CAPITOLO 11: Cenerentola

(REVISIONATA)


La luce del mattino attraversò la finestra e raggiunse il corpo di Niall che giaceva a letto, coperto dal lenzuolo e dai raggi del sole. Non si poteva fare a meno di notare il sorriso sulle sue labbra, la serenità sul suo viso e la quiete che lo circondava, almeno fino a quando non squillò il suo telefono.
«Maledizione, ma chi diavolo è?» domandò, stropicciando gli occhi e allungando una mano per prendere il telefono sul comodino.
La sua urgenza era farlo smettere di suonare per non svegliare Emma o almeno era quello che credeva.
Si era appena svegliato e quando allungò una mano verso l'altra parte del letto, la trovò vuota. Si sorprese più di quando ammise. Dov'era finita? Quella domanda riempiva i suoi pensieri e li riduceva in piccoli frammenti di vetro. Ma come gli diceva sempre sua madre, bisogna affrontare una cosa alla volta e... in quel momento doveva capire chi diavolo lo chiamasse.
«Pronto?» rispose con voce pasticciata dal sonno e, lentamente si tirò su facendo appoggiare la schiena alla spalliera del letto.
«Che state dicendo?», ma non ricevette una risposta di senso compiuto.
I ragazzi erano tutti insieme e avevano deciso di chiamare Niall quel mattino che se per loro era iniziato con il verso giusto, per l'amico no. Avrebbe voluto sbattere il telefono al muro, ma poi si ricordò che l'aveva comprato da poco e cercò di calmarsi.
«Niall» urlarono all'unisono Harry, Liam e Louis, ma il moro non capiva cosa ci fosse di tanto divertente e passandosi una mano fra i capelli s'impedì di gridare.
«Ragazzi o parlate con me o chiudo perché...»
«Ti sei alzato dalla parte sbagliate del letto Nialler?» domandò Liam, strappando il telefono dalle mani di Harry che lo guardò con occhi di fuoco.
«Veramente non mi sono ancora alzato, non ho fatto colazione e non ho preso la mia tazza di caffè rigenerante, quindi...»
«Caffè rigenerante? Beh, questa è nuova persino per te. Da chi o cosa l'hai copiata?» s'intromise Louis, tirando la mano dell'amico in modo che la sua voce arrivasse a Niall.
Dire che il fumo gli usciva dalle orecchie non era la giusta definizione. Era arrabbiato e deluso perché ci credeva davvero. Avevano passato una bellissima serata, era una cosa che gli succedeva di rado soprattutto con una compagnia femminile. Non capiva, dove o cosa avesse sbagliato.
Era immerso nei suoi pensieri da non accorgersi che i suoi amici attendevano una risposta e, solo quando sentì tre voci urlare il suo nome con un tono molto alto, tornò alla realtà.
«Stiamo venendo da te. Beh, tra un'ora. Preparati che abbiamo del lavoro da fare» e, prima ancora che l'irlandese chiedesse spiegazioni o inventasse una scusa per declinare, la chiamata era già chiusa.
È incredibile come le cose possono cambiare da un giorno all'altro; la situazione si era completamente stravolta. Niall rimase con il telefono in mano a mezz'aria ancora sconvolto dall'affermazione dei suoi amici, anche se in realtà era Emma ad inondare i suoi pensieri.
Il dolore che invase il suo cuore fu difficile da scagliare via, la sensazione di pace e quiete che aveva provato lasciò il posto alla tristezza e alla delusione, quegli occhi sempre lucidi e azzurri divennero blu notte e ogni colore che inizialmente sembrava circondarlo si trasformò in grigio fumo.

"Quanto siamo filosofici" la voce nella sua mente commentò, ma lui non se ne curò.
"Quindi... dovrò subirmi lo show 'Emma se ne è andata' ancora per molto?" gli chiese e Niall non rispose, ma quando la sua mente stava per dire dell'altro, lui l'aggredì.
"Sta un po' zitta. Se voglio deprimermi, lo farò; se voglio urlare, lo farò e se voglio..."
"Sì, ho capito. Lo farai" ammise sbuffando, nemmeno su se stesso poteva contare.

