37. Gelosia acuta
Sono in ritardo, e non è come se fosse una novità. Sfreccio veloce per i corridoi, mentre la borsa mi sbatte su un fianco e vari libri infilati a casaccio minacciano di saltare fuori. Dopo tutto sono la degna figlia di Ron Weasley, e perciò sono in ritardo anche quando sono in orario, quindi non c'è alcuna possibilità che io arrivi a lezione di incantesimi in tempo per accaparrarmi il posto strategicamente migliore per dormire.
Maledico mentalmente le mie compagne di stanza che, naturalmente, non si sono prese la briga di svegliarmi o come minimo lanciarmi qualcosa in faccia prima di uscire. Giusto per assicurarsi che io non rimanessi in catalessi per i seguenti trenta minuti e perdessi la colazione. Cosa che, al momento, il mio stomaco ci tiene a ricordarmi, emettendo un brontolio poco dignitoso.
Entro in aula senza neanche bussare, con il fiato corto ed i capelli rossi scompigliati che non mi conferiscono quell'aura di potente autorità e contegno, che aleggia solitamente attorno alla mia persona.
«Che eleganza, signorina Weasley» esclama Flitwick, in cima alla sua personale e traballante pila di libri, senza scomporsi più di tanto. Lancio una veloce occhiata alla classe, ignorando senza troppi problemi i diligenti Corvonero che mi fissano stralunati — Lorcan escluso, essendo troppo preso a fissare il soffitto con aria sognante — e mi appunto mentalmente di appendere Dominque, la sciagurata che ridacchia apertamente, per le mutande fuori dalla Torre di Astronomia, il prima possibile. «Cinque punti in meno a Grifondoro. Ora, di grazia, si sieda»
Faccio come dice il professore, immaginando che contraddirlo mentre la sua bocca è arricciata in quel modo così particolare, non porti a niente di buono, e mi rassegno raggiungendo affranta il secondo banco.
Lascio cadere la borsa a terra con un tonfo, osservando rapidamente il ragazzo seduto al mio fianco che, nonostante io non sia affatto portata nel ricordare i nomi delle persone, riconosco essere Zhen Chang. «Ehi» lo saluto con enfasi, perché se non posso dormire devo almeno poter chiacchierare animatamente con qualcuno.
«Ciao»
«Ti piace il pollo?»
Evidentemente Zhen non si aspettava che la nostra breve ma intensa conversazione prendesse una piega così inaspettata. Posso capirlo dal lampo di confusione che gli attraversa gli occhi a mandorla, e dal modo pacato in cui stira un sorriso che ha tutta l'aria di essere molto delicato e controllato. Avrei potuto chiedergli del tempo, magari, giusto per metterlo più a suo agio, oppure di Quidditch — argomento gettonato durante i momenti morti o di silenzio imbarazzante — ma non è colpa mia se per me l'informarmi sulle abitudini alimentari altrui, viene prima di qualsiasi altra cosa.
«Sono allergico alla carne bianca, in realtà»
«Ah» è tutto quello che riesco a dire, evitando di puntualizzare sul fatto che se io fossi stata al suo posto, mi sarei già ammazzata «Che vita infelice fratello»
***
Cammino tranquillamente per i corridoi, con il solito fare baldanzoso che mi caratterizza, ammiccando alle ragazze che mi sorridono, per il semplice e puro divertimento di farlo. È esilarante vederle arrossire o distogliere lo sguardo in fretta e furia. Mi piace mettere in soggezione le persone, e siccome farlo con Rose, la mia ragazza, è un vero d proprio suicidio, visto il suo portamento allo schiantesimo facile, tanto vale farlo con delle sconosciute che non attenterebbero mai alla mia vita.
«Scorp» mi richiama Albus, con un tono di voce alquanto drammatico «Vedi anche tu Chang che invade lo spazio personale di mia cugina?»
