CAPITOLO 18: Fake news
Non era stato facile, ma dopo vari tentativi Jhonny aveva accettato Niall, apparentemente dato che ogni tanto faceva ancora dei dispetti. Il cantante era concentrato sullo spartito che quel giorno teneva tra le mani da non accorgersi che il suo telefono suonava insistentemente.
Lasciò tutto e corse a prenderlo pensando fosse Emma, ma quando notò una marea di notifiche di whatapps sorrise perché solo i ragazzi avrebbero potuto farlo e solo per infastidirlo.
Si armò di buon coraggio e aprì la chat, scorrendo oltre centodieci messaggi e solo quando raggiunse gli ultimi il respirò si smorzò e quella calma apparente l'asciò il posto all'ansia.
"Non è possibile" pensò tra sé, poteva anche nasconderlo ma era ben chiaro del perchè i suoi amici lo stavano tartassando.
"Non iniziare a schizzare" gli ricordò la sua parte razionale, ma lui era già partito con lo show "adesso che faccio" carico di ansia e crollo psicologico.
"Non ti sembra un po' troppo" rispose il se interiore, ma il suo io era fin troppo consapevole di come lui reagisse.
"E adesso che faccio? Sono rovinato?" domandò in preda all'agitazione e, come volevasi dimostrare era bastato mezzo secondo per scatenare Niall mi faccio prendere dall'ansia Horan.
Era così preso dal suo nervosismo da non accorgersi che i ragazzi avevano scritto ancora e che il telefono non smetteva di suonare.
«Ragazzi calmi... non ci sono novità, sto ancora cercando di conquistarla» affermò, ma sapeva benissimo essere una bugia.
«Tu sei Niall Horan, non capisco come una donna possa resisterti» rispose subito Louis e a quelle parole il moro scoppiò a ridere, forse aveva bisogno di loro più di quanto avesse immaginato.
«Ancora con questa scommessa?» chiese Liam che, già allora era stato reticente e che non era d'accordo a quella scelta.
Sapevano tutti quanto Niall si affezionasse alle persone, quanto si distaccasse da quello che descrivevano i giornali era... l'unico che non prendeva nulla alla leggera, men che mai i sentimenti, ovviamente non che gli altri non lo facessero. I suoi amici però erano più propensi a scherzarci su, magari a lasciarsi scappare qualcosa, invece l'irlandese aveva da sempre diviso le due parti, quella privata e quella professionale, facendo in modo che l'una non entrasse in collisione con l'altra.
«Tranquillo Liam...», ma quelle parole risultarono una bugia ancora più grande, tanto che l'amico rispose con dei puntini di sospensione. Lo conosceva fin troppo bene per credergli.
Alla fine la conversazione si protrasse ancora per dei minuti, Niall fu costretto ad ammettere che si erano visti ma che ci stava lavorando, che era davvero bellissima ma sempre lontana alla sua portata.
Erano frasi di circostanze, non disse loro che le cose erano cambiate che, di quella scommessa c'era rimasto ben poco. Stava mentendo loro, per la prima volta dopo anni non era sincero, ma stavolta voleva che quello che ci fosse tra lui ed Emma rimanesse una cosa solo loro, almeno per il momento.
Si buttò sul divano e con mani frenetici raggiunse i capelli che scompigliò nervosamente, avrebbe voluto dire loro tutto, ma con senno di poi si ricredette, non lo avrebbero lasciato in pace e questo era un dato di fatto. Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, almeno era quella l'intenzione.
Stava quasi per prendere sonno quando nella sua mente comparve uno spartito e delle note iniziarono a formarsi. Si alzò di scatto, si catapultò – letteralmente- in sala studio e iniziò a scrivere la base per le sue parole che, forse anche quella stavano arrivando.
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Emma era appena uscita di casa con le braccia piene di buste, carpette e la sua immancabile borsa da cucito quando il telefono prese a squillare.
«Non anche questo» farfugliò innervosita, ma non poteva di certo rispondere, almeno fino a quando non mise tutto in macchina e, quando lo fece non ci fu più nessuna suoneria insistente.
«Ma oggi volete tutti farmi venire l'ulcera?» domandò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi apprestandosi a prendere quell'oggetto infernale.
