CAPITOLO 10: Un grosso, grossissimo, enorme sbaglio
(REVISIONATA)
Era ancora scioccata per aver lasciato che lui le prendesse la mano, che lasciasse scivolare il braccio vicino al suo fianco per intrecciare le loro mani. Emma non si riconosceva più, aveva persino accettato di andare a casa con lui e questo la terrorizzava, anche in piccola parte ne era elettrizzata.
Raggiunsero la macchina di Niall e solo allora, quando il contatto con la sua mano s'interruppe, lei sentì un vuoto, come se all'improvviso fosse uscita per strada, a meno dieci gradi e con indosso solo il pigiama
"Stiamo diventando inquietanti adesso?" si prese in giro perché non era normale provare certe emozioni con chi conosceva appena.
"Ma non è che questo ragazzo ti piace?", e le domande continuarono senza ricevere risposta. Emma sbuffò infastidita da se stessa, più volte si era ripromessa di smetterla ma succedeva che finiva per parlare sempre tra se e sè.
Erano in macchina e il silenzio riempiva l'atmosfera finché in radio passò una sua canzone e Niall alzò il volume, sorrise e le disse di ascoltare.
«Sei veramente tu!» farfugliò Emma con gli occhi sbarrati e imbarazzati per non aver riconosciuto subito la sua voce. Ed è vero, non seguiva la sua carriera, ma si era innamorata di quella canzone la prima volta che l'aveva ascoltata.
«Così mi ferisci» rispose, portandosi una mano al cuore teatralmente mentre con l'altra teneva lo sterzo.
Si trovarono a ridere, leggeri e ansiosi per quel che sarebbe stato e che non sapevano. Iniziarono a confrontarsi sulla canzone, su ciò che aveva significato per lui e su tutte quelle cose che Emma non sapeva e che Niall non dava mai per scontate.
«Questa è casa tua?» domandò la giovane una volta varcato il cancello, rimanendo meravigliata di quella piccola casetta che non dava l'impressione di appartenere ad un cantante famoso; lei l'adorava già.
«E non immagini l'interno» la provocò lui, ma lei affiancandolo lo spinse cercando di rimanere in equilibrio su quei tacchi.
Beh, era la verità, Niall Horan sapeva come conquistare una ragazza perché nell'attimo in cui Emma mise piedi in casa, si fermò sull'uscio della porta e rimase senza parole, stupefatta della vista che si presentava.
Lui la condusse nel soggiorno, scusandosi del disordine, ma non aspettava nessuno ed essendo l'unico uomo in casa si cullava nella sua tranquillità. La mora sorrise nel vederlo grattarsi la testa imbarazzato mentre le sue guance si coloravano di rosso, un'immagine che catturò e che conservò perché era così che voleva ricordarlo.
«Mettiti comoda che io vado a prendere una bottiglia di vino.»
«Ehm... lo so, è imbarazzante, ma non e che avresti anche un paio di pantofole?» arrossendo in viso chiese; odiava farlo, ma erano più di dieci ore che teneva i tacchi e ora cominciavano a farle male i piedi.
Era una modella, lavorava alla sua immagine e c'era abituata, ma tutti quelli che la conoscevano sapevano che una volta arrivata in casa, buttava i tacchi in un angolo e indossava le sue calde pantofole.
«Così mi deludi... Emma Williams che chiede di cambiarsi le scarpe? Ed io che credevo che ci dormissi anche» affermò canzonatorio Niall, lasciando la stanza ridendo mentre lei continuava a guardarsi intorno.
Non poteva crederci, anche lui era capace di fare del sarcasmo. Quel ragazzo la stupiva. Voleva curiosare, ma scelse un'opzione migliore, anche se fu interrotta dal suono del suo cellulare. Si era imposta di non leggere nessuna notifica, ma quando ritrovò dieci chiamate perse da parte di Rose e Shay si rabbuiò, tuttavia accantonò quell'emozione e decise di aprire la chat di gruppo.
