Capitolo 19

Leslie

Sebastian.

Sebastian era rimasto una notte intera.

Inspirai profondamente, la mia testa ancora mezza addormentata poggiata sul petto di Sebastian. Non riuscivo a credere che Sebastian fosse rimasto per una buona volta. Non riuscivo a credere di trovarmi tra le sue braccia. Il solo pensiero mi faceva così felice... così felice da renderlo strano.

Mi stropicciai gli occhi e sbadigliai più silenziosamente possibile «'Giorno Seb»

Mi misi a sedere sbirciando oltre la coltre di coperte e mi resi improvvisamente conto di: 1) non essere in camera mia, né tantomeno in casa mia; 2) quello non era Sebastian!; e 3) Avevo dormito un'altra volta con Levi anche se non ricordavo nulla... nulla a parte...

Tutti i ricordi della serata precedente mi investirono come un uragano ed io mi trovai soffocata da tutto quanto. Ero stata drogata. Isabella mi aveva dato la bibita. Isabella? Stava bene? Le era successo qualcosa? Com'ero finita qui? Zaac aveva intenzione di stuprarmi. Lila era piombata in camera proprio quando stavo inconsciamente spogliando Levi. Levi era uscito a rincorrerla. Mi ero resa conto di ciò che era successo. Levi mi aveva sgridata. Poi era piombato ad aiutarmi. Mi ero addormentata.

Zaac aveva intenzione di stuprarmi.

Mi sentivo ancora addosso le sue viscide mani sul sedere, sulle cosce mentre si avvicinava alle mie mutandine. Rabbrividii e mi scostai immediatamente da Levi, sistemandomi sull'altro margine del letto. Il petto mi doleva e le lacrime scivolavano sul viso silenziosamente, le braccia avvolte attorno al corpo. Zaac mi avrebbe stuprata. Se Levi non mi avesse salvata Zaac avrebbe abusato di me. Se lui non fosse arrivato, io...

Levi si alzò di colpo e mi fissò preoccupato, probabilmente confuso. I suoi occhi si spostarono da una parte all'altra, agitati. Quando si rese conto di cosa lo avesse fatto sobbalzare – o meglio chi – provò ad avvicinarsi, ma io lo frenai immediatamente. Non volevo essere toccata da nessuno, nemmeno da lui.

«Leslie...» provò a dire, i suoi occhi oceano offuscati dalla preoccupazione.

«Ricordo tutto. Ricordo ogni singola cosa» Levi sospirò, doveva probabilmente aver sperato che non ricordassi niente, ma purtroppo io ricordavo tutto quanto, e il pensiero mi tormentava il petto facendolo bruciare come se migliaia di spilli mi stessero trafiggendo. «Mi spiace, mi spiace, io non credevo... non sapevo...»

«Les, non devi spiegare nulla...»

«Tu e Lila... Lila... adesso...»

«Non preoccuparti di questo per adesso. Tu...»

«Isa» i miei occhi saettarono in giro per la stanza «Dov'è? Le è successo qualcosa?»

«Sta bene. Sta bene, te lo prometto. Archer l'ha portata a casa non appena si è sentita male» gli occhi allarmati di Levi incrociarono i miei donandomi conforto ed io riuscii a calmarmi, i battiti del mio cuore diminuirono a dismisura. Almeno Isabella stava bene. Almeno non le era successo quello che sarebbe successo a me se Levi non mi avesse salvata da Zaac. Almeno adesso era con Sebastian... Sebastian! Mi ero addormentata prima ancora di potergli parlare. Non sapeva dov'ero, se stavo bene, lui...

A quanto pare il mio panico dovette leggermisi negli occhi perché Levi rispose alle mie tacite domande. «Sebastian sa che sei qui, sta' tranquilla. Gliel'ho detto io.»

Tirai fuori un altro sospiro di sollievo e chiusi gli occhi per un attimo abbandonandomi alle buone notizie. Purtroppo feci male. Bastò solo un secondo per rivedermi schiacciata contro il corpo di Zaac, le sue mani addosso, per farmi andare nuovamente nel panico, il fiato corto in gola e gli occhi appannati dalle lacrime trattenute a stento. Rabbrividii e i polmoni non riuscirono a prendere l'ossigeno dall'aria introdotta.

