8. Weasley Suprema
Apro un occhio, uno occhio solo, con la mente che cerca ancora di recuperare i frammenti di sogno in cui un modello brasiliano ai fornelli cucinava qualcosa dall'aspetto di un tacchino, quindi forse era davvero un tacchino, che se avessi mangiato sopra ai suoi addominali sarebbe stato ancora più buono. Non c'è bisogno che lanci un occhiata al calendario lunare appeso alla parete, perché la consapevolezza di che giorno è oggi, pervade ogni fibra del mio corpo ancora immerso nel tempore delle coperte.
Un grugnito alla mia destra mi informa che anche Dominique è sveglia e posso capire chiaramente dall'espressione sulla sua faccia, il fatto che voglia sbranarmi per aver osato far cigolare le molle del letto con il mio peso.
Suo padre oltre ad un bel quarto di 'poteri' da lupo mannaro, le ha trasmesso la fantastica passione per le bistecche al sangue, che durante le ore normali non mangia, ma ti pare? Cosa c'è di normali in lei? che però preferisce gustare a colazione.
-Oggi è il tuo turno Rox, non fingere di dormire- lo sbadiglio che esce accompagnato al mio sollevarmi dal cuscino con i capelli completamente spettinati, non mi conferisce abbastanza autorità da costringere mia cugina ad alzare le chiappe dal materasso.
Con tutta la forza che può avere una ragazza che si è appena svegliata da un sonno di a stento tre ore, cerco a tastoni la mia bacchetta sul comodino e appello il libro di pozioni, perché lanciarle una scarpa o una maglia non sarebbe abbastanza doloroso. Il suono strozzato e l'urlo soffocato che escono dalle sue labbra, risvegliano il mio lato sadico profondamente orgoglioso di me.
-È giovedì,- Roxanne balza a sedere di scatto massaggiandosi la testa -deve farlo Alice-
Questo mi fa sentire superiore a tutte le mie compagne di stanza, perché evidentemente sono l'unica in grado di far funzionare i neuroni di prima mattina e senza bere il caffè.
-Alice è in Norvegia con suo padre a studiare le piante acquatiche,- il mio tono incredibilmente pacato e intelligente, come se stessi spiegando la funzione di un banale Fungo Salterino ad un ragazzino del primo anno, aumentano a dismisura la mia voglia di mettermi la cravatta, se solo non le avessi dato fuoco, e stringermela come fa sempre Hugo quando è fiero di se. -non tornerà prima di una settimana, ricordi?-
-stupide, dannate, disgustose piante acquatiche- è l'ultima cosa che sento prima che Roxanne si sbatta la porta della camera alle spalle e Dominique sfracelli la lampada di Soraya contro il muro.
-Prendila al sangue, con tanto sangue!-
Dagon Zabini scrive in un modo davvero illeggibile, tutte queste strane "o" che sembrano "g" e queste "g" che sembrano "p" mi rendono difficile leggere la relazione sugli Elmetti Rossi che ha scritto per me. Eppure l'ho pagato ben quindici galeoni. Decido che non ha importanza quello che c'è scritto ma che è fondamentale infilare la pergamena nella borsa per consegnarla alla Mcgranitt e non finire in punizione.
Lancio l'incantesimo che mi ha insegnato zio George ancora prima che partissi per il mio primo anno ad Hogwarts, e incanto le lettere facendogli prendere la forma della mia calligrafia. Firmo con il mio nome e guardo il risultato soddisfatta, sarà una E assicurata anche questa volta.
-Weasley- la mattinata stava procedendo bene, a meraviglia oserei dire, o almeno era così fino a che Soraya non ha aperto la bocca. Preferirei leccare il sughetto rosso nel piatto vuoto che Dom ha lasciato sulla scrivania, piuttosto che guardare lei. L'orgoglio però non mi permette di ignorala come vorrei e così sollevo gli occhi puntandoli sullo lo specchio.
-Feliz- la spazzola tra le mie mani sta assassinando le fibre dei mei capelli, ma non importa, questo o la reclusione a vita ad Azkaban. E sinceramente non ci tengo a finire in una cella circondata da Dissennatori per Soraya.
-Ti devo delle scuse-
Mi guardo in torno assottigliando lo sguardo per cercare i reporter di Rita Skeeter nascosti da qualche parte, pronti a sbattere la mia faccia sconvolta in prima pagina. Non l'ha detto davvero, sono sicura, Roxanne deve avermi ficcato delle Caramelle Mou nelle orecchie per vendicarsi. È molto da lei utilizzare il cibo per infliggerti del dolore fisico, come quando il mese scorso ha accoltellato Fred con una bacchetta di liquirizia e poi se l'è mangiata.