«Rilassati e goditi la serata. Emma sii felice per te stessa» la bionda le consigliò con il suo fare dolce e non poté non sorridere ricordando quella piccola discussione avvenuta al bar.
«Questa non te la perdono. Dovevi venire a bussare alla mia porta, dovevo vedere il tuo look e prepararti psicologicamente. Ma lo farò ora» le scrisse Shay e a quelle affermazioni lei rabbrividì. Oh, se solo avesse potuto vederla! L'avrebbe rimproverata per il look, per quelle frasi scostanti e di certo per le scarpe. Stava per riposare il telefono quando l'icona lampeggiante l'avvisò di un altro messaggio dell'amica.
«Emma Marie Williams, ti prego di non farti mettere incinta e con questo ti autorizzo a darci dentro perché sappiamo tutti quanto tu ne abbia bisogno. Inizio con i cartelli rossi: niente ex, niente strazio e soprattutto non essere la solita Emma con il palo ficcato su per il culo. Ora passiamo agli altri due cartellini: sii disponibile, ma non subito; sii dolce quanto basta ma non da dargli l'impressione sbagliata, fargli venire la voglia di desiderarti e... Oddio, ci siamo capite vero?» e fu così che lei rossa in viso nascose il telefono in borsa e si avvicinò al camino, dove c'erano delle mensolette con alcune foto.
"E gli hai detto solo che avevi un appuntamento" le ricordò la sua voce ed Emma sbiancò al pensiero di quando sarebbe stata costretta a dirle che quel ragazzo era proprio Niall Horan, lo stesso ragazzo di cui lei aveva una cotta da adolescente.
"Io se fossi in te mi preparerei un rifugio anti-atomico, un piano di fuga e tutto ciò che ti occorre per sopravvivere da..." si stava dicendo, ma la zittì quando si convinse di poter tenere a bada l'amica, anche se senza troppa convinzione.
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Niall era senza parole, solo quando lasciò scivolare il suo braccio lungo il fianco e prese la sua mano intrecciandola con la propria capì cosa stava accadendo.
Lui, l'uomo dell' indecisione aveva fatto il primo passo. Sorrise pensando che i suoi amici lo avrebbero preso in giro per sempre, ma lui non avrebbe detto nulla perché... si sa, certe cose era meglio nasconderle. A quel punto pensò alla scommessa e si rattristò, si chiese come avrebbe fatto a dirglielo e...
"Non lo farai" si ripromise, ma non era convinto.
"Ovviamente, non le dirai nulla se non vuoi..."
"Sì, ho capito, ma prima o poi..." pensò, ma quella decisione lo terrorizzava.
"Non mi hai capito amico. Tu, non le dirai niente. Mai" affermò la vocina nella sua testa.
Una calma apparente perché quando dovette lasciargli la mano si sentì svuotato di ogni certezza. Quando si accorse della sua canzone in radio, non poté non alzare il volume. Ok, non l'avrebbe fatto con tutti, ma in qualche modo voleva vantarsi, anche se l'unica cosa che pensò era che voleva che lei lo conoscesse veramente.
«Lo so, ti sembrerà stupido ma...»
«Shh» lo interruppe lei e Niall rimase ad osservarla, facendo attenzione ai particolari che dapprima non aveva notato.
Emma quando chiudeva gli occhi alzava le sopracciglia, i suoi sorrisi facevano splendere i suoi occhi verdi e quando si ritrovava a sbuffare le comparivano due fossette sulle guance e... beh, l'irlandese si rese conto che l'aveva guardata con tanta attenzione per ricordarsi tutti quei particolari.
«Ora puoi parlare» gli disse ridendo e quando alzò gli occhi verso di lei un tumulto di emozioni accorsero a destare la sua calma.
«Oh, ti ringrazio» la prese in giro lui, ma appena lei disse che quella canzone era la sua preferita, che se n'era innamorata la prima volta che l'aveva ascoltata pur se non ne conosceva altre, il suo cuore scoppiò di gioia. Beh, forse non era vero che non avevano niente in comune. Erano cose su cui potevano lavorarci.
