Capitolo 4 - Gentilezza
Akira rientrò a casa e come al solito portò lo zaino in camera dopo aver salutato la madre, per poi pranzare. Invece di uscire, però, andò in camera e si mise le cuffie, facendo partire la musica. Si tolse poi le scarpe e si buttò sul letto, guardando il soffitto e cantando le parole della canzone che stava sentendo. Era impaziente, e allo stesso tempo odiava quello che avrebbe dovuto fare.
"Stai lavorando, e in questo lavoro a volte c'è bisogno di mentire..." si ricordò mentalmente. Qualche minuto più tardi, sua madre lo chiamò dalla sala. Lui infilò le scarpe e si rimise bene la felpa a giacchetto, andando poi in sala.
<<Cosa c'è?>> chiese.
<<C'è un tuo amico...>> rispose la donna, mentre Ren entrava nell'appartamento guardandosi intorno. Akira si coprì con una mano la faccia per soffocare le risate nel vedere il moro. Indossava un paio di jeans, una camicia e un maglione smanicato. Ren lo guardò interrogativo, non capendo. Akira allora scosse la testa e disse al moro di seguirlo. I due andarono nella camera di Akira e si sedettero a due sedie della scrivania.
<<Mi vuoi spiegare cosa c'è che ti fa ridere tanto?>> chiese allora Ren.
<<Nulla a parte il tuo abbigliamento ridicolo. Non vedi come sto vestito io?>> rispose Akira, facendo vedere che indossava un paio di jeans, una maglietta e una felpa.
<<Ma è la prima volta che vado a casa di qualcuno che è ricco!>>
<<Il tuo abbigliamento rimane comunque ridicolo. Pensavo che saresti venuto vestito nei modi più improbabili, e poi mi ti ritrovo davanti vestito nell'unico modo che non avevo previsto.>>
<<Non c'è comunque da ridere. Ora iniziamo a fare questi cavolo di compiti, prima che mi passi la voglia.>> concluse il moro, prendendo un quaderno da una borsa che aveva portato e mettendolo sulla scrivania. Intanto, Akira si alzò e aprì un cassetto, estraendone una matita e un quaderno che mise sulla scrivania. Prese poi il libro in inglese che dovevano tradurre e lo mise tra lui e Ren, iniziando a scrivere la traduzione sul suo quaderno. Ren rimase invece bloccato e rilesse più volte la stessa frase, per poi iniziare a scrivere anche lui sul suo quaderno. Akira alzò un attimo gli occhi e lo sguardo gli cadde sul quaderno di Ren. Ridacchiò piano, poi scosse la testa e tornò alla sua traduzione. I due continuarono a tradurre il libro fino alle cinque, quando la madre di Akira entrò nella stanza con un vassoio con due tazze di tè e qualche pasticcino. La donna posò tutto sulla scrivania, chiedendo come stesse andando la traduzione.
<<Bene direi, almeno per me...>> rispose Akira.
<<Bene.>> rispose anche Ren, prima che la donna uscisse dalla camera sorridendo.
<<Bene, eh? Da quanto ho visto prima stava andando di schifo.>>
<<Ma stai zitto!>> ribatté il moro, riprendendo a scrivere. Dopo poco vide il quaderno sfilatogli da davanti e quando guardò Akira vide che stava segnando con una penna rossa alcune parti della traduzione. Quando ebbe finito, Akira gli restituì il quaderno e Ren sbuffò:
<<Non sei il mio professore.>>
<<Pazienza, mi farò una ragione del fatto di non poterti mettere 3.>>
<<Grazie...>> bofonchiò poi il moro, tentando di non farsi sentire.
<<Di niente.>> rispose Akira.
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