Quelle mani...

«Andiamo di là, ti va? Magari possiamo spogliarci per stare al fresco»

Il fresco alle gambe...

«Les!» Levi mi scosse le spalle ed io mi risvegliai dai ricordi di ieri, i suoi occhi più preoccupati e chiari che mai. Era inginocchiato di fronte a me, le braccia tese e i muscoli contratti.

«Perché?» mi ritrovai a sussurrare, le guance bagnate da lacrime silenziose «Perché sempre a me?»

Levi non disse niente.

«Se non ci fossi stato tu, se non mi avessi salvata, io adesso... Mi dispiace. Mi dispiace. È colpa mia. È tutta colpa mia. Lila... io... mi dispi...» Levi non mi lasciò nemmeno il tempo di completare che mi strinse in un forte abbraccio, uno di quelli che ti toglievano il fiato dai polmoni, uno di quelli che ti riempivano di calore scaldandoti fino alle ossa. Uno di quegli abbracci che da bambino davi ai tuoi orsacchiotti, perché erano quelli a cui tenevi di più. Uno di quegli abbracci che nelle giornate più buie e tetre facevano spuntare il sole dietro una nuvola carica di lampi e acquazzoni.

«Sono arrivato in tempo. Non è successo nulla» la sua voce roca mi scosse fino alle ossa «Sei con me adesso. Non ti accadrà più niente di male, te lo prometto»

E sebbene non fosse la verità, sebbene sapessi di non averlo più accanto a me come una volta, mi abbandonai alle sue bugie, perché mi facevano sentire meglio.

«Grazie per avermi salvata» sussurrai ancora «Mi dispiace per i graffi in viso, mi dispiace per averti spogliato ieri, mi dispiace per essermi spogliata, mi dispiace per averti baciato involontariamente, mi dispiace aver rovinato la tua bella serata con Lila, mi dispiace avervi fatti litigare, mi dispiace per averti fatto del male ancora una volta, mi dispiace essere tornata rovinando tutto, mi dispiace averti mentito allora, mi dispiace essere partita per l'Italia lasciandoti, mi dispiace...»

«Non dirlo!» la sua voce fu severa quando mi interruppe dal proseguire «Non dire che ti dispiace per essere entrata a far parte della mia vita. Non devi neanche pensarci, va bene?»

«Levi, io...»

«No» fu risoluto. Allentò l'abbraccio ed i suoi occhi incontrarono i miei a metà strada, due oceani in tempesta «Puoi dispiacerti per tutto, ma non per quello. Puoi anche dire che ti dispiace avermi amato, ma non puoi dispiacerti per essere entrata a far parte della mia vita. Non te lo permetto»

Mi lasciai travolgere dai suoi occhi e in un secondo sentii il mio cuore ricucirsi, un pezzo dopo l'altro, e sentii il mio stomaco riempirsi di farfalle proprio come la prima volta che lo avevo visto. Avrei voluto dirgli ti amo, ma non potevo. Non me lo meritavo e non avrei risolto nulla. I miei dannati sentimenti nei suoi confronti non valevano più nulla, dovevo annientarli, eppure tutte le frasi di Levi non facevano altro che confondermi, così come tutti i gesti di Sebastian.

La mano di Levi salì dalla mia spalla al mio viso e si chiuse sulla mia guancia dolcemente «Se ti avesse fatto qualcosa prima che fossi riuscito ad intervenire, lo avrei ucciso» e mai lo avevo visto così serio.

«Levi...» non fai altro che confondermi, smettila. Era questo che volevo dirgli, ma non potevo. Non volevo rischiare di commettere altri errori con lui. La sua dolcezza e il suo perdono mi bastavano. Così cambiai discorso. «Voglio andare da Lila a spiegarle ciò che è successo. Voglio farvi chiarire.»

Gli occhi di Levi tremarono un attimo e la sua mano si staccò immediatamente dal mio viso, come se si fosse appena ricordato di una cosa di estrema importanza che aveva dimenticato.