Non si era alzata con il piede giusto, così diceva sua nonna quando la sentiva borbottare o le vedeva quello sguardo da "uccido tutti e meglio che mi state lontani"; ma la verità e che Emma era da giorni che non riusciva a chiudere un occhio. Le sue giornate si erano trascinate più a lungo di quanto avesse immaginato, si divideva tra la preparazione dell'abito di Nina, la proposta di Agatha e quella latente di Luke.
Era impossibile stare dietro a tutto e, quelle occhiaia che lei ricopriva con un'abbondante fondo tinta non erano dipese dalle ore piccole passate a guardare le sue serie tv preferito o a leggere, ma alla sua mole di lavoro.
Aprì la borsetta, prese il telefono e quando notò che le chiamate perse erano delle sue amiche strabuzzò gli occhi e pensò che era davvero importante e così le richiamò.
«Ma dove ti eri cacciata?» domandò con molto tatto Shay, mentre le altre due non poterono non ridere.
Era sempre così aggraziata!
«Scusami se anch'io ho una vita» ribadì infastidita lei, mentre si metteva al volante allacciandosi la cintura e facendo attenzione ad uscire dal parcheggio.
Non era solita rispondere male, ma in quel periodo aveva mille cose per la testa e Shay di certo non la aiutava.
«Lungi da me dire il contrario, ma... tra un po' andavo nella puntata di Chi l'ha visto per cercarti»
«Esagerata» esclamò Rose che, cercava di mitigare l'atmosfera tra le sue che sembrava intensificarsi secondo dopo secondo.
«Ritornando a noi... Potresti gentilmente dirmi dove è finita la mia amica Emma e riportarmela indietro?»
Lei sbuffò sonoramente e nell'istante in cui le tre stavano per parlare il clacson di Emma suonò rumorosamente e tutto il resto passò in secondo piano.
La mora iniziò una sfilza di insulti in italiano perché pur se faceva freddo si ritrovava con il finestrino aperto e... Beh, era meglio parlare una lingua che non tutti capivano.
«Evitiamo che Emma finisca schiacciata sotto qualche macchina e quindi comunico a tutti che stasera, e senza nessuna obiezione, ci vediamo tutte al bar di fronte il tribunale. Sì, lo so cosa starete dicendo, ma lo facciamo sempre lì ecc... Ma oggi va così» affermò frettolosamente mentre le altre due alzavano gli occhi al cielo e la detestavano ma con affetto.
«Senza inganni e senza maschere ecco a voi Shay clima mite Singh» burlando dell'amica replicò Emma, quel giorno aveva qualcosa di diverso, stessa cosa che fu notata persino da Rose. «Adesso scappo che devo rientrare in classe, a stasera» e chiuse la chiamata senza aspettare risposta e, quando rimasero le due la discussione si prolungò un po', ma quando il capo della mora, un certo avvocato rompipalle, la chiamò dovette abbandonare anche lei, ovviamente senza prima concludere nel modo più gentile possibile.
«E la prossima volta Emma sono infastidita Williams cerchiamo di mangiare meno pane e sarcasmo e più caffè e latte».
La stilista stava ancora ridendo per quell'affermazione e, continuava a chiedersi come facesse a sopportarla, ma poi si ricordò di tutte le volte che l'aveva difesa e al primo giorno delle superiori quando un gruppo di ragazzi la prendevano in giro e Shay aveva marciato verso di loro dicendo che con il suo pugno avrebbero smesso di ridere. Era stata una scena esemplare perché quei ragazzini non le cedettero e quando fecero per avvicinarsi lei mise il leader del gruppo KO con la sua mossa di karate e gli altri arretrarono.
"Siamo diventati sentimentali!" affermò la sua parte romantica, ma quella razionale la corresse.
"Siamo in vena di ricordare dei vecchi momenti e pensare a quanto Shay era cazzuta e a quanto tu non lo saresti mai" obiettò, ma Emma non lo sentì perché ognuno aveva il proprio carattere e lei... era così, dura all'esterno ma con un cuore soffice.
"Sì, magari ora ci mettiamo anche a fare paragoni di cucina" ribeccò, ma d'un tratto la giovane tornò tra sé e in un baleno scaricò la macchina e aprì il negozio.
Quel mattino Emma era stato fin troppo concentrata sui suoi progetti così, quando arrivò Agatha fu più che soddisfatta di farle vedere i suoi progressi.
«Emma... sono spettacolari» affermò con la bocca spalancata e gli occhi lucidi, proprio come quelli della nonna quando la vide cucire il suo primo vestitino per le bambole.
