Capitolo 5

Leslie

«Ci vediamo domani, d'accordo?» mi salutò John con un abbraccio gigantesco. Era come minimo la terza volta che lo diceva nel giro di poco tempo mentre si preparava a dirmi che ci saremmo visti tutti quanti l'indomani sera in discoteca "per continuare a spassarcela" a detta sua.

E comunque sì, saremmo andati proprio in discoteca, il posto che più odiavo, ma anche quello in cui sentivo più urgenza di andare. Era vero, avevo ritrovato i miei migliori amici, le persone più importanti della mia vita, e ne ero felicissima, cosa da non credere dopo tutto ciò che avevo passato, ma la verità era che avrei soltanto avuto voglia di andare in discoteca, bere e dimenticarmi di Levi e Lila, della loro storia d'amore del cazzo e dei loro corpi uniti quando li avevo visti nella stanza di Levi.

Era stata colpa mia se loro due adesso stessero insieme, ma non potevo farci nulla. Venendo qui avevo creduto che avrei potuto risolvere tutto. Avevo pensato ciecamente e illudendomi che avrei riavuto indietro la vita a cui avevo rinunciato. Credevo che lui mi avrebbe aspettata perché mi amava e non pensava di poter trovare qualcun'altra. Avevo creduto che mi avrebbe aiutata a superare la morte prematura di nostro figlio, quando glielo avessi detto. Ma ora era tutto incerto se non impossibile. Lui amava un'altra. Come avrebbe mai potuto tornare con me? Come avevo fatto io ad illudermi che lui magari mi avrebbe aspettata? Mi sentivo una vera stupida. Una stupida con in cuore in mille pezzi, in parte sanato dall'amore incondizionato dei suoi migliori amici.

«Sì» gli risposi cercando di sorridergli facendolo sembrare vero.

John, però, lesse la tristezza nel mio sorriso e prese le mie mani tra le sue cercando di infondermi coraggio. «Domani sera ce la spasseremo, te lo prometto. Berremo fino a dimenticarci persino dei nostri nomi. Saremo tutti lì per te»

«Sì» aggiunse Cassidy, accanto a me, accarezzandomi il braccio come se anche lei volesse infondermi più coraggio «E potremo persino parlare male di Levi se lo vorrai. Faremo tutto ciò che possa farti sentire meglio, anche se per poco tempo. È anche colpa nostra se hai scoperto di Levi e Lila...»

La interruppi «Anche se me lo aveste detto, non sarebbe cambiato nulla. Sarei comunque stata qui o ancora a Milano a soffrire. Anche se lo avessi saputo, sarei comunque stata incapace di poter tornare insieme a lui.

«Levi è innamorato di Lila e giuro sulla cosa a me più cara che non gliene faccio una colpa. Sapevo già che un giorno si sarebbe preso una cotta per lei perché la nostra storia non avrebbe mai potuto funzionare, tanto»

Peter scosse la testa rattristito dal mio comportamento «Adesso stai usando la scusa che avresti usato qualche mese fa per cercare di soffrire di meno»

Non seppi più come ribattere, e questo perché aveva proprio ragione, ma non volevo darlo a vedere. Era stata colpa mia sin dal principio a credere che io e Levi potessimo avere un futuro stabile insieme. Avrei dovuto capire che non fossimo fatti l'uno per l'altra nell'istante in cui lui era scappato da casa mia lasciandosi dietro solo una lettera di scuse, il giorno dopo l'attacco al porto. Se l'avessi capito allora, adesso molte cose sarebbero diverse e probabilmente per il mio meglio, anche se non fossi mai finita col partire per l'Italia, così non venendo mai a conoscenza dell'esistenza dei miei due coinquilini.

Sebastian si schiarì la gola capendo che non avessi più voglia di continuare la discussione.

Ormai lui riusciva a comprendermi quasi più di quanto io riuscissi a comprendere me stessa. Se pensavo ad una cosa che mi rattristasse o mi rendesse felice, lui era sempre lì a leggere le mie emozioni come se fossi un libro aperto, anche quando gli altri non avrebbero mai potuto capirlo. Mi sembrava proprio che fossi diventata Lan Zhan, un personaggio di un romanzo cinese. Lui non mostrava mai agli altri i suoi sentimenti, usando la solita espressione per qualsiasi emozione. L'unico, però, che nonostante la solita espressione riuscisse a capirlo era suo fratello, Lan XiChen. Persino Wei WuXian, la persona che più amava Lan Zhan non riusciva mai a leggere le sue emozioni oltre quell'espressione statica, mentre Lan XiChen ci riusciva in pieno.

