32. Tredicenni alla riscossa

I Tre Manici Di Scopa, solitamente caldo, accogliente e moderatamente frequentato, brulica di gente come non mai. Madama Rosmerta sfreccia da una parte all'altra del bancone, servendo bevande con un cipiglio esausto che le imbruttisce i lineamenti di solito molto rilassati. Non c'è traccia di nessun membro della mia famiglia e questo, oltre ad essere terribilmente sospetto, sta ad indicare che hanno deciso di pedinarmi utilizzando il mantello dell'invisibilita, perché poi, tra l'altro, sono sicura che la zazzera di capelli ricci e rossi che appare e scompare ad intermittenza dal fondo della stanza, appartenga a mio fratello Hugo. La crespezza del suo pandoro è inimitabile.

Mi osservo intorno a disagio, perché di solito non vengo guardata con così tanto odio dalle ragazze del quarto anno. Anzi, credevo che stare simpatica alla gente fosse una mia dote naturale. Ma le vedo quelle occhette che tramano alle mie spalle e parlano fitto fitto tra di loro, perciò devo ricredermi.

«Forse venire in questo posto non è stata una buona idea» ammetto, guardando Scorpius da sopra il mio calice di Burrobirra. I capelli biondi scarmigliati gli ricadono a ciuffi davanti agli occhi, procurandomi una strana fitta alle dita, che vorrebbero allungarsi in avanti e sistemarglieli. Mi limito a serrarle attorno al bicchiere, sicurissima che farlo implicherebbe trasformare le occhiate omicide delle ragazze, in uno scontro all'ultimo sangue per chi strangola prima Rose Weasley.

E, sinceramente, la mia vita viene prima degli stupidi ciuffi ribelli di Scorpius.

C'è qualcosa di fastidioso e allo stesso tempo attraente nel modo in cui le sue labbra bagnate dall'idromele, si curvano verso l'alto. «Te l'avevo detto»

«Ed io ho detto forse, non gongolare» sbuffo esasperata, tornando ad osservare cautamente la stanza.

«Ignorale Rose» dice lui d'un tratto, scrutandomi serio. Le sue gambe sotto al tavolo sfiorando le mie.

«È facile per te, quella che vogliono chiudere nel barile della birra sono io. Denise mi fissa con quegli occhi assatanati...»

Ride, ma la situazione è tragica e non c'è affatto niente di divertente. È inaccettabile il modo in cui la sua risata riesce a contagiarmi, costringendomi a salvaguardare la mia espressione accigliata, nascondendo il viso dietro il vetro. Mossa inefficace, a dirla tutta, visto che fino a prova contraria il bicchiere è trasparente.

«Scherzi?» esclama, ed io vorrei fargli presente che questa non è la faccia di una che scherza, sorriso idiota a parte. «Il battitore di Corvonero vuole prendermi a mazzate da questa mattina»

«Davvero?» ghigno compiaciuta, lanciando un'occhiata in tralice ad Ernie Ross che si, effettivamente non pare avere un'aria molto appagata, ma potrebbe essere anche a causa dell'occhio di vetro appena atterrato nella suo whisky incendiario. «Sapere che qualcuno oltre me vuole picchiarti è piuttosto soddisfacente»

Sto per aggiungere che chiunque voglia utilizzare una mazza, magari per colpirlo sul viso, gode della mia piena approvazione, quando lui si alza dalla sedia e per un attimo l'idea che se la sia presa mi balena per la testa, perché i Serpeverde sono così permalosi. Ma poi il palmo della sua mano riempie la mia visuale, tranquillizzandomi. «Forza, andiamocene da un'altra parte»

***

«I soggetti si spostano, li seguo»

«Ricevuto, tieniti a distanza»

«Agli ordini Smeraldo, passo e chiudo»

***

È insolito che io e Rose Weasley siamo ad Hogsmeade insieme, per un appuntamento. Più la guardo camminare al mio fianco, con i capelli rossi mossi dal vento, più mi sembra assurdo. Mi trattengo dal fissarla spudoratamente, perché averla qui, con me, mi fa sentire disorientato, come se fossi sospeso tra sogno e realtà.

