33. Lunghe liste di tortura

«Rose, ascolta» gli occhi castani sgusciano via dai miei, e si puntano sulla schiena della ragazza mora che non ho mai visto in vita mia. Una morsa allo stomaco mi fa mancare il respiro; non voglio perderla «Ti giuro che-»

Continua a rivolgermi il profilo, imperscrutabile. La punta del nasino all'insù, rossa dal freddo quasi quanto i suoi capelli, si arriccia appena in un smorfia «Stai zitto»

***

La porta della Tana si spalanca ancora prima che possa bussare. La mia mano resta sospesa a mezz'aria, davanti alla faccia sorridente di Arthur, che non ha gli occhiali calati davanti al naso come al solito e perciò penso che non riesca a vedere niente oltre ad una macchia azzurra sfocata, che poi sarebbero i mei capelli.

«Teddy!» urla forte, in modo che Molly nell'altra stanza capisca chi sia l'ospite inaspettato «Entra che fa freddo» mi assesta una forte pacca su una spalla, che per un attimo mi fa perdere la stabilità alle gambe «Victoire?»

«È ancora al Ministero, è stata trattenuta dai Servizi Amministrativi del Wizengamot. Tornerà per cena» esclamo cercando di non far trapelare l'agitazione nella voce. Sfilo il cappotto con una certa fretta, inciampando nelle gambe dell'appendiabiti quando provo ad agganciarlo ad uno dei rami di legno.

«Come stai caro?» Molly spunta dalla cucina, afferrandomi per la maglia e stampandomi due baci affettuosi sulle guance. L'odore di cucinato impregnato nei suoi vestiti, mi fa subito pensare all'infanzia, a quando tentavo di aiutare lei e mia nonna Andromeda a informare i biscotti, prima di capire che la pasticceria o qualsiasi cosa avesse a che fare con il fuoco e delle pentole non facesse per me. «Ti vedo pallido»

«Sono un po' stanco in realtà» ammetto, rifiutando la tazza di tè che mi volteggia pericolosamente sopra la testa «Il corso d'addestramento per Auror è complicato. Ho rischiato di farmi bocciare in Segretezza e Inseguimento. Sono goffissimo» mi osservo attorno, fissando l'uncinetto sferruzzare davanti al fuoco «Harry è già qui?» chiedo sforzandomi ad apparire neutrale e per niente ansioso di incontrarlo.

«Oh si, è di sopra con Ron e Hermione»

«Grazie, allora vado da lui»
















Molleggio sul materasso, aspettando che Harry si chiuda la porta alle spalle, con i capelli neri, come se l'età non influenzasse affatto il loro colore ma anzi, li rendesse ancora più scarmigliati. E gli occhi verdi brillanti, ora fissi nei miei in attesa.

«Volevo parlarti di una cosa»

Sorride e delle sottili rughe gli compaiono ai lati degli occhi, come se fosse abituato a farlo e il suo viso ne avesse risentito «Lo immaginavo»

«Si tratta del diventare padre» sento che il peso alla bocca dello stomaco sta già diminuendo. Respiro a fondo, fissando attentamente il mio padrino che con calma e senza che le sue labbra smettano di essere curvate verso l'alto, si siede al mio fianco «Ho paura, Harry. Voglio fare del mio meglio, ma sono un disastro e temo che per colpa della mia sbadataggine possa succedere qualcosa al bambino»

«Teddy Remus Lupin, anche i migliori hanno paura di fallire. È tutto nuovo per te, lo so, ma sarai fantastico»

Lo dice, ed io gli credo. La fiducia nei suoi confronti aumenta a tal punto che i mei capelli prendono a scurirsi, diventando simili all'inchiostro, senza che io riesca ad avere il minimo controllo della loro trasformazione.

«Tua madre era la donna più maldestra che io abbia mai conosciuto: distruggeva piatti, rovesciava portaombrelli, e faceva strillare continuamente il ritratto di Walburga a Greamuld Place. E Remus, anche lui aveva paura, era terrorizzato dall'idea di averti trasmesso la licantropia. Credeva che per colpa del suo problema di pelo non sarebbe potuto essere un buon padre per te. E invece, anche se per troppo poco tempo, sono stati dei genitori meravigliosi che ti hanno amato con tutto loro stessi, e continuano ad amarti, anche se non sono più qui. Non importa se non sarai perfetto»

Non sapevo di aver iniziato a piangere, fino a quando Harry non mi ha stretto tra le braccia in una morsa carica d'affetto, rassicurante e capace di farmi sentiere a casa. La sua camicia si bagna all'altezza della spalla sulla quale ho appena poggiato la guancia. I miei genitori mi mancano, da morire, nonostante io non abbia mai trascorso abbastanza tempo con loro per conoscerli come avrei voluto. Per questo, farò il possibile per non far mancare al mio bambino tutto quello che la guerra mi ha strappato via.