«G-già. Lila... grazie» balbettò allontanandosi lentamente da me, lo sguardo rivolto verso la porta.

«È il minimo che possa fare dopo tutto ciò che è successo. Mi vesto e mi puoi portare da lei»

«Facciamo colazione prima. Non mangiamo da ieri sera» si voltò nuovamente a guardarmi e mi sorrise «Vado a prenderti qualcosa di comodo da indossare»

«Non facciamo colazione a casa?»

Levi scosse la testa sorridendomi «Ti porto nel mio caffè bar preferito»

Annuii impercettibilmente, ancora confusa dal comportamento di Levi. Lui fece per uscire, ma fu allora che mi resi conto di una cosa.

«Levi, mi serve un reggiseno»

Levi si bloccò e rimase in silenzio per qualche secondo «Mi occupo anche di questo»

«Grazie»

«Non devi ringraziarmi»

Mi strinsi nella felpa di Levi mentre leggevo il menù e inalai quell'odore tipico del mio ex che tanto avevo amato e che persino in quel momento amavo.

Alzai lo sguardo da dietro il menù e notai un sorriso affiorare sulle labbra di Levi.

«Come mai è il tuo caffè bar preferito?» gli chiesi, i suoi occhi incontrarono immediatamente i miei ed io mi costrinsi a non perdermici, o altrimenti non ne sarei più uscita.

«Prima di morire mio padre mi ci portava ogni tal volta che ero triste e ogni fine settimana» librò lo sguardo su tutto il caffè bar ed io lo seguii col mio «"Come premio per essere stato bravo a scuola" mi diceva. Ci sedevamo sempre a questo tavolo, io da questa parte e lui» puntò nuovamente i suoi occhi su di me «dove sei seduta tu»

Deglutii a fatica, tanta era l'emozione nel suo sguardo, e obbligai me stessa a non mostrare ciò che in realtà stessi provando in quel momento, mentre mi raccontava qualcosa di così privato.

«Mi chiedeva delle mie giornate, cercava modi per distrarmi e farmi ridere,» la nostalgia era evidente ed ebbi voglia di stringergli la mano da sopra il tavolo, ma fermai giusto in tempo dal commettere l'ennesima cazzata «mi raccontava di lui e mamma, di come si fossero conosciuti, e quella era la mia storia preferita...»

«Siete pronti per ordinare?» la voce della cameriera mi fece sobbalzare e intravidi Levi ridacchiare proprio per la mia reazione. Gli feci la linguaccia e lessi velocemente il menù.

«Sì» iniziò Levi «Un cappuccino e una fetta di torta al cioccolato»

Alzai lo sguardo sulla cameriera per dirle cosa prendessi io, ma la ritrovai completamente catturata da Levi. Vero, mi ero dimenticata che il mio ex fosse una stella del cinema!

Tossii per richiamare l'attenzione e la cameriera spostò il suo sguardo su di me, i suoi occhi si spalancarono. Che conoscesse anche me?

«L-lei prende lo stesso?» balbettò.

«No, non mi piace il caffè. Preferisco una cioccolata calda con una spolverata di cacao di sopra»

«Q-quindi... un cappuccino, una cioccolata calda e due fette di torta al cioccolato, giusto?»

Spostai lo sguardo su Levi per cercare conferma e lui annuì. «Sì, è tutto. Grazie mille»

«Arrivano subito» e così come era apparsa, la cameriera sparì dietro l'angolo.

«È una tua fan» gli dissi e lui ridacchiò.

«Per un attimo ho pensato che le saresti saltata addosso»

«Hey!» misi su un finto broncio «Non le sarei saltata addosso...»

Mi interruppe, il suo sorriso smagliante come il sole «... a meno che non mi si fosse avvicinata ulteriormente. Su, ammettilo!»

«Non è ve...» sospirai «Sì, è vero»

Levi ridacchiò e bastò quello a riscaldarmi il cuore. Sorrisi inconsapevolmente e fu Levi stesso a farmelo notare.