Magari adesso sono innamorato di una ragazza che non ricambia, ma domani la situazione potrebbe essere diversa. In futuro forse si renderà conto di quanto sono fantastico, meraviglioso e adatto a lei.

«Che vuoi fare?» domando, infilando le mani nelle tasche. L'impulso di cingerle la vita con un braccio per dimostrare a tutti i ragazzi che ci guardano che Rose è con me, aumenta a dismisura quando Eric Ross ci passa accanto e la saluta con un sorriso. Ma non lo faccio perché non ne ho nessun diritto e lei mi prenderebbe a calci.

«Aspetta e lo vedrai»

***

«Come va?»

«Fa freddo»

«L'appuntamento, intendo»

«Oh, grazie per esserti preoccupato di me comunque. Me ne sto solo qui, in mezzo alla neve, a pedinare mia sorella, che vuoi che sia. Una parola di conforto sarebbe bene accetta a questo punto, Albus. Ma no, tu viscida serpe, te ne stai al caldo nel tuo buco-»

«Piantala o sarò costretto a mandare la mia squadra a controllare»

«La tua squadra di allocchi? Kieran e Dagon? Patetici quasi quando te»

«Stai esagerando»

«Davvero? Vuoi fare a botte?»

«D'accordo Hugo, come stai?»

«Bene, grazie di avermelo chiesto e tu?»

***

Sono un ninja, uno di quelli strafichi che riescono a fare capriole a venti metri da terra, intendo. Beh, chiaramente senza le capriole e tutte le altre capacità che possiedono, ma comunque un ninja. È sorprendente la semplicità con la quale io e Scorpius siamo riusciti ad entrare nella cantina di Mielandia senza farci beccare. Lui continua a pestarmi i piedi, evitando di calpestare gli scatoloni a terra, è ciò non è affatto adeguato o degno di un gentiluomo, ma non glielo faccio notare perché sembra piuttosto teso e non vorrei che gli prendesse un attacco isterico.

Certo, potrei sempre fargli esplodere qualcosa in faccia e scappare, facendolo finire ad Azkaban con l'accusa di aver rapinato un negozio di dolci. Non se l'aspetterebbe mai, se solo non fosse qualcosa che io farei alla prima occasione e lui non stesse così in allerta, ma sarebbe comunque una mossa degna di una Weasley Suprema. La corona di carte di caramelle sulla mensola della Tana si troverebbe già al suo posto, ovvero sopra la mia testa.

«Tu prova a fare un passo falso...» sibila infatti, non appena provo ad allungare la mano verso la bacchetta che tengo in tasca. Indignata, ecco come mi sento. Crede davvero che io sia così spregevole? Non glielo chiedo ad alta voce perché so che la risposta non soddisferebbe le mie aspettative. Mi limito a lanciargli un'occhiataccia in tralice che esprime tutto il mio disappunto. «Per precauzione» dice, e non capisco. Poi le sue dita sfiorano la tasca posteriore dei miei jeans e subito comprendo che la bacchetta adesso è stretta nel suo palmo, e non si trova più vicino alla mia chiappa.

«Non ti fidi di me?» sbatto le ciglia angelica, fissandolo dal basso con la netta impressione che la distanza tra i nostri corpi sia davvero troppo poca. Mischiato all'odore delle piperelle che ho appena schiacciato con la suola delle scarpe, c'è lo stesso che ho sentito nella mia Amortentia, il suo. E questo non va bene, affatto, perché significa che la mia cotta sta degenerando.

«Sei Rose Weasley» puntualizza, facendo sparire la bacchetta in tasca. Il suo tono ha un non so che di drammatico, che mi fa intuire quale sia la risposta alla mia domanda, cioè un chiaro e secco no. Peccato.

«Va bene, tienila pure. Posso farti arrestare anche senza magia»

«Cosa?»

