Chapter 3

< Possibile mai che non ti svegli neanche con le granate?> mi lamentai sbuffando e rigirandomi nelle coperte decidendomi ad ignorare la fonte di disturbo che non tardò a insistere

< Vedrò di fare in modo che tu non esca più la sera se ogni santa volta devi fare così Richard Lloyd> 

Lo stimolo, ammetto dolorosamente fu estremamente efficace e balzai con velocità disumana fuori dalle agognate e amate coperte cosa che fece scappare una risata a mia madre 

Non aggiunsi niente, non mi andava di litigare con i miei genitori di prima mattina così mi limitai ad ignorarla dirigendomi diligentemente e leggermente in coma in bagno. Mi guardai allo specchio rischiando un infarto. Ero a dir poco devastato. I capelli neri sparati ovunque accompagnavano uno sguardo da drogato e una pelle pericolosamente cerea.

"Forse darsi alla pazza gioia ogni notte iniziava a mostrare i primi effetti negativi"

Pensai sbadigliando e tirandomi uno schizzo di acqua ghiacciata in piena faccia che mi riportò alla realtà. Erano le 7 e mezza e alle 8 e 20 sarebbero cominciate le lezioni e dovevo perlomeno assumere un aspetto decente per non far credere alle persone che "The Walking Dead" non era solo una leggenda scatenando il panico a scuola. Dopo una sessione infinita di phono ( che felice novità) riuscì a uscire correndo dal mio appartamento raggiungendo il parcheggio del condominio e balzando sul mio scooter con velocità disumana. Girai la chiave e il mezzo si mise in moto mentre col telecomando facevo aprire il cancello per poi sfrecciare fuori fregandomene bellamente di semafori, cartelli e regole varie pensando solo ad arrivare in orario a scuola,sarei stato disposto anche ad arrivarci con una gamba in meno, pur di non farmi di nuovo rimproverare dal professor Swein. Dopo un Odissea a dir poco infinita riuscì ad entrare nel giardino della scuola appena in tempo, vidi la familiare massa di studenti che si riversavano all'interno della scuola in maniera, scomposta e informe, cosa che mi convinse a stare fuori ad aspettare che la massa si sfoltisse

Nina

Avere dei "problemi" a volte poteva risultare vantaggioso. I professori erano molto più gentili e spesso facevano finta di non vedere quando arrivavo in ritardo. Rimasi qualche secondo a contemplare il soffitto per poi decidere, come sempre di chiamare mia madre per darmi una mano ad alzarmi. Mi diressi arrancando in bagno dove provai a darmi una sistemata senza successo e a mettermi un filo di trucco. Era terribile non poter vivere come una normale ragazza. A me erano vietate un sacco di cose:ridere, avere un ragazzo, delle amiche, condurre una vita normale! E tutto causato dallo stesso problema. Sospirai, oramai abituata a tutto questo sedendomi nella mia "tortura a due ruote" facendomi spingere da mia madre fin nella sua macchina adatta al trasporto di persone "come me" aspettando un vecchio amico della mamma, Bill, un semplice uomo sulla quarantina d'anni di un biondo tendente al castano, un paio di gentili occhi verdi e una corporatura nella media rispetto a quelli della sua età. Mi accolse subito con un sorriso

< Tutto bene Nina?> era incredibile come con lui riuscissi a non vergognarmi di com'ero, riusciva quasi a farmi accettare la condizione in cui ero.

Sorrisi ritrovando improvvisamente l'allegria

< Sono solo un po nervosa per il compito di Fisica, nulla di  che> anche se avevo studiato tantissimo, il pensiero di affrontare tutti i principi della termodinamica mi metteva tremendamente a disagio

< Andrà tutto bene, vedi di fidarti di me. Sei una grande Nina!>

Annuì decisa e poi Bill salutò anche mia madre per poi farmi entrare nella macchina.

< Andiamo?> chiese mia madre con un velo di preoccupazione che non riuscì a comprendere

< Andiamo> risposi col tono più rassicurante che la mia mente riusciva d elaborare;

eppure, qualcosa mi diceva che quella mattinata sarebbe stata a dir poco orrenda...

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