In quel caso il mio Lan XiChen personale era proprio Sebastian, la persona che non avrei mai conosciuto se avessi capito fin da subito che io e Levi non fossimo l'uno per l'altra.

Sebastian mi cinse le spalle con un braccio e mise su un sorriso splendente, così che potesse risollevare l'umore di tutti quanti. «E cosa più importante, domani sarà la prima volta in discoteca della mia vita e di quella di Isabella! Che felicità!»

«Guarda che non sarà la mia prima volta in discoteca,» intervenne Isabella, dandogli una pacca sulla spalla, «né tantomeno la tua! Ti sei scordato del Capodanno di quest'anno in discoteca?»

Il sorriso sul voltò di Sebastian sparì immediatamente dalle sue labbra e io capii immediatamente il motivo di ciò: sicuramente doveva essersi ricordato di Lexie, del fatto che avesse passato quello che Seb credeva potesse essere il primo Capodanno di una serie di capodanni insieme alla ragazza che amava e che poi, però, si era rivelata essere una stronza doppiogiochista che aveva giocato con i suoi sentimenti solo per poter arrivare al ragazzo di Isabella. Per lui il primo ricordo in discoteca doveva essere stato tremendo, un po' come la mia prima volta, quando dissi a Peter di voler andare in discoteca solo per potermi dimenticare di Levi con l'alcol.

Allora avrei già dovuto sapere che quella sarebbe stata solo la prima di altre migliaia di serate in discoteca per potermi dimenticare dell'amore della mia vita, eppure in quel momento lo ignorai.

Seb si costrinse a mettere su un altro sorriso, notando che mi fossi rattristata per ciò che lui aveva dovuto passare per colpa di Lexie. «Sì, ma questa sarà la nostra prima volta in discoteca in un altro stato! Vedrai, sarà fantastico!»

Isabella fece spallucce, «Se lo dici tu...»

Levi

La festa di Leslie doveva sicuramente essere finita a quell'ora. Erano quasi le tre di notte ormai e l'indomani mattina Cassidy e Peter sarebbero dovuti andare a scuola insieme agli altri invitati alla festa di Leslie, poiché suoi compagni di scuola di quando lei ancora viveva a Brisbane e frequentava qui le superiori vivendo una vita normalissima, come una teenager qualsiasi, perché poi, dalla mia comparsa nella sua, tutto era andato a rotoli: la sua vita, la mia... Se ci fosse stata un'opportunità per poter tornare indietro nel tempo, ne avrei sicuramente usufruito, per non incontrare mai Leslie e non permettere che entrambi soffrissimo terribilmente per la nostra storia d'amore incasinata.

Mi ritrovai ad avere l'immagine di Leslie davanti ai miei occhi mentre mi sorrideva dicendomi che non mi avrebbe mai più lasciato andare. Nella mia mente lei era lì, distesa sul letto della mia suite in Italia, le lunghe ciocche che si sollevavano in direzione del suo viso per via della finestra-balcone aperta per circolare l'aria nella mia camera da letto dopo la notte passionale che avevamo passato. Le nostre mani erano intrecciate sopra le lenzuola candide e ancora profumate del letto e in quel momento pensai di essere stato fortunatissimo nella mia vita.

Ricordavo di aver creduto alle sue parole quella volta, di aver creduto che il destino, finalmente, ci avesse riportati l'uno dall'altra senza che dovessimo dimostrargli altre prove per poter stare insieme.

E mi ricordavo anche di aver sorriso come un pazzo innamorato a quell'affermazione, facendo così sorridere maggiormente Leslie, che mi parve più felice e splendente che mai in quel breve attimo. Amavo vederla sorridere, soprattutto durante le giornate annuvolate di Milano. Ogni volta che sorrideva mi sembrava che il sole spostasse le nuvole con forza per poter dare più luce al mio angelo. Il suo sorriso era come una droga e una colta che lo vedevo apparire sulle sue labbra, volevo che continuassi a vederlo fino alla fine dei miei giorni.

Allora pensavo che tutti i nostri problemi si fossero risolti e che quindi sarebbe stato facile vederla sempre sorridere o, addirittura, ridere. Quanto mi ero sbagliato... però chissà se quella festa l'avesse rallegrata almeno un po' dopo le scoperte che aveva fatto riguardo me e Lila?

