Capitolo 17

Leslie

Mi svegliai inspirando profondamente.

Era stata l'ansia a svegliarmi. L'ansia di dover parlare con Cassidy, di doverle raccontare del mio bambino, del bambino del ragazzo che durante la notte doveva avermi presa tra le sue braccia stringendomi forte al suo petto perché in questo momento le sue gambe erano intrecciate alle mie e il mio viso era contro il suo petto, le sue braccia una attorno alla mia vita, l'altra tra i miei capelli adesso asciutti.

Alzai lo sguardo su Levi e mi misi a guardarlo dormire tranquillamente ascoltando il battito e i respiri calmi. Era così bello. Come avevo potuto fargli del male? Come avevo potuto ferirlo abbandonando questo? Dicendo addio a dormire insieme a lui? Ero stata una stupida. Una vera stupida.

Mi venne voglia di sfiorare il profilo delle sue guance, delle sue ciglia, del suo naso, delle sue labbra, ma mi trattenni dal farlo. Non potevo. Levi amava Lila. L'amava davvero. Me lo aveva detto prima di addormentarci. Non avrebbe mai provato niente per me di nuovo. Il mio tempo con lui era passato.

Distolsi lo sguardo da lui trattenendo le lacrime e, a malincuore, provai a distogliermi da lui con dolcezza così da non svegliarlo, ma le sue braccia mi trattennero a lui.

«Dormi ancora un po'» mugugnò trattenendo gli occhi chiusi.

«Levi...»

«Mh?»

«Sono Leslie. Non sono Lila»

«Lo so»

«Mi stai tenendo stretta a te»

«So anche questo»

«Non dovresti»

«Non dovrei»

E mi zittii. Ne avrei approfittato finché fosse durato, avrei approfittato delle sue braccia, del suo odore nonostante i vestiti di Peter indosso, dell'aria angelica, del piccolo sorriso, dei suoi occhi socchiusi mentre mi fissava guardarlo a mia volta.

E poi mi ritrovai a sfiorare le sue ciglia lunghe, il profilo del suo naso, delle sue labbra, del mento, del collo.

«Leslie...» il mio nome uscì roco dalle sue labbra e mi mandò brividi lungo tutto il corpo.

«Mh?»

«Les, se tu fos...» ma la porta spalancata della stanza lo fermò dal dire qualunque altra cosa.

Mi scostai immediatamente da Levi come se fossi stata colta sul fatto e mi misi a fissare Cassidy, sullo stipite della porta. «Ah, quindi adesso è diventato un passatempo scopare con i fidanzati di altre!»

La frase mi ferì profondamente, ma cercai di non darlo a vedere. «Non è successo niente. Abbiamo solo dormito»

«Cass,» continuò Levi «Non fare la sconsiderata. Non tradirei mai Lila e Leslie non oserebbe mai...»

Cassidy lo interruppe «Come non avrebbe mai osato fare sesso con Peter! Ma guarda un po', l'ha fatto!»

«Cass, se solo mi stessi ad ascoltare.» la pregai «Davvero, ascolta quel che ho da dire. Dopo potrai ancora pensare tutto quel che vuoi di me, ma almeno ciò che è successo sarà più chiaro»

«È già tutto chiaro. Non c'è bisogno che spieghi nulla. Si sa già che tu sia una sgualdrina. Prima ci provi con Levi, quando sei andata in Italia ci hai provato con Stephan, poi ci hai riprovato con Levi una volta arrivato lì da te, sei ritornata qui e ci hai riprovato con Levi seppur avesse una ragazza, ci hai provato con Sebastian e vi siete baciati, e poi hai avuto persino la faccia tosta di provarci con Peter e adesso nuovamente con Levi! Incredibile! Non avevi motivo di bere quella volta in discoteca! Non avevi motivo di andarci, in discoteca! Sei la peggiore puttana che possa esistere!»

«Cassidy, ora basta!» intervenne Levi. Mi prese la mano e mi chiese con lo sguardo se andasse tutto bene. Gli dissi di sì, anche se non era vero.

«Cass, avanti, sfogati. Se devi, prendimi a pugni, a schiaffi»

«Leslie, ma sei impazzita?» Levi mi scosse per le spalle. I suoi occhi erano illuminati di rabbia.