Il cantante scivolò sul letto, allungò una mano e sentì quel freddo invadergli le vene; senza pensarci prese il cuscino su cui Emma aveva dormito e lo portò al naso. Le sue emozioni si placarono un po' solo quando il profumo di lei raggiunse il suo cuore.
Era sentimentale? Sì, lo era sempre stato, ma in quegli ultimi tempi le sue emozioni avevano la capacità di destabilizzarlo.
Era bastato così poco, il suo profumo, e i suoi occhi si chiusero ricordando l'ultimo momento.

«Forse dovremmo smetterla di bere» sentenziò Niall, dopo aver bevuto l'ultima goccia di vino nel suo bicchiere.
«Disse colui che sparì per tornare con una seconda bottiglia di... Beaujolais» lo ribeccò Emma, poco prima di poggiare il suo calice sul tavolo e tirarsi le ginocchia sul divano.
Il momento da "siamo amici, impariamo a conoscerci senza esagerare" passò in fretta a "voglio baciarti e lo farò". L'irlandese era sconvolto per quanto quella sera era stato avventato, non che Emma potesse vantarsi di essere migliore di lui, ma in qualche modo quei due erano come due scogli in collisione, non si sapeva quale dei due sarebbe rimasto integro.
«Forse... Non è una buona idea» ansimò Emma imbarazzata tanto da far colorare le sue guance di un rosa acceso.
«Dovremmo fermarci finché siamo in tempo» continuò convinta, ma le parole si persero quando le labbra di Niall toccarono nuovamente e con più esigenza quelle di Emma.
Ma da quando nessuno dei due faceva funzionare il cervello? Facile, da quando gli ormoni si erano intromessi nella loro conversazione; eppure anche in quel caso non c'era un motivo per non ragionare. Un bacio, era bastato quello per far perdere la cognizione del tempo, per distruggere il controllo che ognuno di loro aveva della propria vita e nelle proprie mani. Solo un bacio per scatenare una passione inaspettata.
"Davvero inaspettata?" si domandò, ma sapeva la verità, anche se non l'avrebbe mai ammessa. Non ad alta voce.
Niall desiderava baciare Emma sin dalla prima volta che i suoi occhi si erano poggiati sulla foto che i suoi amici gli avevano mostrato.
Era un caso? Possibile, ma in quel momento credeva di più al destino.

D'un tratto il suo telefono vibrò, lui ritornò alla realtà e capì che qualcosa era sfuggita al suo controllo. Magari era possibile che avessero accelerato le cose, ma questo non era un comportamento da persone mature. Di certo non si scappa di primo mattino senza lasciare un biglietto, un numero di telefono o qualsiasi...

"Certo, parla mister coraggio" lo provocò la vocina nella sua testa.
"Parla lui che nell'esatto momento in cui si è scontrato con Emma, dopo averle dato la borsa, era scappato a gambe levate" continuò.

Era l'ultima persona che poteva parlare, ma era comunque convinto che quella sera fosse scattata la scintilla, che non fosse l'unico ad essersi sentito bene, al sicuro e... più ci rimuginava, più il dolore alle tempie aumentava.


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Niall Horan sembrava essere uscito dall'ultimo film di "Alvin superstar: nessuno ci può fermare" perché aveva un look davvero incredibile, anche se mancava l'accessorio più importante: il sorriso.
L'irlandese per l'uscita con i suoi amici aveva preferito indossare una maglietta a maniche corte rigata bianca, azzurra e blu, un paio di jeans che lasciavano ben poco all'immaginazione e, per completare il look, la sua adorata camicia di jeans. Era davvero una superstar e quando il campanello di casa suonò, non pensò nemmeno di fermarsi a guardarsi allo specchio; s'infilò gli occhiali da sole, prese chiavi e cellulare e si chiuse la porta alle spalle.
«Potevi anche farci entrare» affermò Harry leggermente curioso, pur se il suo tono non lo tradì.
Anche lui per l'occasione aveva indossato una camicia nera con i disegni di alcune galassie e il suo immancabile pantalone nero. Cosa lo distingueva dagli altri? Il suo carisma, quel giorno era dell'umore "facciamo innervosire Niall Horan" e infatti non smetteva di punzecchiarlo.
«Eddai Harry, magari aveva i suoi buoni motivi» tentò di dissipare quei battibecchi Liam, ma persino lui sembrò essere interessato alla situazione.
L'amico li guardò e fece l'indifferente, ma la sua attenzione era posta ai loro look che non avevano niente di eccessivamente elegante; sia Louis che Liam avevano dei jeans, in più il primo portava una maglietta nera con sopra una camicia color salmone e l'altro indossava una maglia nera a maniche corte con righe bianche.