«Quale cugina?» mi sorge spontaneo chiedere. I mei occhi però intercettano velocemente la figura fiammeggiante e minuta di Rose, ancora prima che Al possa rispondere, per poi posarsi infastiditi su Zhen che, si, effettivamente si protende verso di lei un po' troppo.
E un maschio sa sempre quando un altro maschio sta provando a flertare spudoratamente con una femmina.
***
«Sono testarda, te lo dico, dovrai rispiegarmi lo stesso procedimento più volte» ammetto, sorridendo riconoscente a Zhen.
«Non è un problema, sono felice di poterti aiutare in qualche mo-»
«Carota, ehi» esclama qualcuno alle mie spalle, ma non mi volto, perché quella voce fastidiosa ma che per motivi inspiegabili trovo estremamente piacevole, appartiene ad un platinato che conosco fin troppo bene. È infatti proprio il braccio di Scorpius a posarsi sulle mie spalle. Gesto che, in una qualsiasi altra circostanza avrei associato ad un semplice desiderio di contato, ma che adesso riconosco essere un chiaro e palese segno di gelosia.
Trattengo un ghigno divertito «Platinette» lo saluto «Ti presento il mio amico Zhen Chang, allergico alla carne bianca. Zhen Chang lui è Scorpius Malfoy, il mio acerrimo nemico»
«Sono il suo ragazzo» ci tiene a puntualizzare Scorpius, stringendo rapidamente la mano al nostro interlocutore. Come se non lo sapesse. Come se non lo sapessero tutti. In fondo non siamo mica in prima pagina sul giornalino della scuola da due settimane, certo che no.
«È stato un piacere» borbotta Zhen a disagio, sistemandosi la pesante tracolla su una spalla. Posso capire chiaramente dalla scintilla glaciale nelle iridi grigie di Scorpius, quanto invece per lui non sia stato affatto un piacere. «Ma ora devo proprio andare, la Mcgranitt mi uccide se arrivo in ritardo. Ci vediamo alle quattro, Rose, direttamente nei sotterranei. A dopo»
Giuro, non ho mai visto nessuno camminare così velocemente senza farla sembrare una corsa, in tutta la mia vita. Ma andiamo, come si fa ad avere paura di un tipo con i capelli talmente biondi da sfiorare il ridicolo? Assurdo.
Alzo lo sguardo per incrociare quello del Serpeverde al mio fianco, perché sono sicurissima di trovarlo perplesso e già puntato su di me. «Sta scherzando?» chiede infatti, scrutandomi dall'alto del suo metro e un grattacielo, con evidente confusione nelle iridi chiare.
«No, si è offerto di darmi ripetizioni in Pozioni» ammetto con tranquillità, scrollando le spalle e riprendendo a camminare verso la prossima lezione del giorno. Mi segue.
«Ma perché? Non hai bisogno di lui, posso aiutarti io!»
«Scorpius» sospiro esasperata, usando lo stesso tono di voce pacato e ragionevole che sfoggia Alice, quando vuole far capire qualcosa a qualcuno di molto stupido. «Durante la scorsa lezione hai fuso il tuo calderone, quella prima hai mandato a fuoco, solo Merlino sa come, le scarpe di Millicent Stevens, quella prima ancora hai distr-»
«Okay okay, hai reso l'idea. Dico solo che quel Corvonero ha tutta l'aria di uno che vuole portarti a letto, non so se mi spiego...» agita ampiamente le mani, mimano gesti che probabilmente solo una mente bacata come la sua è in grado di decifrare. «Non mi piace particolarmente l'idea di te e Chang chiusi in una stanza, da soli»
«Oh Scorpius» ridacchio intenerita, sistemandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio «Sei geloso e adorabile»
«Non sono adorabile» ribatte stizzito, piantandomi gli occhi in faccia come evidente segno di sfida a contraddirlo. Probabilmente non ha mai ricevuto insulto peggiore in tutta la sua vita.