«Ti voglio bene Harry»

***

«Signora Potter, è arrivata questa lettera insieme al resoconto dell'articolo sui Falmouth Falcons. Gliela lascio qui»

«Grazie mille, Billie» sorrido cordiale, portando una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio. Le scarpe da ginnastica scivolano sul pavimento lucido, quando aggiro la morbida sedia nera e mi avvicino alla scrivania. Essere la direttrice del Quartier Generale della Lega Britannico-Irlandese del Quidditch, non è mai stato il mio lavoro dei sogni, a dirla tutta. Ho fatto parte della squadra delle Holyhead Harpies, fino a che non è arrivato James, a quel punto ho dovuto smettere. Fatto sta che non mi dispiace affatto gettare ordini e assistere alle partire gratis.

La lettera di cui parlava il mio assistente, viene da Hogwarts, ed io conosco benissimo la calligrafia disordinata così simile alla mia, che campeggia all'interno della busta.


Cara mamma

Ho deciso di scriverti prima che siano James o Albus a farlo. Mi piace un ragazzo, in realtà credo che tu lo sappia già, visto che durante le vacanze di Natale hai spaventato Lysander con un discorso davvero inappropriato. Non voglio sapere come hai fatto a scoprirlo (ma se sono stati i mei fratelli basta che mi mandi un qualsiasi segnale ed io lo capirò. So che non ti piace fare la spia) Comunque credo che, viste le circostanze, è meglio che tu sappia che ieri pomeriggio ci siamo baciati. Fingere di essere una capra in incantesimi non è stata proprio una mossa geniale, ma almeno stiamo passando tanto tempo insieme. Ti terrò informata.

Non dirlo a papà.

-Lily (la tua preferita)

***

«Lily?» la voce suadente di Lysander, seduto al mio fianco con una pergamena sotto al naso, mi arriva forte e chiara alle orecchie, procurandomi una scia di brividi lungo la schiena. Chiudo gli occhi per qualche istante, tenendo il viso rivolto verso la pagina del libro che so a memoria — visto che, non per vantarmi, sono la migliore del mio anno e non ho affatto bisogno di ripetizioni — perché tenerlo sulle spine aumenta il desiderio. O almeno Sibyl ha detto così.

«MhMh» borbotto, continuando a fingere di essere profondamente concertata. Lys è un Corvonero, sapere che la sua futura moglie è un'appassionata dell'incantesimo repelli acne, dovrà sicuramente farmi apparire più affascinate. E in caso contrario, posso sempre allungare i piedi sopra al tavolo della biblioteca, e mostrargli casualmente i mei mocassini brillanti appena lucidati.

«Voglio solo che tu sappia quanto mi rende felice aiutarti, davvero. Mi piace passare i miei pomeriggi liberi con te» alzo la testa e per un attimo resto abbagliata dalle perfette sfumature dorate nei suoi capelli. Con un padre così, i nostri figli saranno bellissimi. «Solo che, preferirei smetterla di incontrarci qui in biblioteca. So che eccelli in tutte le materie e non hai bisogno di ripetizioni, quindi perché sprecare questa bella giornata chiusi qui dentro? Andiamo a fare un passeggiata, ti va?»

Morirò dall'imbarazzo, prima o poi, e sarà una morte davvero molto lenta e dolorosa. Ma me lo merito, quindi lo accetto.

«Oh...» la mia voce di solito non è così acuta, lo giuro «certamente»

***

«Alice, c'è Potter fuori che ti cerca»

Alzo gli occhi dalla pergamena alla quale mancano solo pochi centimetri di tema per essere completa, fissando interrogativa Lisa Habrams che si limita a fare un cenno al quadro della Signora Grassa. Potter mi cerca, certo, allora devo assolutamente correre a sentire cosa vuole perché lo sguardo di Lisa mi sta gridando che lei non lo farebbe mai aspettare come sto facendo io, esitando con la piuma sgocciolante di inchiostro.