«Faremo grandi cose» annunciò e subito si protese ad abbracciarla, lasciando che quel momento riscaldasse i loro cuori.
C'era tanto da fare, dovevano creare un progetto, farlo vedere a un'ingegnere, pensare a come arredarlo ed era per questo che quel pomeriggio la boutique rimase chiusa.
Le ore passavano e loro aveva ingurgitato litri di caffè, pasticcini a quantità e nemmeno una pausa relax, così a fine giornata si ritrovarono con le mani nei capelli e la loro testa in fumo.
«Fermiamoci perché... non sto capendo più niente e mi sembra di poter fluttuare» disse Agatha mentre la stilista aveva già preso i documenti e li stava assemblando per rimetterli in ordine.
«Siamo riuscite davvero a fare grandi progressi, forse non ci metteremo molto ad aprire quest'ala» con sguardo sognante ammise, ma sapeva bene quanto in realtà i lavoro di costruzione richiedevano tempo.
L'anziana non proferì parola perché leggendo nel suo viso capì quando Emma avesse bisogno di quel lato positivo, di vedere che anche le piccole cose potevano accadere e che stava a loro nel renderle vere e proprie opere d'arte.
Mise tutto in macchina e dopo aver dato un'ultima occhiata all'insegna della boutique montò in macchina in direzione del bar perché... non avrebbe avuto tempo di cambiarsi dato che si era fermata a lavoro più del previsto.
"Non sarebbe importato a nessuno" rifletté tra sé, ma quell'affermazione era poco veritiera e sincera.
"Come se non la conoscessi Shay sono sempre perfetta Singh" la stuzzicò il suo io, ma Emma s'intimò di non farsi mettere ansia.
Dopotutto non era di certo questo l'argomento che si sarebbe trattato, ma tutte le cure e attenzioni sarebbero passati in un nano secondo a un certo irlandese.
Era quello che Emma temeva e di cui avere paura.
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In quei giorni Emma e Niall erano in giro per comprare i regali di Natale, il tempo era passato così velocemente che era già arrivato Dicembre chiamando con sé anche l'arrivo del Natale. Tutto era perfettamente addobbato, Londra si trasformava nella perfetta città di Natale.
La grande "metropoli" si riempieva di lucine bianche che circondano ogni angolo di via, le abitazioni avevano ghirlande decorate appese davanti alle porte, e alberi di Natale che si intravedono dalle finestre. Gli alberghi del centro facevano a gara per avere l'albero di Natale più bello, e le vetrine dei grandi magazzini sembrano set teatrali. Insomma, a Londra era Natale ovunque, per strada, nelle case, lungo il fiume e nei negozi.
Ci avevano pensato a lungo e alla fine avevano trovato il regalo perfetto per l'altro, anche se avevano dovuto aspettare un bel po' prima che potessero stringerlo tra le mani.
La prima a incamminarsi tra quelle strade ormai a lei familiare fu Emma che, senza avvisare si presentò a casa di Niall con una grande busta natalizia tra le mani.
«Emma!» esclamò lui sorpreso, passandosi una mano tra i capelli e continuando a guardarla con sguardo sorpreso.
Non era così strano che lei facesse le sue apparizioni in casa, eppure lui ne rimaneva sempre sorpreso, forse perché con sé portava tanta di quella allegria che per Niall era tutto nuovo.
«Sì, certo e chi se no?» domandò lei alzando gli occhi e sogghignando, mentre senza aspettare l'invito si tolse giubbotto, cappello e guanti e si avviò verso il soggiorno.
L'irlandese le camminava dietro come un autonomo e, solo quando la sua mente lo costrinse a riprendersi si comportò come un padrone di casa.
«Ora che hai adempiuto ai tuoi doveri... che ne dici di aprire il regalo?» annunciò lei non stando più nella pelle perché... era già pronta a immortalare la sua espressione.
Né era più che sicura, sarebbe schiattato e lei doveva riprenderlo.
Niall la guardò con attenzione provando a capire, ma era difficile quando non hai nessun indizio da cui iniziare e sorrise nel vedere quell'espressione dolce sul suo viso e quelle fossette spuntare a ogni suo sorriso.
Si perse nei meandri della sua mente mentre non faceva altro che osservarla, ma dovette scostare gli occhi dal suo viso e con lentezza aprì il suo regalo.
Emma era sul punto di saltargli alla gola perché quell'agonia era durata fin troppo, ma quando lui tolse il primo involucro notando quanto fosse concentrato si alzò.
