35. Borsette sospette
Non c'è una spiegazione a tutto, ci sono cose che esistono e nessuno ne conosce il motivo, altre a cui si tenta invano di dare una risposta, vivere nel dubbio non è qualcosa di cui l'essere umano è capace. Ha bisogno di certezze e sarebbe disposto a tutto pur di averle. Per esempio, si fanno ipotesi sulle possibili cause che hanno dato origine all'universo, ma appunto, sono solo ipotesi. Non si può sapere chiaramente se noi esistiamo perché un'entità superiore ha deciso così, o perché esplosioni e sostanze chimiche hanno per sbaglio creato la vita. Si può scegliere di credere alla teoria più conveniente o che ci piace di più, certo, ma rimarrà sempre quel vuoto incolmabile a ricordarci che non conosciamo la verità. L'unica certezza che ho, al momento, è che non importa il modo ambiguo in cui siamo tutti venuti al mondo, ciò che conta è come restarci, e solo due cose ci salvano: amare e ridere.
Con il ridere non ci sono problemi, la mia vita è una barzelletta che cammina. Con l'amore, invece, ci sto lavorando. Credo di averlo trovato.
«Rose, Santissimo Merlino, esci dal bagno!»
***
«Come ti sembro?» lo specchio mi restituisce un'immagine affascinate, degna della mia persona. Il grigio degli occhi rende i lineamenti più misteriosi, ed i capelli biondi moderatamente spettinati ad arte completano il perfetto look da cattivo ragazzo. Fisso il vetro, concentrandomi però sulla figura alle mie spalle, intenta a radersi con noia l'accenno di barba.
«Un idiota» borbotta Albus, disintegrando in un secondo l'aura di magnificenza che mi avvolgeva. Mi giro a guardarlo con le sopracciglia inarcate perché lui sa benissimo che sono agitato, e non sta facendo niente per aiutarmi. «Un idiota molto... sexy?» ritenta puntandomi lo sguardo in faccia con sufficienza.
«Credi che io sia sexy?» domando incuriosito, perché l'idea che il mio migliore amico possa trovarmi eccitante non mi era mai passata per la testa. Aspetto impaziente la sua risposta, sgranando ancora di più gli occhi per trasmettergli quando io sia compiaciuto da tutto ciò.
«Oh si molto» ammicca, prima di tornare a rivolgersi completamente alla sua immagine «Amo in particolare il tuo culo Scorpy, soprattutto la macchia di dentifricio che hai al centro delle chiappe»
***
«Non posso venire» annuncio solenne, gettandomi sul letto come un sacco di patate e abbracciando un cuscino per non cadere in tentazione.
«James, quale è il tuo problema?» sbotta Fred, agitando un braccio infastidito «Quello del momento intendo. Non c'è bisogno che mi elenchi tutti gli altri»
Davvero spiritoso, esilarante. Come se poi io ne avessi così tanti, non sono mica un tipo drammatico, solo un adolescente maschio con una vita complicata, un possibile futuro ad Azkaban come Animagus non registrato, e una cugina terribilmente bella di cui sono innamorato, sto alla grande.
Richiudo la bocca perché elencare ad alta voce tutti i miei problemi era esattamente quello che stavo per fare, e sospiro affranto «Dominque sarà alla festa, e se sarà alla festa io la vedrò, e se la vedrò mi renderò conto che il nostro piano anti-innamoramento non sta funzionando, e se me ne renderò conto la inviterò di nuovo ad uscire, e se-»
«Ti prego chiudi la bocca» ringhia irritato, gli riesce bene spaventare la gente con versi animaleschi. Forse il suo qualsiasi cosa sia interiore sta venendo fuori e presto completerà la trasformazione. Spero che Fred sia un porcellino d'india.
«Okay»
«Ora andiamo. Non costringermi a trascinarti di sotto per le palle, non sarebbe dignitoso, per entrambi»
***
«Perché andiamo ad una festa? È mercoledì sera, e di mercoledì sera si dorme» ribadisce Alice per la milionesima volta, uscendo per ultima dal passaggio segreto che conduce ai sotterranei. Le fiaccole illuminano il suo viso lentigginoso lievemente truccato e la smorfia di disapprovazione che ha stampata in faccia da quando siamo uscite dal dormitorio. La stenderei con un calcio, se solo non fosse mia amica.
