29. Sapere sapientemente di non sapere

Una luce argentata, accecante, dall'aura chiara capace di trasmettermi tranquillità istantanea, plana su di noi con eleganza quasi dolorosa —le mie pupille abituate alla luce soffusa dell'alba, stanno chiedendo pietà — appollaiandosi sul trespolo di una quercia. È un animale, un patronus, dalla postura insolente, grande quanto un grosso cigno.

Scorpius non allenta la presa attorno mia vita, anzi mi stringe a sé con maggiore trasporto, come se sapesse che la fenice, probabilmente appartenente a mio cugino Albus, ci ha raggiunto per recapitare pessime notizie.

I suoi capelli mi solleticano la fronte, gli occhi grigi ancora a pochi centimetri di distanza dai miei, socchiusi, tremendamente seducenti, sembrano non notare l'imponente patronus che ci osserva curioso. Continuano ad essere fissi su di me, mi guardano, mi vedono per come sono davvero, e non sono intenzionati a posarsi su altro. Mi richiede uno sforzo notevole smettere di guardarci dentro. Le ciglia gli sfiorano gli zigomi arrossati come le guance e il naso. Punto le sue labbra, circondandogli con più forza il collo per paura di doverlo lasciare andare troppo presto. Sono irritate e martoriate dai baci, è quasi sorprendente rendersi conto di avere impresso il segno del mio passaggio — anche se per poco — su di lui. Sento un moto d'orgoglio gonfiarsi velocemente nel petto.

«Piccioncini» sobbalzo dallo spavento quando la fenice spalanca il becco, e la voce del mio migliore amico mi riempie le orecchie «Mi dispiace interrompere la vostra passeggiata romantica, ma se non riportate la motocicletta al suo posto, a James prenderà un collasso. Uno di quelli irreversibili. Ps: passate dal retro, la porta principale è pattugliata»

Respiro a fondo, irritata. Per un'attimo l'immagine di Albus che viene lanciato giù dal tetto della Tana, di testa, mi si para davanti alle palpebre. È fastidio quello che provo. Fastidio causato dall'essere stata interrotta, fastidio causato dal dovermi separare da Scorpius. Ma come ho detto, è solo un attimo.

«Dobbiamo andare» dico piatta, senza guardarlo in faccia, troppo spaventata dalle sensazioni che potrei provare. Faccio per districarmi dalle sue braccia, decisa ad allontanarmi per raggiungere la moto ed evitare che James muoia stecchito, ma Scorpius mi ferma facendo passare lentamente le dita della sua mano sul palmo della mia, prima di stringerla d'istinto.

«Mi hai preso la mano» se ci fosse un solo aggettivo per descrivere come mi sento, quello più appropriato sarebbe sconvolta, frastornata, terribilmente felice. Che poi, se si vuole considerare la matematica, sarebbero tre, ma infondo a chi importa?

La voce mi esce fuori in un sussurro, accompagnata ad una nuvoletta di vapore creata dal fiato. È come se le mie corde vocali avessero deciso simultaneamente di scrivere una lettera di licenziamento e fatto le valigie.

«Già, colpa degli spasmi»

Fisso le nostre dita intrecciate e prego per far si che le mie guance non diventino pomodori «Stai continuando a tenermela»

«Oh si, così pare. Andiamo?»

***


Ore 08:12 Tana, stanza del secondo piano.

Gli occhi continuano a saettare da una parte all'altra della camera, sopraffatti dall'indignazione. Non è umanamente possibile che io abbia perso una motocicletta grande quando tre ragazzi corpulenti, magari anche pelati: è risaputo che la mancanza di capelli porti a sviluppare una massa corporea al di sopra del normale, altrimenti non trovo nessun'altra motivazione che spieghi i prosciutti di muscoli che ha al posto delle gambe il cassiere di Mondomago. Devono essere stati gli gnomi — quei bastardi — sicuramente, di punto in bianco, hanno deciso che alloggiare nel nostro cortile non gli bastava più e si sono dedicati al saccheggio.