Non gli faccio notare che non ha negato la prima affermazione, solo per non ferire il suo ego da uomo delle caverne e mi sollevo sulle punte per poi baciargli l'angolo della bocca, vedendo le sue pupille dilatarsi.
Decido, immediatamente dopo, che tagliare corto è la scelta migliore se voglio arrivare in orario per Difesa Contro le Arti Oscure, e scuoto la testa «D'accordo, ciao»
«Te ne vai senza neanche darmi un vero bacio?» sbuffa, con quel velo di indignazione alla Malfoy nel tono e le palpebre assottigliate, nella tipica pozione sfacciata e seducente che deve aver fatto cadere ai suoi piedi chissà quante ragazze.
Alzo gli occhi al cielo divertita «L'intento era quello» esclamo, rendendomi conto che ormai siamo gli unici due studenti a non aver raggiunto le proprie aule, e che quindi, sbrigarmi per accaparrarmi il posto strategicamente perfetto per copiare, non ha più senso. Come non ha assolutamente senso stare ferma a pochi metri da Scorpius, con gli occhi che non riescono a guardare altro se non il suo viso.
Azzero la distanza che ci separa e lo osservo ghignare in attesa, con le mani nelle tasche e le sopracciglia sollevate verso l'alto. Mi protendo in avanti, nello stesso istante in cui lui inclina la testa e le nostre labbra cozzano l'una sull'altra, trepidanti.
Quelle di Scorpius sono calde, morbide, e sembrano essere state fatte per starsene premute contro le mie. Una sensazione sconosciuta inizia a propagarsi all'altezza del petto, non appena mi cinge la vita con le braccia e la mia schiena si ritrova a contatto con il muro freddo.
Affondo le dita tra i suoi capelli, e non riesco ad evitare di ansimare quando il bacio si fa più profondo. Inevitabilmente le mani di Scorpius scivolano lentamente più in basso, percorrendo la figura morbida dei fianchi, e stanziandosi sopra le pieghe della gonna, esattamente sul mio sedere. Percepisco il suo sorriso soddisfatto sulle labbra, e ad impedire che io dica qualcosa di abbastanza raccapricciante, è solo il flash che illumina le facce di entrambi, e la voce squillante di Dorea Canon «Cheese!»
***
Tutto ciò non è dignitoso, me ne rendo conto. Starsene appostati dietro un'armatura a fissare da lontano la propria cotta storica, ha un non so che di inquietante e se mia sorella Molly fosse qui, me lo starebbe ricordando, enfatizzando su quanto io sia ridicola. «Lucy, smettila di guardare Blake Clitus e vai a fare qualcosa di produttivo come una quindicenne normale» direbbe. Ed io non ho assolutamente bisogno che lei mi dia consigli, o di lei in generale, insomma.
D'altronde Molly lo ha baciato per davvero, durante il compleanno di Fred. Io posso solo immaginare di poggiare le mie labbra su quella bocca carnosa in mezzo alla sua faccia abbronzata, e sono abbastanza sicura che non sia esattamente la stessa cosa.
Sbuffo frustata, seguendo ogni suo movimento: dal passassi distrattamente una mano tra i capelli neri e scompigliati, al sorridere sghembo rivolto al suo interlocutore. Perché infondo l'unica cosa che posso fare è starmene in disparte e fantasticare su di un inesistente noi. È un amico di James dopo tutto, probabilmente mi vede solo come una ragazzina.
«Che stai facendo?» sibila qualcuno nel mio orecchio, ed io non riesco a trattenere il grido di terrore di chi è appena stato beccato con le mani nel sacco, e mi copro la bocca, consapevole che ormai il danno è fatto e che, sia Blake che i suoi amici adesso mi stanno fissando.
Uso la tattica che quindici anni di vita Weasley mi ha insegnato, e mi stringo nelle spalle «Tu, cosa stai facendo, piuttosto» rispondo, fissando con intensità le iridi marroni di Lily che, avendo quindici anni di vita Potter di esperienza, arriccia le labbra, non cascandoci.
