Capitolo 24 - Chiamate a vuoto
Akira mandò via la ragazza e si girò, iniziando ad incamminarsi verso l'uscita del parco. Camminando, vide qualcosa che brillava. Lo prese e guardandolo notò che era un braccialetto, per di più uguale a quello che aveva regalato a Ren, ma aveva il gancetto rotto.
"Non credo sia suo ma meglio prenderlo, non si sa mai." pensò, mettendosi il bracciale in tasca ed avviandosi verso casa. Quando rientrò, andò in camera e si tolse le scarpe buttandosi sul letto e prendendo il telefono dalla tasca. Sullo schermo era la notifica di una chiamata persa... da Ren. Lo richiamò e il telefono squillò a lungo, ma nessuno rispose e partì la segreteria telefonica.
"Sarà occupato... o forse ha dimenticato il telefono a casa ed è uscito. Non sarebbe la prima volta." pensò allora, posando il telefono sul comodino e prendendo il computer portatile, che accese per poi giocarci. Però era distratto e aveva la mente altrove: certo, non era raro che Ren uscisse e dimenticasse il telefono a casa, però Akira in quel momento sentiva, come un presentimento, che qualcosa non andava. Prese nuovamente il telefono e chiamò un'altra volta Ren. Di nuovo, non ebbe risposta e partì la segreteria telefonica. Scosse la testa, dicendosi che non serviva che si preoccupasse e che tutto andava bene, anche se non ci credeva.
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Ren era sul suo letto con le ginocchia strette al petto e la fronte poggiata su di esse. Aveva smesso di piangere, ma i singhiozzi lo scuotevano ancora e ogni tanto qualche lacrima solitaria solcava le sue gote. Sentì il suo telefono squillare più volte, ma rimase fermo a guardarlo con gli occhi arrossati dal pianto e la vista ancora appannata. Non voleva sentire nessuno, men che mai Akira. Appena rientrato in camera sua dopo essere tornato dal parco aveva ribaltato e gettato a terra molte cose, in uno scatto d'ira, per poi buttarsi sul letto nella posizione in cui ancora era. Quando aveva visto Akira che baciava quella ragazza, il mondo gli era crollato addosso: semplicemente non aveva voluto crederci e aveva tentato di convincersi che fosse un sogno, ma poi istintivamente si era rigirato ed aveva iniziato a correre con le lacrime agli occhi. E ora era lì, a guardare il telefono che squillava con il nome di Akira sullo schermo e senza alcuna intenzione di rispondere.
<<Che vada all'inferno. Lui e quella schifosa ragazza.>> sussurrò con un groppo alla gola che sembrava non volergli far pronunciare quelle parole. A sera inoltrata, la madre lo chiamò per la cena, ma lui rispose che non aveva fame. Ed effettivamente, era vero: non aveva per niente appetito, si sentiva lo stomaco chiuso e non voleva nemmeno farsi vedere in quelle condizioni. Alla fine, si addormentò raggomitolato sul letto mentre l'ennesima chiamata di Akira faceva squillare il telefono a vuoto.
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