«Alice» provo a tagliare corto, pronunciando il suo nome con rinomata autorità «cerca solo di stare zitta e di divertirti, intesi?»
«Rose io non voglio divertirmi, voglio dormire!»
Dominique la fulmina con lo sguardo, girandosi con uno scatto repentino verso di lei, il rossetto rosso che brilla sulle labbra arricciate «Puoi stenderti su una poltrona e restare lì tutta la sera, se preferisci. Ma non tornerai in dormitorio a deprimerti»
Respiro a fondo, avanzando con cautela. I jeans stretti e strappati alle ginocchia mi fasciano le gambe come una seconda pelle, rendendomi quasi immune al freddo gelido dei corridoi. Sorrido felice all'idea di indossare un paio di scarpe da ginnastica e non degli stupidi trampoli, obbligatori per fare buona impressione al Lumaclub.
Il cuore mi martella forte nel petto, e non c'è niente che io possa fare per allontanare l'ansia che mi attanaglia lo stomaco. Rivedrò Scorpius e sarà imbarazzante, fine della storia. Lui mi ha presentata a Draco come la ehm... mia amica...? E ciò ha reso il mio percorso verso la calma interiore assolutamente complicato. Non siamo amici, non un tipo di quelli ordinari al meno, perché dei semplici amici non si baciano ripetutamente e rischiano di fare sesso nella vasca dei prefetti, semplice. Ci sono delle leggi non scritte che lo vietano e se si infrangono significa che il rapporto cambia, si è amanti o qualcosa del genere. Non me ne intendo mica. Certo, capisco che presentarmi a suo padre come la ehm... mia amante...? Sarebbe stato strano, a tratti persino imbarazzante, perciò non ho niente da ribattere su questo. Ma adesso ho paura perché si sa, i maschi hanno una diversa concezione delle leggi non scritte sull'amicizia; potrei piacergli ma potrei anche non piacergli, e tutto ciò mi manda in confusione.
«Rose, attenta a-»
L'armatura, credo sia quella la parola che Dominque stava per pronunciare. Peccato che non l'abbia detto qualche secondo prima che mi ci schiantassi sopra.
***
«Devo solo bere un po' per rilassarmi» esclamo sicuro di me, mandando giù l'ennesimo sorso dalla bottiglia di firewhiskey che stringo tra le dita. Affondo con le spalle nella stoffa della poltrona e pianto gli occhi verso l'entrata della sala comune, sicurissimo che Rose farà la sua entrata in scena a breve.
«Io credo che così sia un po' troppo, Scorp» mi rimprovera Albus «Non è necessario che ti sbronzi e che le vomiti addosso, non so se mi spiego»
«Quello è stato un incidente» ribatto offeso, senza guardarlo. Non mi piace che il mio migliore amico rimarchi qualcosa successa tre anni prima, quando ero ancora un ingenuo bambino abituato a bere solo acqua leggermente frizzante «Ora reggo l'alcol molto meglio»
«Le ultime parole famose...»
Roteo gli occhi, scacciando le sue insinuazione con una mano «Ahh, sta zitto»
***
«Devo bere» esclamo in un sussurro agonizzante, evidentemente pronunciato a voce non esattamente bassa visto che Alice mi rifila un'occhiata penetrante, paragonabile solo a quella di mia madre.
«Ho un po' di vodka nella borsetta se-»
«Dammela»
Non chiedo a Dominque perché abbia della vodka nella borsetta, immagino che le borsette siano oggetti misteriosi in cui le ragazze che le posseggono ci ficchino dentro di tutto e di più — se non usassi le tasche per trasportare i mei averi personali forse lo saprei anche io — ed è inquietante che ora me la stia porgendo dopo aver estratto un lumino da lettura come se niente fosse. Sono sicura che se glielo chiedessi tirerebbe fuori da lì dentro persino una tenda, o magari un igloo.