È l'improvviso bussare alla porta che mi riporta alla realtà. Inforco gli occhiali adagiati al contrario sul comodino, e poggio le braccia dietro la nuca nella posizione più accomodante e rilassata che riesco a sfoggiare. Avere perso il regalo di Natale per mio padre, è una cosa da niente, un piccolo intoppo nel piano perfetto di James Sirius Potter, non è assolutamente fonte di disperazione.

«Chi è?» chiedo modulando la voce, dandomi dell'idiota, perché se ci fosse Fred oltre la soglia, sarebbe la fine. Ma, d'altro canto, il mio migliore amico non busserebbe mai prima di entrare nella sua stanza, o in quella di chiunque altro.

«Dominique»

Nel sentire la voce che arriva oltre la porta, la mia mano corre istintivamente a piazzarsi tra i capelli per metterli in disordine, più di quanto già non siano, almeno. Apro la bocca per dirle di entrare, magari usando il tono caldo e seducente che fa sciogliere le ragazze, poi mi ricordo che Domi è mia cugina — mia cugina dannazione — e che per niente al mondo dovrei provare a sedurla con il suono prodotto dalle mie corde vocali. Tossico, sembra che stia soffocando con la mia stessa saliva, ora va meglio, nessuno troverebbe arrapante un diciassettenne che scatarra.

Compiaciuto, liscio i bordi della felpa, prima di tornare mollemente appoggiato al cuscino.

«Sei svestito?»

«Si» rispondo d'istinto, perché la mia mente aveva già anticipato la sua domanda che, in teoria, sarebbe dovuta essere posso entrare? E non sei svestito? È un bene che io non soffra di violenti afflussi di sangue nelle guance, altrimenti a quest'ora non riuscirei a sostenere tutta la grandiosità che ho in corpo. E poi non è come se andassi costantemente in giro smutandato, no?

«Volevo dire entra, indosso i vestiti giuro»

«Non stai mentendo» dice Domi, affacciandosi sulla soglia con le gli occhi oscurati da ciuffi biondi in disordine. Sembra sollevata dal fatto che effettivamente io non sia steso sul materasso come mamma mi ha fatto, lo trovo offensivo.

«Non mento mai» puntualizzo sapendo che Dominique sa che sto mentendo sul fatto di non mentire. Le sue sopracciglia inarcate con scetticismo ne sono la conferma «Comunque, che succede?»

Sono in ansia, mi sudano le mani, e non è perché nessuno prima d'ora è mai entrato nella mia camera da letto o perché quello strano ammasso di calzini sotto al tappeto ha iniziato a puzzare di putrefazione — dovrei trovarlo spaventoso, in realtà. Una ragazza, una bellissima ragazza, cioè, mia cugina, mia cugina, potrebbe rimanerne scandalizzata e non rivolgermi mai più la parola. Ma è Dominque quella che mi sta fissando e Dominique una volta ha mangiato una mosca, quindi non c'è pericolo che scappi — stupido, sono uno stupido, perché il cuore mi batte forte come se ci fosse realmente un motivo concreto per andare in agitazione? È un muscolo inutile, ecco svelato il motivo.

«La motocicletta è di nuovo al suo posto. Pensavo che saperlo ti avrebbe fatto piacere»

Piacere dice. Perché non sento niente? Perché la guardo e mi rendo conto che tutto quello che ho capito delle sue parole è che lei ha pensato a me? Merlino mi sta prendendo in giro, lo stronzo.

«Oh, gli gnomi l'avranno riportata indietro»

«Si, certo, gli gnomi»

Ed è con questa frase bizzarra che sgattaiola via, lasciandomi solo a marcire nei miei pensieri contorti, tra i quali, quello più fastidioso riguarda l'inspiegabile stretta allo stomaco provata davanti al suo tenero sorriso.

***

A Soraya Mostriciattolo Feliz
Da Fred Potente Weasley.

