalezza e tranquillità?"dissi alzando la voce.
"Ripeto, stai calma. Stiamo salendo, stiamo arrivando, inoltre non possiamo nemmeno entrare a vederlo e magari quando si sveglierà non si ricorderà più neanche di noi."
Non le rispondo semplicemente perché non voglio litigare proprio adesso.
Siamo qui seduti, ma niente.
Nessuna notizia o segnale di vita.
Sento uno strano presentimento, sento che non ce la farà.
Cosa può averlo portato a così tanto?
Deve pur avere un motivo valido, non credo sia pazzo.
E poi quella lettera, quella caspita di lettera.
Cosa contiene?
La curiosità mi fa male.
Solo quando mi ricordo che ho tenuto io la lettera, inizio a cercarla, fortunatamente l'ho nascosta sotto la maglietta.
Vorrei leggerla ma so che è sbagliato ed inopportuno.
Il tempo scorre impertinente e la pioggia si fa sentire.
"Cazzo ci faccio a restare qua?"chiese Madison secca, interrompendo i miei pensieri tortuosi.
"Stiamo aspettando notizie di un uomo che sino a poco fa si trovava in fin di vita."risposi con fermezza.
"Oh sì, un uomo che ripeto: non conosciamo e che non si ricorderà di noi da sveglio probabilmente."rispose con tono di disprezzo.
"Okay, allora vai, vattene pure, ma io resto qui ad aspettare, non sai proprio che cosa significa trovarsi in una situazione del genere, non sai proprio niente. Un giorno te ne pentirai e sarà la cosa più difficile da dimenticare, da superare.
Ma dato che non sai nulla di me e di lui, vai. Resta ignara di tutto e non tornare se proprio non ti importa di niente."risposi di getto.
"Me ne vado, sono stufa, odio queste situazioni e odio gli spazi chiusi come questo, odio la gente che soffre e che sostiene di sapere tutto con filosofia."
Fu inutile fingere di non sentirmi offesa, perché in realtà mi aveva offesa il suo atteggiamento ed il suo modo di fregarsene di una cosa così importante.
Cercai di mettermi la testa apposto per escogitare un piano in modo di riuscire ad entrare dentro alla stanza.
Pov's Madison
La notte scese fredda e silenziosa, si poteva udire solo il suono della pioggia che rimbomba nella testa già colma di pensieri.
"Eii ma che fai?!!" urlo improvvisamente, lasciando i miei pensieri occupati in altre faccende.
Un Audi ben tenuta, sfrecciava veloce sull'asfalto rotto e bagnato sporcandomi interamente come una pozzanghera. Da essa scese un ragazzo moro dagli occhi verdi, dalla corporatura ben scolpita nei punti giusti, di carnagione scura, pieno di tatuaggi che avevano svariati significati che ricordavano momenti memori ed importanti della sua vita che ancora doveva scorrere, se Dio voleva così fosse.
Quei capelli che erano di un colore marrone comune, ma che apparteneva a lui, che sapevano di originale.
Gli occhi di un verde/celeste, che sembravano riflettere lo specchio della sua anima.
Uno sguardo molto confuso ed allo stesso tempo penetrante.
L'altezza planetaria e i lineamenti di un ragazzo del sud America.
"Scusa non volevo, non ti avevo vista."disse lui con tono di dispiacere.
"Beh potevi almeno fare più attenzione!"risposi secca, cercando di pulire il vestito con velocità, pur di evitare che magari la pronipote mi si buttasse addosso.
"Mi sono già scusato, se vuoi posso darti un passaggio sino a casa mia e lì ti cambi con magari vestiti miei."propose leccandosi le labbra.
"Stai sognando troppo, perché io non salgo nelle macchine degli sconosciuti."
Nota autrici.
Eccoci al primo capitolo dove pian piano si inizieranno a capire più cose, speriamo la lettura sia stata di vostro gradimento...
Vorremmo magari sapere quali sono i vostri primi pensieri sulle protagoniste e in quali vi siete identificate.
Un bacio, le due vostre scrittrici Sere e Nada.💞
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