CAPITOLO 16: Com'è difficile far combaciare i piani!


Come li avevamo lasciati? Ah beh... Sì, Emma se ne stava impalata e seduta sul divano mentre Jhonny gracchiava in giro per la stanza fino a quando non si fermò sulla spalliera della sedia a guardare la sua padroncina con l'espressione afflitta.
«Ciao. Ciao» iniziò a ripetere e, fu solo allora che lei ritornò alla realtà, lanciando un'occhiataccia al suo amico fidato e correndo verso la porta.
Le sembrò che erano passate delle ore, invece la sua pausa dalla realtà era stata di pochi minuti eppure sperò che lui fosse ancora là.
I battiti del suo cuore stavano per farlo esplodere, la paura che ebbe quando quell'essere gli si avvicinò fu nulla in confronto a quello che pensò. Niall aveva sempre avuto la fobia degli uccelli, o forse era solo paura perchè gli ricordava quando da piccolo per allungare una mano per accarezzarne uno venne beccato. Le sue gambe si erano azionate ancor prima che lo avesse fatto il cervello e, quando si chiuse la porta alle spalle tornò a respirare, anche se lo fece solo in parte.
«Me ne sono andato davvero!» esclamò ancora stordito, passandosi la mano sulla faccia per cercare di smorzare la tensione che in quel momento sembrava tartassare ogni parte del suo corpo.
Come l'avrebbe presa Emma? Era quello cui non riusciva a smettere di pensare. Quella domanda lo tormentava, le paranoie avevano iniziato a entrare nei meandri della sua mente e, se così fosse stato nessuno sarebbe riuscito a farlo desistere.
Lentamente appoggiò la schiena alla porta, chiuse gli occhi e cominciò gli esercizi di respirazione proprio come la sua analista le aveva insegnato, ma era difficile quando ogni profumo e gesto lo riportavano da lei.
Si stava rilassando troppo perché gli sembrò di sentire dei passi avvicinarsi alla porta, Emma lo stava facendo davvero, avrebbe voluto aprire la porta ma sapeva non essere una buona idea perché il viso terrorizzato di Niall spiegava molte cose.
«Sei ancora qui?» domandò con tono di voce più forte in modo che, se lui si fosse trovato dall'altra parte l'avrebbe potuta sentire.
Aspettò qualche istante, nessuna risposta, si pentì di aver proposto di andare da lei, ma non voleva che lui pensasse che lo sfruttasse. A lei interessava poco la casa in cui si sarebbero incontri o in cui avrebbero passato il resto della serata, ma con il senno di poi pensò che quella situazione non sarebbe avvenuta se lei non si fosse fatta mille paranoie. Stava per girarsene e tornarsene sul divano quando sentì un fruscio, come qualcuno che stava indossando qualcosa, anche se in quel caso si trattasse di giacca e cappotto e sorrise.
«Sì, Emma. Sono qui» rispose dopo alcuni minuti di silenzio perché, persino a lui che non mancavano mai le parole non sapeva davvero cosa dire.
E quell'attimo durò poco perché ripiombarono di nuovo nel silenzio, una situazione che fu ancora più pesante perché a dividerli c'era una porta.
Cosa avrebbero potuto fare?
Entrambi si fecero quella domanda e, solo quando ognuno di loro arrivò al nocciolo del problema capì che in quel momento avevano bisogno di appoggiarsi all'altro, di avere delle certezze che quella fuga improvvisata non avesse rovinato tutto.
«Non volevo andarmene» confessò Niall, lasciando Emma con gli occhi lucidi mentre alzava il volto verso l'alto come a ringraziare la sua buona stella.
«E io volevo che tu fossi qui» a sua volta riferì, tanto da sorprendere persino se stessa, ma quella per lei fu una grande svolta.
«Mi spiace non averti detto che ho un amico peloso»
«A me, invece dispiace di non averti detto della mia fobia per gli uccelli» e, dopo quelle parole fu costretto a raccontargli del suo piccolo incidente, ma ciò che lasciò i due sconvolti fu che continuarono a parlare per un'altra ora.
Il tempo scorreva senza che ne se accorsero, ma si trovano seduti a terra con le spalle verso la porta e gli occhi verso il soffitto, come se in quel modo l'uno potesse vedere lo sguardo dell'altro.
«Sarà un problema?» domandò con un filo di voce Emma, lasciando ogni speranza in quelle parole mentre la paura le sembrò che la stesse divorando.