Non mi aspetto che tu mi risponda, acida come sei. Probabilmente ora starai fissando la pergamena con quella tua solita espressione accigliata che mi fa impazzire. Oh si, hai capito bene. È inutile che adesso corri a rileggere la frase, il senso e le parole mi sembrano abbastanza comprensibili e chiare anche per una decerebrata come te. Non arrabbiarti, zuccona, sto scherzano. Considero il tuo cervello al di sopra della media. Deve richiedere immensa saggezza trovare insulti che calzino a pennello per ogni tuo interlocutore. Comunque, sto divagando. Dicevamo? Ah si, l'espressione accigliata: ti verrano le rughe prima o poi, lo sai? Ma non importa, ti donerebbero, ne sono sicuro. Credo che siano gli occhi a rendere il tutto molto accattivante, quindi smettila, ti prego. Ho la tua faccia impressa davanti alle palpebre e non riesco ad evitare di scrivere sciocchezze. Quindi, se questa lettera diventerà un papiro di un metro, sarà solo colpa tua.

Stai mangiando, vero? Sai come James si arrabbia se non raggiungi le 2000 calorie al giorno. Qui alla Tana il pudding cucinato da zia Hermione era uno schifo. Quella donna avrà pure salvato il mondo magico, ma in cucina è un disastro. Ho nascosto il mio nel vaso in salotto, Nonna Molly ancora non si spiega come abbia fatto la sua gerbera ad appassire improvvisamente. Mi dispiace perché era una bella pianta, ma alla fine sono contento di non essermi beccato i bruciori di stomaco come zio Ron: è un Auror grandioso, ma non riuscirà mai a dire di no alla faccia speranzosa di sua moglie.

Noi passiamo le vacanze tutti insieme, questo posto è così affollato che tutte le mattine c'è una fila chilometrica per il bagno. Non puoi capire quanto è frustante dover iniziare la giornata svuotando la vescica fuori dalla finestra. Ieri ho preso in pieno Lucy, è ancora arrabbiata con me e non so come farmi perdonare. Un "mi dispiace per averti pisciato in testa" non è efficace, fidati, ci ho già provato.

Tu sei con i tuoi nell'immensa Villa dei Feliz? Deve essere uno spasso avere un gabinetto tutto per sé.

E con questo passo e chiudo, James mi fissa e lo trovo piuttosto inquietante. È meglio che mi sbrighi a spedire la lettera prima che lui possa metterci le mani sopra.

Buona Vigilia di Natale ragazzaccia.

F.W.

Ps: ti giuro Soraya, non sai cosa ti sei persa. L'idiota ha avuto un sorriso ebete per tutto il tempo. Gli ho scattato una foto di nascosto, te l'allego insieme alla sciarpa raccapricciante delle Vespe di Wimbourne ella speranza che guardandola ti prenda l'orticaria.

J.S.P.




A Fred Fuori di testa Weasley
Da Soraya Splendida Feliz.

Caro idiota, ti sto rispondendo per dimostrarti quanto possa essere gentile e zuccherosa anche io. Ho apprezzato la tua lettera — bizzarra certo, visto che passi metà del tempo a cercare di indovinare le mie espressioni facciali o le mie mosse — inoltre, è stato carino da parte tua tenermi informata sulla situazione sdegnosa a cui è sottoposta la tua vescica. Immagino che tu voglia sentirti dire "ti capisco" ma non è così. Qui al Manor abbiamo stanze da bagno immense, ma non è bello come credi. Svegliarsi e trovare la tavoletta del water gelata perché nessuno prima di te ci ha poggiato sopra le chiappe, è terribile, davvero nocivo per il mio buon umore mattutino.

Comunque si, sto mangiando, gli Elfi Domestici si divertono sempre a sperimentare diversi ripieni per il tacchino durante le festività, credo che se continuo ad ingurgitare cibo scoppierò. È un peccato che i mei genitori siano troppo occupati con il loro lavoro da Guaritori al San Mungo, per poter cenare con me — sai, durante Natale l'ospedale si riempie di gente strana, e questo implica super turni extra — ma non importa, ci sono abituata ormai.

Buona Vigilia di Natale Fred.

Ps: James, smettila di spedirmi roba disgustosa o giuro che ti uccido. E lo farò lentamente, cominciando con il tappezzare la tua stanza con gli stemmi di Serpeverde.

S.F.



Da Fred Sconcertato Weasley
A Soraya Feliz.