L'espressione sofferente sulla faccia della ragazza che ho davanti, mi fa capire che si, in realtà ti devo delle scuse è esattamente quello che ha detto. È strano, perché ti devo delle scuse è proprio quello che si dice quando si ha delle scusa da fare, quindi quello che sta cercando di farmi capire è che si sta scusando. O merda, Soraya Feliz si sta scusando e i reporter di Rita Skeeter non lo stanno riprendendo!
Sollevo le sopracciglia con un sorrisetto beffardo, tanto vale complicarle la vita. -Ah si? E per cosa?-
Digrigna i denti -Per averti attaccata-
-Quindi- vedere il suo riflesso nello specchio non è come osservare la sua espressione a quattr'occhi. Poggio la spazzola e mi giro quel che basta per mostrale il mio ghigno divertito -qual'è il motivo dello scatto d'ira che ti ha portata a scontrarti con me?-
-Il mio diario-
***
-Tieni James, prendi il mio succo di zucca-
Il mio compagno di stanza con un innata ossessione per me, per i mei effetti personali, e per qualsiasi cosa mi riguardi, spinge il suo bicchiere nella mia direzione, facendo cadere un po' liquido arancione sul tavolo. Sono sette anni che tenta di entrare nelle mie grazie, nel modo più invadente e fastidioso possibile. Se volesse davvero diventare mio amico e non solo provare inutilmente a infilarsi nella squadra di Quidditch di Grifondoro, saprebbe quello che la mia squadra e la mia famiglia sa, perché è alla base di ogni rapporto con il sottoscritto. Ovvero che James Potter di prima mattina non ha nessuna voglia di intraprendere una qualsiasi conversazione che riguardi un qualsiasi argomento, a meno che codesto argomento non abbia a che fare con la fine del mondo o il Quidditch.
-Wess, grazie ma non lo voglio, bevilo tu- sistemo gli occhiali sulla punta del naso e mi passo una mano tra i capelli senza neanche accorgermene. Fred a volte dice di non volersi sedere durante i pasti accanto a me, perché ogni volta che mangia si ritrova capelli neri dentro il piatto, come se al suo stomaco dispiaccia poter gustare la mia chioma luminosa. Ma ogni singolo giorno è sempre al mio fianco senza realmente avere intenzione di spostarsi o di sedersi da un'altra parte.
Non c'è nessuna legge scritta e nessuno ha mai detto nulla ad alta voce, ma c'è come una regola che gli studenti di Grifondoro seguono senza lamentarsi: la zona infondo al tavolo, quella bella lontana dai professori, è riservata alla mia famiglia. Non c'è studente, del primo o del settimo anno, che si azzardi a posare le chiappe da quelle parti. Wess è un caso a parte, ovviamente, più gli dico di starmi lontano e più mi si appiccica come la colla.
-Insisto, la brocca è vuota ed è evidente che vuoi del succo di zucca, quindi prendi il mio-
Effettivamente la brocca è vuota ed io muoio dalla voglia di bere del succo di zucca, ma anche solo guardare il suo bicchiere implicherebbe aprirgli la porta dell'amicizia e lui si crederebbe autorizzato ad andare in giro ad urlare che sono il suo migliore amico. A quel punto Fred si ingelosirebbe e traslocherebbe nella stanza di Hugo e Louis.
-Davvero, non ho sete-
Questo dimostra quanto sono un amico eccezionale. Rinuncio alla mia porzione giornaliera di zucchero per lui, dovrebbe iniziare a leccare la terra su cui cammino.
Osservo il mio nome intagliato nel legno del tavolo, ora sporco e bagnato, poco più in là c'è quello Fred. Davanti al mio lampeggiando quello tondeggiante di Rose e quello arricchito da brillantini di Dominique e così via, fino ad arrivare a quello di Molly e Lucy che sono i più distanti.
-Dai non fare complimenti, pren_-
-Dannazione Wess, ti ha detto che non lo vuole, lascialo in pace!-
Un sorriso sornione si fa spazio sulle mie labbra e Fred alza gli occhi al cielo riprendendo a mangiare la torta alla melassa come se niente fosse. -Quello cos'era?-
-Il mio modo per dirti che Parkinson ha appeso la tua scopa fuori dalla torre di Astronomia-
Sfreccio per le scale, ma non sono diretto a cercare la mia scopa. Se è davvero appesa fuori dalla torre, probabilmente sarà spezzata in due, e una scopa spezzata in due è inutilizzabile e irreparabile. Papà, quando gli racconterò dell'accaduto escludendo accuratamente la parte in cui io e Parkinson ci schiantiamo e finiamo in infermeria, si sentirà in debito con me e mi comprerà un'altra scopa. O almeno questo è quello che spero.