Sentì un sospiro e pur se si conoscevano da poco lo immaginò, Niall che metteva le mani in tasca, che alzasse la schiena e che spostasse il peso da una gamba all'altra. I suoi occhi, erano quelli la sua rovina,perché negli stessi lui racchiudeva la gioia ma sapeva trattenere anche la tristezza, l'incertezza e la paura.
«Non lo so» affermò con lo stesso tono, poco dopo essersi passato una mano tra i capelli, alzandosi e girandosi verso la porta come a poter sentire di essere parte di lei.
Gli venne in mente la scommessa, pensò se ne valesse davvero la pena, ma sapeva che in quel momento era solo un dettaglio, si trattava di altro, forse Niall Horan stava iniziando ad affezionarsi a una donna, a qualcuno che lo facesse sentire bene, ma era la cosa giusta da fare?
Non riusciva a spiegarsi perché tanta incertezza, poteva superarla, proprio come aveva fatto con le altre paure e allora perché non dargli una risposta certa? Se lo chiese per pochi minuti che sembrarono trasformarsi in ore, ma quando sentì Emma toccare la porta capì.
Aveva paura di deluderla ed essere deluso.
«Mi prometti una cosa?»
«Tutto quello che vuoi» si affrettò a dire, anche se potesse risultare una risposta eccessiva.
«Ci proverai, almeno prima di dire di non farcela. Me lo prometti?»
«Sì, certo che lo farò Emma» e, lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, convinto di aver rovinato tutto.
Ma era davvero così?
«Ero sincero quando ti ho detto che voglio rivederti o, quando ti ho detto di non voler correre perché stavolta sentivo il bisogno che le cose andassero in modo diverso. Sono sincero Emma, voglio provarci» confessò, cercando il modo affinché quell'affermazione la raggiungesse, che facesse ciò che lui non poteva; farla sentire al sicuro.
«Lo so. Ti credo Niall e solo che...»
«Non ti fidi, non abbastanza per lasciarmi entrare» ed Emma sapeva che fosse una metafora, che non intendesse a casa sua, ma nella sua vita.
«Non è questo. Il problema è proprio perché ti ho lasciato entrare, forse non del tutto, ma sei entrato più di quanto mi ero ripromessa di fare» ammise sconfitta, mentre le sue dita giocavano con i capelli e gli occhi fissavano la porta.
«Ems...» e, quando si sentì chiamare così sorrise, le guance si colorarono e ripensò alla notte in cui si erano avvicinati tanto, quando per poco non oltrepassavano quel confine.
Sì, è vero... lo facevano anche i suoi amici, ma quelle parole pronunciate dalle sue labbra avevano un suono diverso.
Niall la richiamò di nuovo, ma si mise a ridere all'improvviso quando lei non rispose e lui capì dov'erano dirette le sue attenzione.
«Emma, appoggia la mano destra sulla porta e io farò lo stesso, ma con la sinistra. E come se ci stessimo tenendo per mano, anche se non fisicamente» spiegò facendola arrossire, perché poco dopo continuò.
«Sarebbe andata così; avremmo parlato, ci saremmo scambiati qualche altro bacio e poi ti avrei dato la buonanotte. Oh, ma non sarebbe stato così semplice o banale. No, io avrei indossato la giacca che le tue abili mani mi avevano tolto, il cappotto e mi avresti accompagnato alla porta. L'avrei aperta, ma proprio lì, sulla soglia avrei fatto scivolare il braccio lungo il fianco e avrei intrecciato la mia mano alla tua. Ti avrei tirata verso di me e solo allora, tra le mie braccia, ti avrei baciata» affermò d'un fiato, quel monologo che non aveva preparato e che, una volta aperta la bocca, le parole erano fluite come un fiume in piena.
Emma aveva chiuso gli occhi, facendosi travolgere dalla magia di quel discorso, lo stesso che arrivò e raggiunse il suo piccolo cuore ferito.
Cosa avrebbe potuto dire?
Qualsiasi cosa sarebbe stata "banale", niente poteva eguagliare quelle parole. Lo sapeva bene, ma Niall non si aspettava nulla, era certo, forse per la prima volta in vita sua che, quella serata non era stata rovinata.
Si girò, alzò il colletto del cappotto e mise le mani in tasca, i piedi si mossero quando contemporaneamente la porta alle sue spalle si aprì.
Avvenne tutto velocemente, ma fu la cosa più bella e inaspettata che i due potessero anche solo lentamente immaginare.