"Te l'ho detto che lo farai fuori, vero?" affermò il suo io ridendo a crepapelle, mentre Emma la spalleggiava tanto da aver preso il telefono e un secondo dopo acceso la telecamera.
"Sei perfida!"
"No, voglio solo ricordarlo" si ritrovò a dire.
"Sì, per poi ricattarlo e..."
I suoi pensieri vennero interrotti quando un Niall dapprima sorridente e felice divenne bianco come un lenzuolo. I suoi gesti rimasero immutabili, non si notò neanche lo sbattere delle palpebre e quello mise in agitazione Emma che, al contrario del cantante che la prima volta l'aveva baciata, lei prese a schiaffeggiarlo.
Niall si girò verso di lei e corrugando le sopracciglia chiese una spiegazione che non tardò ad arrivare.
«Eri caduto in uno stato di shock e tu una volta mi hai detto che devi fare qualcosa di folle per...»
«E' l'unica cosa che ti è venuta in mente è stata quella di prendermi a schiaffi?» chiese massaggiandosi la guancia che aveva iniziato ad avere un colorito rosso.
«Come la fai lunga» sogghignò lei, ma sapeva che non avrebbe dovuto perché Niall prese a farle il solletico e solo quando si arrese i due ritornarono al loro ultimo momento, o meglio era quello che dovevano.
Si ritrovarono stesi sul divano con il braccio di Emma sulla spalla del cantante e la mano di lui che sfiorava la sua guancia, cioè... non era previsto, ma nessuno dei due potè impedirlo.
Si guardarono negli occhi e lasciandosi trasportare dall'attimo la mora appoggiò le labbra sulle sue e lasciò al moro l'ingresso per la sua bocca dischiudendola appena.
«Forse... dovremmo...» farfugliò lei cercando di non far trasparire i propri gemiti, ma era difficile quando il corpo di Niall schiacciava il proprio e la sfiorava come se fosse la cosa più preziosa al mondo.
«Emma... è stato...»
«Bellissimo» lo interruppe lei, sistemandosi i vestiti e portando indietro i capelli mentre lui si era seduto in modo decisamente più composto.
«Io stavo parlando del regalo» obiettò lui con gli occhi vitrei cercando la sfumatura nei suoi occhi verdi che, sapeva come illuminare e lei si copri viso con le mani.
«Ma anche quello è stato bellissimo» aggiunse poi, scostando le sue mani e portandoli sulle gambe per poi incorniciava il suo viso con le proprie mani.
Rimasero a coccolarsi un po', ma seppure avevano tantissima voglia di andare al livello successivo entrambi rimasero comodamente seduto sul divano a baciarsi, mentre lui non smetteva di parlare del film "alla ricerca di Nemo".
Beh, Emma aveva avuto la brillante idea di andare alla ricerca della prima versione del film, l'originale con scene inedite, i retroscena, i backstage e avergliela regalata.
Eppure, nonostante si conoscessero da così poco erano sulla stessa lunghezza d'onda perché seppure rammaricato Niall le promise che il suo regalo era in volo.
L'irlandese non si era discostato molto dal pensiero della ragazza e,a sua volta le aveva fatto un regalo per quale lei avrebbe urlato e...
"Magari anche saltato addosso" aggiunse il suo io malizioso, ma Niall fece finta di nulla, anche se quell'idea non parve infastidirlo.
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La boutique era strapiena, quel giorno Emma e Agatha avevano lavorato senza sosta, era sempre così quando si avvicinava il Natale, ma la stilista lo risentiva di più, forse anche a causa delle miriade di cose fatte quella settimana.
«Vai a casa, stasera chiuderò io, tu hai bisogno di riposarti» le disse la donna, ma non era così facile convincerla, ma quando ricevette un'occhiataccia salutò la proprietaria e con sguardo affettuoso la ringraziò.
Beh, era quello che avrebbe dovuto fare, ma invece svoltò l'angolo e procedette verso le case delle sue due migliore amiche.
Rimase fuori casa almeno per due ore, si era fermata a parlare con loro, a organizzare la loro serata fuori per quando sarebbe tornata e poi... immancabilmente si scambiarono i regali.
Ormai era quella l'usanza, prima che Emma partisse per andare in Italia dai suoi parenti loro si ritrovavano e si davano i regali e, lei per l'occasione aveva scelto una bellissima borsa porta documenti per Rose e per Shay un'agenda rilegata con pelle nera con le sue iniziali sopra.