«Stavo andando alle serre, Lucy, quando poi ti ho vista appostata qui dietro mentre fissavi in modo maniacale quel ragazzo lì, e non ho potuto fare a meno di venire ad impicciarmi» lancia un'occhiata birbante alla mia cotta storica «Ma se preferisci, posso dire di essere venuta a salvarti la dignità»
«Ti prego» mi lamento «Non dirlo a mia sorella»
***
«Rose» esclamo indignata, fissando con disgusto il suo modo animalesco di ficcarsi cibo in bocca, mentre il mio purè resta intoccato nel piatto «Potresti mangiare come una persona normale?»
Lei in risposta infilza con la forchetta una salsiccia e fa un ampio gesto della mano, come ad indicarmi gli essere seduti attorno a lei che, in quanto nostri parenti, si cibano nel suo stesso identico modo. «Ho fame Dom» grugnisce «Per colpa di qualcuno — anzi, non ho voglia di fare allusioni — per colpa tua, non ho fatto colazione. Lasciami pranzare in pace. E poi a nessuno oltre te da fastidio, vero Scorpius?»
Scorpius, che è stato chiaramente appena messo con le spalle al muro, solleva la testa dagli schemi di Quidditch che lo circondano, e posa con una certa urgenza gli occhi su Albus. Lui, in quanto suo migliore amico, ha perfettamente capito che non stava prestando attenzione alle parole della sua ragazza, e si limita a fargli un cenno con la testa. «Si, hai ragione» dice Scorpius, enfatizzando l'affermazione con un annuire convincente, prima di tornare a dedicarsi completamente ad i suoi affari da Capitano.
«Visto?» soffia Rose tra i denti, ma io ormai non la sto più ascoltando.
James ha appena reclinato la testa e sta ridendo sguainatamente, attirando su di sé l'attenzione di molti, perché è ovvio che un ragazzo così non può passare inosservato. Ed io vorrei poter dimostrare a tutte quelle studentesse che desiderano un po' del suo tempo, che lui sta con me. Solo che non posso. Devo limitarmi a nascondere un sorriso, perché quando ride con la stessa spontaneità con cui lo sta facendo adesso, è davvero bello: le iridi nocciola gli si illuminano, sottili rughette vanno ad increspargli gli angoli degli occhi, e due adorabili fossette gli compaiono ai lati delle labbra.
Distolgo impotente lo sguardo, e inizio a giocherellare con il purè nel mio piatto. Mi ritrovo, però, a dover invocare svariati maghi morti, pregandoli di alleviare il rossore che mi ha colorato spudoratamente le guance, non appena la gamba di James è corsa a strusciarsi sulla mia.
***
«Sarei più propenso a non prenderti a pugni, se solo la smettessi di respirare sul collo della mia ragazza»
La luce macabra che illumina l'aula di pozioni non mi impedisce di notare la scintilla irritata nelle iridi di Chang, quando mi siedo su uno sgabello, lasciando cadere a terra il borsone di Quidditch. Non importa se ho sgomberato il campo e lasciato il pomeriggio libero alla mia squadra, quaranta minuti prima del normale. Non avrei mai permesso che quel Zhen usasse le ripetizioni come scusa per provarci con Rose.
«Scorpius sei sudato» è quello che dice la mia amorevole fidanzata, per prima cosa, non appena mi nota. C'è qualcosa che lascia trapelare il suo estremo divertimento, dal modo in cui arriccia le labbra prima di tornare ad affettare una radice. «Ma mi piace il tuo odore, emani sentore di ferormoni maschili, dico bene?»
«Cosa?» chiedo perplesso.
«Ti sta dicendo che la puzza della tua gelosia si sente fino a qui»
Adesso, sono sicurissimo che la medesima scintilla irritata abbia attraversato anche i mei occhi. «Nessuno ti ha interpellato, Jackie Chan»
Rose solleva la testa rossa di scatto, consapevole che la situazione potrebbe degenerare, e sfoggia la sua voce autoritaria. «State zitti, mi deconcentrate»
Ed è in momenti come questo che sento l'impellente bisogno di essere una cima a scuola. Non per altro.