Un momento, mi stai dicendo che passerai la Vigilia di Natale da sola?

Prepara le valigie, sto vendendo a prenderti e non accetto una porta sbattuta in faccia come riposta.

F.W. (Sdegnato, Scandalizzato, Stratosfericamente Sorpreso + un sacco di altri aggettivi che iniziano per "S" perché quella lettera sta per: Quanto può essere Stupida Soraya per non avermi detto niente prima?)

***
«James, dov'è Fred?»

Chiudo gli occhi esasperato. Quell'ammasso di idiozia sparisce per mezz'ora ed io non posso neanche godermi in pace un dannato biscotto, senza essere tartassato da domande irritanti — già il fatto che sia mattina e che questa è la quinta persona che viene a chiedermi dov'è Fred, mette a dura prova la mia pazienza, scarseggiante di suo dopo aver passato l'intera notte a cercare una motocicletta scomparsa che in realtà non era mai scomparsa — come se poi, tra l'altro, io fossi sempre al corrente di quello che fa messeur carota. Effettivamente è perché lo so, ogni singola volta, anche quando non vorrei saperlo.

Sollevo la testa dalla tazza di caffè fumante che Roxanne mi ha appena piazzato tra le mani, nel banale tentativo di corrompermi «Hai provato in bagno?» domando pacato, con il cervello che ancora pulsa a causa di tutte le informazioni sparate a raffica dal mio migliore amico, prima che questo prendesse fuoco tra la metropolvere‌ «È lì che si rinchiude quando mangia troppa cioccolata»

«James» c'è un insulto racchiuso nel modo in cui Rox stringe le labbra e pronuncia il mio nome «Mio fratello è scomparso, ed io esigo sapere dove si trova»

Esigo, che verbo strano. Lo stranezzomentro sfiora livelli altissimi, quasi quanto quelli raggiunti dalla testa bacata di Ben Trues. Testa che aprirei volentieri in due con un sasso.

Poggio le labbra sul bordo della tazza e lentamente avverto la caffeina iniziare a scorrermi nelle vene, calda, elettrizzante. «Tranquilla, non sta uccidendo nessuno»

«Ma che razza di risp-» la voce isterica di mia cugina che con dolcezza estrema aveva appena iniziato a perforarmi i timpani, viene bruscamente interrotta dall'arrivo di una scarmigliata Rose in vestaglia scozzese, la cui faccia grida chiaramente "colpevole."

Mi appunto mentalmente che si, è davvero giunto il momento che il team J&F faccia il discorso a Malfoy.

***

«Dominique»

Sollevo lo sguardo dalla mia tazza di cioccolata calda e lo punto interrogativamente su Alice.

È mattina, ancora non ho preso la mia dose massiccia di zuccheri e qualcuno mi sta parlando. Inoltre, non è come se l'odore pungente dei pancakes cucinati, e bruciati, da zia Hermione fosse particolarmente favorevole ad evitare il mio offuscamento mentale. Vedo la mora muovere la bocca, socchiudo gli occhi e per il bene dell'umanità decido di ignorare il piatto di brioche che Hugo mi ha appena soffiato da sotto il naso, concentrandomi sulle strane smorfie prodotte dalle labbra di Alice, ma dalle quali non esce alcun suono. Oppure, più semplicemente, la risata sguainata di James è così alta che fatico a sentire quello che dice, nonostante sia al mio fianco.

«Come, scusa?» chiedo, nella voce impressa ancora la nota profondamente assonnata.

«Rose sta dormendo con la faccia nella brocca del succo di zucca» annuncia, come se Rose non fosse proprio di fronte a me e non lo vedessi da sola.

Arriccio il naso, pensando a quanto sia poco igienico, senza che l'ipotesi dell'eventuale e probabile soffocamento della mia migliore amica, causato da una massiccia dose di succo di zucca nei polmoni, mi sfiori minimante. Dopo tutto, non sono io quella che è sgattaiolata fuori dalla stanza nel cuore della notte, e lo rispetto con tutta me stessa, anche se non approvo il desiderio di Rose di fare cose stupide a tutte le ore del giorno. Ma trovo che sia disdicevole che, a distanza di sette ore dall'accaduto, non mi abbia ancora informata e riempita di gossip succulenti riguardanti la sua uscita. Con Scorpius.