«Si ma vacci piano Rose»
«Tranquilla» biascico, sorprendendomi del tono estremamente graffiante della mia voce. Dom solleva le sopracciglia bionde con scetticismo e scuote la testa affranta senza staccarmi gli occhi di dosso, perché non appena la parola tranquilla è uscita dalla mia bocca, io le ho servito su un piatto d'argento innumerevoli motivi per andare nel panico. Perciò so, potrei scommetterci sopra se non avessi speso tutti i mei soldi i dolci, che mi terrà d'occhio tutta la sera. Alice ha persino già assunto la sua postura da "controlliamo che Rose non faccia cose stupide" il che è abbastanza disdicevole. Non è mica come se io passassi la maggior parte del mio tempo a rischiare di bruciarmi la dignità o la vita.
***
Scorpius agita le mani e pare molto preso dal discorso che sta urlando a gran voce, dritto in faccia ad un abbastanza sconvolto Kieran. È intuibile capire che vorrebbe trovarsi ovunque tranne che qui, dalla posizione tesa delle spalle e dal modo insistente con cui continua a sbattere le palpebre. Non è educato da parte sua mandare segnali corporei su quanto sia a disagio, perché anche se è davvero una grande rottura, Scorpius è nostro amico, e in quanto tale è una nostra responsabilità, che gli piaccia o no.
Torno da lui a passo lento, quasi strascicato, perché una ragazza bellissima ha appena ammiccato nella mia direzione, ed io mi sono voltato dall'altra parte, lasciandomi scivolare dalle mani una strepitosa occasione. Purtroppo per me, l'unica cosa che mi scivola letteralmente dalle mani è la bottiglietta d'acqua che, con uno splat degno di nota, si spiaccica a terra ed esplode quando Rose mi si schianta addosso.
Sollevo lo sguardo per rimproverarla o magari insultarla, ma davanti a me c'è sono un enorme pozzanghera liquida.
«Albus»
Chiudo gli occhi esasperato perché questa è la voce di Kieran e la voce di Kieran, anzi tutto Kieran, compresa la sua maglia strampalata delle The Weird Sisters, non dovrebbe trovarsi a pochi centimetri dal mio orecchio, bensì a pochi centimetri da quello di Scorpius.
«L'ho perso»
E questa invece, non è la frase che si vorrebbe sentire dalla persona a cui hai affidato la vita, per quanto questa misera sia, del tuo migliore amico.
«Che significa l'hai perso?»
«Che mi sono distratto un secondo e lui puff, è scomparso, evaporato, si è dissolto nel nul-»
«Albus» la scelta migliore in questi casi è afferrare con forza una cassa di legno e spaccartela in testa, semplice. Forse se lo farò qualcun altro prenderà il mio posto ed io non avrò più tutta questa responsabilità che mi pesa sul cuore. Distolgo lo sguardo dalla faccia di Kieran, che mi ispira pugni più di qualsiasi cosa al mondo attualmente, e punto gli occhi in quelli di Dominique.
«L'ho persa»
«Ehi, hai per caso visto Rose Weasley? Bassa, capelli rossi, isterica...»
«Credo sia andata a cercare Scorpius»
«Sai dirmi dov'è Scorpius Malfoy? C'è lo hai presente? Alto, pessimo carattere, pantaloni sporchi di dentifricio...»
«Credo sia andato a cercare Rose»
«L'avete trovati?»
«Al, ti sembra per caso che mi stia trascinando dietro due corpi tramortiti?»
«Bastava dire no»
***
Mi domando quando il mondo abbia iniziato a girare ad una velocità supersonica, e soprattutto perché. Insomma, con i piedi ben piantati a terra nonostante la forza centrifuga che mi appiccica alla pareti si sta alla grande, ma preferirei riavere il controllo del mio corpo, non so se mi spiego.
Strizzo gli occhi. Scorpius è davanti a me e mi fissa così intensamente che per un attimo ho paura voglia mangiarmi, solo che non si muove. Se ne resta lì, a pochi passi di distanza, mentre il muro alle mie spalle mi risucchia lentamente al suo interno ed io vorrei vomitare. Ma non lo faccio, perché non sarebbe cortese immagino.