Controllo che il perimetro sia libero e mi infilo senza fare rumore in biblioteca. Non ho intenzione di studiare, naturalmente. Ho un pensiero che mi frulla per la testa da un po', la chiamerei curiosità se in realtà non fossi già del tutto consapevole di quello a cui sto andando incontro. Persone, prima di me, già lo hanno fatto, non vedo perché io non possa riuscirci.
Madama Prince ha il naso immerso in un libro e probabilmente le orecchie tappate da quintali di cerume centenario, perciò non si accorge della mia presenza quando le cammino davanti.
Non mi piace avere dei segreti con Fred, sento come se lo stessi tradendo. Fare qualcosa alle sue spalle è un'azione che non ho mai osato compiere anche perché lui è sempre al mio fianco, pronto a lanciarsi tra i tentacoli della piovra gigante se solo glielo chiedessi. D'accordo, se gli chiedessi di lasciare che la piovra gigante lo soffochi con i suoi tentacoli mi manderebbe al quel paese, è certo, e poi soffocherebbe me con le sue stesse mani. Ma sta volta è diverso. Lui è quello intelligente, tra noi due, non che io non lo sia ma a volte tendo a non pensare prima di agire, per questo se gli parlassi di quello che sono intenzionato a fare, cosa su cui ho ragionato a lungo e studiato ogni possibile opzione, Fred penserebbe che sono sotto uno dei mie soliti scatti di irrazionalità e mi prenderebbe a pizzoni, senza permettermi di fare niente.
***
-Signorina Weasley- Lumacorno mi osserva e ad ogni parola il suo triplomento ondeggia come gelatina. Mi piace pozioni e di conseguenza mi piace il professore che la insegna, sarebbe ancora più simpatico se solo non tentasse continuamente di invitarmi alle feste del Lumaclub. -Dov'è la Signorina Weasley?-
So che si riferisce al banco accanto al mio che solitamente è occupato da Dominique, ma che adesso è vuoto. Non so perché ma tutti hanno sempre questa continua convinzione che io sappia sempre dove si trova la mia migliore amica, cosa stia facendo e quando la stia facendo. Effettivamente è perché lo so, ma questo non implica che loro possano chiedermelo come se lo sapessi sempre.
In questo momento è in camera, sul letto, a mangiare e sfogliare una rivista di cucina. Ma questo Lumacorno non deve saperlo.
-Eccomi professore, sono davanti a lei- muovo una mano indicandomi e una risata generale riempie l'aula. Dopo tutto se volessi potrei prendere io la corona di cartone e caramelle che si trova su una mensola alla Tana, me la merito, porto avanti io la famiglia ed il suo degno nome. La gente dovrebbe iniziare a chiamarmi Weasley Suprema.
È un bel nome, devo ricordarmene.
-Divertente signorina, davvero,- Lumacorno si sistema gli occhiali sul naso pronto a segnare come assente il nome di Dominique sul registro -ma intendo l'altra-
-Eccomi!- la mano di Roxanne scatta verso l'altro e il professore sospira consapevole del fatto che non avrà nessuna risposta che comprenda il motivo per cui la mia migliore amica non si trova in questa stanza.
-Bene,- ed il bene di Lumacorno significa semplicemente che va bene. Se invece davanti a me ci fosse stata la Mcgranitt, bene si riferirebbe ai quaranta punti in meno che si sarebbe ritrovata la casa di Grifondoro di punto in bianco. -quest'oggi affronteremo la pozione colloborante, trovate la ricetta all'interno del vostro libro. Avete due ore, mi aspetto un ottimo lavoro da parte di tutti-
-Malfoy,- la mia voce non sovrasta il chiacchiericcio degli studenti impegnati a non farsi mangiare dalla loro stessa pozione -tu non puoi afferrare i miei occhi di rana e buttarli nel tuo calderone-
Il mio timbro non è mai stato così autoritario, sento come se avessi davvero quella corona sulla testa. I venti centimetri d'altezza che serpano i nostri occhi non hanno alcuna importanza perché con la mia superiorità intellettuale è come se fossi due metri più in alto di lui.