Cassidy mi guardò confusa e furiosa allo stesso tempo. «Non voglio nemmeno sprecare le mie forze con una come te. Sarebbe tempo perso. Diamine, tutto il male che hai ricevuto te lo sei meritato. Anzi, meriti molto peggio. Perché non sei morta nemmeno questa volta? Non potevi ritornare da tuo zio?»

Trattenni le lacrime e il dolore dentro di me. Sorrisi. Se Cassidy pensava davvero questo allora avevo perso già in partenza. Forse non mi sarei dovuta risvegliare davvero.

«Sei impazzita?» le urlò contro Levi, poi si volse verso di me. «Leslie, per favore, non darle ascolto. Non intende davvero quelle parole.»

«E tu!» Cassidy puntò un dito contro Levi «Anche tu mi hai tradito! Mi avevi promesso che non l'avresti fatta entrare e invece non appena sono andata a dormire ecco che l'hai fatta sgattaiolare in casa! Traditore! Non tornare mai più qui!»

«Smettila di fare la bambina, Cass!» ribatté Levi urlando. Dio, era tutto un manicomio! «Non l'ho fatta entrare immediatamente! Non volevo tradirti, ma quando l'ho vista stanotte, fuori c'era una tempesta e Leslie era lì fuori svenuta e congelata. Se fosse rimasta un altro po' sarebbe morta per ipotermia! L'ho fatta entrare perché altrimenti avresti davvero seppellire la tua migliore amica senza aver prima messo il tuo cazzo di orgoglio da parte!»

«Io...» tirò un urlo di frustrazione e se ne tornò in camera sua chiudendosi a chiave. Io la seguii dietro e battei le mani contro la porta.

«Ti prego Cass, lasciami spiegare. Le mie spiegazioni potrebbero chiarire tutto. Ti prego, Cass.» la supplicai.

«A me non interessa chiarire! E non mi interessa nemmeno ascoltare le tue bugie!»

«Non mi importa. Allora te le urlerò da dietro la porta se continuerai a non aprire. Che importa ormai se urliamo entrambe?»

«Ed io mi tapperò le orecchie!»

«Allora io urlerò più forte!»

«Testarda!» mi urlò.

«Mai quanto te!»

Sospirò offesa ed io scossi la testa. Cassidy avrebbe anche potuto ferirmi e sapeva come fare proprio perché era la mia migliore amica, ma questo non significava che avrei lasciato perdere e mi sarei arresa al perdere la mia migliore amica. Assolutamente no.

«Levi?» lo chiamai e lui annuì come a chiedermi di proseguire «La cosa che vorrei dire a Cassidy... non posso dirtela. Già ne sarebbero a conoscenza fin troppe persone ed io la sto raccontando a Cassidy come ultima risorsa»

«Riguarda quella cosa che è successa in Italia ma di cui nessuno è a conoscenza?» mi chiese ed io annuii «Oltre a te e a Cassidy lo sa anche Sebastian?»

Annuii ancora una volta.

Vidi il suo volto scurirsi come se si fosse offeso, come se fosse geloso.

«Bene, allora» la voce fu calma e pesata allo stesso tempo, come se stesse cercando di controllare la rabbia. «Vi lascio sole. Ritorno a casa. A quest'ora Lila mi starà aspettando»

Sentire che stesse andando da Lila mi ferì – e probabilmente era anche quello l'intento di Levi – ma non mi lasciai prendere dalle mie emozioni e aspettai che Levi mettesse in moto l'auto per andare via prima di fare un sospiro e prendermi di coraggio.

«Voglio che tu sappia che non sono bugie. Ho anche le prove fisiche di ciò che ti dirò, quindi se magari vuoi vedere, sarebbe meglio che tu aprissi la porta!» le urlai dietro.

«Non apro! E magari anche le prove potrebbero essere false!»

Sospirai arrendendomi.

«Fa' come vuoi!»

«Guarda che non ti ascolto!»

«Come vuoi!» ripetei «Io parlerò lo stesso. E se l'unico ad ascoltarmi dovesse essere il muro, beh, pazienza!»

Sapevo che Cassidy diceva di non ascoltarmi, ma nel profondo sapevo che mi avrebbe ascoltata. La porta la usava per proteggersi da ciò che avrei detto in caso. La usava per fingere. La conoscevo fin troppo bene da sapere che fossero quelli i suoi pensieri.