Cala il silenzio, ma dura decisamente troppo poco. «Ehm ehm...» tossico, perché la dannata mano di Chang ha appena avvolto quella di Rose, per mostrale come tagliare una foglia di non so cosa, e lui pare decisamente troppo esaltato.
«Scorpius» mi ammonisce la rossa, esasperata. Ringhio decisamente infastidito, e la osservo aggirare il bancone degli ingredienti per poi raggiungermi. Mi afferra il viso con le mani e mi stampa un veloce bacio sulle labbra «Sei evidentemente geloso, e non posso negare che questo lato di te mi piaccia molto, ma sai, mi piace anche non dover ripetere l'anno, perciò evita di terrorizzare il ragazzo che mi da ripetizioni. Dopo ti prometto che passeremo il restante pomeriggio come vuoi tu»
Sorrido, perché la piega che ha preso la situazione va a mio vantaggio «Come voglio io, in tutto e per tutto?»
Rose annuisce, gli occhi scuri ancora ad un palmo dai mei «Si»
Sabato 2 Febbraio, ore 03:45.
Dormitorio femminile di Grifondoro.
«Quello è sangue?» chiedo con orrore, sgranando gli occhi. Perché sono le tre del mattino e Rose sta chiaramente immergendo i piedi in una pozzanghera rossa, che continua ad allargarsi sul pavimento della sua camera da letto. Soraya non è sotto le coperte, e questo rende il tutto ancora più sospetto. Non sto dicendo che la mia ragazza potrebbe aver ucciso la sua compagna di stanza, lo sto solo ipotizzando.
«No?»
Continuo a fissarla stralunato, scompigliandomi i capelli in preda alla confusione «Si suppone che tu non debba rispondere ad una domanda del genere con un'altra domanda»
«Torna a dormire Scorpius, questo è solo un sogno» annuncia con voce profonda, gesticolando con le mani come a volermi convincere delle sue parole senza senso.
«Se è solo un sogno perché dovrei tornare a dormire?» lo trovo un quesito logico e che, in quanto tale, merita una spiegazione soddisfacente. Capisco che Rose non ha affatto intenzione di fornirmi una risposta, quando sbuffa e avanza verso il materasso.
Impronte di piedi insanguinate restano stampate sul legno, e tutto ciò non fa altro che rendere la situazione più assurda e inquietante «Okay, non volevo arrivare a tanto, ma l'hai voluto tu» detto ciò, mi aspetto che sguaini la bacchetta e mi affatturi, sono pronto.
Purtroppo con Rose niente è mai come sembra, perciò spalanco la bocca in un muto grido di orrore, non appena il libro di trasfigurazione mi colpisce in testa con una forza disumana che mi fa perdere i sensi.
***
«È ancora vivo» esclama Soraya, dopo aver fatto quelle strane cose che solitamente si fanno per accertarsi che una persona non sia morta. Immagino che essere la figlia di due Guaritori famosi comporti l'avere un po' di esperienza a riguardo. «C'era davvero bisogno che lo tramortissi?»
«Come scelgo di agire non sono affari tuoi» borbotto, osservando la macchia di sangue che impiastriccia le lenzuola ad altezza sedere, proprio accanto al corpo di Scorpius.
Soraya scrolla le spalle lanciandomi un'occhiata scettica «Come ti pare» ed io, per un millisecondo mi sento in colpa. Insomma, per quanto sia irritante mi sta sputando in faccia tramite gli occhi, quanto lei sia una fidanzata migliore di me e che, in quanto tale, non stenderebbe mai il suo ragazzo solo perché per sbaglio, non ha controllato il calendario e si è dimenticata che le mestruazioni stavano arrivando, e forse ha ragione.