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Da quella sera fu un rincorrersi, i loro impegni gli impedirono di vedersi e, pur se si sentivano con i messaggi e la loro ormai familiare chiamata serale, qualcosa mancava.
Era il non potersi sfiorare, stringersi l'uno nelle braccia dell'altro e non potersi baciare o, semplicemente intrecciare le loro mani a complicare un po' le cose. Ma erano normale che entrambi avessero tutta quella voglia dell'altro? Se lo chiesero diverse volte, senza ricevere mai una risposta, forse dopotutto le cose stavano cambiando, anche se questo loro non lo sapevano ancora.
«Domani sera io e te abbiamo un appuntamento» esordì Niall il giorno di prima.
Emma non riusciva a concentrarsi quel giorno, non faceva altro che pensare a quell'unica frase e alla gioia che provò nel sentirgliela pronunciare.
Era bastato così poco per renderla felice.
«Signor Horan dovrei forse preoccuparmi?» sogghignando domandò.
Sentì l'emozione crescere dentro di sé, non stava più nella pelle e Niall aspettava quel giorno come se fosse l'ultimo al mondo. Una battuta, un sorriso e quelle labbra pronunciare il suo cognome era quello cui l'irlandese non riuscisse a smettere di pensare.
Sì, quelle labbra che aveva voglia di mordicchiare, baciare, le stesse di cui sentiva ancora il sapore.
Emma si trovava ancora in negozio, erano già passate le diciannove e aveva il negozio pieno, ma non era quello a preoccuparla, ma il viso di Agatha che si dirigeva verso di lei.

"Ti prego, fa che non siano cattive notizie" pregò mentalmente, ma nemmeno lei ci credeva davvero.

Pensò che la sua buona stella avesse fatto gli straordinari in quel periodo e che ora, era pronta per riprendersi la rivincita anche con gli interessi.
«Lo so che non ti ho avvisato prima e...» iniziò la donna mortificata, ma bastò un suo sguardo per rassicurarla e dirle di continuare.
«Ho ricevuto una chiamata stamani, ma mi era proprio sfuggita di mente e sono qui adesso a dirtelo perché... dopo la chiusura verrà una coppia che vuole vederti»
«Vogliono vedere me?» chiese stupita Emma perché, ancora dopo tutti quegli anni si meravigliava del suo talento, anche se era solo agli inizi.
«Certo. Di sicuro non me. Io ho solo... diciamo che li ho indirizzati sulla retta via» affermò sogghignando e, prima di servire altri clienti spiegò in breve ciò che loro cercavano e cosa lei le avesse detto.
Il suo sorriso illuminava la stanza, ma erano gli occhi il luogo dove risiedeva la tristezza e la delusione.
Agatha era sempre pronta a darle una spinta in più, stava facendo di tutto per convincerla ad accettare la sua proposta, ma ci sarebbe riuscita?
Emma era sempre ben piantata, non faceva mai nulla senza rifletterci, anche se ultimamente quel lato del suo carattere avrebbe avuto da ridire, ma sarebbe riuscita a essere più elastica e a rischiare e mettersi in gioco?
Domande senza risposta, ma in quel momento la sua mente era rivolta altrove.
Doveva annullare il suo appuntamento e quella era l'ultima cosa che avrebbe voluto fare.
Portò le mani alla bocca per cercare di torturare un unghia, ma si rimproverò mentalmente e, quando tornò a guardare Agatha sospirò consapevole che non avesse potuto cambiare le cose.
Lasciò cade le braccia lungo i fianchi e con passi incerti andò ad assistere due donne, sicuramente amiche, che erano appena entrate.
Ovviamente Niall non se la stava cavando meglio, perché pur se nell'ultimo periodo avesse lavorato tanto al suo album c'erano tantissime lacune, altri salti che doveva sistemare, parole e sound che non funzionavano e quindi era tutto un casino.
Era appena uscito dalla doccia, raggiante e felice quando il suo telefono prese a squillare. Si catapultò sul letto, consapevole che l'asciugamano legato in vita si sarebbe spostato, ma in quel momento non gliene poteva fregare di meno.
Sorrise ancor prima di leggere il nome sul dispaly, era convinto che fosse Emma. La delusione si palesò quando capì di essersi sbagliato di grosso e iniziò a imprecare mentalmente.