Non aveva scelto chissà quali pensieri, ma se lei non si superò le sue amiche lo fecero di certo perché da Rose ricevette un nuovo set da cucito più un nuovo manichino dove poter appendere le sue nuove creazioni e da Shay... Beh, lei aveva svaligiato tutti i negozi di intimo perché Emma si ritrovò tra le mani ogni tipologia di reggiseno, mutande, pigiama e camicia da notte.
"Lei sa quali sono le cose importanti della vita" la prese in giro la parte razionale e, per una volta anche quella sentimentale l'appoggiò.
"Incredibile" affermò rivolta a se stessa, incredula che quelle due erano d'accordo sul qualcosa.
"No, tesoro.... Incredibile è la tua poca cura dell'intimo che poi... lo sappiamo tutti che prima o poi l'irlandese farà centro" rispose, ma a quelle parole Emma arrossì e cercò di sviare l'attenzione, ma il suo io non glielo permise.
Ancora persa nella sua mente entrò in casa lanciando le scarpe con il tacco in aria e subito dopo potè sentire i suoi piedi venire a contatto con il pavimento freddo e sorrise.
Aveva già sistemato tutto in camera, prese la valigia e la portò in cucina ma quando stava per aprirla e sistemare le ultime cose ecco che il campanello suonò.
«E adesso chi diavolo è?» domandò ad alta voce irritata, quella sera voleva solo mettersi il pigiama e andare a letto, ma quando aprì la porta e si trovò un Niall decisamente sexy con uno sguardo azzurro che avrebbe fatto impallidire anche Stephen Amell , fu costretta a tacere.
«Ehi» affermò dolcemente lei spostandosi di lato e facendolo passare, mentre un Niall leggermente nervoso attraversò l'ingresso e poco prima di fare altri passi si girò, attese che lei avesse chiuso la porta e la baciò sulle labbra.
Non molto tempo dopo ecco che apparve anche Jhonny che già stava planando sul cantante e, seppure avevano superato ogni problema o quasi era ancora terrorizzato quando l'uccello volava così vicino al suo viso. Emma gettò un'occhiata all'amico peloso e lui arretrò facendo una capovolta e si poggiò sui bracciali del divano.
«So che sono in un mostruoso ritardo, ma il tuo regalo si è fatto aspettare» e, senza indugi gli mise davanti, letteralmente, il pacchetto con un sorriso di chi la sapeva lunga e attese.
Emma lo guardava con quegli occhi verdi che avrebbe incantato chiunque, tanto che il cantante ne era stregato, anche se forse non lo aveva capito del tutto.
Se lo rigirò tra le mani per un po', fece crescere l'ansia e quando vide che lui si torceva le dita nervose decise di aprirlo, ma fu lei stavolta che ci rimase fregata.
Stava tenendo la prima edizione in italiano di Orgoglio e pregiudizio, non aveva bisogno che lui glielo dicesse perché l'aveva cercata per anni senza successo e la copertina rovinata, quel colore d'antico e quelle pagine leggermente opache non lasciavano dubbi.
Era stata conservata in ottimo stato e non poteva crederci. C'è l'aveva tra le mani per davvero, tanto che rimase con la bocca spalancata, gli occhi sbarrati e le mani ferme a mezz'aria stringendo quel volume.
Niall nel frattempo si era divertito a farle diverse foto e quando pensò che lei non sarebbe più rinsavita si sbagliò perché Emma gli si buttò addosso allacciando le braccia dietro il collo e tempestandolo di baci.
Beh, era quello che aveva pensato, non creduto del tutto, eppure tutti i sogni si possono realizzare, almeno fu quello che pensò.
«Tu sei assolutamente pazzo» urlò di gioia mentre continuava a stringerlo e baciarlo risultando difficile persino ridere, ma i loro occhi splendevano di gioia pura.
«Per questo quella sera quando mi hai portato il film della prima edizione mi sono messo a ridere, pensavo a quello che io avevo preso per te» confessò e lei non potè che sorridere a sua volta facendo spuntare quelle fossette per cui Niall impazziva.
«Questo significa che sono perdonato?»
«Niall non hai nulla di cui farti perdonare. E poi... ci stiamo ancora conoscendo» affermò con tono basso e timida, ma nemmeno lei credeva a quelle parole.
«Ci stiamo conoscendo?» chiese lui alzando le sopracciglia quasi a volerle fare ammettere l'esatta verità.