Dominque non è qui — lei e James si incontrano in luoghi segreti ad orari segreti — e Roxanne ha il sonno pesante. Perciò al momento la Feliz è l'unica alleata che ho.
«Aiutami a spostarlo, dobbiamo cambiare le coperte prima che si svegli» mi ordina con autorità, ed io sono tentata di contraddirla, soprattutto perché il guaio è il mio e perciò decido io. Solo che non trovo niente di sensato con cui ribattere, e faccio come dice, agguantando contrariata le caviglie di Scorpius.
Andiamo, stiamo insieme da poco. Il mio gesto è assolutamente giustificato. Se si fosse reso conto di essere immerso nel mio sangue, probabilmente il nostro rapporto sarebbe stato compromesso per sempre. Non mi pento della mia scelta.
«Al tre» inizia, afferrandogli le spalle con le mani unghiate. I capelli neri, lisci e perfetti le ricadono davanti al viso, impedendogli di notare l'occhiata fulminante che le rifilo. E poi, miseriaccia, com'è possibile che abbia una capigliatura impeccabile anche a quest'ora? È chiaramente sospetta. «Uno...»
Stringo con maggiore forza le caviglie di Scorpius.
«...Due»
Prendo aria perché so che posso farcela.
«Tre.»
Lo solleviamo a fatica, esulto vincitrice quando riusciamo a spostarlo di qualche millimetro, e poi, presa dall'euforia di essere una donna forzuta, scivolo sul sangue e un tonfo assordante mi informa che probabilmente adesso Scorpius è morto per davvero.
***
Quando riapro gli occhi, assolutamente convito di essere passato all'altro mondo, impiego un paio di secondi per realizzare che no, Soraya non è stata assassinata, ma anzi, dorme e respira beatamente nel suo letto, così come Rose, accoccolata contro il mio petto e con il capelli rossi sparsi sul cuscino.
Sbatto le palpebre senza capire, sollevando di poco la schiena per poter osservare il pavimento immacolato, il quale ero sicurissimo di trovare imbrattato di sangue. Forse sto impazzendo, e si, è decisamente l'ipotesi più plausibile, o meglio, ci sono cose che è preferibile non sapere, immagino. Perciò decido di non rivelare a Rose che io so, ma di stare al suo gioco e fingere che non mi abbia tramortito solo perché ha sporcato il letto.
È quello che fanno i bravi fidanzati, credo.
***
Sono felice per due motivi: primo, è sabato mattina e non c'è lezione. Insomma, sarebbe stato estenuante alzarmi presto dopo aver passato metà nottata con la mia nemesi a pulire sangue e cambiare coperte. Secondo, mi piace che la mia nemesi sia proprio Soraya e che lei faccia ormai parte della mia famiglia. Infondo, molto infondo, è abbastanza accettabile, e poi adoro i suoi capelli, ma questo non deve saperlo.
La osservo di soppiatto mentre si prepara per scendere a colazione, ignorando i pizzichi di Scorpius che, avvinghianto alla mia vita e con la testa poggiata sul mio petto, tenta in ogni modo di ricevere un po' di attenzione dalla sottoscritta, invano. «Rose... Mostriciattolo... Rosie... Rosetta puzzetta, ehi!»
«In realtà il tuo profumo è buono» ammetto ad alta voce, riuscendo ad incrociare il suo sguardo verde, abbellito dal trucco, nel vetro dello specchio «Non penso davvero che sia un eau de puzzet»
«Lo so» si limita a dire. Mi pare di aver visto un sorriso, inoltre. Ma poi mi ricordo che la Feliz ha sempre quell'espressione da modella arrabbiata, e perciò lo associo ad un errore del mio cervello.
Poi Scorpius si stufa, ed in preda ad un attacco di gelosia acuta, causato dall'essere stato messo da parte per più di un minuto, mi afferra con irruenza il viso e mi bacia mordendomi le labbra.
«Per Merlino, non potete aspettare almeno che io esca?!»