«Dovresti sorridere più spesso con me»

E il cuore mi si strinse nuovamente in una morsa. Nella mia mente apparve l'immagine di Lila, le parole e il discorso che avrei dovuto farle affinché lei e Levi chiarissero. Mi apparvero loro due mentre si baciavano, mentre stavano per...

«Perché mi hai portata qui?» gli chiesi.

«Per fare colazione...»

Non gli diedi nemmeno il tempo di continuare quella banale risposta «Sai che non intendevo quello... questo è il posto tuo e di tuo padre... io... io cosa c'entro?»

Il sorriso di Levi scivolò via dalle sue labbra ed io mi ritrovai ancora una volta colpevole della sua tristezza. «Io... non lo so... mi sembrava giusto che tu... forse ho sbagliato»

E il silenzio scivolò su di noi come la luna copriva il sole durante un'eclissi. Mi ritrovai a fissarmi le mani, a giocare con l'elastico per poter scaricare l'ansia nata dentro di me.

«E quindi non ti piace il caffè» Levi spezzò il silenzio ed io alzai lo sguardo su di lui «a che razza di italiana non piace il caffè? Com'è che in Italia non ti hanno ancora uccisa per questo sacrilegio?»

Ridacchiai «Beh, sono stata davvero fortunata, anche se devo ammettere che durante i primi giorni mi sono trovata parecchio in difficoltà con Sebastian. Lui insisteva sul farmi provare il caffè ed io gli dicevo che non sarebbe cambiato nulla, che non mi sarebbe piaciuto. Alla fine è stato costretto a rinunciare»

Levi ridacchiò con me «Povero. Gli avrai sferrato un colpo al cuore con questa notizia»

«Beh, mi sono fatta perdonare preparandogli la Pavlova»

Levi smise di ridere, ma sul suo viso rimase comunque un sorriso, sebbene mi sembrasse un tantino forzato. «Ah, gliel'hai fatta provare?»

«Già. L'ha amata da impazzire»

«Buono a sapersi» il sorriso si fece sempre più forzato.

«Invece tu l'hai fatta assaggiare a Lila?»

Scosse la testa «No, ma può darsi che l'abbia provata di suo» distolse lo sguardo dal mio e lo puntò verso la cameriera, che stava arrivando con la nostra ordinazione.

«Ecco qui. Buona colazione» mi guardò negli occhi, lasciò le cose sul tavolino e scappò via, il volto rosso per l'imbarazzo.

Ridacchiai. «È proprio cotta di te. Non riusciva neanche a guardarti in viso»

«E chi ti dice che invece non abbia una cotta per te?» ribatté lui «L'hai vista come ti ha guardata? Se stessimo ancora insieme, mi sarei ingelosito parecchio di quello sguardo»

«Ma smettila! Non scherzare! È ovvio che abbia una cotta per te, ti ha pure riconosciuto!»

«Come vuoi» fece spallucce e prese il caffè in mano. «Sicura che non ti vada di assaggiare?»

Alzò il sopracciglio facendo sembrare la richiesta una presa in giro.

«Sicurissima» ribattei acida «La mia cioccolata calda è più che perfetta»

Ne bevvi un sorso e mi bruciai la lingua. Levi scoppiò a ridere della mia espressione ed io lo fulminai con lo sguardo.

«Devi stare attenta. Ci sarà un motivo se si chiama cioccolata calda» mi prese in giro.

«Oggi sei proprio Mister Simpatia, eh»

Levi continuò a ridere ed io bevvi l'intero bicchiere d'acqua fredda che la cameriera aveva portato a parte.

«Tu e mio padre sareste proprio andati d'accordo»

Il mio cuore mancò un battito.

Forse più di uno.

C-che significava? Perché saremmo andati d'accordo?

«Anche lui detestava il caffè. Prendeva sempre una cioccolata calda e puntualmente si bruciava la lingua» sorrise nostalgico.

«Che persona era tuo padre?» chiesi prima di soffiare sulla cioccolata bollente.

«Era la persona più altruista che conoscessi» i suoi occhi oceano incontrarono i miei occhi ancora una volta ed io deglutii a fatica «Era spiritoso e gli piaceva recitare, sebbene non avesse fatto di questa sua passione un lavoro. È grazie a lui se ho iniziato a recitare sin da bambino. Mi ha trasmesso tutto il suo amore per la recitazione e l'ha fatta diventare una mia passione.