«Niente»

La porta per la cantina si apre con uno scricchiolio e lo scarponcino logoro del proprietario fa capolino in cima alle scale. Pensa come un ninja, mi ripeto girando la testa da un lato l'altro, alla ricerca di un nascondiglio soddisfacente. Non sarebbe davvero opportuno se Ambrosius Flume ci trovasse al centro della stanza, con la scritta colpevole che lampeggia sulle nostre fronti. Scorpius è nel panico, è risaputo che i Serpeverde abbiamo un autocontrollo pari a zero nelle situazioni gradevoli, perciò non mi aspetto che smetta di trattenere il respiro e faccia qualcosa. Con tutta la forza che ho nelle braccia lo spingo dietro ad una torre di scatoloni, e lui preso alla sprovvista, mi afferra il polso e mi trascina con lui. Chiaramente un vero ninja avrebbe calcolato che l'impatto violento contro la parete avrebbe procurato uno schianto abbastanza rumoroso, soprattutto perché senza neanche sapere come, mi ritrovo a gambe all'aria con un piede incastrato in un barattolo di Lumache Gelatinose, che naturalmente esplode. Nel vero senso della parola.

Fisso il soffitto, immobile, mentre Scorpius seduto e con una gamba intrappolata sotto la mia schiena, geme silenziosamente di dolore, premendo una mano contro la nuca dolorante.

Non avevo considerato la possibilità che sarei potuta finire ad Azkaban anche io.

Ambrosius però, forse a causa del chiacchiericcio che viene dal piano superiore e della sua età avanzata, continua a fischiettare inconsapevole che a pochi metri da lui, ci sono i due nuovi e possibili detenuti del carcere di massima sicurezza.

In questa posizione, con la testa premuta contro il pavimento polveroso ed i capelli davanti agli occhi, osservo prima Scorpius che riesce ad apparire dignitoso e affascinate anche ora, nonostante la sostanza verdastra che gli impasticcia il viso, e poi punto gli occhi alla sua sinistra, sulla gigantesca cassa grande quanto il mio baule da viaggio, su cui è incollata una targhetta che recita: rifornimento di Gomme Bolle Drooble, Zuccotti e Apri Frizzole per l'Hogwarts Express. Non appena finisco di leggere, mi rendo conto che per essere davvero felice, quella cassa deve assolutamente venire via con noi.

Il vecchio proprietario, si richiude la porta alle spalle dopo aver arrancato sulle scale e finalmente i miei polmoni si riempiono di nuovo di aria.

«Dannazione Rose» sbotta, ma la nota divertita nella sua voce mi impedisce di prendere seriamente il broncio che ha appena messo su «Stavi per uccidermi»

«E non ci sono neanche riuscita, che spreco di energie» esclamo in una risata, sollevandomi sui gomiti. Il viso di Scorpius, adesso, è a soli pochi centimetri dal mio, e l'aria ha smesso nuovamente di circolare all'interno del mio corpo, come se ossigenarmi fosse un optional. Il grigio dell'iride sembra incredibilmente intenso da così vicino, che per un attimo mi ci perdo dentro.

«Allora...» borbotto, distogliendo lo sguardo e balzando in piedi con un'innata agilità «Prediamo quella è andiamocene» punto il dito verso la cassa, raggiungendola.

Senza che me ne renda conto, lui è già al mio fianco «Non potevamo, che ne so, comprare le cose esposte di sopra?»

I ricchi...

«I dolci rubati hanno un sapore migliore»

È un attimo, uno sconvolgente secondo in cui il mio cervello smette di funzionare. La bocca di Scorpius non è più a venti centimetri di altezza dalla mia, intenta a blaterale qualcosa sulla prigione e sul fatto che lui sia troppo bello e troppo giovane per finirci, bensì premuta sulla mia. Una mano mi spinge la nuca in avanti, avvicinandomi al suo viso, ma non faccio neanche in tempo a realizzare cosa sta succedendo, che Scorpius mi è già sgusciato via dalle labbra.