«Rose» dice e mi piace il modo in cui pronuncia il mio nome, lo fa sembrare più bello. Anzi, non è vero, è proprio Scorpius ad essere attraente ed a far sembrare migliore tutto quello che fa. Perché ha dei capelli stupendi, è tutto stupendo, e perciò la gente con una chioma del genere risulta ammaliante. Per questo lo guardo e non riesco a pronunciare una parola, nonostante ci siano un'infinità di baggianate che vorrei urlare.
Provo a chiamarlo, perché sento l'impellente bisogno di dire il suo nome senza motivo, solo che la frase che mi esce dalla bocca è ben diversa da quella che mi ero preparata nella testa «Ti sbatto come un uovo»
Ho come l'impressione di aver detto qualcosa di parecchio spinto e inappropriato, ma probabilmente non è così. Scorpius socchiude gli occhi concentrato, affatto in imbarazzo, e replica alla svelta «Ti monto come la panna»
Poi qualcuno aggiunge «Questa è la scena più imbarazzante della mia intera vita» e improvvisamente sotto i mei piedi non c'è più il pavimento.
Mi ritrovo a testa in giù su una spalla larga, molto vicino ad una testa incasinata che odora tanto dello stesso profumo di James. Dietro di me, Scorpius viene trascinato come un cagnolino al guinzaglio per la maglietta, dal braccio libero di mio cugino che non mi sta circondando la schiena. «Io non volevo neanche venire... stupido Fred»
«Già, stupido Fred» replico con enfasi, prima che James mi assesti una schicchera in faccia.
***
«Li ho trovati e portati nella tua stanza» annuncio solenne, completamente fiero di me stesso, fissando con intensità Albus.
«Sai James, sei il mio fratello maschio preferito»
«Io sono il tuo unico fratello maschio»
«Beh di sangue si ma-»
«Cioè, aspettate un attimo» Alice, la nostra voce della ragione, ha appena interrotto il suo sgranocchiare una tartina per parlare, e ciò significa che ha compreso qualcosa che ci è sfuggito e sta per rinfacciarcelo «Tu hai lasciato due ragazzi ubriachi — tra i quali c'è moltissima attrazione sessuale repressa — soli in una stanza?»
«Oh»
***
Ero comodamente appollaiata sul bordo del baldacchino, blaterando idiozie su quanto Scorpius non mi piaccia. Quando delle braccia mi afferrano improvvisamente i fianchi, e un secondo dopo un entità misteriosa dal profumo delizioso e un sorriso beffardo, mi sbatte sul letto, piazzandosi in mezzo alle mie cosce e inchiodandomi al materasso con il peso del suo corpo. Arrossisco, perché la posizione in cui siamo è davvero compromettente e se qualcuno dovesse entrare in questa stanza, potrei definirmi ufficialmente morta.
«Allora?» ghigna vittorioso, con il naso ad un palmo dal mio «Rose ammetti che mi trovi attraente»
«Giammai» è la mia risposta istantanea, saggia e sicura su ogni aspetto esistente. Il fatto che i piccoli omini che vivono nel mio cervello stiano sbandierando cartelloni su cui campeggia la scritta "sono cotta e stracotta di Scorpius Malfoy" non significa che lui sentirà mai quelle parole uscire dalla mia bocca.
Mi ritrovo a trattenere un gemito sommesso, senza neanche accorgermi che i suoi occhi — un attimo prima fissi nei miei — non sono più all'altezza del mio viso, ma più in basso. Chiudo le palpebre, beandomi del piacere provocatomi dalle sue labbra, incapace di ribellarmi in alcun modo, e correndo ad affondare le dita tra i suoi capelli spettinati.
«Ti ammazzo» biascico in un sussurro appena udibile, sentendolo ridere. Probabilmente il gesto di piegare la testa all'indietro, mentre lui si fionda a baciare e succhiare la parte di vulnerabile del mio collo, non deve essere molto coerente.