Scorpius Malfoy che, attualmente infilato in un maglione di lana verde che addosso a chiunque sarebbe stato osceno, ma che su di lui sembra un pezzo di alta moda, gira il suo caffellatte da tempo immemore, dopo aver sbuffato e accettato che Rose — troppo presa a russare — non lo guarderà.

«L'ho notato. E la cosa mi riguarda, perché?» sollevo un sopracciglio con aria interrogativa, puntando gli occhi in quelli di Alice.

«Perché sta sbavando, ed è disgustoso. E anche perché l'ultima volta che ho provato a svegliarla mi ha frantumato un piatto su una spalla. Sono stata in infermeria due giorni»

Effettivamente sta sbavando, e si, sempre effettivamente è piuttosto disgustoso, oltre ad essere ridicolo. Esilarante, quasi. E se non fossi l'amica grandiosa quale sono, mi alzerei per prendere la macchina fotografica e scattarle una foto. E, sempre se Scorpius non la stesse fissando con quell'espressione adorabilmente corrucciata, nonostante Rose stia facendo la figura del lama bavoso, la lascerei così.

Sbuffo, spazientita dall'occhiata penetrante di Alice che mi sta chiaramente giudicando e classificando come P.M.A, che sta per: pessima migliore amica. «Vedo la disapprovazione nei tuoi occhi» aggiungo, godendomi per gli ultimi istanti la scena che ho davanti.

«Questa, infatti, è la faccia più carica di disapprovazione che possiedo»

«Rose» dico autoritaria, accompagnando la mia esclamazione con una potente schicchera sulla fronte.

Si solleva di scatto, i capelli inzuppati e puzzolenti, le ciglia bagnate e gli occhi ridotti a due fessure «Non dormivo» precisa, con la voce di chi stava chiaramente dormendo «Riposavo il cervello»


***
Due occhi azzurri mi stanno fissando, attenti. Le morbide onde bionde che riempiono la mia visuale non mi sono mai sembrate cosi lucenti, nonostante il piacevole effetto arruffato di chi ancora non si è preso la briga di pettinarsi. Dominique è elegante e composta sulla sedia, distante tre posti dalla mia. Emana bellezza da tutti i pori e lo zucchero bianco che le ricopre il naso, non fa altro che renderla più umana, meno irraggiungibile.

Una fetta biscottata mi vola davanti al viso, non me ne accorgo neppure. Tengo lo sguardo incollato alle iridi chiare di mia cugina, le uniche capaci di attirare l' attenzione di James Sirius Potter, il sottoscritto, come calamite.

Continuo a fissarla da sopra la tazza di caffellatte che mi porto lentamente alle labbra, distratto. Infatti, come ci si aspetta da uno con la testa per aria, manco la meta e il liquido caldo si riversa sulla mia felpa.

Spalanco la bocca sconvolto, con gli occhiali che decidono che questo è il momento adatto per scivolarmi dalla faccia e schiantarsi sul pavimento. La gamba si muove agitata sotto al tavolo, e con la capacità visiva di una talpa cieca, mi tuffo a terra per riacciuffarli.

«Fratello, oggi sei più schizzato del solito» mi informa pacatamente la testa di Albus, comparsa sotto al tavolo a pochi millimetri dalla mia. E se la testa di Albus dice che sono più schizzato del solito, allora significa che lo sono davvero. In questi casi non c'è niente che possa fare per contraddirlo, perché ha quella strana inclinazione nella voce che lo rende autoritario «Va tutto bene? Se è per via della moto, non preoccuparti, è una faccenda risolta»

«Tutto a meraviglia» sorrido sbrigativo, inforcando gli occhiali. Le ginocchia chiedono pietà e mi supplicano di tornare con il sedere sulla sedia. Albus annuisce poco convinto e la sua faccia riemerge da sotto il tavolo.