Sbuffo spazientita perché di qualunque Potter si tratti — Albus, presumo, visto che gli altri due fratelli sono Grifondoro proprio come me e fino a prova contraria vivono in questa torre — probabilmente ha davvero qualcosa di importante da dirmi, siccome tutti i mei amici sanno che il sabato pomeriggio è dedicato solo ed esclusivamente allo studio.

Infatti è proprio fuori dal ritratto che lo trovo, impegnato ad essere estremamente attraente, con la faccia di uno che sta morendo dalla noia. Non è esattamente l'espressione di chi si sta struggendo dal dolore, quella.

«Ehi» dice, staccandosi dalla parete. «Io lo so»

Cosa? Chiederei, se non mi fossi incantata a guardare gli occhi verdi illuminati dalla fievole luce del corridoio. Siamo amici da sempre, eppure ogni volta mi fa lo stesso effetto. Non sono attratta da lui in quel senso, insomma, sarebbe strano, è come se fosse mio fratello.

«Ehm...» assottiglio lo sguardo dubbiosa, perché magari mi sono persa una parte della frase «D'accordo»

«Alice» esclama paziente, con tono pratico «So dell'Operazione Cupido. Louis ha ceduto»

Adesso, secondo lo statuto di segretezza stilato da Fagiolo, Castagna, Vispo ed i gemelli, approvato dalla sottoscritta, secondo il quale in caso di accuse, reali o infondate, l'unica cosa da fare è negare, sempre, dovrei scuotere la testa, mettermi a ridere, e tornare con calma a finire il mio tema. Funzionerebbe, forse, se davanti a me non ci fosse un membro attivo del gruppo che quindi, conosce alla perfezione ogni statuto.

«Traditore» bisbiglio accigliata, pensando già a come punire — in modo assolutamente pacifico — quello sciagurato di Louis.

«Non potete impormi di amare qualcuno. Le ragazze che mandate da me con le peggiori scuse, sono molto belle e su questo non ho nulla da dire» Albus mi fissa negli occhi, ed io sono costretta a smettere di pensare a come torture indulgentemente il francesino. «Ma al momento non ho bisogno di una fidanzata, non sono pronto. Voglio essere felice Alice, e per adesso con la mia famiglia ed i mei amici accanto, lo sono. E mi basta»

Il suo discorso ha senso, effettivamente. Mi sento quasi in colpa.

«Certo, hai ragione, avremmo dovuto pensare a quello che volevi tu, prima di tutto» ammetto, perché forse costringerlo ad uscire con Daisy Hoper, nonostante rispecchiasse più o meno la sua idea di perfezione femminile, non è stata proprio un'idea geniale «Ma ti giuro che noi avevamo solo le migliori intenzioni, non c'erano secondi fini — a parte far finire insieme Rose e Scorpius, accoppiandoli casualmente ad ogni missione — mi dispiace se ti sei sentito soffocare. Parlerò con gli altri e gli dirò che l'Operazione Cupido è giunta a capolinea»

«Grazie, sei una grande amica»

«Sai Al» inizio, scostandomi la frangetta dagli occhi per far apparire le mie parole più professionali e convincenti «Un giorno ti prenderai un'enorme sbandata per una ragazza incontrata per caso, magari, e lì ci sarà davvero da ridere. So che non sembra, ma con le donne sei davvero un imbranato»

«È bello sentirselo dire. Hai sbriciolato tutte le mie convinzioni» ride, ha una bella risata. Ed io sono così felice che lui sia davvero contento come dice di essere.

«Ho letto un articolo sul Settimanale delle Streghe» proseguo imperterrita «Dicono che il colpo di fulmine sia un secondo che dura un secolo, senti di avere già incontrato la persona che hai davanti, come se la conoscessi da sempre. È una bella sensazione. Sono sicura che prima o poi la proverai anche tu»

«Colpo di fulmine, dici? Non ci credo. L'unica cosa di cui mi potrei innamorare a prima vista è il nuovo modello di Nimbus FastProWind. Legno di faggio, coda resistente alle alte temperature... non so se mi spiego»

I maschi e loro banali convinzioni...