Niall non aveva portato nessuna ragazza a casa sua, Emma era la prima e la paura fu tanta, ma quando lei le sorrise e i suoi occhi lo incoraggiarono, lui seppe di aver fatto la scelta giusta. Emma non s'innamorò solo della casa e del suo interno, ma di cosa quel piccolo luogo voleva rappresentare. Non ebbe nemmeno bisogno di dirglielo perché lo capì dalla sua espressione, si sentiva in pace ed era lo stesso motivo per cui lui l'aveva comprata.
«Vino, vino, vino» iniziò a ripetere cercando di non dimenticarlo perché... un Niall nervoso era un Niall senza memoria.
"E le pantofole" si ricordò mentalmente, ridendo perché era la richiesta più strabiliante che gli avessero mai fatto, ovviamente senza contare quelle delle fan.
Era via da pochi minuti ma sembravano così tanti, si ritrovò a toccarsi la mano con cui l'aveva stretta, le sue labbra accennarono un sorriso e la sua mente vagò a scene che non erano mai successe e chissà se sarebbero mai avvenute.
«Ma dove diavolo sono finite?» domandò ad alta voce a se stesso e si maledì per non aver messo un po' di ordine in quei giorni.
Aveva cercato in tutte le stanze, ma poi ebbe un lampo e ricordò di quel pomeriggio passato con Harry a lavorare al suo album e corse nella stanza degli ospiti.
«Perdonami amico, la prossima volta te ne compro un paio, ma non ho resistito e le ho portate a casa» lesse il messaggio che Harry aveva lasciato sul comodino.
"Maledizione a te Harry Styles" borbottò tra sé, nervoso per quell'intoppo e, lasciando cadere le braccia sui fianchi strinse le mani in due pugni.
Doveva trovare una soluzione e in fretta. Si passò una mano sul viso, spostò il peso da una gamba all'altra e poi ritornando in camera vide le scarpe che suo fratello Greg aveva lasciato vicino a quelle di Denise. Ma come lo avrebbe spiegato a Emma?
Chiuse gli occhi e la raggiunse in soggiorno; si vergognò anche solo al pensiero, ma aveva un'ospite e sua madre gli aveva insegnato la buona educazione e... non importava quanta vergogna provasse, doveva farlo.
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Emma stava curiosando, ma non fece in tempo ad arrivare alle mensole vicino il camino che quando si girò notò Niall con lo sguardo basso e con le guance colorate.
«Tutto bene?» domandò insicura, ma allo stesso tempo era troppo divertita per quella situazione.
«Ok, perdonami, ma non avevo altre pantofole perché il mio amico Harry ha pensato bene di rubare quelle che avevo comprato e quindi mi ritrovo soltanto con quelle di mia cognata» velocemente ammise, ma lei non capiva dove fosse il problema.
«Ma non preoccuparti, per me potevano anche essere le scarpe di babbo Natale» cercò di aiutarlo, ma non lo fece sentire meglio perché da dietro la schiena, il moro uscì un paio di scarpe rosse con la faccia di babbo natale.
Emma scoppiò a ridere e Niall divenne ancora più rosso in viso, imbarazzato poggiò a terra le scarpe e iniziò a torturare le mani. Non disse una sola parola, ma lei non smetteva di ridere tanto che lui arrossì ancora di più facendo colorare persino le sue orecchie.
«Oddio, smettila di farti queste paranoie» aggiunse alla fine, togliendosi i tacchi e infilandosi quelle scarpe; iniziava già a sentire i piedi più comodi e leggeri.
«Stavi dicendo che il tuo amico ti ha rubato le scarpe?» cercò di iniziare la conversazione e, forse per quello o per il suo sorriso, Niall si calmò e stette al suo gioco.
«Sai, noi persone ricche ci rubiamo a vicenda» la provocò lui, facendola ridere tanto che mandò indietro la testa fino a toccare con le spalle il divano.