Sbuffo frustato, perché non va tutto a meraviglia, e se Fred fosse qui lo capirebbe da sé, senza bisogno che io lo informi sulla situazione incasinata che c'è nella mia scatola cranica. A quel punto farebbe qualcosa di stupido per distrarmi, facendo finta di non sapere, quando in realtà saprebbe benissimo che io so che lui sa.

Torno al mio posto, e due occhi azzurri mi stanno fissando, ancora, e non riesco a pensare ad altro. C'è anche un sorriso sinceramente divertito che le curva le labbra, capace di spazzare via la mia voglia di sbattere la fronte contro il muro in un secondo. E non va bene, oh no no no. Quegli occhi dovrebbero fissare la macchia di porridge sul soffitto magari, o la strano bernoccolo che spunta sulla fronte di Louis, ma non la mia dannata faccia. Come se poi ci fosse qualcosa da guardare che non avevo anche ieri, eppure non mi pare che ieri avessi lo sguardo di Dominique puntato addosso. La mia faccia è sempre la stessa, identica spiccicata a quella del giorno prima, meravigliosa ma che per niente al mondo deve essere fissata da lei in quel modo.

Mi ritrovo a sorridere, perso ma con una strana felicità che mi invade il petto.

«Sono tornato!»

È Fred, in compagnia di una ragazzaccia mora che conosco fin troppo bene, a salvarmi da un possibile rimbellicimento. Sporco di polvere da capo a piedi, con le labbra troppo rosse e ridenti, palesemente sospette come quelle della sua amica, ma che in un attimo, incrociando il mio sguardo, si assottigliano nella chiara espressione che grida: so che sai che so, quindi ti salvo perché sono magnanimo.

Infatti è la frase «James, vieni un attimo di là con me?» ad uscire dalla sua gola, distraendomi dal far schiantare la mascella a terra, quando il mio angelo biondo si alza da tavola con la camicia da notte che le svolazza attorno alle cosce.

***
Ore 18:47, cucina della Tana.

«Due mesi»

«Tre»

«Quindici galeoni e ci sto»

«Venti, voglio rischiare»

«Andata»

Stringo soddisfatta la mano di Albus, lanciando prima un'occhiata furtiva a Rose e Scorpius in salotto intenti ad urlarsi addosso, poi al tacchino nel forno.

«Tu hai vinto imbrogliando, non vale» gli scacchi dei maghi volano per aria, quando Rose li colpisce con una manata. «Non so come hai fatto, ma hai imbrogliato, posso giurarlo davanti al Wizengamot»

«Non ti scaldare, rossa. Non‌ hai le prove per accusarmi»

«Hai vinto»

«Già, e tu non sai accettare la sconfitta»

«La tua vittoria basta come prova»

Scorpius, che non la mia minima idea dei versi bizzarri che emette quando si sente oltraggiato, mette su un'espressione scontrosa da manuale «Sono un serpeverde» annuncia solenne «ci vivo imbrogliando, tu non puoi farci niente»

«Quindi ammetti di avere barato?»

«Ammetto di essere un Serpeverde»

«Bene, mi basta. Almeno so che non sei davvero più bravo di me a scacchi dei maghi»

«Potrei esserlo, se decidessi di giocare pulito»

«Ripetilo e ti ficco questa torre in gola»

«Come fai a non trovarlo strano?» distolgo lo sguardo dai due litiganti, ma solo per puntarlo in quello verde e divertito di Albus, parecchie spanne più in alto del mio «Si piacciono, è palese, ma guardali, sono gli stessi che si sono procurati una commozione cerebrale prendendosi a scopettate in testa, dopo che i Chudley Cannons hanno perso il campionato»

***
«Alice, mi sono già stupito i mesi scorsi» rispondo con una risata, mentre lei mi osserva scettica «Scorpius!» dall'espressione dubbiosa della mora comprendo che forse, un nome non basta a spiegare tutte quelle cose che per me sono ovvie. Ma non gliene faccio una colpa, non tutti hanno la capacità di riuscire a sintonizzare la mente sulla stessa frequenza come me e il mio migliore amico, magari lei e Rose non hanno ancora raggiunto un livello di complicità così elevato «So com'è fatto, capisco tramite i gesti e le sue espressioni quello che gli passa per la testa, ancora prima che lui se ne renda conto. Ho visto ogni più piccolo cambiamento, ora per ora, giorno per giorno»

Alice schiude le labbra fissandomi da sotto la frangetta con i suoi grandi occhi verdi. Il bisogno impellente di restare incollato a quello sguardo brillante, mi procura una stretta allo stomaco. Non è desiderio, né infatuazione, ma il semplice provare piacere nell'avere un'amica con cui conversare liberamente, senza che mi senta in colpa per aver spifferato in cosa consiste il privatissimo filo invisibile che lega me e Scorpius.