«Vale lo stesso anche per i baci?» sussurra, inchiodando gli occhi nei mei.

Arrossita fino alla punta delle orecchie, mi limito a riacciuffare la cassa formato gigante di caramelle smielate «Forse» dico sicura, ma a confermare la sua domanda, c'è il fatto che le mie gambe sembrano averne risentito più del dovuto, e prendono a sbandare pericolosamente. «Fallo ancora e sei morto»

***

«Hai barato»

«Impossibile, non si può barare a sasso carta e forbice» esclamo ostentando lo sguardo più fiero e convincente del mio repertorio. Dominique mi fissa con un sopracciglio inarcato con scetticismo e ciò non aiuta «Come avrei potuto fare?»

«Oh non lo so» pianta le mani sui fianchi in perfetto stile nonna Molly. Resto incantato a fissarla, osservando i capelli biondi che le ricadono in morbide onde fino alla vita, immaginando come sarebbe stringerla tra le braccia, proprio qui, davanti a tutto il villaggio di Hogsmeade «Dimmelo tu, James»

Il ghigno malandrino che mi spunta sulle labbra è la chiara conferma alla sua accusa, ma nonostante questo fino a che non avrà delle prove concrete continuerò ad essere il vincitore indiscusso «Non posso svelarti i segreti del mestiere, ora andiamo? Ai Tre Manici Di Scopa, perché ho vinto, e non da Mondomago, perché hai perso»

Sbuffa esasperata, con la fossetta che le compare accanto alle labbra non appena sorride «D'accordo, ma offri tu»

***

«Il piano è semplice Clodette, dobbiamo solo trovarli»

Anita mi fissa con rinnovata aspettativa, come se sabotare l'appuntamento degli studenti più popolari di Hogwarts fosse una cosa che compio ogni singolo giorno, e avessi una certa esperienza. Non è così, ovviamente, visto che a me piace Lorcan Scamander di Corvonero, e di Scorpius Malfoy non me ne può fregare di meno. Ma a quanto pare adesso anche Samanta e Debrah si aspettano da me un livello di riuscita dell'impresa molto alto, e mi scrutano da sotto i loro berretto di lana. Ancora non riesco a capire perché mi lascio trascinare in queste situazioni assurde.

«Ragazze» inizio pacata, strofinando le mani per scaldarmi. «Lui è del sesto anno, noi del terzo, non sa neanche che esistiamo. Tra l'altro trovo tutto ciò davvero ridicolo, andiamo, non è dignitoso»

«Stupidaggini» Samanta agita una mano annoiata «Una volta gli sono andata addosso in corridoio, sa chi sono, per forza»

Sbuffo. Tutto quello che volevo era passeggiare guardando le vetrine, nient'altro «Come ti pare, ma io non lo faccio. Non mi renderò ridicola per voi»

«Clodette» Debrah sta usando il tono di chi vuole provare ad essere persuasivo. Gli riesce bene, a volte «Tu qui sei quella che sembra più grande, è compito tuo. E poi ormai hai già accettato, non puoi tirarti indietro»

Posso eccome, vorrei dirle, ma sarebbe inutile e continuerebbero a rinfacciarmi la mia ritirata per sempre. «È l'ultima volta» borbotto, sapendo di stare mentendo a loro, e a me stessa.

***

Ci infiliamo nel primo vicolo riparato che troviamo, assolutamente consapevoli di essere stati visti da un cospicuo numero di studenti perplessi. Con le spalle premute contro il muro umido e la cassa di leccornie abbandonata a terra, tiro un respiro di sollievo mentre un sorriso sincero corre ad incresparmi le labbra. Osservo Scorpius in tralice, intento a premere la schiena alla parete di mattoni al mio fianco, e ad asciugarsi la fronte velata di sudore per lo sforzo «Finiremo ad Azkaban» esclama in una risata, chiudendo gli occhi e reclinando il viso verso l'alto come a volersi beare degli spifferi d'aria fredda che attraversano il vicolo. Seguo la linea dura della mascella fino ad arrivare alla gola scoperta, caratterizzata da un evidente pomo d'adamo, meravigliandomi della semplicità con la quale riesce ad apparire seducente senza neanche accorgersene.