Allargo le gambe per permettigli di adagiarsi sul mio bacino e gliele lego intorno alla vita, trovando la stoffa dei jeans assolutamente ingombrante. Il calore del suo corpo premuto contro il mio mi fa perdere lucidità, che poi non è come se prima ne avessi molta, e in un attimo sono sopra di lui. Lo sguardo di Scorpius brillo e sorpreso è l'ultima cosa che vedo prima di mordergli le labbra, e lasciare che la sua lingua accarezzi la mia.
«FERMI!»
***
Rompere ceramiche in testa alla gente, in particolare in testa a Rose, è un'abitudine che Dominque probabilmente non perderà mai. Non importa se non era affatto necessario, ha afferrato il vaso porta zuccotti di Dagon e glielo ha sfracellato sulla nuca, semplice. E adesso, il corpo inerme e forse non vivo della mia amica giace sul copriletto verde di Albus.
Scorpius è abbastanza lucido, merito della pozione che la distruttrice di vasi teneva nella borsetta, e osserva con orrore Rose. «Perché?» chiede con stupidità, come se l'idiozia di Dominque avesse una spiegazione.
«Credo che ci servirà una pala» ribatte invece Soraya, ed io sinceramente non ho la più pallida idea del perché sia qui, o di chi l'abbia invitata.
«Si, per sotterrarti» ribatte con astio Rose, improvvisamente rinsavita, e sono contenta che non ci serva davvero una pala. Anche perché i pantaloni che indosso sono i mei preferiti e mi sarebbe dispiaciuto sporcarli di terra.
«Alice prendi dell'acqua» mi ordina James, ed io vorrei fargli presente che nessuno con dei capelli del genere e gli occhi incollati al sedere della propria cugina — Dominque, non Rose per l'esattezza — ha il diritto di dettare ordini, ma mi trattengo.
***
Un trauma cranico su richiesta posso accettarlo, un secondo trauma cranico non richiesto ma per una buona causa anche, ma un terzo e solo perché Dominique è apparentemente furiosa — colpa del mio scarso autocontrollo, mica di tutta me — direi proprio di no.
Per questo mentre Dom e Alice imboccano il passaggio segreto per la torre, esclamo con autorità «Ho bisogno d'aria, non aspettatemi sveglie» che poi aspettarmi sveglie sarà la prima cosa che faranno dopo aver imprecato non ha importanza, e siccome nel mio corpo non c'è più neanche una goccia di alcol — magari qualche residuo si — mi lasciano andare.
«Fai attenzione Rose»
Mi dirigo ai piani alti silenziosamente, sperando che Gazza o il suo gatto assatanato non sbuchino all'improvviso colpendomi in flagrante, e date le circostanze e le mie malefatte passate, non escludo che la Mcgranitt non acconsentirebbe a farmi appendere per i pollici come punizione.
La Guferia è la scelta migliore, perché a Scorpius la Torre di Astronomia non piace, e perciò quello sarebbe l'ultimo posto in cui andrebbe di sua spontanea volontà per rilassarsi dopo una serataccia. Lo so perché glielo ho sentito dire una volta, non lo stavo mica pedinando.
Arrivata davanti alla porta socchiusa, con il fiatone e le narici che già captano la puzza degli escrementi d'uccello, mi faccio coraggio ed entro, senza riuscire a non domandarmi perché un ragazzo aristocratico dai mocassini scolastici in pelle di drago, dovrebbe trovare confortante un letamaio. Ma immagino che essere un Malfoy comporti l'avere una qualche sorta di squilibrio mentale o roba del genere.
«Ce ne hai messo di tempo» esclama in una risata, non appena affondo i piedi nel soffice e disgustoso pavimento.
I suoi occhi grigi sono un lampo nel buio; una nuvola di fumo nerastro gli avvolge i lineamenti, e la punta incandescente del mozzicone di sigaretta tra le sue dita è l'unico punto di luce in mezzo a tutta quell'oscurità.
«Mi aspettavi?»
***
«Domi, possiamo parlare?»