«Questa me la merito, ma sai... non pensavo che il tuo amico Harry Styles fosse così... dopotutto potrebbe andare d'accordo con la mia amica Shay» si trovò a dire e, solo quando finì si sorprese per aver ammesso qualcosa della sua vita.
«Devo ammetterlo, non vedevo qualcuno ridere e gioire indossando un paio di scarpe come quello da... Beh, da sempre»
Emma si rabbuiò, all'improvviso Niall pensò di aver detto qualcosa di male e i suoi occhi caddero sul suo viso, ma era la sua espressione che lo confuse.
«Mi dispiace se ho detto qualcosa di sbagliato, è solo...»
«Non scusarti, è che... mi hai fatto venire in mente i miei genitori e... l'ultima volta che ho indossato un paio di pantofole così è stato l'ultimo Natale che abbiamo trascorso insieme.»
Niall avrebbe voluto chiedere di più, voleva conoscere la sua vita, ma capì che non doveva forzare la mano. La vedeva in difficoltà, sapeva che in qualche modo era responsabile per aver aperto il vaso di pandora e non sapeva come sviare l'argomento. Poi gli venne in mente ciò che aveva detto un attimo prima.
«Shay? Ma chi... Shay Shing il miglior avvocato di Londra?»
Emma aprì la bocca sorpresa, non era possibile che i due si conoscessero, glielo avrebbe detto. Si sentì sopraffatta, pregò che così non fosse, ma aveva anche solo paura di chiedere.
"E se fossero usciti insieme? E se..." e partì con la sua lunga lista di e se... ma si maledì per essersi dimostrata debole.
Sorrise appena e i suoi pensieri non sfuggirono a Niall che così decise subito di chiarire.
«Sicuramente ti stai chiedendo come la conosco e... No, non siamo mai usciti insieme, ma ho sempre sentito parlare di lei. Oggi è difficile sentire di una donna che fa carriera e che è temuta da tutti, ma quando ho sentito di Shay, ammetto che mi si sono rizzati i peli sulle braccia; chiunque ne parli dice la stessa cosa: con lei non si scherza, è una delle poche donne che saprebbe cambiarti i connotati e nel farlo non verrebbe scoperta» e a quelle parole Emma non poté non ridere.
Assurdo, ma tutto ciò che aveva affermato era la verità; lui continuò raccontando tutto ciò che sapeva e lei rimase sorpresa nel vedere come il mondo vedeva la sua migliore amica.
«Non gli dirò mai che il resto del mondo la vede così altrimenti non mi lascerà in pace.»
«Beh, ci credo...i miei amici mi tormentano proprio perché mi conoscono troppo bene.»
«Anche le mie amiche, ma se da un lato ho Rose molto dolce, dall'altro ho Shay con cui è facile scherzare ma altrettanto litigare.»
Alla fine come se niente fosse si ritrovarono a parlare dei loro amici, degli scherzi che si ricambiavano, delle litigate e di ogni cosa che in quel momento sembrava accomunarli. Era così facile parlare l'uno dell'altro, non si accorsero che le loro mani erano talmente vicine da sfiorarsi e, quando ciò avvenne, entrambi le ritirarono.
«Grazie per non aver...»
«Chissà, magari me lo dirai al prossimo appuntamento» provò lui speranzoso e Niall sorrise tra sé per essere stato così "coraggioso" da farsi avanti.
«Uh, Uh! E chi ti dice che te ne riservò un altro?» lo prese in giro lei, ma sapeva che in quella frase non ci fosse nulla di vero.
«Ogni uomo ha le sue speranze»
E così detto si alzò, versò il vino nei due calici che aveva disposto sul tavolo e dopo averglielo dato, brindarono.
«Aspetta» le disse urlando, scostando il bicchiere dalle sue labbra, tanto che lei lo guardò sorpresa.
«A cosa brindiamo?» si affrettò a dire, lasciando che quell'atmosfera complice li raggiungesse.
«A quello che non possiamo prevedere» affermò senza rifletterci Emma e contro ogni prospettiva fu quello che fecero.