"Vedi, non è nulla d'importante. Adesso calmati" s'impose, ma era più facile a dirsi che a farsi.

«Ragazzi. Lasciamo stare il piccolo Nialler... sappiamo tutti che non ci nasconde nulla perché nessuna donna è entrata in quella casa» confessò Louis, rimarcando ancora una volta come il loro amico non avesse né una vita sentimentale né una vita sessuale allettante.
«Beh, certo se... non contiamo sua madre e sua cognata» lo provocò ancora ma Niall stette al gioco, non poteva cedere e sicuramente non avrebbe detto loro di Emma.
Era la cosa che voleva fare di più al mondo, ma come sarebbe finita? E poi sicuramente l'avrebbero preso in giro per ciò che era successo quella notte e perché già si era lasciato scappare la ragazza.
No assolutamente, doveva tenere chiusa la bocca.
«Mi avete fatto uscire per prendermi in giro o volete dirmi cos'è questo lavoretto che dobbiamo fare?» domandò già stufo, ma cercò almeno di nascondere il fastidio che in quel momento provava.
«Calma tigre» e così capì che forse era stato leggermente duro, ma quando provò a scompigliare i capelli dei ragazzi e loro fecero lo stesso sentì che tutto era già tornato alla normalità.
«E poi... senza offesa Niall ma quel primato spetta a Haz» disse Louis abbassando gli occhiali sul naso, ammiccando e tirandoseli sù.
Tutti si misero a ridere e quell'atmosfera di tensione si smorzò, ancor di più quando gli comunicarono cosa in realtà dovevano fare quella mattina che sicuramente sarebbe diventata l'intera giornata.
«Ma davvero? L'avete detto a Lou?» provò a chiedere, ma sapeva bene che quello che gli One Direction volevano era quello che ottenevano. Louise Teasdale o semplicemente Lou, come tutti la chiamavano, era la loro parrucchiera e truccatrice di fiducia, ma anche loro amica; così quando avevano saputo che la piccola - ormai non tanto- Lux non avrebbe ricevuto la sua casetta delle bambole avevano deciso bene di costruirne una loro.
«Lo sai che lei non ce l'avrebbe mai permesso e...»
«Non le avete detto nulla» completò la frase Niall conoscendo bene i suoi amici e sapendo che volevano lui perché era quello che non riusciva a mentire e cui Lou non avrebbe potuto dire di no.
«Altrimenti che sorpresa sarebbe» dissero all'unisono Louis e Liam.
E con qualche ripicca, battuta e tante risate, i quattro amici salirono in macchina in direzione casa Teasdale. I loro sorrisi contagiavano tutti. Era impossibile essere arrabbiati a lungo se loro erano nei paraggi e così l'irlandese decise di mettere da parte la sua vita e concentrarsi su ciò che al momento poteva controllare. Magari quella pausa gli avrebbe fatto bene.


*********************


"Dannazione!" pensò mentalmente, mentre tolse di fretta i vestiti sporchi e sudati e s'infilò nel box doccia.