-La dispensa è troppo lontana dal mio banco,- parla piano, come ste stesse spiegando qualcosa di particolarmente complicato ad un bambino particolarmente stupido -il tuo, con tutti gli ingredienti sopra, è solo a pochi passi invece. Prenderli da qui è molto più efficiente-
-Efficiente,- ribatto scocciata senza smettere di girare la mia pozione che è dell'esatto colore descritto dal libro -sei un mago, ricordi?-
Lui annuisce senza afferrare il concetto. Vedo la confusione attraversare i suoi occhi grigi, come a tentare di rovistare nel suo cervello alla ricerca di cosa implichi l'essere un mago. Evidentemente vivere in una famiglia di ricchi purosangue non gli ha insegnato niente.
-Puoi appellare gli ingredienti di cui hai bisogno, senza dover scartavetrare le ovaie a me. Sai fare un semplice incantesimo d'appello, no? vuoi che ti mostri come fare?-
-Lo so fare- taglia corto, offeso del fatto che qualcuno dubiti delle sue capacità magiche -ma infastidire te è più divertente-
-Qui non si parla di infastidire, Malfoy. Si parla di efficienza, lo hai detto tu. Ed infastidirmi e mandare a fuoco la tua pozione, perché si, sta andando a fuoco, non è affatto efficiente-
***
Albus mi urla di raggiungerlo, la sua cravatta è in fiamme ma non credo che se ne sia accorto. Sventola il calderone con il mestolo e Hanna Bulstrod corre in suo soccorso lanciando un Aguamenti sulla sua divisa.
Indugio fissando Rose che adesso ha smesso di guardami e taglia concentrata una radice. Non può pensare di aver vinto lei e di aver chiuso il discorso in questo modo, ma d'altro canto non trovo niente di abbastanza intelligente con cui ribattere. Potrei staccarle una ciocca di capelli e buttarla dentro la sua pozione, giustificandomi dicendo che sono troppo rossi ed il rosso mi da fastidio. Sarebbe una bugia, perché anche se non mi piacesse davvero il rosso, su di lei lo troverei carino.
-SCORPIUS- Albus urla, e il suo urlo è abbastanza autoritario da convincermi a lasciare perdere sua cugina e raggiungerlo.
La verità è che il mio banco è proprio dietro il suo e vederla zampettare in giro con quella gonna corta, tutta concentrata ed intenzionata ad ignorarmi, ha risvegliato il mio istinto da uomo adolescente. Le gonne della divisa dovrebbero essere più lunghe, se lo fossero e se Rose Weasley non avesse scelto di posizionarsi davanti a me, allora riuscirei a concentrarmi. Ma è solo una questione di ormoni.
Venerdì 10 Ottobre, 16:30.
Guferia.
La lettera che stringo nella mano, arricchita con tanti cuoricini, è indirizzata a mia madre, la quale non crede e mi ha anche spiegato il motivo in modo dettagliato, che io abbia preso una E in pozioni senza essermi fatta aiutare. Lo trovo molto sgarbato, questo è un insulto alla mia persona. So farle le cose da sola per bene quando mi impegno. Il motivo del mio impegno non era altro che dettato dal fatto che la mia genitrice mi aveva promesso un aumento sostanzioso alla paghetta. Aumento che mi aspetto di ricevere il prima possibile in modo da potermi compare quella torta enorme piena di zuccherini al caramello e liquirizia da Mielandia.
Hugo dice di averle mandato un'intera pergamena in cui dichiarava la mia non colpevolezza e che le mie parole erano vere. Conoscendolo, mi aspetto che a fine lettera abbia scritto a caratteri cubitali:
Ps, non le credo neanche io.
Comunque la scarsa fiducia dei miei familiari nei miei confronti, non ha importanza, visto che mi sono fatta rilasciare una dichiarazione da Lumacorno stesso. Che l'abbia scritta Dominique per poi modificare la firma con la magia, non ha importanza. È il gesto che conta e mamma non si sognerebbe mai di contraddire un professore.
Apro la porta della guferia ed entro evitando per un pelo gli escrementi di un barbagianni marrone che avevano come meta la mia testa.
Ecco, adesso nessuno sano di mente si sognerebbe mai di entrare qui dentro e non uscirne immediatamente dopo, alla velocità della luce. Perché andiamo c'è cacca ovunque. Ma infatti le persone con le rotelle fuori posto le conosco tutte io, e quello lì, che guarda l'infinito affacciato fuori dalla finestra è proprio Scorpius Malfoy.