"No, non era possibile" esclamò con gli occhi sbarrati, sbuffando ansimante mentre passava velocemente le mani tra i capelli e prima di rispondere passò a sistemarsi l'asciugamano.

Cercò di stare calmo, ma in cuor suo sapeva che se il suo agente lo stesse chiamando a quell'ora, di quel pomeriggio... Beh, non erano buone notizie.
Sì, è vero anche che Niall mi fascio la testa prima di cadere Horan era fatto così, sempre pessimista, ma in quel periodo stava cercando di essere più positivo. Ci provava, ovviamente non sempre riuscendoci.
«Paul, mio caro» lo prese in giro il cantante, mentre tenendo il telefono tra l'orecchio e la spalla iniziava a vestirsi, operazione non facile.
«Horan, chi non muore si risente» lo provocò, ma non riuscì ad essere serio tanto che nel giro di qualche istante si misero a ridere.
Beh, c'era da dire che l'atmosfera si era smorzata.

"Non poteva esserci nulla di male se rideva e scherzava, no?" si domandò, non risultando affatto convincente.

«Come procede la lavorazione del secondo album?»
«Ultimamente ci sto lavorando parecchio e... non mi posso lamentare » soddisfatto ammise, ma quella punta di incertezza nella sua voce lo tradì.
«Ascolta... I manager cominciano a farmi pressione e, io ho cercato di lasciarti del tempo, ma...»
«Sì, lo so Paul. Credimi che ci sto lavorando davvero e solo che ultimamente le cose sono altalenanti» confessò sincero, sapendo che poteva fidarsi perché tra tutti Paul è stato quello che aveva creduto in lui, anche quando Niall in persona non lo aveva fatto.
«Ho mediato un'incontro tra te e i manager stasera, so che è all'ultimo minuto e...»
«Paul, ho un impegno. Non posso davvero cancellarlo»
«Niall, se fosse per me non avrei nemmeno fatto questa chiamata, ma sai che non tutto è sotto le mie direttive. Ho cercato di allungare il tempo più che sono riuscito, ma ti chiamo prima appunto per avvertirti. Lavora, sistema quello che puoi e poi alle ventuno presentati negli Studios. Non preoccuparti, ci sarò anch'io e poi è solo una bozza» affermò affettuosamente, tuttavia ogni cosa che lo circondava perse colore nello stesso momento in cui quelle parole lo riscaldarono.
La sua vita stava andando troppo bene e a velocità sorprendente, per non ricevere nemmeno una svolta inaspettata e di certo non voluta.
La cosa che lo distruggeva era non poter vedere Emma, dopo i giorni impegnati aveva bisogno di rilassarsi e passare una serata con lei. Non stava chiedendo troppo, eppure la vita gli stava presentando il conto, più salato di quanto immaginasse.