«Insieme sono un disastro» esclama, con l'espressione pacata e concentrata in netto contrasto con gli occhi di chi è appena caduto dalle nuvole «Catastrofici. Cacceranno in un bel guaio sia loro stessi, che noi. Sempre se non ci sono già dentro fino al collo»

«Sono pieni di difetti, si. Due casini totali: contorti, complicati, pazzi. Ma fidati quando ti dico che Scorpius è preso da Rose a livelli osceni. Dovresti vederlo quando si finge indignato dopo una litigata: riesce a stento a non sorridere»

È innamorato, forse lo è da sempre e se ne è appena reso conto. Alice non ne ha idea, ma immagino che in fondo lo sappia anche lei‌, così come gli altri. Accettare che dietro quei battibecchi infantili, insensati, ci sia qualcosa di più non è poi così surreale. Urlano, si schiantano, ma alla fine ritornano sempre l'uno dall'altro.

«Posso dirti che è lo stesso per Rose, anche se non lo ammetterà mai. O almeno entro i prossimi vent'anni»

«Che idioti, per Salazar»

Alice ride sottovoce, arricciando adorabilmente il piccolo naso lentigginoso.

***
«Nonna, ci sono Teddy e Vic!»

«Arthur, Teddy e Vic»

«Harry, camaleonte azzurro e incantatrice bionda!»

«Ricevuto! Ron, le galline sono nel pollaio»

«Cosa?»

«Le galline sono nel pollaio»

«Certo Harry, è lì che devono stare»

«Ronald, è il segnale, per Merlino: Teddy e Vic!»

«Ah, certo, me ne ero dimenticato. Sapete, i regali, l'odore del pollo...»

«James, Teddy e Vic!»

«GENTE, CODICE LUPIN, RIPETO, CODICE LUPIN! TUTTI IN POSIZIONE»

«Agli ordini, Capitano»

«Doveva essere un segreto Hermione, perché l'hai rivelato ad Andromeda?!»

«Scusami Harry, è stato più forte di me, ma giuro che io l'ho detto solo a lei»

«Ed io invece l'ho detto ad un sacco di gente»

«Ah, state zitti, fingete che nessuno sappia nulla, sono stata chiara?»

«Cristallina, Ginny, amore»

«Hugo, togliti quell'espressione sospetta dalla faccia»

«Scusate, non lo faccio apposta»

«Silenzio, arrivano»

***
L'enorme albero di natale, verde, spelacchiato e con un pesante puntale a forma di stella cadente che sembra pronta a precipitare al suolo da un momento all'altro, è l'unica cosa visibile dalla finestra che da sul soggiorno della Tana. I fiocchi di neve riempiono quasi tutto il mio campo visivo, pare che ogni cosa abbia perso improvvisamente colore. L'unica macchia di vivacità in mezzo a tutto quel bianco, è la casa sbilenca che si eregge a pochi metri di distanza da me e Vic.

I comignoli fumanti, le palline brillanti disposte completamente a caso sopra la ghirlanda appesa alla porta, ed i due gnomi in completo natalizio — posso giurare che ci sia lo zampino di James e Fred — allentano la morsa allo stomaco che provo da quando sono uscito da Grimmauld Place.

Victoire mi stringe la mano, raggiante. Poi, fissando attentamente la casa, apparentemente immersa nel silenzio più totale, il sorriso sulle sue labbra vacilla «Non sento nulla, cosa stanno combinando?»