«Oh, era anche un grande amante della lettura. Gli piacevano soprattutto le poesie, in special modo quelle della letteratura italiana» le mie sopracciglia scattarono verso l'alto e Levi sorrise maggiormente «Già, si vede che tra noi due doveva essere destino... beh, o quasi» si corresse.

«Te ne ha insegnata qualcuna?» gli chiesi.

«Me ne aveva insegnate molte. La maggior parte delle volte in inglese, però. L'unica frase in italiano che mi è rimasta impressa è tratta dal Paradiso di Dante Alighieri» capii subito di quale frase si trattasse e il mio cuore mancò un battito al solo pensiero che Levi sapesse quella frase in italiano.

«L'amor che move il sole e l'altre stelle» recitammo insieme e per un attimo tutto il resto sparì del tutto. Restammo noi due, con quella frase ad aleggiare per aria. Sentii i battiti del mio cuore in gola e mi dovetti sforzare per ingoiare la saliva formatasi in bocca, le nostre dita mi sembrarono improvvisamente fin troppo vicine, così come le nostre ginocchia da sotto il tavolo.

Fui io la prima a distogliere lo sguardo assaggiando un pezzo della torta al cioccolato. «Lila e tuo padre sarebbero stati migliori amici, allora»

«Già.» bevve tutto il suo cappuccino «Per il fatto con Lila... se non te la senti, non devi sentirti costretta. Ripensare a quello che è successo ieri... proverò io a chiarire con lei»

Ah, già. Dovevo far chiarire Levi e Lila. Mi ero scordata che per colpa mia i due avessero litigato. Mi ero scordata del tutto di ieri sera. Mi ero scordata persino di essere andata in quel pub.

«Non mi sento costretta. È colpa mia quindi tocca a me aiutarvi. Non voglio che entrambi soffriate per un malinteso.»

Sentii il cellulare vibrare nella tasca della felpa e abbassai lo sguardo per leggere il messaggio. Era Seb.

Buongiorno. Tutto bene, coinquilina?

Ieri non avrei dovuto lasciarti andare. Non avrei dovuto lasciare andare né te né Isa.

Sorrisi istintivamente, ma non gli risposi.

«È Sebastian?» chiese Levi ed io annuii mentre leggevo i seguenti messaggi, il sorriso cresceva man mano che leggevo un messaggio dopo l'altro.

Fammi sapere quando torni a casa.

Ti aspetto già fuori casa.

Era un pazzo. Ecco che cos'era il mio coinquilino. Ma lo amavo per questo... che? Avevo detto che lo amavo? Io?

Spensi immediatamente il cellulare e alzai lo sguardo sulla torta per finirla.

No. Non poteva essere. Non potevo averlo pensato. Dovevo essermi riferita all'amore fraterno tra noi due... eppure, perché se mi immaginavo Sebastian ad aspettarmi davanti alla porta di casa il mio cuore batteva più velocemente e il mio stomaco si riempiva di farfalle?

Vidi l'ombra di una persona avvicinarsi al tavolo e quando alzai gli occhi incontrai quelli della cameriera.

«Ehm, sono qui per lasciarvi il conto» disse, poi fece scivolare un bigliettino in mia direzione «E questo è per te» e prima ancora che potessi ringraziarla, la ragazza era sparita.

Abbassai così lo sguardo sul bigliettino e lo voltai. Sopra c'era un numero di telefono e la scritta "Sei bellissima. Se vuoi, mandami un messaggio".

Alzai lo sguardo su Levi e non ebbi nemmeno il tempo di congratularmi con lui perché avesse avuto ragione che lui lo capì e si mise a ridere.

«Te lo avevo detto! Lo sapevo che le piacessi tu!»

Nessuno venne ad aprirmi. Era la quarta volta che suonavo il campanello della porta di Lila, ma nessuno venne ad aprirmi. Eppure sapevo che lei fosse in casa. L'avevo intravista dalle finestre.