Niall le mostrò la casa, si stupì di quanto lei fosse attenta ai dettagli, a tutto ciò che di sentimentale possedeva tra quelle stanze, come la sedia a dondolo che sua nonna le aveva regalato, la chitarra con cui aveva aperto il concerto per la prima volta o altri ricordi che custodiva gelosamente. Emma non credeva a se stessa, quella sera si stava rivelando innovativa e diversa. Rimase piuttosto sorpresa per ciò che provò, per i ricordi che riuscì a condividere e per quello che avrebbe voluto fare.
"Emma Williams a cosa stai pensando?" si domandò maliziosa, ma sapeva che quella domanda non avrebbe avuto risposta.
Continuarono a parlare di ogni cosa che passasse loro per la mente ma Emma voleva di più e Niall non era da meno; così, ritornarono in soggiorno e quando l'irlandese stava per sedersi, lei lo richiamò per scoprire la verità su quelle mensolette.
«E' imbarazzante, dobbiamo farlo davvero?»
«Sì» e quella risposta non ammetteva repliche, lo sapevano entrambi.
Passandosi una mano sul viso e spostando il peso da una gamba all'altra, iniziò il tour di quei ricordi mentre Emma iniziò a sentirsi sollevata e leggera per quell'appuntamento che non si stava rivelando del tutto un disastro. Beh, non erano partiti nel migliore dei modi, ma nessuno dei due nascose che molto di quel nervosismo aveva radici ben piantate.
«Ma davvero Niall?»
«E' il mio film preferito e... potrà sembrare stupido, ma ho cercato la locandina in giro ovunque e quando l'ho trovata, sapevo che doveva essere mio. "Alla ricerca di Nemo" è un gran bel film» esordì, ma lei scuotè la testa contrariata.
«Ma è per bambini! E poi... pensi sia del calibro di orgoglio e pregiudizio?» fu costretta a ribattere e quando lui alzò gli occhi al cielo, lei sorrise.
«Con questa tua affermazione ho capito due cose; primo: tu ami Jane Austen; secondo: avrai sicuramente una conoscenza classica alle spalle.»
Avrebbe voluto negarlo, ma accennò con la testa e si sorprese quando iniziarono a parlare di letteratura, ovviamente non che lui fosse così informato, ma qualcosina la sapeva, tanto da fare bella figura.
«E questo? Da dove viene?»
«Quella foto me la fece mio padre la prima volta che mi portò sul campo da golf, fu lo scatto di vittoria, la mia prima pallina in buca» e sorrise a quel pensiero, ma allo stesso tempo lo fece sentire così vecchio che dietro i suoi occhi attenti nascose una leggera nostalgia.
«Beh, sai... la prima foto che mio padre mi scattò fu quella di una piccola me che impara a cucire un abito, una foto che conservo nei miei ricordi dato che nel trasloco andò persa.»
«Mi dispiace, ma capisco come ti senti. Durante gli anni, le foto sono venute meno e poi dal il divorzio dei miei qualcosa sembra essersi rotto.»
Stavano davvero parlando troppo e quando si accorse che i bicchieri con il vino erano rimasti intatti decisero di continuare la conversazione sul divano. Entrambi si stupirono di quanto quell'incontro del tutto casuale aveva creato in loro un legame, emozioni che ancora non riuscivano a spiegare e una voglia matta di conoscersi sempre di più.
Emma parlò dell'Italia, della nonna che aveva lasciato là ma che spesso andava a trovare e Niall la ricompensò con piccole storie della sua infanzia e di quanto il suo mondo fosse cambiato una volta diventato famoso. Le lancette dell'orologio scandirono i secondi che diventarono ore; pian piano la sera divenne notte e quando la bottiglia di vino finì ne aprirono un'altra. La serata perfetta per godersi la giusta atmosfera e un buon bicchiere di vino o... forse due intere bottiglie.
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Le luci del giorno filtravano dalla finestra lasciata aperta e dalla tenda appena scostata e, quando colpirono il viso, Emma si strofinò gli occhi e lentamente li aprì.