***
«Ehi Hugo!»
Mi volto lentamente, quasi a rallentatore, mentre il peso della mia spilla da Prefetto inizia a farsi più pesante non appena John Lee sfrutta a suo vantaggio il mio attimo di distrazione, e fugge a gambe levate per evitare un richiamo — perché di un attimo si tratta. Non mi sono mica soffermato ad osservare le lunghe e magre gambe pallide della biondissima dea a pochi metri da me, o a scrutare l'ammaliante sfumatura azzurra nei suoi occhi. Nient'affatto. Nossignore.
«S-Serena, ciao»
Il sorriso smagliante che si dipinge sulle sue labbra rosee mi fa perdere un battito «Hai lasciato questo in sala professori, tieni» mi porge la pergamena intonsa di appunti che stavo ripassando prima della riunione dei Prefetti del sabato mattina, e le nostre dita di sfiorano per quella che mi pare un eternità quando allungo una mano per prenderla.
«Grazie» borbotto, sicurissimo di essere arrossito come uno stupido.
«Ci si vede in giro allora» trilla allegra, sistemandosi con giocosa autorità la spilla da Caposcuola sul petto.
Sorride e per un attimo il mio imponente cervello si offusca completamente. Tutto ciò non è degno di un Weasley. Non è degno di un essere dotato di corde vocali, che dovrebbero emettere un qualsiasi tipo di suono. Non è degno di me, insomma.
«Sei molto bella oggi, sai» esclamo, rendendomi conto solo dopo che le parole sono già uscite dalla mia bocca, che sono ufficialmente e inesorabilmente uno sciocco. Eppure pensavo di aver ereditato i geni di mia madre, che sciocca non lo è mai stata.
***
«Cos'è questo posto?» borbotta Soraya con espressione contrita e poco affabile, lasciandosi trascinare per una mano. Glielo leggo negli occhi, non appena mi volto e abbasso lo sguardo, che non ha la più pallida idea del perché, ma soprattutto di come ci sia finito un tunnel dietro ad un arazzo.
Faccio l'enigmatico, godendomi divertito il suo sbuffo contrariato quando non rispondo soddisfacentemente alla domanda «Non temere principessa, lo scoprirai presto» sogghigno, prima di sistemare il berretto di lana sulla testa — in fondo anche se adesso le orecchie da pipistrello sono sparite e non ne ho più bisogno, mi piace indossarlo, mi fa sentire sbarazzino, e poi Soraya lo adora. «Ti fidi di me?» chiedo, fissandola in attesa, notando il suo tentennare sulla soglia. Comprendo che addentrarsi nell'oscurità con un Weasley possa creare qualche dubbio, ma giuro che non la sventrerei mai con un sasso appuntito come aveva proposto in passato Rose. È Scorpius quello che non dovrebbe fidarsi del proprio partner, decisamente.
«Fred, ti ricordi cosa è successo l'ultima volta che me lo hai chiesto?» dice, senza lasciare la presa sulla mia mano, mentre io cerco di reprimere una smorfia colpevole che, naturalmente, non sta affatto a significare che io sia davvero colpevole. Infondo come potevo sapere che il Platano Picchiatore avrebbe ridotto a brandelli la sua scopa? «Ecco, risponditi da solo»
La tiro, cogliendola di sorpresa, e lei mi finisce addosso, rimanendo intrappolata nella presa ferrea in cui la sto stringendo con le braccia «Perfetto. Lo prendo come un si, andiamo»
Si arrende, maledicendomi in una lingua che non conosco ma che riesce ad attizzarmi come non mai — spagnolo, italiano forse — e prima che riposizioni l'arazzo al suo posto, mi godo lo scintillio brillante e divertito nelle sue iridi verdi «Ti conviene che sta volta non ci siano mostri marini o ragni carnivori di mezzo»
Ridacchio «Ti piacerà, te lo prometto»
Infondo, a chi non piace la cantina di Mielandia?
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