«Llila, vieni ad aprirmi! Sono Leslie» le parlai in italiano, magari così mi avrebbe aperto la porta con maggiore voglia.

«Leslie?» la sentii avvicinarsi alla porta, la rabbia si mescolava perfettamente con la sua voce solitamente calma, rendendola particolarmente intimidente.

«Che c'è? Levi non è abbastanza? Cos'altro vuoi da me?»

«Lila, ti giuro, ieri... non è andata come ti sembra che sia andata»

Mi interruppe «E non dire che è successo perché eri ubriaca come le altre volte, come con Peter, perché un conto è lui, un altro è Levi, e lo sai benissimo!»

Stavolta la interruppi io. «Ieri mi hanno drogato la Fanta e se Levi non mi avesse salvata, sarei anche stata stuprata!»

Seguì un attimo di silenzio, poi la porta si aprì ed incontrai gli occhi arrossati di Lila, il volto pallido e le occhiaie nere, segno che non avesse dormito tutta la notte.

«Il bacio con Levi è stato un incidente causato dalla droga. L'intento di Levi era quello di coprirmi, ma il mio cervello non funzionava perfettamente» abbassai lo sguardo vergognata, le mie guance sicuramente arrossate per l'imbarazzo «perciò oltre a spogliare me, ho provato a spogliare lui...» le sopracciglia di Lila scattarono verso l'alto ed io misi subito le mani avanti «No, non pensare che sia stato qualcosa dettato dal mio inconscio perché...» mi fermai giusto in tempo prima di urlarlo a gran voce facendolo sentire anche a Levi, dietro l'angolo. Non sapevo perché, ma ogni volta che mi faceva domande su Sebastian, iniziavo improvvisamente a dubitare di tutto.

«Perché ti piace Sebastian?» Lila finì la frase per me ed io alzai lo sguardo sorpresa.

«Si vede?»

«Solo un cieco non lo noterebbe» mi sorrise «E tu piaci a lui, si vede anche questo»

Arrossii «No, non penso»

«Sì, invece. Credimi» mi poggiò una mano sulla spalla e mi sorrise dolcemente, come potrebbe una sorella maggiore.

«Quindi riguardo Levi» ripresi «Non è colpa sua. Io e lui non stavamo per... lo sai. Te lo giuro. Puoi chiedere a chiunque, se non ti fidi di me. Lui ti ama veramente, non ti tradirebbe mai»

Lila abbassò lo sguardo «È che mi sento così stupida. Se solo fossi rimasto ad ascoltarlo ieri quando voleva spiegarmi, a quest'ora non avremmo sofferto tutti e due e avrei anche potuto aiutarti»

Le presi le mani e gliele strinsi per confortarla «Mi spiace ance averti rovinato il compleanno a causa di un malinteso»

«Non ti preoccupare. Non è che questi 18 anni fossero così tanti attesi, eh» scherzò.

«Ti prometto che mi farò perdonare»

«Non ce n'è alcun bisogno... Piuttosto spero di non aver perso Levi con il mio comportamento»

«Non lo hai perso. Se mi dai il permesso di mandargli un messaggio...»

Mi interruppe «Sì»

Annuii sorridendo e tirai fuori il cellulare mandando un messaggio a Levi.

«Comunque,» riprese Lila «mi spiace per ciò che ti è successo ieri, non immagino quanto debba essere stato terrificante» al solo ricordo potei nuovamente sentire le mani di Zaac su di me. Rabbrividii e Lila lo notò «Scusami, non avrei nemmeno dovuto menzionarlo»

Scossi la testa «Non è colpa tua. È solo che adesso che capisco cos'è successo e cosa sarebbe successo se Levi non fosse intervenuto è difficile non...» non trovai nemmeno la parola adatta, la voce mi si era mozzata in gola.

«Capisco» si affrettò a dire Lila. Le rivolsi uno sguardo e compresi che mi avesse capita sul serio.

«Fortunatamente non è successo nulla nemmeno ad Isabella»

«Anche lei..?»