Niall quel giorno era esausto, erano riusciti a costruire davvero una piccola casetta delle bambole, qualcosa da cui Lux non si sarebbe mai più separata. La gioia di vedere il suo sorriso sarebbe stato come aprire i regali a Natale, nulla l'avrebbe reso più felice, ma la piccolina non sarebbe arrivata prima di dopodomani, dato che passava del tempo con il padre.
Il moro era ancora assorto nei suoi pensieri che vagavano senza meta, anche se quella era una bugia, dato che una volta varcato l'ingresso di casa tutto ciò cui pensò fu Emma. Non era tardi, anzi erano riusciti a finire nel primo pomeriggio, ma lui aveva bisogno di riprendere le forze, farsi una doccia e andare da lei.
I suoi occhi si chiusero quando iniziò a strofinare i capelli con lo shampoo, fu un attimo e tutto ritornò indietro.

«Sai, per essere colui che ha avuto un grandissimo successo con il suo album da solista, sei parecchio taciturno» affermò Lou, toccandogli la spalla e facendolo girare.
I ragazzi erano intenti nel capire come mettere in piedi quella casetta e quindi non si curarono molto dell'amico e della loro hairstyle. Sollevò gli occhi, li poggiò sugli amici e quando era sicuro che nessuno lo ascoltasse parlò.
«E' solo che... oggi non è giornata» ammise, ma sapeva che non era tutta la verità.
«E loro non hanno fatto che peggiorarla» indicandoli disse, sorridendo appena, consapevole che quei tre ragazzacci sapevano dare il tormento.
Li conosceva da sempre, Niall si era abituato presto ai loro modi, eppure talvolta quelle sensazioni erano difficili da mandare via.
«Lo so che tu non sei come loro, cioè... che sei più sensibile, ma io ti ho sempre visto come il ragazzo più forte e coraggioso che conosco. Lo stesso che quando ha un attacco di panico non si piega, ma si rimette in piedi e cerca di resistere; il ragazzo che non riesce a dire di no perché è troppo buono, quello su cui quei ragazzacci vanno sempre per un consiglio.»
«E' solo che a volte mi chiedo che direzione debba prendere la mia vita»
«Nessuno di noi lo sa, altrimenti sarebbe troppo facile. Il bello è scoprire cosa essa ci riserva giorno dopo giorno.»
«E se io avessi troppa paura per viverla?» chiese con tono basso, tanto che Lou dovette avvicinarsi e quando stava per aprire bocca ecco che i tre moschettieri volsero lo sguardo verso di loro.
Beh, non c'era tempismo peggiore; Niall non ricevette nessuna risposta e quella domanda lo tormentò per ore, ma sapeva che non doveva far intravedere nulla, così accantonò ogni debolezza e lasciò che i suoi amici gli portassero un po' di gioia e allegria.

Una volta uscito dalla doccia ripensò a quel ricordo, all'emozione che provò quando lentamente la casetta prendeva forma, ai sorrisi dei suoi amici e alla felicità negli occhi di Lou. Magari non aveva capito il suo posto nella vita, ma era sulla strada giusta.
Niall si attorcigliò un asciugamano intorno alla vita e, dopo aver indossato le ciabatte si mise davanti allo specchio e guardò la sua immagine riflessa.
Che cosa cercava di dirgli? Beh, che doveva smetterla di essere così pessimista, di farsi forza e di andare da Emma; tuttavia se la sua mente sapeva cosa fare, mettere in moto i suoi piedi era decisamente più difficile.
Ci volle un'ora per prepararsi, fisicamente e mentalmente, e quando arrivò davanti alla boutique, il negozio in cui Emma lavorava, dovette attendere un paio di minuti prima di scendere dall'auto.
«Ci siamo» si ritrovò a dire ad alta voce, con lo stesso tono di chi stava per subire un supplizio.
Lentamente scivolò fuori dalla macchina, la chiuse alle sue spalle e dopo aver indossato gli occhiali da sole, si avvicinò al negozio con passi incerti.
Il suo cuore batteva velocemente, l'ansia si era impossessata del suo corpo e l'agitazione scorreva nelle sue vene, ma s'impose di resistere. Nonostante le premesse, le sue labbra accennarono un sorriso quando la figura di Emma s'intravide dalla porta del negozio.

"Sei un caso perso" gli ricordò la sua mente perché sapeva che quella ragazza lo aveva scombussolato più di quanto avrebbe mai ammesso.

Niall allungò la mano, prese il manico della porta e stava per tirarlo verso di sé, ma si bloccò non appena accanto alla figura della ragazza vide quella di un uomo.