Non esitai oltre e cercai il numero di Peter tra i miei contatti. In realtà non avrei voluto disturbarlo ad un orario così tardo della notte, però qualcosa nascosto dentro di me aveva una voglia matta di saperlo, forse –anzi, no! Sicuramente– per essere sicuro che Leslie si stesse riprendendo senza pensare più a me. Certamente non potevo mica essere così curioso solo perché una parte di me sperava che lei soffrisse per avermi perso, nonostante la festa che aveva scopo di rallegrarla, giusto? Non poteva mica essere perché volevo una dimostrazione dei sentimenti che provava ancora per me, no? Infondo amavo Lila! Perché mi stavo torturando mentalmente solo per una questione così semplice e innocua? Volevo soltanto sapere come stesse la mia ex, e mi sembrava più che legittimo... giusto?

Peter rispose dopo 10 squilli «Levi, devi darmi una ragione davvero importante per giustificare il fatto che tu mi abbia chiamato a quest'orario interrompendomi da ciò che stavo facendo o domani ti uccido»

Certo che ci stava andando proprio leggero con le parole, eh! Sapevo di averlo disturbato nel cuore della notte, però questo... poi però mi resi conto della affannamento di Peter e capii immediatamente che dovevo aver interrotto Peter dal fare sesso con Cassidy.

Okay, okay, allora mi avrebbe ucciso, forse, ma non era colpa mia se Cassidy e Peter non riuscivano proprio a stare l'uno lontano dal corpo dell'altra anche solo per qualche minuto!  La loro attrazione era persino peggio di quella mia con Leslie... beh, di quando stavamo ancora insieme, almeno!

«Ehm, allora domani non credo che sarò ancora in vita» dissi a Peter.

«Vedremo... dimmi. Cos'è che ti ha tenuto sveglio fino alle 4 di notte che dovevi dirmi?» sentii che ritornava da Cassidy buttandosi sul letto accanto a lei e capii anche che avesse messo il vivavoce in modo che anche lei potesse sentire la conversazione, una volta che l'avevo interrotta. Sicuramente l'indomani prima avrei dovuto stare a sentire la sgridata di Cassidy e poi Peter avrebbe messo fine alla mia vita.

Sospirai cercando di prendermi di coraggio e parlai. Non potevo fare scena muta proprio adesso che ero sul punto di chiedergli ciò per cui lo avevo chiamato. «Leslie si è divertita alla festa di bentornata?»

La mia voce uscì così nervosa dalla mia bocca che per qualche secondo non mi preoccupai nemmeno del fatto che Peter mi stesse rispondendo tanto ero scombussolato dalla mia incertezza.

Dannazione, non stavo facendo nulla di male nel chiederlo!

«Perché lo chiedi?» ribatté subito Cassidy sulla difensiva.

«Calma Cass,» intervenne immediatamente Peter «Credo che lo voglia sapere perché anche lui è preoccupato per Leslie»

Cassidy sospirò, «Hai ragione, scusami. È solo che nemmeno la festa è riuscita a staccare la sua testa dal pensare a Levi ed io non ce la faccio proprio a vederla co...» quando si ricordò di essere in chiamata con me, imprecò «Cazzo, non avrei dovuto dirlo ad alta voce, ma ormai è fatta»

«Invece era proprio questo quello che volevo sapere» le rivelai sentendo uno strano dolore alla bocca dello stomaco. Mi curai di ignorarlo.

«Perché?» mi aggredì nuovamente Cassidy, e mi sembrò che tutti i progressi sulla nostra amicizia stessero arretrando.

Durante il periodo in cui avevo sofferto da impazzire a causa di Leslie, Cassidy aveva sempre provato a starmi accanto per farmi capire che insieme avremmo trovato un modo per superare il dolore provocato da Leslie. Alla fine, col stare vicini per aiutarci io e Cassidy eravamo diventati migliori amici e la cosa mi sembrò sin da subito incredibile, soprattutto per via dell'odio che lei aveva provato nei miei confronti dopo tutto ciò che era successo a Leslie a causa mia, solo poco dopo averla conosciuta.

Eppure adesso eravamo nuovamente punto e accapo: lei stava nuovamente provando odio per me perché avevo ferito sua "sorella" e non voleva che usassi quelle informazioni per ferirla ulteriormente.