«Sì»

«Mi spiace»

«Non è colpa tua»» e non lo era sul serio, così voltai lo sguardo al rumore di passi lungo la via e sorrisi – sebbene un macigno pesante mi stesse sopprimendo il cuore – quando vidi la figura slanciata di Levi spuntare dal vicolo con un mazzo di fiori in mano.

Mi scostai da Lila così che potesse godere della sorpresa e la vidi sorridere di puro cuore, gli occhi lucidi per la felicità. Gli corse incontro e lo baciò d'istinti, le braccia le si avvolsero attorno al collo di Levi ed il bouquet scivolò per terra. Levi strinse Lila per la vita e sorrise tra un bacio e l'altro.

Sorrisi pure io, ma in realtà dentro non mi sentivo affatto felice. Era pur sempre il mio ex, la persona che più avevo amato in vita mia. Era per questo che faceva male, vero?

«Mi spiace» sussurrò Levi tra le sue labbra «Volevo che fosse il migliore dei tuoi compleanni. Non volevo che andasse a finire in quel modo»

«Non importa. L'importante è che adesso abbiamo chiarito»

Levi la baciò ancora ed io decisi che fossi rimasta lì abbastanza. Volevo solo tornare a casa.

Girai i tacchi «E-ehm, io vado»

Levi si scostò dalle labbra di Lila e lei colse l'occasione per raccogliere il bouquet da terra «Ti accompagno a casa io»

«P-posso prendere un taxi, non è un problema» ribattei.

«Ti accompagniamo noi, Leslie» intervenne Lila «Se non fosse stato per te non avrei mai saputo come fossero realmente andate le cose ed io e Levi non avremmo mai chiarito»

«No, davvero, non c'è bisogno»

«Sì, invece. Dammi solo il tempo di mettere i fiori in un vaso»

«Va bene» sospirai arrendendomi.

Levi

«A proposito, grazie per i fiori, erano meravigliosi»

Alzai lo sguardo sullo specchio retrovisore ed incontrai gli occhi di Leslie. La ringraziai ancora una volta tacitamente e lei scosse la testa come a dire: "Nessun problema".

L'idea dei fiori era stata sua. Le era venuta una volta saliti in auto dopo la colazione. Con i fiori sperava che avrei avuto un'ulteriore occasione nel caso in cui Leslie stessa avesse fallito a parole.

Così ci eravamo fermati nel suo negozio di fiori preferito e aveva scelto la composizione chiedendomi se sapessi quali fossero i suoi fiori preferiti. Alla fine era uscito fuori un bouquet meraviglioso.

«E le sorprese no sono finite qui. Voglio rimediare per ieri» presi la mano di Lila, intrecciando le sue dita con le mie, e la poggiai sul cambio manuale. Lila mi rivolse il più splendido dei sorrisi ed io mi beai di quella luce.

«Non dovevi»

«Dovevo eccome» le baciai le nocche della mano e la poggiai nuovamente sul cambio per scalare la marcia.

Svoltai a sinistra ed entrai nel vicolo in cui si trovava la casa di Leslie. Mi fermai di fronte casa sua e alzai lo sguardo su di lei, ma lei era distratta. Guardava fuori dal finestrino con un sorriso limpido sulle labbra.

Non feci nemmeno in tempo a dire qualcosa che Leslie sfrecciò fuori dall'auto e si buttò tra le braccia di Sebastian, che non avevo notato in precedenza.

Vidi le braccia di Sebastian serrarsi più saldamente attorno alla vita di Leslie e il mio stomaco si contrasse, serrandosi in una morsa.

Non avrei dovuto sentirmi così. Non era né giusto né normale, ma non riuscivo proprio a contenere la rabbia crescente che mi stava assalendo.

Tra le sue braccia, Leslie sembrava così felice, così libera dei suoi sentimenti repressi, e il solo vederla così avrebbe dovuto rendermi felice, ma purtroppo tutto quello che sentivo era un'enorme senso di vuoto.

«Sono proprio una bella coppia» disse Lila, un sorriso orgoglioso le illuminò lo sguardo sognante e felice «Non trovi?»

«È vero» mi costrinsi a rispondere, ma la verità era che ogni giorno in più che passava mi ritrovavo a voler essere al posto di Sebastian.

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