"Fatti forza amico" la voce nella sua testa gli disse, ma qualsiasi parola sarebbe stata vana perché lui era già partito con il dramma.

Si lasciò cadere sul letto, si sedette all'estremità e compose il suo numero, sembrava un uomo che stava andando alla ghigliottina, cosa non molto lontana dalla realtà. Dall'altro canto, Emma si prese due minuti di pausa per fare una chiamata, la stessa che anche l'irlandese aveva iniziato. Si trovò con il telefono tra le mani, il cuore fuori dal petto e la testa che era pronta a farsi i suoi film. Aprì il registro delle chiamate e con gesto ormai familiare schiacciò l'ultimo numero e chiamò, ma dopo pochi instanti gli squilli si susseguirono chiaro riferimento che fosse occupato.

"Accidenti, non ci voleva" affermò contrariata, ma non pensò neppure un minuto che Niall stesse facendo la stessa cosa e poggiò il telefono vicino la cassa e raggiunse Agatha, almeno era quella la sua intenzione.

Il cantante aveva già fatto il suo numero tre volte, la rabbia che rimontava stava iniziando a farsi sentire, così decise di prendere un profondo respiro e riprovarci di nuovo. Emma aveva appena fatto qualche passo quando il telefono squillò e s'innervosì per il tempismo, ma tornò comunque indietro.
Fu sorpresa di vedere il nome di Niall comparire e, se non fosse stato che anche lei dovesse parlargli avrebbe rimandato. Fece scorrere il dito tremante verso lo schermo accettando la chiamata e portò il cellulare all'orecchio, mentre dentro di sé lei stava morendo.
«Ems, finalmente ti trovo» la salutò lui sorridendo, ma il suo tono era tutto tranne che tranquillo.
«Ma se tra un po' ero costretta a chiamare i notiziari per far in modo di poterti parlare» rispose di rimando lei, lasciando scivolare il braccio lungo il fianco, mentre con mani frenetiche li passava sui jeans che quel giorno indossava.
«Questo sarcasmo a cosa è dovuto?»
«Potrei farti la stessa domanda»
«Touchè» affermò, portando la testa all'indietro e scoppiando a ridere, coinvolgendo anche Emma che si guardava intorno per controllare di non essere osservata.
Quella piccola parola ebbe la forza di portarli indietro, a una conversazione avuta prima, a quando erano solo due persone sconosciute che avevano avuto la sfortuna di incontrarsi.
E ora? Ora era tutt'altra cosa. Erano sempre incasinati, ma erano due persone incasinate che parlando si combaciavano.
Si schiarirono la voce nello stesso momento e, non si sa se fu per magia, coordinazione o per fato, ma entrambi all'unisono ammisero quella difficile verità che da qualche ora li tormentava.
«Anche tu» si ritrovarono a dire, mentre silenziosamente pregavano qualcuno lassù che li avesse salvati da una situazione da cui non sarebbero stati in grado di uscire.
«Mi dispiace, non era questo quello che avevo pensato per stasera» rivelò Niall, passando la mano sul viso mentre gli occhi si innalzavano al soffitto e il cuore riprendesse a battere in modo normale.
«Non scusarti, avevo provato a chiamarti per dirti la stessa cosa. Siamo due persone cattive se non riusciamo a trovare il tempo per vederci?» domandò, sorpresa che quelle parole fossero uscite davvero dalla sua bocca.
Era sconvolta perché pur se lo aveva ammesso a se stessa, non era pronta di dirlo a Niall, eppure il suo cervello e la sua bocca agivano per contro proprio a quanto pareva.
«Oh, spero di no» accennando a un sorriso ribatté, consapevole che almeno lui avrebbe dovuto essere positivo, cosa che lo stupì più di quanto diede a vedere.
«Altrimenti significa che siamo un caso disperato»
«Questo è certo. Shay non fa altro che ripetermelo, ma almeno...»