L'occhiolino che gli rifilo, serve a trasmettergli tutta la mia disapprovazione sotto forma di cenno sbeffeggiante «Vedremo»

***

«Piccola hai una cotta per me? Che dolce» la neve impigliata nei capelli incasinati di Fred, imbacuccato dalla testa ai piedi con tanto di berretto osceno rigorosamente viola melanzana, non fa altro che renderlo ai mei occhi ancora più bello. Perché si, Fred Weasley nella sua semplicità e con la sua particolare scelta nell'abbinare i colori, bello lo è davvero. Di aspetto, carattere, modi... insomma, è una delle persone migliori che io abbia mai conosciuto.

«Idiota noi stiamo insieme» esclamo esasperata, non riuscendo a mascherare la nota divertita nella voce.

Incrocio rapidamente i suoi occhi castani sinceramente interessati, prima di assestargli una spallata volutamente energica e fargli perdere l'equilibrio. Riesce sempre a farmi sorridere, e la cosa per una come me, abituata da sempre ad avere un notevole controllo delle espressioni facciali, è destabilizzante. Non solo perché quando sono con lui, tutta l'inadeguatezza sembra svanire nel nulla, sento di aver finalmente trovato il mio posto, ma anche perché dopo tanti anni di solitudine e sofferenza — causata un po' si, dal mio caratteraccio indisponente, ma anche dalla costante assenza dei mei genitori — ho provato e sto provando per la prima volta, cosa significa essere felici.

Fred mi capisce come non ha mai fatto nessun altro, spesso non c'è neanche bisogno di parole. Sa quando deve lasciarmi i miei spazi, e quando invece, nonostante io tenda ad allontanare bruscamente chiunque, deve restarmi accanto, in silenzio, solo per assicurarmi che c'è e che non sono sola.

Sono anni che lo conosco, eppure ho scoperto quanto sia speciale da soli pochi mesi. Forse se fossi stata meno velenosa ci saremo avvicinati prima e la mia vita non sarebbe stata così deprimente. Passare sei anni della mia esistenza con Demetria Smith e le sue amiche, è stata la cosa più tossica che abbia mai fatto. Sono diventata una persona orribile anche per colpa loro. Eppure, nonostante tutto, lui ha scelto me.

Il villaggio di Hogmseade comincia a svuotarsi, ed i comignoli piazzati in cima alle casette costruite con i tipici mattoni rossi, prendono a fumare. Seguiamo in fondo alla fila, un gruppo di studenti del quinto anno diretti al castello. La neve mi ha completamente inzuppato i calzini e mi fanno male le gambe, ma rifarei tutto altre cento volte: dal guardare le vetrine, prendere in giro i passanti, bere quintali di cioccolata bollente per scaldarci, al baciarci sotto il vischio, lanciarci palle di neve e fare rifornimento di caccabombe, perché non si sa mai.

«Dai, dammi un bacio ragazzaccia» si sporge verso di me, protendendo e arricciando in modo ridicolo le labbra arrossate dal freddo. Sogghigno, la mia mano scatta in avanti e si posa delicata sulla sua faccia, allontanandolo.

Sono sempre io, dopotutto, solo migliore.

E poi ho paura, perché mi sta sciogliendo il cuore. Sento la barriera di ghiaccio che va in frantumi sempre più velocemente, minuto dopo minuto, e questo mi espone ai pericoli più di qualsiasi altra cosa al mondo. Perché sono fragile, lo so, anche se l'aria altezzosa e le battute velenose sempre pronte, possono far pesare il contrario. Ho paura perché il muro che ho costruito ha retto per tanto tempo, proteggendomi da tutti quei ragazzi che da me volevano solo un unica cosa. Delusione dopo delusione, niente poteva scalfire il ghiaccio.

Adesso è diverso, magari sarà difficile, io sono difficile, ma glielo leggo negli occhi che Fred non vuole farmi male, ferirmi, al contrario, desidera conoscermi davvero, e quindi ora mentre lo osservo in tralice mettere su un broncio da manuale, mi rendo conto che devo smetterla di essere terrorizzata e tirare fuori il coraggioso grifone che vive in me.

«Vieni qui» esclamo sicura, agguantandogli la nuca con il palmo della mano per poi attirarlo verso il mio viso. Vedo il nocciola dell'iride illuminarsi, prima che le palpebre si abbassino e le labbra si schiudano sulle sue.

Le dita affusolate di Fred corrono tra i mei capelli resi viola da un incantesimo imbarazzante, scagliato proprio dal sottoscritto quando, a Mielandia, credeva che non lo stessi guardando armeggiare con fare sospetto, nelle tasche. Mossa idiota, visto che gioco a Quidditch e i mei riflessi sono impeccabili.