Un occhio castano sbuca tra le fronde dell'albero di natale. Sbatto le palpebre, terrorizzato, perché, per quanto ne so, gli alberi non dovrebbero avere gli occhi o i capelli di James. Ma quello che fissa con insistenza me e la mia ragazza, non è chiaramente un'abete normale, nossignore.

«Loro lo sanno» soffio, stringendo con più impeto le dita di Vic tra le mie  «Lo sanno e faranno finta di non sapere»

«Dannazione. Dovremo fare finta di non sapere che noi sappiamo che loro sanno?»

«È terribile, ma necessario. Sei pronta?»

«Sono pronta, andiamo»















Nonna Andromeda sorride mentre si porta una fetta di tacchino alla bocca. C'è un qualcosa di inquietante nel modo in cui lo fa, alternando volutamente lo sguardo da me a Victoire e infine posandolo sul piatto che la bionda ancora non ha toccato. Socchiude gli occhi. Socchiude gli occhi. E ciò significa che la fine è vicina.

«Ti trovo in forma Vic» esclama e le pupille di tutti si puntano su di lei, consapevoli che il livello di discrezione di mia nonna è alquanto scarso «Stai facendo una nuova dieta?»

«Ehm...»

Non ascolto la sua risposta, troppo preso ad osservare spaventato lo sguardo verde di Harry. Sorride rassicurante, agitando la forchetta per aria come a volermi dire qualcosa che però non comprendo. Non è bravo a mimare le frasi con la bocca, c'è da ammetterlo, per quel che ho capito potrebbe avermi appena detto vomito di salmone. E sinceramente, vomito di salmone, non è quello che vorrei sentirmi dire quando sono nel bel mezzo di un attacco di panico.

«Bla blaa bla?» mia nonna parla, e parla, ma tutto quello che sentono le mie orecchie è: Diccelo. Diccelo. Diccelo. Diccelo.

«Teddy, potresti gentilmente pass-»

«SI, HO MESSO INCINTA VICTOIRE. CONTENTI?»

Luna Lovegood sbatte le palpebre lentamente, nessuno fiata. Mi sembra di sentire il suono del respiro affaticato di Fleur «È stupendo chéri» sghignazza quest'ultima «Ma io volevo solo che mi passassi il sale»




















«BRINDIAMO AL NUOVO LUPIN CHE VERRÀ, HIP HIP...»

«URRÀ!»

«James, vorresti essere il padrino?»

«James?»

«James... ti senti bene?»

«Victoire, aiuto, sta soffocando!»




«...stiamo per diventare nonni Dora! Nonni!»

«Speriamo che non abbia ripreso da te, cugina. Te lo immagini? Un'altro Tassorosso. Remus impazzirebbe»

«Non dire sciocchezze Sirius, cosa vuoi che me ne importi della sua casata? Ci sono cose molto più importanti, come ad esempio... ok, non guardarmi in quel modo. Hai ragione, impazzirei»

«James, stai piangendo?»

«Pff, certo che no»

***
«Ginny, guarda! È viva, è viva!»

Felice. Harry è felice. Lo fisso e per un lungo istante vedo in quel sorriso smagliante colmo di gioia, il bambino sereno che non è mai stato. I capelli neri, sempre in disordine, adesso lo sono ancora più del solito, arruffati con violenza dal vento e dalla velocità decisamente pericolosa, alla quale sfreccia per il cortile della Tana, a cavallo della motocicletta volante.

«I ragazzi...» grida, i palmi serrati attorno al manubrio e il chiarore dei denti che risplende sotto la luce della luna «li amo»

«Lo sappiamo papà, lo sappiamo» James, con la testa sollevata verso l'alto, sorride. Orgogliosa di loro, stringo le braccia attorno a lui e Lily.

La motocicletta è ammaccata e vecchia ma è uno dei forti legami materiali che Sirius ha lasciato ad Harry e che mai, per niente al mondo, potrà essere sostituita.





«Quella motocicletta è immortale, Padfoot»

«Lo so Prongs, merito di Moony e degli incantesimi di protezione. Speriamo solo che Harry non gli dia il colpo di grazia. Guarda come sta sporcando il sedile della mia piccola, con quel dannato piedino»

«Sirius, seriamente?»

«Sempre Lily, sempre»

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