Prima che succedesse veniva sempre qui, me lo ricordo perfettamente. Le lettere con il sigillo dei Malfoy erano talmente piene e gonfie che spesso i gufi faticavano a portarle. Non so e non mi importa cosa avesse di tanto interessante da scrivere con sua madre, Astoria, fatto sta che almeno quando scendeva in Sala Grande per la cena era contento. Adesso, vederlo ridere di gusto è molto più raro. Certo, sorride, ghigna e scherza, ma in un certo senso non è più lo stesso.
Mi ha sentito, ovviamente, probabilmente hanno recepito la mia imprecazione fino alla capanna di Hagrid. Dopo tutto non capita tutti i giorni di immergere un piede nella merda di piccione.
Avanzo fingendo che intorno a me ci sia un bel prato fiorito e non un letamaio, anche se la puzza pungente che pizzica le mie narici complica un po' le cose. Ficco la mia lettera in bocca ad un uccello grigio, l'unico tra tutti che non sembra intenzionato ad affondare il suo becco tagliente nella mia carne e questo vola via, ma non prima di avermi arpionato e strappato una ciocca di capelli. Se si aspetta una ricompensa per aver svolto il suo lavoro si sbaglia di grosso. Da Rose Weasley non avrà nessun biscotto, neanche una briciola. Quando io svolgo i compiti assegnati poi non ottengo niente come regalo, non vedo perché per questo uccello non debba lo stesso.
-Dannano pennuto- ringhio, osservando la sua figura, ormai quasi indistinta, volare tra le nuvole.
Scorpius sbuffa ed il fatto che lui si lamenti senza avere un motivo concreto per cui farlo, ad esempio una specie più evoluta di piccione che si crede superiore e quindi autorizzato a picchiarti, non mi sta bene. Mi volto a guardarlo per dirgliele quattro ma le sue labbra sono stirate in un sorriso appena accennato.
Io sono per l'allegria, le risate e anche per gli schiantesimi. Gli schiantesimi sono alla base di qualsiasi rapporto di nemiciamicizia che si rispetti. Non mi piace vedere le persone imbronciate, la vita è troppo breve per sprecarla ad essere tristi. Quindi anche se lui è il mio acerrimo nemico, senza però essere in realtà il mio acerrimo nemico, non posso accettare che se ne resti seduto qui, a schivare bombe di cacca d'uccello. Così, presa da un'ondata di istinto Weasley ma non Weasley Suprema, solo Weasley, poggio i gomiti sul davanzale della finestra avvicinandomi.
Resto in silenzio, perché anche se ho un sacco di buoni propositi, non sono fisicamente e psicologicamente in grado di sollevare il morale di una persona senza dire qualcosa di stupido e potenzialmente offensivo.
Il venticello fresco mi solletica le guance e sono sicura che il mio naso sia diventato dello stesso colore dei capelli, perché questo qui non è un semplice venticello, come la brezza leggera che sposta i capelli di Malfoy vuole far credere, ma una cazzo di bufera.
D'accordo, se voglio entrare in azione devo farlo adesso. Non posso mica beccarmi una polmonite per lui. Se mi ammalo James mi ammazza, la prossima partita è vicinissima.
-Se ti va puoi sempre scrivere a zio George, lo sai che le tue disgrazie lo divertono particolarmente-
Forse questa non è la cosa più intelligente e rassicurante da dire, me ne rendo conto, ma davvero, zio George risponderebbe volentieri alle sue lettere.
La sua testa si gira lentamente, le sopracciglia chiare sollevate e le labbra stese in un sorrisetto. Scorgo nei suoi occhi grigi un barlume di luce in mezzo a tutto quel ghiaccio, e la cosa mi rende orgogliosa perché ciò significa che sono riuscita nel mio intento e che posso tornare al caldo nella mia Sala Comune con la coscienza pulita.
-Lo prenderò in considerazione- bene, il mio lavoro qui è finto, andiamo in pace.
Tiene lo sguardo puntato nel mio ed io non capisco. Forse è una gara a chi resiste di più senza sbattere le palpebre, se è così, sarò io a vincere e una volta vinto potrò andarmene.
Con la coda dell'occhio noto la sua mano che si avvicina al mio viso. Probabilmente vuole barare ficcandomi un dito nel naso, imbrogliare è molto da lui, ma io sono pronta, preparata a tutto.
Chiaramente il tutto non comprendeva lui che mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Ecco, questo è esattamente quello a cui non ero pronta ed evidentemente non lo erano neanche le mie guance, ora rosse come due peperoni.
-Rose- mi richiama pacato quando faccio per scaraventarmi fuori dalla guferia.
-Si?-
-Hai della merda su una spalla-
Ho una domanda: la copertina vi piace? Sinceri. Perché non lo so, non mi convince.
Xoxo
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top