Pensò che Jhonny dormisse ancora, tuttavia altri dettagli iniziarono a balzarle all'occhio, come il colore delle pareti, i mobili e quando si alzò lentamente dal letto vide che non era casa sua.
"Oh mio Dio" esclamò mentalmente, alzando il lenzuolo e abbassandolo subito dopo quando un ricordo le balenò in testa.
«Forse dovremmo smetterla di bere» sentenziò Niall, dopo essersi bevuto fino all'ultimo goccio di vino del suo bicchiere.
«Disse colui che sparì per tornare con una seconda bottiglia di... Beaujolais» lo ribeccò Emma, poco prima di poggiare il suo calice sul tavolo e tirarsi le ginocchia sul divano.
I due scoppiarono a ridere e, dopo tanta sincerità non poterono non notare le loro mani unite; nessuno tolse la propria e quando alzarono gli occhi, lei si ritrovò nell'azzurro dell'irlandese, lui in quelli verdi dell'italiana. Che cosa era appena successo?
Emma e Niall stavano cercando di capirlo e non seppero dire chi dei due si avvicinò all'altro ma fu così; i loro visi erano vicini tanto da poter sentire il respiro l'uno dell'altro. Nelle loro teste c'erano delle vocine che dicevano "baciatevi, baciatevi" come coro d'incitamento, ma sembrava troppo presto, troppo in fretta e quando la stilista sembrò fare un passo indietro il cantante fece la sua mossa. Accorciò la breve distanza e poggiò le labbra su quelle di lei, sentendo sulla pelle lo stesso sapore e accennando a un sorriso chiese il permesso di entrare.
Emma si sentì il corpo invadere di adrenalina, non era mai stata così avventata e non avrebbe di certo lasciato a lui tutto il merito e così con la mano libera gli sfiorò una guancia e aprì la bocca per concedergli l'accesso. Le loro lingue si scontrarono, cercandosi e ballando una danza vecchia anni, alla scoperta di qualcosa che non credevano nemmeno possibile.
«Forse... Non è una buona idea» ansimò Emma imbarazzata tanto da far colorare le sue guance di un rosa acceso.
«Dovremmo fermarci finché siamo in tempo» continuò convinta, ma le parole si persero quando le labbra di Niall toccarono nuovamente e con più esigenza quelle di Emma.
Lui le prese il viso tra le mani costringendola a sollevare il capo, poi le solleticò il contorno delle labbra con il pollice e si abbandonò nei suoi occhi. Lei capì che lo desiderava. Lo percepì dal respiro affrettato, dal calore che le sue mani le trasmettevano e, dalle pupille dilatate.
Assorta nei suoi pensieri e, senza rendersene conto, affondò le dita nei capelli di Niall. Dovevano fermarsi, lo sapevano entrambi, ma nessuno dei due lo fece.
Baci, guance sfiorate e carezze accennate continuarono a ritmo di melodia come se non avessero mai avuto tanta sincronia.
Quel ricordò svanì con la stessa velocità con cui comparve e, ancor prima di riflettere attentamente o di farsi mille paranoie scivolò fuori dal letto facendo attenzione a non svegliare Niall. Prese le sue cose e scappò, ma non prima di voltarsi indietro ancora una volta e rimanere a osservare quel ragazzo - che quella sera l'aveva conquistata - dormire sereno nel letto, la stessa serenità che possedeva lei prima di svegliarsi.
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Buona sera ^_^
Direte voi finalmente, abbiamo visto un appuntamento disastroso, anche se poi le cose sono andate in un verso inaspettato.
Adesso? Beh, vediamo i due punti di vista, vediamo Niall ed Emma che seppure leggermente reticenti li vediamo aprirsi a questa nuova possibilità tra i due.
E poi? Lo so, il titolo vi fa capire qualcosa, il finale lo stesso, ma sarà davvero così? Che sarà successo?
Ehm... ehm.... non posso dirvi tutto ;)
Ma spero che continuerete a seguirmi per saperlo e poi... se vi va lasciate un piccolo commento per sapere se vi piace =D
Alla prossima
Claire
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