«Perché speravo che con la festa si sarebbe dimenticata almeno un attimo di me. Anche se sto con Lila, non significa che io non sia enormemente preoccupato per Leslie, okay? È stata comunque la ragazza più importante della mia vita e questo non potrei mai dimenticarlo!»

«Cass,» disse Peter dolcemente «Levi ha tutto il diritto di chiederlo. Anche lui vuole che Leslie torni quella di prima...»

Cassidy lo interruppe «Lo so, ma il problema è che non penso proprio che riuscirà a tornare ad essere quella di prima. Non l'avevo mai vista così senza speranze e tu lo sai che Leslie è... era, la persona più positiva sulla faccia della Terra! Ho paura che la mia parabatai stavolta non possa mai più tornare ad essere felice e non posso farci nulla se non riesco a non incolpare Levi per questo. Se Leslie non lo avesse mai conosciuto, adesso sarebbe ancora la ragazza più solare e felice al mondo»

Peter provò a ribattere, ma stavolta fui io ad interromperlo. «Peter, Cassidy ha ragione, non provare a difendermi. Da quando io e Leslie ci siamo incontrati, non abbiamo fatto altro che ferirci a vicenda e ferire quelli attorno a noi. Però, alla fine, sono stato io quella a ferirla maggiormente. Per colpa mia è quasi morta due volte» ripensai a quando l'avevo persa sul serio per pochi minuti e il dolore si propagò in tutto il mio corpo a catena. Pensando poi anche al suo tentato suicidio, quel dolore aumentò ancora e mi bloccò l'aria nei polmoni. Se io stavo già soffrendo così tanto al solo parlare di ciò che le avevo fatto, non immaginavo che dolore accecante dovesse provare lei.

Eppure era così coraggiosa a provare a nasconderlo nonostante tutto! Soffriva silenziosamente sperando di non preoccupare gli altri, eppure da quello che avevo visto dalla porta-finestra dalla stanza di Leslie solo qualche giorno prima, l'unico a cui sembrava concesso potersi preoccupare di lei era Sebastian.

Cos'era successo in Italia dopo la mia partenza che aveva unito così tanto Leslie e Sebastian? E perché mi dava fastidio il fatto che fossero più uniti?

«Levi? Sei ancora al telefono?» mi richiamò Lila da dietro la porta del bagno.

Cavolo! Da quanto tempo ero in chiamata? Le avevo detto che ci avrei messo pochissimo, che dovevo solo chiedere una cosa veloce a Peter, eppure guardando l'orario notai che fossero già passati più di dieci minuti da quando ero entrato in bagno per chiamare Peter.

«Sì, ma sto finendo. Tu va' pure a dormire, amore mio» le risposi sbrigativamente.

«Ti aspetto in camera tua»

Sentii il rumore dei suoi passi sul parquet diminuire e quando sentii anche la porta della mia stanza venire aperta e poi richiusa, tirai fuori un sospiro di sollievo.

«Ragazzi, devo salutarvi» ripresi mentre Cassidy e Peter stavano parlando tra di loro. Non lasciai nemmeno che mi rispondessero e chiusi la chiamata.

Sapevo che fosse stata una mossa da stronzo, però ero sicuro che Cassidy avrebbe continuato a dirmi di non avere il diritto per chiedere di Leslie, o cose così e ame non andava di ascoltarla ancora e sentirmi sempre più in colpa sebbene avesse ragione. L'unico motivo per cui avevo chiamato Peter era per sapere se Leslie fosse almeno un po' più felice, se non avesse pensato a me anche durante la festa organizzata da Sebastian solo per lei, per risollevarle l'umore e per farle sapere che Peter e Cassidy, insieme a John, non ce l'avessero più con lei per via della bugia che aveva inventato per allontanarci da lei e rimanere in Italia ad aiutare Sebastian ed Isabella. E invece Leslie era stata felice per qualche momento, ma poi ero comunque tornato fra i suoi pensieri.

La cosa avrebbe dovuto farmi sentire in colpa, ma al contrario di ciò, mi sentii stranamente sollevato all'idea.

Decisi di ignorare il motivo di questo mio strano sollievo. Non volevo aprire l'argomento e non volevo nemmeno sapere perché mi sentissi in quel modo. Sapevo che non avrebbe fatto altro che complicare la situazione, perché ogni volta che mi accingevo a pensare e a scoprire perché provassi dei sentimenti strani, tutto andava per il peggio.