«Siamo un caso disperato insieme» completò lui, lasciando Emma sogghignare, facendo colorare le sue guance, mentre il suo cuore cominciò a battere a ritmi più veloci.
«Siamo imperfettamente perfetti insieme» migliorò il concetto lei e, se dapprima era stata Emma ad arrossire stavolta toccava a Niall.
Forse, dopotutto, non tutti i mali venivano per nuocere. Quella sera entrambi avevano capito qualcosa; non importava se gli impegni li avessero portati lontani o, se talvolta avrebbero dovuto dare spazio al lavoro o alla propria carriera, quello che contava e che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro, anche per una semplice chiamata, per due battute e per ridere insieme.
«Che farai stasera se non sarai con me, signor Horan?»
«Beh... nulla di così divertente, te lo posso assicurare. E lei, signorina Williams mi dica cosa la aspetta stasera se, sicuro non un moro, irlandese?»
Oddio, Emma avrebbe voluto non ridere, ma come poteva non farlo? E Niall, lui resistette ad essere serio fino alla fine della domanda, ma dopo... anche lui si lasciò andare a una clamorosa risata.
«Io ho un appuntamento con Agatha, la proprietaria della boutique e una coppia che verrà qui perché vuole parlare con me. Agatha è stata molto evasiva sull'argomento, ma penso di sapere di cosa si tratta» sussurrò arrossendo perché non era pronta a parlare di quella parte della sua vita, anche se quella sera a casa sua aveva accennato dei particolari.
«Sicuramente la tua serata sarà più allettante della mia. Io... Beh, dovrò andare agli Studios per incontrare i manager e il mio agente Paul per parlare del mio secondo album. Interessante vero?»
«Come devo rispondere a questa domanda? Cioè... devo rispondere da fan o da... "amica"?» farfugliò, abbassando la voce e cambiandone il tono su quell'ultima parola.
«Sarebbe troppo chiederti di rispondere per entrambi e... Amica?» aggiunse un attimo dopo, quando si ritrovò a pensare alla sua risposta.
«Non ne abbia parlato e non sono qui di certo per porre delle etichette, soprattutto almeno non farlo per telefono, ma... ho scelto per uno dei due mali ed è venuto fuori amica» ammise tutto d'un fiato arrossendo lei e facendo alzare la temperatura a lui.
«Wow... una ragazza che non vuole mettere etichette?» la prese in giro Niall, ma sapeva bene cosa intendesse, dato che anche lui era dello stesso parere eppure quella considerazione non era nemmeno lontanamente vicina alla realtà.
Ma qual'era la verità?
Nemmeno lui lo sapeva, da una parte c'era la scommessa, dall'altra il suo cuore ed Emma? La sua situazione combaciava più o meno con quella di Niall, soltanto che nel suo caso centravano le sue migliore amiche e il suo cuore che, già una volta era stato spezzato.
«Sono unica e sola. Lo so» disse pavoneggiandosi, quando poco dopo venne colta in fragrante da Agatha che, girò i tacchi e ritornò nel suo ufficio sorridendo.
Le sembrò di essere stata scoperta dalla madre a fare qualcosa che non doveva, divenne rossa dalla testa ai piedi, ma quando si schiarì la voce tornò sulla terra.
«Parlando seriamente... Da fan ti dico che non vedo l'ora e... oddio mi sembra ancora assurdo, che stiamo parlando davvero del tuo prossimo album e... dovrai riservarmi un momento in cui mi farai ascoltare un pezzo in anteprima», ma Niall era categorico su quel punto, non lo avrebbe fatto, ci teneva al suo lavoro ed era super critico e qualsiasi cosa, anche una banale espressione lo avrebbe mandato in crisi.
Sviò il discorso, promettendole che ci avrebbe pensato, ma persino Emma aveva capito l'antifona, forse aveva osato troppo, in fin dei conti era sempre Niall Horan di cui si parlava, il mi fido ma anche no.