«Con la pancia piena però»

Scivola fino ad arrivare a sedersi a terra, stanco. Faccio lo stesso perché forse trasportare una cassa gigante e pesantissima, non è stata proprio un'idea geniale, divertente ed entusiasmate si, però.

Allungo una mano per far scattare la serratura ed afferrare a casaccio un pacchetto di Zuccotti ripieni di crema, ipercalorici e tremendamente soddisfacenti. Scorpius mi guarda, in silenzio, con il petto ansate e l'espressione completamente rilassata che non gli vedevo da tempo.

«Vuoi?» sventolo il dolce che ho appena addentato davanti alla sua faccia, perché in realtà la crema non mi piace ma non ho la forza di cercare dell'altro. Annuisce, continuando a non muovere un muscolo.

Se basta così poco per stenderlo avrei voluto saperlo prima.

Faccio scattare lo zuccotto in avanti, colpendolo di proposito sulla bocca chiusa e sporcandogli il viso. È bello anche con la crema che gli cola dalla punta del naso, incredibile.

«Non dovevi farlo» dice, e non riesco a replicare perché la mia visuale è completamente offuscata da una sostanza bianca che non dovrebbe stare ad  impiastricciarmi le ciglia. Poi, di nuovo, come se le mie precedenti minacce gli siano entrate da un'orecchio e uscite dall'altro, si sporge verso di me e mi bacia. Ma sta volta è diverso per questo non è un semplice sfiorarsi di labbra, e dovrei davvero fare o dire qualcosa. Dominque mi ricorda sempre che durante il primo appuntamento non bisogna dare mai troppa confidenza, è una regola. Per questo provo a convincere il mio cervello che la scelta migliore è allontanarsi, e magari dare aria all'elaborato discorso preparato in infermeria, solo che non ci riesco.

Le dita corrono sotto al colletto del capotto ad aripionarsi senza esitazione alla sua nuca; il monologo studiato e preparato nei minimi dettagli si offusca e una sconvolgente sensazione di calore prende il posto delle parole in un baleno. Premo con più vigore le labbra su quelle di Scorpius, piegando il viso e aumentando la profondità del bacio. Non ci sono frasi di senso compiuto che tengano davanti all'intensità con la quale gli sto spiegando cosa provo per lui, accarezzandogli languidamente la lingua con la mia.

È un sentimento forte che non ha niente a che vedere con una banale cotta. Adesso, tra le braccia di Scorpius, mi sento andare a fuoco. È come se baciandoci, ci stessimo urlando contro tutte quelle emozioni racchiuse in entrambi per anni, tutti i sorrisi mai fatti, tutti i complimenti mai detti.

La crema, che fino a quel momento era forse uno dei cibi che odiavo di più al mondo, viene spazzata via e contro le sue labbra pare avere un sapore diverso, migliore.

Prendo aria, affannata e tremendamente felice. Le palpebre sbarrate si sollevano frettolose di osservare il viso perfetto di Malfoy, accaldato e illuminato dalla fievole luce dei lampioni.

«Rose» sussurra con voce roca, respiro pesante, e gli occhi inchiodati nei miei. Persa in quel grigio magnetico, non rispondo, mi limito a prendere fiato, beandomi dell'appagante sensazione di pienezza trasmessa dalle dita magre di Scorpius, infilate tra i mei capelli. Non è come se sapessi cosa sta succedendo; fissargli le labbra così dannatamente rosse, lasciare che il mio indice gli scivoli lento sulla fronte e corra a scacciare via dei ciuffi biondi scarmigliati, percepire l'intensa elettricità che aleggia attorno ai nostri corpi e che mi porta ad avvertire il bisogno di sentirlo più vicino, è sconvolgente. Una fiamma esplosiva che fa scoppiare il cuore.