«Emma... io non vado a baciare la gente che sto conoscendo, non faccio regali e nè tanto meno mi apro così...»
«Ok, miss pefettino e solo che sai... da donna non volevo farti sentire al guinzaglio, pretendere o che cavolo ne so io» sbottò all'improvviso facendo sghignazzare Niall, mentre lei se ne rimaneva imbarazzata davanti a lui.
«E' una questione che ti ho chiarito sin dall'inizio. Sì, è vero ci stiamo conoscendo, ma noi... Emma stiamo insieme e come ti ho già detto non sono il tipo che prende le cose con leggerezza e... con questo non sto dicendo che...» si affrettò a dire nervosamente gesticolando, ma Emma gli prese le mani, lo fermò e portò il suo viso di fronte al proprio.
«Lo so», due parole che gli bloccarono l'ossigeno al cervello, che fermarono il suo cuore e che lo portarono ad accorciare le distanze e far poggiare le proprie labbra sulle sue.
Era partito tutto da una scommessa e ora erano arrivati fin lì, non l'avrebbe immaginato, eppure quel dialogo lo sollevò pur se non riuscì a togliersi dalla mente che una volta confessato – perché l'avrebbe fatto – tutto sarebbe finito.
Era stato un attimo e i due erano finiti nell'altra stanza, all'oscuro dagli occhi indiscreti e, la valigia, i regali, i dubbi se ne rimasero dietro la porta.
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Si erano ritrovati tutti e due in aeroporto, casualmente, partivano lo stesso giorno, ma ovviamente non erano andati insieme. All'inizio Emma ne aveva risentito, ma quando lui arrivò e venne sommerso da tantissime ragazzine capì che non era pronta, non che lei non avesse pure dei fan, ma non erano"esaltate" quanto quelle di Niall.
I loro voli erano stati chiamati, volsero l'uno lo sguardo all'altro, si sorrisero e prendendo i bagagli si avviarono alle loro uscite.
«Ti chiamo e mi manchi» mimarono all'unisono e sorrisero sotto gli occhi inconsapevoli dei passanti, arrossendo vistosamente.
L'accoglienza che ricevettero non si potè paragonare, bisognava dire che non faceva differenza tra irlandesi e italiani perché...a detta dei parenti se manchi da troppo tempo non puoi fare nulla per evitare l'onda di abbracci, spupazzamenti e guance tirate.
Le loro vacanze erano iniziate nel modo più bello del mondo, si sentivano tutti i giorni, si chiamavano con regolarità e quando tutto sembrava perfetto ecco che avvenne la "tragedia".
«Dai zia.... smuoviti» le urlò la piccola Silvia dalle scale, aspettando che Emma finisse di prepararsi per accompagnarla in edicola.
La mora la stava viziando, ma dato che non andava spesso a trovarli in Italia doveva e così dopo aver messo un paio di occhiali da sole, giubbotto e sciarpa si avviarono all'edicola in piazza Cavour.
«Che cos'è che dobbiamo comprare?» domandò lei sogghignando, mentre la nipote partiva con l'intera spiegazione per concludere con il suo gesto teatrale delle mani.
«Hai capito ora?»
«Certo, in poche parole c'è la storia di questi due ragazzi che finiscono per trasformarsi e...» fu costretta a fare il riassunto rendendola felice, ricevendo anche un applauso a fine discorso.
«E' l'ultimo libro della raccolta di Miracoulus. La mamma mi ha promesso che me lo compra ad ogni uscita se mi comporto bene e faccio tutto ciò che mi chiede, ma oggi sarai tu ad accompagnarmi» disse con piccolini gridolini ed Emma fece appena in tempo a parcheggiarsi che lei aprì lo sportello e uscì correndo verso l'ingresso.
"Ma cosa avranno mai di speciale questi due!" disse mentalmente, ma non ricevette nessuna battuta o rimprovero.... La sua io era come sparita.
Silvia girava tra gli scaffali tenendo ben stretto il suo magazine, si lasciò affascinare da quelle riviste per ragazzine e prestò attenzione a ogni singola copertina.
Amava curiosare, senza toccare, e la divertiva leggere i titoli, ma quando aveva tra le mani l'ultima uscita del "gossip for you" spalancò la bocca per la sorpresa di vedere Niall Horan in copertina.