Iniziai a raccontare. «Ti ricordi di quella volta in cui Levi mi ha portata a mare in Italia? Beh, io avevo il pezzo di sopra del bikini che mi stava piccolo così ho deciso di non metterlo proprio prima di entrare in acqua per raggiungere Levi.» mi fermai e decisi di essere onesta al 100%, solo così avrebbe potuto credermi «E poi volevo tentarlo perché mi mancava il suo corpo sul mio. Così sono entrata in acqua e sono riuscita nel mio intento. Levi mi ha riportata a riva e abbiamo fatto l'amore. E magari in questo non ci troveresti nulla di strano, ma beh... mancava il preservativo e ce ne siamo accorti soltanto dopo che è venuto dentro di me.»

«Non mi interessa! Questo non spiega nulla, Leslie! Mi stai solo abbindolando alla ricerca di una scusa perfetta! Sei davvero patetica!» urlò ancora.

«Purtroppo questo c'entra con tutto invece. Io e Levi pensavamo che con una volta non sarebbe successo nulla e lui mi ha persino promesso di aiutarmi nel caso in cui fosse successo affinché io potessi continuare i miei studi e la mia carriera. Diciamo che mi sono tranquillizzata. Ma poi è successo quel che è successo ed io mi sentivo male. Pensavo di sentirmi male per via della vostra perdita e invece una mattina, mentre l'insegnante di scienze spiegava la gestazione trattando dei sintomi, mi è salita la nausea e sono andata in bagno»

Cassidy aprì la porta di scatto e mi fissò torva. «No. Non è vero. O altrimenti avresti portato il bambino»

Abbassai lo sguardo sentendomi gli occhi pungere per le lacrime. Le mie ginocchia tremarono, ma mi ressi in piedi con lo stipite della porta.

«Lasciami andare avanti, Cass»

«Non può essere. Dev'essere una bugia. Dove sono le prove? Te le sei inventate, dii la verità. Hai inventato le prove e l'accaduto»

«Magari l'avessi inventato» il dolore nel mio cuore era arrivato ad altezze inimmaginabili. Mi faceva male tutto il corpo, ogni singolo arto e trattenevo le lacrime a stento, controllando la mia voce così da non farla tremare e rendermi comprensiva. Se non fossi riuscita a chiarire con Cassidy ne sarei uscita distrutta.

Mi schiarii la voce sbattendo le palpebre «Sono andata in bagno e ho rimesso. Ricordandomi di me e Levi sono andata subito a comprare tre test di gravidanza. Una volta essere tornata a casa ho aspettato a lungo perché volevo che fossero corretti.

«Ho guardato il primo con il cuore in gola e diceva "incinta". Ho preso il secondo con le lacrime agli occhi e ho letto la stessa identica cosa. E così ho provato a fidarmi del terzo sperando che ci fosse negativo, e invece pure quello era positivo...» Cassidy mi interruppe.

«E perché non ci hai mai detto di essere rimasta incinta? Perché non lo hai detto a Levi? Lui sarebbe subito tornato da te, ti sarebbe stato a fianco come ti aveva promesso!»

«Avevo paura.» risposi semplicemente «Che se ve lo avessi detto, sarei rimasta ancora più sola. Avevo paura che non avrei mai potuto ritornare a casa per via dei miei genitori e avevo paura che voi non mi poteste nemmeno credere»

«E non ti credo ancora, infatti. Non penso che non me lo avresti detto. Non penso che lo avresti nascosto persino a me, Leslie! Perché nasconderlo?»

«Non lo sapeva nemmeno Sebastian, nemmeno Isabella. Avevo paura e non sapevo cosa fare. Volevo nascondere la gravidanza finché avessi potuto. All'inizio piansi ogni volta che mi trovavo da sola, ma poi ho iniziato a conviverci pensando che almeno avrei avuto qualcuno che mi avrebbe sempre ricordato di Levi, dell'amore che ancora provavo per lui. Ho preso il primo appuntamento dalla ginecologa di nascosto per controllare il bambino e lì non ho avuto la migliore delle notizie. A quanto pare sarebbe difficile per me avere dei bambini, ancor più difficile fare in modo che la gestazione prosegua senza problemi. Ho avuto anche la prima ecografia, ho sentito il battito del minuscolo cuore del mio bambino» afferrai il cellulare cercando la foto della prima ecografia. Lì, il mio bambino era ancora minuscolo e al solo ricordo non fui più in grado di frenare le lacrime, di mantenermi in piedi.