«Devo confessare però che dopo averti incontrato...» non sapeva come dirglielo e, non sapeva nemmeno se dovesse farlo, eppure quelle parole le sfuggirono al suo controllo.
«Che hai fatto?» domandò curioso, mentre si distendeva sul letto portandosi un braccio dietro la testa e con l'altra mano teneva il telefono all'orecchio.
«Ero in vena di cambiare aria e... Beh, ho scaricato l'album e l'ho ascoltato. La cosa grave è che... l'ho fatto per un intero giorno, a ripetizione» confessò scuotendo la testa mentre si passava una mano sul viso per nascondere il rossore delle guance e gli occhi limpidi.
«E quindi direi che... mi hai anche risposto anche per quanto riguarda la parte dell'amica che poi... posso dirtelo che detesto questa etichetta? Cioè... non lo so, ma mi sembra che non siamo su quella strada»
«E di grazia, mi può illuminare e dirmi su quale strada ci troviamo? Perché al momento mi sembra di correre e toccare i duecentotrenta chilometri orari»
«Sei più di un'amica, non intendo in quel senso, ma nemmeno sminuire quella definizione. Lo sai, ma se vuoi proprio sentirtelo dire, perché so quanto a voi donne piace... beh... ci stiamo... conoscendo... o meglio frequentando» farfugliò con molte pause mentre si accigliava per non risultare troppo appiccicoso o troppo poco.
Cioè lo stava facendo per se stesso o per i suoi amici?
Niall non ne stava capendo più nulla ed Emma era ancora più confusa, quei due sapevano incasinarsi da soli, non avevano bisogno che la vita ci mettesse lo zampino.
Come doveva interpretare quel silenzio? Avrebbe dovuto preoccuparsi? Era Niall sono sempre ansioso Horan,quindi era normale che la sua mente lo stava già trasportando su una montagna davanti a un dirupo.
«A noi donne?» a un certo punto sbottò, consapevole che forse il tono stridulo della sua voce avrebbe dato un significato diverso dal proprio.
Niall stava per parlare quando lei lo interruppe, doveva sistemare quella situazione che da sola aveva creato.
«Non sono tutte le donne» affermò seria, odiava dirlo, ma si era sempre contraddistinta e l'avrebbe fatto anche quella volta.
«Non intendevo dire...» si affrettò a replicare Niall, ma quando la mora scoppiò a ridere l'irlandese tirò un sospiro di sollievo.
Doveva ancora abituarsi ai suoi modi, ma la verità era che dovevano farlo entrambi.
«Si può fare» alla fine affermò sorridente, mentre lasciò cadere la testa all'indietro e i suoi capelli liberi fluttuarono leggermente per poi ritornare sulla spalla, perfetti come prima.
La conversazione si protrasse per ancora dei minuti, ma quando Emma adocchiò la coppia – in anticipo- e Niall ricevette un'altra chiamata capirono che dovevano chiudere. Lo fecero ma con un certo rammarico. Le cose dovevano cambiare, avrebbero dovuto ritagliarsi del tempo per loro. Lo avrebbero fatto?







Spazio d'autrice:

Buon pomeriggio a tutti,

Questo capitolo di certo non inizia e sicuramente non finisce come ci serrammo aspettati e credetemi che non era così, almeno non del tutto, che le cose dovevano andare. 
Prima da un momento romantico e intimo ci troviamo ad affrontare un amico peloso, successivamente vediamo che il loro appuntamento sfuma perchè entrambi impegnati, sarà sinonimo di qualcosa? Chissàè, ma una cosa possiamo dirla.... sono due personaggi che c'è ne faranno vedere e poi... nonostante tutto riescono a strappare sempre un sorriso all'altro .

Oh, oh questo non può avere nulla di male... ma come andrà tra di loro? Ci sarà sempre il lavoro di mezzo? Riuscirà Niall ad affrontare Jhonny?

Beh, non posso svelarvi nulla, ma... ci vediamo la prossima settimana con un altro capitolo ^_^

Claire

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