Entrai in camera mia e trovai Lila distesa sul mio letto con indosso una mia maglia che la copriva fino a metà cosce. Al solo guardarla sentii uno strano formicolio dentro di me disperdersi in tutto il mio corpo per poi fermarsi sul mio punto debole.

Cercai di nascondere l'effetto che mi faceva la donna che amavo stendendomi accanto a lei così che lei potesse vedermi solo in viso.

Lila ridacchiò maliziosa «Non mi sfugge nulla, amore mio, quindi non provare a nasconderlo»

La mano di Lila si fermò proprio sul mio punto debole ed io strinsi gli occhi cercando di distrarmi dal piacere che la sua mano mi stava dando.

Io e Lila avevamo fatto molte cose, ma ancora non avevamo fatto sesso realmente. Ogni volta qualcosa o qualcuno ci interrompeva, sia che fosse una porta che sbatteva in corridoio per via della corrente, sia che spuntasse all'improvviso mia madre suonando al campanello della porta d'ingresso, sia che Leslie piombasse in camera mia mentre eravamo proprio sul punto di iniziare.

Ogni volta mi sembrava come se il destino non ce lo permettesse. Provava sempre a fermarci in qualche modo, ma quella volta non avrei lasciato che ce lo impedisse ancora così mi spostai sopra di lei e la baciai passionalmente.

Le sue mani si avvolsero immediatamente attorno al mio collo, la sua lingua danzò con la mia e le sue gambe si strinsero forte attorno alla mia vita.

Accadde tutto così in fretta che quando riaprii gli occhi, notai che nessuno strato di vestiti ci dividesse e che fossimo in puro contatto.

Mi sentii subito in estasi, come se avessi fatto uso di droghe allucinogene che rendevano l'atmosfera fin troppo sexy e surreale.

Ammirai e sfiorai il corpo della bellissima donna sotto di me. Le assaporai la pelle passando sui più sensibili e quando capii che stesse per venire, misi il preservativo e finalmente feci l'amore con la donna di cui ero innamorato.

«È stato bellissimo» sussurrò Lila tracciando dei cerchi sul mio petto con le sue dita, il suo corpo nudo ancora premuto sul mio.

Mi sentii sopraelevato, come se fluttuassi in mezzo alla stanza. Era stato bello, solo bello. Non era stato proprio bellissimo come diceva lei, non ne capii nemmeno il motivo. Era stato perfetto, mi era piaciuto, però non era stato bellissimo.

Cercai di non dare a vedere che fossi turbato da questo fatto e le sorrisi sfiorandole i capezzoli già turgidi. «Vero»

Lila si distolse improvvisamente dal mio tocco, ma poi si appoggiò sul mio petto tenendosi sui gomiti per guardarmi in viso, il suo seno però mi distrasse e per questo mi beccai uno schiaffetto indolore sul petto da Lila.

«Hey, i miei occhi sono qui!» mi alzò il viso dal suo seno abbastanza prosperoso facendo in modo che i nostri sguardi si incatenassero.

Sul suo viso apparve un sorriso stupendo e non potei trattenermi dal sorriderle istintivamente in risposta.

«Perché sorridi?» mi chiese.

«Perché sei bellissima quando sorridi» le rivelai.

Le sue guance di tinsero di rosa ed io mi sentii orgoglioso nell'esserci riuscito.

Riabbassai lo sguardo sulle sue tette e le pizzicai i capezzoli.

«Smettila di giocare con le mie tette, mi sono messa così perché ti potessi chiedere una cosa...»

La interruppi, «Un secondo round?»

Lei arrossì nuovamente, ma lessi nel suo sguardo che non le sarebbe dispiaciuto affatto un secondo round.

Si schiarì la voce ricomponendosi «Ehm, in realtà volevo chiederti se domani ti andasse di andare in discoteca»

Lila amava ballare sotto le luci di mille colori con un drink in mano, Mi aveva raccontato che in Italia organizzassero dei "festini", praticamente delle discoteche anche per i minori e che lei ci andasse sempre perché le amava. Amava poter ballare con le persone e divertirsi.

Da quando mi aveva detto di questo suo amore per le discoteche, l'avevo subito portata in discoteca. Da quella volta in poi le chiesi di dirmi quando volesse andarci ed io ce l'avrei portata, quindi di certo non le avrei detto di no quella volta.

Le sorrisi, «Sì, ma a patto che tu mi baci»

Lila non se lo fece ripetere una seconda volta e mi baciò fino a quando fummo così stanchi che ci addormentammo l'uno tra le braccia dell'altra.

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