"Non è possibile" disse mentalmente basito.
"Non Emma" provò ancora, ma la scena era chiara, anche senza sentire le parole che i due si stavano dicendo.

Beh, il cantante si trovò di fronte Emma che rideva e scherzava con un uomo che poteva avere circa trent'anni, bello da togliere il fiato, che non faceva altro che toccarla e senza toglierle gli occhi di dosso.
Non credeva di essersi sbagliato tanto, non lui che era sempre stato posato e controllato, anche se con lei quelle caratteristiche si erano perse nel momento in cui i loro occhi si erano scontrati.
Rimase così, con la mano sul pomello della porta a guardare quei due che si divertivano, ignari di avere un telespettatore con il cuore in frantumi. Cercò di leggere il labiale, ma non era capace, non lo era mai stato eppure in quel momento era l'unica cosa che voleva saper fare.
Tentò di trovare mille scuse, ragionò su chi potesse essere, s'inventò parentele, interessi che erano ben lontani dalla realtà, anche se persino lui non sapeva quale fosse. I suoi occhi si rattristarono, divennero lucidi ma lui ricacciò indietro le lacrime e prima di andarsene si voltò a guardarli un'ultima volta. Il suo cuore perse dei battiti, le mani iniziarono a tremare e il suo corpo fu scosso da rabbia, dolore e delusione. Emozioni che per Niall erano familiari, ma stavolta facevano più male perché nessuno l'aveva distrutto come aveva fatto Emma. Lui ci credeva, lo aveva fatto per davvero e ora... ora era tutto svanito. Non esisteva più niente.

"Amico..." dovette chiamare la vocina nella sua testa, ma persino quella era afflitta, sapeva le emozioni che stava provando e non riuscì ad aiutarlo, a dire qualcosa che lo incoraggiasse ad entrare e chiedere spiegazioni.

Si ricordò che loro non erano niente, al massimo due amici che per caso si erano trovati su app di incontri e sempre per caso avevano avuto un appuntamento. E non era importante ciò che era successo quella sera, nessuno di loro aveva fatto proposte, nè aveva messo dei limiti. Non poteva stare là ancora a lungo, non avrebbe retto ancora ai loro sorrisi, ai loro occhi divertiti; lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e salì in macchina verso una destinazione che di certo non era casa sua.
C'era un motivo se Niall Horan non portava nessuna donna nel proprio rifugio: dopo, ovunque si fosse girato, avrebbe visto la donna che l'aveva distrutto senza un perché.
Passarono ore prima che il cantante rimise piede in casa, indolenzito per il tempo trascorso in macchina; quando si lasciò cadere sul divano, i suoi occhi divennero lucidi.

«Tutti hanno paura di vivere» gli rispose Lou dopo che aveva offerto dei panini e delle birre ai ragazzi, trovando così un attimo per rimanere da sola con Niall.
Sapeva come fare perché conosceva quei teppistelli da anni e se c'era una cosa che non era cambiata, era quella: cibo e birra avrebbero tolto ogni dubbio.
«Io ho paura di ogni cosa. Di vivere, amare, essere felice» ammise lui, sconfitto da ciò che stava provando e che non riusciva più a trattenere.
«Sai, una volta mia madre mi disse che vivere è difficile, ancor di più che amare ed essere felice, ma ogni cosa fa parte di un disegno più grande che noi non conosciamo.»
«Il mio grande disegno fa davvero schifo allora.»
«Penso che prima di migliorare debba peggiorare» costatò Lou, mentre gli occhi attenti di Niall la osservavano per captare ogni più piccola sfumatura.
«Nessuno vuole soffrire, sentirsi deluso o provare un dolore che sembra strapparti il cuore, ma sono cose che ti permettono di crescere, di rafforzarti e ti lasciano un vuoto solo perché qualcuno un giorno possa compensarlo.»
Ed ecco il vero problema. Senza nemmeno rendersene conto aveva toccato il tasto dolente, quello per cui Niall stava sentendo tutto quello.
«E se avessi trovato quella persona, se sapessi con chi colmare quel vuoto ma lei è scappata? Se fosse andata via senza dire nulla, senza far sapere che...»
«E allora tornerà», ma l'irlandese non credette a quelle ultime parole.
Emma poteva anche essere la persona con cui aveva condiviso una bella serata, ma era la persona giusta? Quella domanda lo tormentava, lui credeva di aver visto qualcosa, ma se in realtà fosse stato solo un momento? Era immerso nelle sue domande quando sentì una mano poggiarsi sul suo braccio e l'altra sotto il suo mento. Lou lo costrinse ad alzare gli occhi, a fissarli in quelli di lei, forse dopo tanto tempo si ritrovò di nuovo vulnerabile.