La risposta adeguata sarebbe no. Magari rimarcata da un assolutamente o un imprecazione volgare che gli faccia accapponare la pelle. James crede che le cose tra noi possano risolversi semplicemente ignorandoci a vicenda per giorni come la peste. Ma giustamente quello che crede o non crede James non si rivela mai essere corretto, perciò acconsento a sentire cosa vuole e lo seguo nella sua camera da letto.
«Che c'è?»
«Mi dispiace»
Sbatto le palpebre cercando di reprimere l'improvviso calore che mi scalda il petto, e ingoio il groppo in gola. Non riesco ad essere dura con lui se continua a guardarmi in quel modo.
«È il minimo James» addolcisco il tono, avvicinandomi di un passo «Ascolta» dico «Ora la situazione è diversa, tra noi c'è qualcosa e non possiamo fare finta che non esista. Sono disposta a rischiare, a vedere se funziona, se lo vuoi anche tu»
Lo fisso e lui pare caduto in un profondo stato di catalessi con gli occhi un po' sgranati, e le labbra socchiuse come se non credesse alle mie parole. Trattiene il fiato in apnea, affonda le mani tra i capelli e improvvisamente, sorride. «Rischiare è il mio terzo nome»
«Davvero? Pensavo fosse idiota»
***
Fare una scampagnata in Guferia alla due di notte in pieno gennaio, non è esattamente una mossa astuta. Ne è consapevole anche il naso, ora trasformatosi in un cubetto di ghiaccio con le lentiggini. Rischio l'ipotermia in silenzio, osservando incuriosita le mie gambe che penzolano nel vuoto dal davanzale, mentre Scorpius, al mio fianco, mi guarda in tralice credendo forse che non lo noti.
«Ti sto mettendo in soggezione?» la risata bassa e roca che lascia le sue labbra, squarcia il silenzio e fa spiccare il volo ad un pennuto stralunato. Detesto il fatto che rimarchi la mia sfuriata isterica della notte prima di Natale, perché gli ho lasciato libero accesso al mio cuore e me ne vergogno.
«Ancora con questa storia, la smetterai mai?» sbuffo infastidita, muovendo il sedere sul davanzale ghiacciato per trovare una pozione comoda «E comunque no»
«D'accordo Carotina, non ti scaldare» esclama avvicinando il viso al mio quanto basta per strusciare teneramente il naso sulla mia guancia. Sono già pronta a tirargli un cazzotto nello stomaco, per ricordargli chi è qui che comanda, ma le sue dita mi sfiorano il viso e senza troppi forzi lo voltano verso di lui. Una capocciata e un insulto è un'ottimo affare constato soddisfatta, ma le parole mi muoiono in gola non appena preme le sue labbra sulle mie.
È bacio a stampo, ma il turbine di emozioni che mi sconquassa lo stomaco delle averlo associato più ad una pomiciata colossale.
«Mi piaci Rose, te l'ho mai detto?»
Il mio cuore perde un battito o forse cento oppure più semplicemente ho appena avuto un infarto e non me ne sono resa conto, è possibile e non lo escludo.
Scuoto la testa con la bocca socchiusa ad un palmo dalla sua «No» ammetto sorpresa, mentre i capelli chiari di Scorpius mi solleticano la fronte e il suo sorriso si fa più largo.
«Ora lo sai»
Lo bacio perché ne sento il bisogno impellente, è come se il non farlo potrebbe compromettere la mia vita. Mi attira a sé, agguantandomi con una mano i fianchi fasciati dalla maglia aderente, e in un attimo tra di noi non c'è più neanche uno spiffero. Ma comunque si sa, non è consigliato esplorare gole altrui quando si hanno trecento metri d'aria sotto ai piedi, per ciò è davvero una fortuna che Merlino ci stia assistendo e ci abbia fatti cadere di schiena, sul pavimento putrido della Guferia, e non di faccia, nel vuoto e prossimi alla morte.
«Mi piaci anche tu, credo» scelgo di rivelare con il fiato corto, mentre Scorpius sotto di me continua a stringermi, noncurante del fatto che la sua testa si trovi sopra la paglietta sporca, anche conosciuta come il luogo in cui i gufi spiaccicano i loro escrementi, e mi sorride.
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