Capitolo 35 - ...la tempesta
Ren stava correndo lungo uno dei corridoi dell'ospedale, con l'acqua che scrosciava forte e incessante all'esterno, lampi che illuminavano il cielo a giorno e tuoni che facevano tremare le finestre della struttura. I corridoi dell'ospedale erano praticamente vuoti, infatti il moro lungo il suo tragitto trovò solo un paio di infermiere e nulla più. Arrivato a destinazione, vide la madre di Akira che, seduta su una sedia, si teneva la testa tra le mani e tamburellava incessantemente con un piede a terra, mentre infermieri e dottori entravano ed uscivano con una frequenza assurda dalla sala rianimazione lì davanti. A quella vista, la preoccupazione e il nervosismo di Ren aumentarono ancora, portandolo quasi sull'orlo del collasso. Il ragazzo iniziò a camminare avanti e indietro davanti a quella stanza, tenendo lo sguardo sul pavimento dalle mattonelle bianche e tutte uguali mentre pregava il cielo che tutto andasse bene, e sussurrando parole di conforto a sé stesso. In quel momento il mondo per lui si riduceva a quella stanza e la parte di corridoio subito davanti, nient'altro contava: le parole di chi cercava di rassicurarlo non arrivavano alle sue orecchie, come il rumore del flebile pianto della madre di Akira, lo scroscio sempre più forte della pioggia e il forti tuoni che avrebbero fatto tremare chiunque dalla paura. Dopo cinque lunghe ore di attesa, uscì un dottore che si avvicinò alla madre di Akira, seguito da altri due dottori. Ren si avvicinò quel tanto che gli bastava per leggere il loro labiale, leggendovi ciò che era successo.
<<Abbiamo provato ma... senza risultati. Ci dispiace.>>
Solo allora il suono tornò a fare parte del mondo per il moro, i cui timpani vennero investiti letteralmente dal pianto della donna, dallo scroscio della pioggia, e dall'assordante rumore di un fulmine che si schiantava in terra. Sul punto di piangere, il ragazzo corse velocemente fuori dall'ospedale, correndo sotto la pioggia che inzuppò all'istante i suoi vestiti. Corse senza sosta finché le gambe lo sostennero, poi cadde in terra sull'argine di un fiume prossimo ad esondare. Il fango lo sporcò dalla testa ai piedi, ma lui rimase in ginocchio con il volto rivolto verso il suolo, urlando e piangendo le proprie lacrime fino all'ultima. Ren si alzò solo quando l'acqua del fiume gli aveva quasi coperto le ginocchia, e risalì l'argine con non poche difficoltà, scivolando spesso e poi rialzandosi riprendendo la sua risalita. Una volta arrivato alla strada, si avviò verso casa guidato dalle proprie gambe che lo condussero per una strada tale che il ragazzo rientrò a casa dopo le dieci di sera, e trovò i propri genitori sulla porta ad aspettarlo. Sua madre gli corse immediatamente incontro, mentre il padre andava a prendere un asciugamano.
<<Oh mio dio Ren, dove sei stato?!>> chiese preoccupata la donna, ottenendo in risposta solo un flebile "in giro". Dopo una lunga pausa durante la quale Ren si asciugò sporcando del tutto l'asciugamano, i due genitori si allontanarono consigliando al moro di farsi una doccia. Il ragazzo ovviamente si diresse subito al bagno, rimanendo sotto al getto d'acqua del diffusore molto a lungo, ripensando inconsciamente a tutto il tempo passato con Akira, che sarebbe andato perso come cenere al vento. Tutto tempo che avrebbe avuto il valore di tempo sprecato da quel momento in poi.
<<Tempo per accumulare felicità da mutare in disperazione...>> sussurrò tristemente e con voce spezzata Ren, prima di chiudere l'acqua della doccia e asciugarsi. Salì poi in camera, e si gettò sul letto senza nemmeno provare ad addormentarsi, aspettando semplicemente l'alba del giorno seguente.
Le campane della chiesa suonarono tristemente per l'ultima volta mentre la bara veniva portata dentro al carro funebre passando davanti a Ren che ormai aveva un'espressione sul viso totalmente indecifrabile. Accanto al moro erano i genitori di Akira, vestiti a lutto e con il capo chino come tutti. In effetti, gli unici tre volti che seguirono il tragitto della bara furono quelli di Ren, Yui e Shiori che furono anche gli unici tre a seguire il carro funebre a piedi fino al cimitero dove arrivarono appena in tempo per vedere la bara chiudersi sul volto inespressivo e pallido di Akira. Durante i discorsi in onore del defunto, Ren si astenne. Yui e Shiori erano preoccupati dal suo silenzio almeno quanto i suoi genitori. Il moro non aveva proferito parola da quando Akira era morto, se non rispondendo a monosillabi alle domande che gli venivano poste. Alla fine del funerale, come Yui e Shiori si aspettavano, Ren se ne andò a passo lento e in silenzio come era arrivato, con la brezza leggera che passava per quel momento. In quel momento, si sentì la sua voce che recitava le parole di una lettera lasciatagli da Akira.
<<Ren... mi hai chiesto "perché dovevi essere tu?". Beh, non sono bravo a dare risposte a domande del genere ma ti avevo promesso una risposta diversa dal solito. La mia risposta è una: non importa cosa ti piace o meno, a volte semplicemente si impazzisce e si fa di tutto per avere qualcosa che ti completa, qualcosa che aggiunga quel frammento mancante alla tua vita che già consideravi completa. Forse, io sono quel frammento, forse no. In ogni caso, se non ci sarò più quando leggerai questa lettera, sappi che i frammenti che completano una vita possono essere molti. Per questo io ti chiedo una cosa sola: se non ci sarò più, dimenticami e trova qualcuno di migliore di me, in modo da essere felice.>>
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