Emma stava prendendo un libro di ricette, amava frugare in quegli scaffali e trovare qualche nuovo acquisto, ma quando vide la nipote sconvolta le fu subito accanto.
«Ehi, Silvia che succede?» chiese sinceramente preoccupata, guardandosi attorno perché non ne capiva il motivo.
Non ricevette nessuna risposta e si stava davvero preoccupando, ma poi si ricordò di cosa le aveva detto Niall dello stato di trans e le pizzicò il braccio.
«Mi hai fatto male» affermò indispettita, ma non lo era con lei, più contro quella rivista e, quando la girò lei sbiancò.
«Non posso crederci. Il mio Niall Horan sta con questa sciacquetta?» confessò e quello richiamò tutta la sua attenzione, per secondo analizzò la frase e capì che lei lo conosceva.
La piccola sembrò capire i suoi pensieri e così partì nel suo sproloquio, spiegandole che li aveva visti in tv, che se ne era innamorata, aveva cd, poster ecc.
Le sue parole sembravano vorticare nella mente, le orecchie fischiavano e ogni cosa detta volava al vento perché le uniche cose che in quel momento riusciva a pensare era al suo cuore che si frantumava.
"Non è possibile" iniziò a negare, più volte, ma la sostanza non cambiava e le sue mani non riuscivano più a stare ferme.
Passò in rassegna altre riviste di gossip, ma tutte dicevano pressoché la stessa cosa, Niall Horan era stato avvistato in atteggiamenti intimi con una ragazza.
«Ma come è possibile? Lui è quello più riservato del gruppo, non si lascia sfuggire mai nulla della sua vita privata e cerca sempre di non apparire in queste riviste» disse Silvia richiamando l'attenzione di Emma che dopo un momento di assenza alzò le spalle e non le rispose.
Cosa avrebbe potuto dirle? Non sapeva nemmeno lei quale fosse la verità, o meglio... sapeva che si stavano frequentando, ma non avevano molto parlato di cosa avrebbero fatto in quei giorni di vacanza.
Si sentiva mancare l'aria, non era da lui, non l'avrebbe presa in giro e lo sapeva, eppure come poteva crederci?
Dopo varie commissione zia e nipote tornarono a casa, la piccola dopo un generoso gelato dimenticò l'accaduto ma Emma... lei non riusciva a smettere di pensare a quelle foto, alle frasi degli articoli e ai titoli di giornale.
Rientrata in camera si tolse le converse, buttò borsa e giubbotto sulla poltrona sotto la finestra e si lasciò cadere sul letto.
Tolse dalla tasca dei pantaloni il telefono e notò che aveva una miriade di messaggi, alcuni di Shay e Rose e il resto di Niall, diverse chiamate perse ma lei non aveva la forza di parlare.
Si addormentò con le lacrime agli occhi, non era stanca ma il reprimere le emozioni la sfiancarono tanto da non darle nemmeno il tempo di metabolizzare per davvero la notizia.
Si svegliò perché il suo telefono non smetteva di suonare, allungò una mano, lo portò all'orecchio e rispose senza guardare il display, accorgendosi solo dopo che si era già fatta sera.
«Oh mio Dio Emma!» esclamò Niall con voce affannata e con un tono preoccupato e leggermente alto.
A quelle parole lei diede un'occhiata al nome che lampeggiava sullo schermo, si passò una mano sul viso e si alzò perché adesso avrebbe dovuto affrontare quella conversazione.
«Ciao» rispose secca, senza moine, sotterfugi o altro.
Si era detto che non glielo avrebbe data questa vittoria, ma smise anche di lottare con se stessa, tanto che importanza aveva?
«Posso spiegare» si affretto a dire l'irlandese perché non c'era bisogno di altro, sapevano entrambi a cosa si riferisse, ma Emma era stanca di sentire scuse.
«E cosa vorresti spiegare?» domandò irritata, passando con rabbia la mano tra i suoi folti capelli marroni lanciando gli occhi al soffitto.
«Lei è la mia migliore amica Sally, ci hanno scatto foto in modo da sembrare compromettenti, hanno estrapolato tutto il resto dal contesto. Ti giuro che non è...»
«Come sembra?» lo interruppe per completare la frase e così anche Niall capì che non sarebbe stato facile convincerla.
Lui non smetteva di fare avanti e indietro nella sua stanza, aveva gli occhi lucidi perché sapeva che cosa lei pensasse, e pur non volendo ammettere sapeva che sarebbe finita e... poi si chiedevano perché lui odiasse così tanto la stampa, i giornalisti e non volesse mai dire nulla della sua vita privata?