Faccio scorrere un polpastrello sul suo zigomo destro, sul quale campeggia la scritta imbecille in grassetto nero, e per un attimo sorrido divertita sulla sua bocca.

Mi stringe tra le braccia nell'esatto istante in cui cade l'ultimo frammento di ghiaccio, producendo un rumore assordante che mi informa che per essere felici ci vuole coraggio, ed io ce l'ho.

***

«Fred, vieni con me un'attimo»

«Sono impegnato James, sto per battere Lorcan a Sparaschiocco»

«Fred, ho detto vieni con me un'attimo»

«E io ho det-»

Il mio sedere non è più sprofondato tra i morbidi cuscini del divano, bensì in bella mostra in maniera alquanto ridicola, sulla spalla del mio migliore amico.

***

Non c'è tempo da perdere, ogni secondo potrebbe essere letale. Mi chiudo la porta della camera alle spalle, constatando attraverso ululati di dolore abbastanza espliciti, che trasportare Fred in spalla su per le scale, non è stato semplice come immaginavo nella mia testa. Sarebbe un ottimo allenamento per la mia squadra trascinare il mio migliore amico in giro per il campo, entro la fine dell'anno avremo tutti dei muscoli d'acciaio ed i serpeverde sarebbero spacciati.

«Allora?» Fred dice allora in maniera piuttosto scettica, con tanto di sopracciglia inarcate e ghigno seccante.

«Non guardarmi come se sapessi già cosa sto per dirti, è irritante e distruggi la suspence»

«Se tu la smettessi di gridare cose palesi con la faccia, magari...»

Sbuffo esasperato perché è impossibile per me nascondergli qualcosa, è come se i mei pensieri fossero collegati ai suoi da un filo invisibile. E la cosa, per quanto spesso mi torni utile, è giusto un pelino inquietante.

«Credo, ma non ne sono del tutto sicuro, di essermi innamorato. E no, non sto parlando del mio riflesso nello specchio sta volta»

«D'accordo» dice, con l'aria di uno che non è affatto toccato dalle mie parole «Adesso, se non hai altro da aggiungere, possibilmente informazioni che già non so, me ne torno a giocare con Lorcan»

«Fred!» sbotto disperato, consapevole che non se ne sarebbe mai andato per davvero «Io non posso essere innamorato di Dominique. Ho bisogno che tu mi aiuti a smettere»

«È la cosa più stupida che io abbia mai sentito» mi informa «Non si smette di amare una persona così su due piedi»

«Perché?» chiedo, passando le mani tra i capelli, con evidente sconforto nella voce. Si possono fare un sacco di cose, gli direi, se dalla mia bocca non stessero uscendo versi di afflizione che, di conseguenza, mi impediscono di esprimere il mio ragionamento sensato. La gente smette di dormire, mangiare, i vampiri possono vivere persino senza respirare, non vedo perché non essere più innamorato di mia cugina sia impossibile.

«James» pronuncia il mio nome, e lo fa con una cospicua dose di autorità che per un attimo, solo un attimo, mi fa sentire meno convinto delle mie idee.

«Si, io sono James Sirius Potter e posso farcela»

«No» ribatte lui immediatamente «tu sei James Sirius Potter e sei un idiota»

«Punti di vista. Ora aiutami»

***

Rose mi guarda, il vento le smuove i capelli dietro le spalle, ed io non vorrei fare altro che mettermi ad urlare, imprecare, perché vederla mentre mi fissa in silenzio, senza dire una parola, fa male. «Scorpius, adesso ti sei messo ad adescare ingenue ragazzine?» esclama in una risata sincera che mi scioglie il cuore. La luce dei lampioni le illumina il viso, le labbra rosse divertite, gli occhi accessi da una scintilla che non ha niente a che vedere con la rabbia «Lo so che non è vero»

«Oh grazie a Salazar» di slancio, senza pensare, la stringo tra le braccia, lasciandole un bacio carico di sollievo tra i capelli.

«Ma tieni bene a mente» inizia borbottando contro la stoffa del mio cappotto «che se ti venisse mai in mente di andare a letto con una tredicenne — o con chiunque altro, mentre sei impegnato con me — te la dovrai vedere con la sottoscritta. E con Albus. E con Dominque. E con James, Fred, mio padre. La lista è lunga...»

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