«Abbiamo un destino già scritto, non sappiamo cosa o dove la vita ci porterà, ma sono convinta che le cose capitino per una ragione. Ho trovato l'amore per poi perderlo, è vero, ma da quell'amore è nata la cosa più bella della mia vita. A volte si fanno incontri che cambiano la vita, altre si ha bisogno di tempo perché la cosa si possa davvero costruire. Si ha paura di ciò che non si conosce, si scappa per paura di essere feriti e ci si innamora inaspettatamente. Niall se lei è quella giusta tornerà, succederà, ma indipendentemente da questo sii felice» e detto ciò lei si avvicinò e lo abbracciò velocemente prima che cambiasse idea. Un gesto che fu ricambiato, inaspettato ma emozionante e profondo. Forse quella giornata non era stata un completo disastro e, prima che gli altri si chiedessero che fine avesse fatto, s'incamminò e andò a mangiare con i suoi amici, affiancato dalla sua amata Guinness.

Quel ricordo lo destabilizzò, chiuse e aprì gli occhi solo per apprendere che fosse a casa sua. Si voltò verso la finestra, mentre stava seduto sul suo divano a guardare la pioggia sbattere sui vetri, stringendo tra le mani il telefono, con le dita che fremevano di scrivere. Si trovò ad aprire le note del suo smartphone per scrivere frasi apparentemente senza senso con un'urgenza quasi dolorosa, una vena di creatività che scorreva senza lasciare spazio ad altre emozioni. Gli doleva la mascella e si rese conto solo dopo di aver stretto i denti al punto di far pulsare la testa. Detestava lei per quello che gli aveva fatto, ma anche se stesso per averglielo permesso. Lasciò cadere le spalle e sospirò rumorosamente, mentre la notte calava e un altro giorno finiva. Le lancette dell'orologio alla parete ticchettavano, lentamente, scandendo i secondi che passavano e che formavano i minuti. C'erano situazioni in cui o facevi tutto o non facevi niente, ma in quel caso Niall ed Emma cosa avrebbero fatto?










































Spazio d'autrice:
Buongiorno e buona giornata a tutti....

Ho deciso di aggiornare adesso, prima perchè riprendo a studiare, secondo perchè nel pomeriggio lavoro e poi perchè... Stasera finalmente andrò a vedere CAPTAN MARVEL al cinema e non sto più nella pelle.

Ma passiamo alla storia che è ciò che ci interessa di più XDXD
Che pensate sarà successo tra Niall ed Emma? Vi ricordo che ogni cosa qui è stata scritta e detta per un motivo, non è semplice come si pensa.

Vediamo Emma scappare da Niall e lui che si sveglia ma non come avrebbe voluto e... Beh, di certo che i suoi amici lo assillano non aiuta. Sinceramente non volevo mettere tutto il gruppo, ma mi sono detta che ogni tanto ci sta perchè penso che al di là degli impegni o altro gli One Direction si parlano, si incontrano anche se non ne fanno un caso mediatico.
L'ingresso di Lou ammetto che è nuovo, non era previsto, ma in qualche modo e quello che sentivo di dover scrivere. Non so se il loro rapporto sia così amichevole, ma è come me lo immagino io e quindi... nulla....

Spero che vi piaccia, che vi farà fare due risate e... fatemi sapere che ne pensate.
Alla prossima,
Claire

LOOK FOTO DEI RAGAZZI

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