Cassidy mi prese in tempo e mi portò fino all'ingresso sul divano facendomi accomodare. Prese il cellulare dalle mie mani e guardò la foto attentamente, il suo volto non più contorto dalla rabbia, ma sorpreso, confuso e ferito. Oh, e c'era anche della preoccupazione... forse, per la prima volta da quando era successo il finimondo, si trattava di preoccupazione per me.

Cassidy mi passò di nuovo il cellulare ed io cercai l'audio del primo battito nelle registrazioni del cellulare. L'avevo soprannominato "Primo battito" con un cuore accanto. Azionai play e riascoltai quel ritmo veloce e stabile che avevo sentito un miliardo di volte da quando non avevo più potuto sentirlo dalle ecografie.

Sorrisi senza accorgermene, le lacrime che ancora scorrevano libere.

«Non mi credi ancora?» chiesi a Cassidy. Lei mi guardò, ma non disse nulla. L'orgoglio era ancora più forte di lei.

Sospirai asciugando le mie lacrime e ripresi a raccontare. «Da ciò che mi disse la ginecologa diventai sempre più attenta e andai a far controllare il bambino ogni due settimane. Ogni due settimane avevo una paura immensa di non risentire il battito del mio bambino, ma inaspettatamente tutto andò bene fino al terzo mese, in cui il mio bambino avrebbe passato il pericolo maggiore, a detta della ginecologa.

«Dio, quel giorno in cui andai da lei una volta aver completato il primo trimestre ero così felice. Non puoi immaginare quanto. Ero felice perché avrei saputo il genere del nascituro e perché mi sentivo pronta a raccontare tutto a voi. Volevo dire del bambino a Levi, a te, a Peter, a John, alla mia famiglia. Non volevo più tenerlo nascosto. Ero felice perché mi sentivo che forse avrei potuto finalmente riottenere la felicità che avevo perso da sola. Quanto mi ero sbagliata...» mandai avanti le foto della cartella delle ecografie del mio bambino fino all'ultima e il mio cuore cedette al dolore definitivamente.

Il mio bambino. Il bambino mio e di Levi. L'amore della mia vita. Lo avevo perso. Il mio maschietto.

La mia migliore amica mi strinse in un abbraccio. «Leslie, non devi continuare se non te la senti»

«Devo. O non perdonerai mai me e Peter. Devo farlo.»

«Leslie, ho capito perché ti sei ubriacata quando Peter ti ha detto che fossi rimasta incinta. Non devi. Ti perdono. Ti perdono tutto. Scusa per essere stata un'amica di merda...» la interruppi.

«No, Cass. Se devi sapere, devi sapere tutto. Devi sapere perché sono tornata che non avevo alcuna voglia di continuare a vivere»

«Solo se te la senti, Les» mi strinse più forte e sentii la sua voce incrinarsi «Dio, non avrei mai pensato che avessi potuto passare una cosa simile in Italia. Avresti dovuto dirmelo. Sarei corsa da te»

«Correre per cosa? Ormai avevo perso tutto. Persino me stessa» sulle mie labbra apparve un sorriso triste, la voce appena un sussurro. «Sai cosa? La cosa più dura non è nemmeno stata pensare di aver perso l'ultimo legame con Levi, ma di aver perso il mio tanto amato bambino.

«All'inizio pensavo che fosse una punizione, ma poi mi sono innamorata di lui, del mio piccolissimo maschietto» sentii Cassidy sobbalzare sorpresa e sorrisi «Sì, era un maschietto. L'ho scoperto poco dopo aver anche scoperto che il cordone ombelicale lo avesse strozzato a morte. Alla fine non è morto per le complicanze che avrei potuto avere, è morto per casualità. Così come era stato creato.» dirlo mi spezzò, eppure era la verità.

«Quando mi sono svegliata in ospedale i dottori mi hanno fatto vedere il mio bambino. Entrava nella mia mano, Cass. Nella mia mano» mi lasciai sfuggire un singhiozzo e puntai lo sguardo al muro. Le lacrime continuarono a scendere copiose ed io provai ad asciugarle, ma invano. «Ho chiesto loro del tempo con lui e ho finto che fosse vivo, solo nato molto prematuro. Il tempo però è finito molto in fretta così prima che lo portassero via chiesi se potessero scattarci una foto» nel frattempo la mostrai a Cassidy, che adesso non mi stringeva più per poterla vedere. Le bastò un solo sguardo sulla me della foto e le lacrime iniziarono a scorrere anche sulle sue, di guance.