Ecco, quel momento, quella situazione era una di quelle.
«Sai, continuavo a ripetermi che non era possibile, che in quelle foto non eri tu, che i giornali buttano merda su brave persone, ma quando tu mi hai chiamato ho capito che era tutto vero»
«Una parte, il resto sono solo bugie ideate per vendere»
«Niall» lo richiamò lei con voce ferita, chiudendo gli occhi e respirando per trovare il coraggio di ammettere la dura verità.
«Emma ti prego lasciami spiegare e poi se vorrai giudicarmi potrai farlo, ma almeno permettimi di dire la mia versione» e detto ciò lei acconsentì.
Niall non aveva mai parlato tanto, ma dai piccoli versi che lei faceva sentiva che si era allontanata, che non gli credeva e non le importava quante volte le avesse ripetuto che non era successo nulla, che erano amici o altro.
«Io ti ascolto» sbottò di colpo Emma, cercando si smorzare la tensione ma era un fascio di nervi e nessuna cosa che lui potesse dire le avrebbe fatto cambiare idea.
«Sai, pensavo che avessi più fiducia in me» affermò Niall senza mezze misure, lanciando un grido senza pensarci due volte, poi chiuse la porta a chiave.
«Sono stata ferita troppe volte per lasciare che le mie emozioni prendono il sopravvento. Devo fare ciò che è meglio per me»
«Certo Emma, continua pure a ripetertelo. Tanto sappiamo entrambi che dal primo momento che hai capito chi sono, che lavoro faccio avevi già pensato che non sarebbe durata» disse con tono di voce duro, più di quanto in realtà avrebbe voluto, risultando forse un po' arrogante.
«Sarà, ma io sono questa. Non ho mai mentito su chi ero, non mi sono nascosta e...» continuarono a litigare e a rinfacciarsi le loro piccole differenze che con il tempo avevano superato, o almeno così credevano.
«Cresci Emma» urlò lui dopo una conversazione che lo stava distruggendo perché nemmeno lui credeva che quei pochi mesi passati con lei gli avessero lasciato un segno così forte.
Si ripeteva che faceva tutto parte della scommessa, ma a chi stava mentendo ora?
«Sapevo di non avere l'esclusiva e nemmeno te l'ho chiesta. Sei piombato nella mia vita e me l'hai incasinata. Sei stato tu a dirmi... lasciamo stare» frustata affermò lasciando le lacrime scorrere sul suo viso e dandogli un ulteriore vincita.
L'aveva ferita.
« E comunque... Se io devo crescere devi farlo anche tu. Io sarò rimasta scottata troppe volte ed è per questo che ci vado con i piedi di piombo, ma tu... puoi dire lo stesso? Hai solo paura di far vedere chi sei. Tutti ti conoscono come Niall Horan dei One Direction ma quanti possono dire di conoscere Niall Horan di Mullingar eh?!» e detto ciò chiuse la chiamata, inviò un messaggio veloce alle sue amiche e spense il telefono.
Sì, Emma Williams per quel giorno ne aveva abbastanza.
Si costrinse a chiudere le finestre, mettersi il pigiama e poi piombò sotto le coperte mentre le lacrime accompagnavano il suo sonno.
E così era finita.
Lo era davvero?
Spazio d'autrice:
Buon pomeriggio guys and girls,
lo ammetto... non so se sono peggio gli amici di Niall o le amiche di Emma, ma una cosa è certa: hanno qualcosa in comune XDXD
I nostri protagonisti stanno prendendo in mano la loro vita e stanno provando a far funzionare la loro relazione, ma c'è qualcosa che non può sfuggire a nessuno: il Natale.
Una festa che indipendentemente da tutto si festeggia sempre, ci fa sentire il calore della famiglia, degli amici e dell'amore. Così anche per i nostri Nemma è arrivato il momento dei regali e.... che ne pensate di questa idea? Ho letto in giro che Niall ama Alla ricerca di Nemo e quindi ho pensato che il suo regalo fosse azzeccato e in quanto a Emma... ama Jane Austen e quindi... Quel libro sarà uno dei suoi migliori regali. Andava tutto bene e poi... BOOOM la bomba.
Che succederà? Sarà davvero finita? ;)
Chissà... rimanete con me per scorprilo...
cI vediamo al settimana prossima
Claire
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