Scorpius è bello, destabilizzante, con lo sguardo straordinariamente deciso e liquido di eccitazione a pochi centimetri dal mio viso. Mi stringe i fianchi in una presa ferrea ma delicata, una combinazione perfetta capace di riempirmi la pelle di brividi nonostante gli spessi strati di stoffa che ci dividono. Non è rude nell'attirarmi con foga a sé; i nostri petti schiacciati l'uno contro l'altro, si alzano e si abbassano frenetici, allo stesso ritmo. Respira affannosamente, la punta del naso aristocratico premuta su quella lentigginosa del mio.

Ho sempre saputo di avere un bell'aspetto, ma è solo quando Scorpius mi guarda in quel modo che mi sento bella davvero.

***

Quando ci rendiamo conto che è meglio andare, prima che inizino a darci per dispersi, rimango sorpreso dalla sensazione di fastidio causato dal dover tornare al castello, mai provata prima con una ragazza. Raccogliamo le nostre cose, e non posso fare a meno di lanciare un'occhiata al sedere di Rose, chinata in avanti a raccogliere varie carte di dolci.

Mi piace che sia rimasta sempre lei, nonostante l'uscita classificata ufficialmente come appuntamento. Non si è acchitata, truccata esageratamente o finto di comportarsi in modo diverso per fare colpo su di me, non sarebbe servito niente comunque, visto che ho occhi solo per lei.

Ci dirigiamo verso l'uscita del vicolo, lasciando la cassa abbandonata a terra perché portarla ad Hogwarts sarebbe una chiara dichiarazione di colpevolezza e Albus si sentirebbe autorizzato a fare più domande di quelle che già sicuramente farà.

La spalla di Rose preme contro il mio braccio, ed io non potrei essere più felice di così.

***

«Vai» Samanta mi spinge fuori da Mondomago, non appena intravede Rose Weasley e Scorpius Malfoy dalle vetrate.

Mi sento in colpa, perché in teoria ho dei principi morali e non mi piace infangarli in questo modo, in pratica invece possiedo delle amiche pessime con abilità persuasive notevoli. Fisso il mio riflesso sul vetro colorato della porta, prima di incamminarmi a passo deciso verso i bersagli. Essere alta un metro e settanta ha i suoi vantaggi: basta un po' di trucco e subito ecco che salta fuori una morissima quindicenne, che in realtà di anni ne ha solo tredici.

Malfoy è bello, impossibile negarlo, così come lo è la Weasley. Mi sento così stupida perché tra me e lei non c'è assolutamente paragone. E lo vedo dal modo in cui lui le sta accanto e la guarda ridere, completamente rapito, che capisco non ci sia assolutamente la minima possibilità che Scorpius si lasci sfuggire Rose, per prendere in considerazione una delle mie amiche.

Li ho quasi raggiunti, raddrizzo le spalle e sistemo i capelli. Il cuore mi batte forte ma vado avanti perché ho fatto una promessa. Sorpasso Malfoy, colpendogli di proposito una spalla. La mia faccia si contorce nell'espressione più sorpresa e civettuola che riesco a sfoggiare non appena mi volto di scatto, incrociando il suo sguardo. Per un attimo ho un mancamento, occhi così grigi dovrebbero essere illegali. Sento il sangue affluirmi alle guance, ma riesco a riacquistare un briciolo di autocontrollo conficcandomi le unghie nel palmo della mano.

«Scorp» esclamo scostandomi un ciuffo dagli occhi, cercando di non sembrare impacciata o ridicola «Ciao!»

«Ciao?» la sua sembra più una domanda, in realtà, così come le sopracciglia inarcate di Rose — che a dirla tutta mi fa un po' paura — che sembrano stiano urlando chi diamine sei?

«Sono Clodette, ricordi? Ieri notte è stato fantastico, volevo che lo sapessi. Scrivimi, ci conto»

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