«Leslie...»

Scossi la testa. «Non volevo più dirlo a nessuno. Non riuscivo nemmeno a pensare alla mia vita prima di tutta quella sofferenza. Non volevo che nessuno lo sapesse, ma purtroppo dovevo chiamare qualcuno per venirmi a prendere dall'ospedale e firmale le dimissioni. È per questo che Sebastian sa tutto. Ho dovuto dirgli tutto ed è stato grazie a lui se ho trovato un po' di pace e di sollievo in mezzo al dolore. Senza lui non so dove sarei adesso. Mi ha salvata quando ormai pensavo di essere persa... E poi sono venuta qui sperando che niente fosse cambiato. Mi ero illusa ciecamente perché non avrei sopportato altro dolore. E quando ho scoperto di Levi e Lila mi sono sentita come se mi fosse piombato un macigno addosso. A quanto pare perdere il bambino non era altro che l'ennesimo segno che io e Levi non andassimo bene insieme.

«Pensavo di essere guarita, sai? Che se non avessi più pensato al bambino sarei stata bene. Eppure poi, in discoteca, Peter mi ha detto di te e nella mia testa si è ripetuto tutto d'accapo: me incinta, la mia tristezza, la mia felicità e poi la perdita della persona che avevo imparato ad amare e che avrei messo sempre al primo posto.

«Certo, questo non mi perdona comunque per aver fatto sesso con Peter, ma almeno ora sai perché mi sono ubriacata. Perché volevo non pensare a te incinta. Avevo paura che sarei stata nuovamente male. In quel momento stavo nuovamente male. E l'alcol mi ha aiutata a non pensarci. A non pensare al mio bambino.»

«Leslie, sh, non mi devi dire nient'altro. Ti capisco. Non volevi che succedesse. È anche colpa mia. Sono stata un'ipocrita. Ho incolpato te e Peter del tradimento dimenticando che io stessa ho tradito Peter con suo cugino...» la interruppi, le lacrime le scivolavano ancora sulle guance.

«Non è la stessa cos...»

«È esattamente la stessa cosa» sulle sue labbra apparve un sorriso triste «È anche per questo che ho allontanato Peter. Entrambi ci siamo traditi l'un l'altro, io per prima, e ho incolpato lui per essere stato sincero quando io non sono stata la prima ad essere sincera con lui.»

«No, Cass» strinsi la mia migliore amica.

«Sì, Les. Ti incolpavo di tutto, sai? Per aver permesso che mi ubriacassi allora e per esserti ubriacata in discoteca con Peter. Davo la colpa alla tua debolezza per Levi e invece quello che portavi e porti tutt'ora dentro è un fardello molto, molto più pesante. Perdonami»

«Cass, non hai nulla da farti perdonare» la guardai dritta negli occhi per rassicurarla e lei annuì. «Devi perdonarmi tu, semmai. Per averti nascosto tutto questo. E devi perdonarmi perché anche tu dovrai tenerlo segreto»

«Dovresti dirlo a Levi, invece»

Scossi la testa «No. Lui è l'ultima persona al mondo che lo deve sapere. Non voglio che lasci Lila solo per qualcosa che è accaduto in passato. Non gli riguarda»

Cassidy fu sul punto di incedere per l'opposto, ma io non glielo permisi e lei tacque.

Distolsi lo sguardo da lei e mi schiarii la gola appesantita dal muco provocato dalle lacrime. «Quindi è tutto come prima adesso? Posso ancora chiamarti parabatai

Cassidy sorrise e mi strinse più forte che mai a sé «Ma certo, stupida. Infondo la nostra runa parabatai non si potrà mai rimuovere, tranne che con la morte»

I miei occhi si inumidirono di lacrime di gioia, stavolta. «Mi sei mancata» la mia voce uscì nuovamente strozzata.

«E a proposito di scissioni di rune parabatai con la morte... non ci provare mai più, va bene?» Sorrisi e annuii tra le sue braccia. «E perdonami per le parole orrende che ti ho detto prima»

«Tutto dimenticato»

«Ti voglio bene, parabatai»

«Anch'io, Yuki, daimpazzire»

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