26. Il muro invisibile
Sono un ragazzo tranquillo, principalmente. Non partecipo a risse — quella contro i miei compagni di stanza, in cui Kieran si è ritrovato una pera rossa e insanguinata al posto del naso, dopo essere stato ripetutamente colpito con una scarpa da me medesimo, non conta. Anche perché prima o sarebbe dovuto succedere: la fila di mattina per il bagno, non è qualcosa da prendere alla leggera. — Non mi drogo, e no, al terzo anno non sapevo realmente quello che stavo facendo, quindi neanche questo conta, e non fumo, o almeno è ciò che lascio credere agli altri.
Quindi, non vedo per quale motivo io mi meriti di essere rinchiuso in uno scompartimento dell'Hogwarts Express con James e Fred. Non ho nulla contro mio fratello ed i suoi stupidi capelli arruffati, o contro Fred ed il suo orribile berretto, fatto sta che essere fissato in una maniera così insistente è piuttosto preoccupante.
-Albus,- dice appunto quest'ultimo, guardandomi con intensità. C'è qualcosa nel modo in cui pronuncia il mio nome, che mi porta a stringermi nelle spalle e ad avvicinare la mano alla tasca nella quale tengo la bacchetta. -Noi dobbiamo parlare-
Certo, dobbiamo parlare, nient'altro. Non è come se ci fosse una censura sulla parte più importante che le corde vocali di Fred hanno appena omesso: "getteremo il tuo corpo sotto alle rotaie, perché sappiamo cosa hai fatto"
Non ho fatto nulla che meriti il mio passaggio all'altro mondo, per l'esattezza. O almeno non lo ricordo.
Vorrei solo poter passare il viaggio in treno in modo tranquillo, prima di trascorrere le vacanze di Natale alla Tana, in cui la tranquillità non è nient'altro che una leggenda.
-Io sono qui come supporto morale di Fred, ovviamente- puntualizza James, stravaccato sul sedile.
-Dovrei avere anche io un supporto morale oppure...-
-Taci,- mio fratello tronca il discorso sul nascere, ed io resto con la strana sensazione allo stomaco che mi urla che: si, dovrei avere anche io uno dei miei migliori amici al mio fianco. -che abbia inizio la sentenza-
-Ammetti di avere avuto rapporti peccaminosi con la qui citata Soraya Feliz?- Fred è seriamente serio, più serio di Rose che annuncia il suo amore incondizionato verso il pollo e tutti i suoi derivati.
Boccheggio sconvolto quei pochi secondi che bastano per permettere a James di lanciarmi uno sguardo di fuoco. Non è come se sapessi cosa sta succedendo.
-Io...-
-Allora?- il sopracciglio destro di mio fratello è così inarcato che faccio fatica a rimanere concentrato sul suono della sua voce.
-Lo ammetto-
-E ammetti di avere stretto con lei un legame che va oltre la semplice amicizia?-
-Ma insomma, si può sapere cosa...- lascio la frase in sospeso, perché i mei neuroni sono così presi a correre sconvolti nella mia scatola cranica, che non trovo le parole adatte per terminarla. James assottiglia gli occhi con aria minacciosa, e credo che se non avesse quella zucca da scienziato pazzo a cui è appena esplosa una pozione in faccia, lo troverei spaventoso. -No io... nego, si lo nego. Io e Soraya siamo amici, solo amici-
-Dannazione!- non comprendo il motivo per il quale Fred si è appena morso una mano, e sinceramente preferisco rimanerne all'oscuro, per salvaguardare la mia sanità mentale -Ed io che mi sentivo così in colpa per averle chiesto di uscire!-
James consola il suo migliore amico, battendogli affettuosamente i palmi su una spalla. Mi scruta torvo come se fosse colpa mia — non lo è, mettiamolo in chiaro — e i suoi occhi castani, sono in grado di farmi sentire in colpa per aver fatto sentire in colpa Fred.
Diabolico.
***
-Weasley non posso credere che tu stia seriamente indossando quella maglia-
Ignoralo, mi suggerisce il saggio cervello parzialmente ereditato da Hermione Granger, la strega più brillante del mondo magico, Ministro Della Magia, e madre della qui presente Rose Weasley. D'altro canto, ho ormai capito da anni che nelle mie vene scorre sangue più Weasley che Granger, ed io non posso farci niente, devo stringere i denti, accettare che tutta la materia grigia che avrei potuto ereditare si trova nella zucca rossa di mio fratello, e andare avanti.
E con andare avanti, intendo chiaramente voltarmi con uno scatto fulmineo verso la fonte della risata roca che ha appena riempito il mio campo uditivo.
-Malfoy,- esclamo con la stessa pacatezza di Dominique che sbraita contro un brufolo -perché non te ne torni nel buco di serpi dal quale sei venuto?-
-Weasley,- ribadisce come se non fosse chiaro che il suo interlocutore sia io, ficcandosi le mani nelle tasche dei jeans -si da il caso che io mi trovi qui per un motivo-
Certo, c'era da aspettarselo. La gente normale non si infila in un corridoio stretto e poco areato, se non per mettersi in fila per il bagno.
Ma in Scorpius non c'è assolutamente niente di normale, e a sostenere la mia teoria, c'è il fatto che trovo piuttosto sospetta la contemporaneità con cui la sua vescica avverta la necessità di svuotarsi, proprio nello stesso momento della mia.
-Comunque,- decido di seppellire i miei sospetti, assolutamente fondanti e concreti, perché trovare delle vere prove e accusarlo mi porterebbe via troppa energia -quello che indosso non è affar tuo-
-Lo è,- mi fissa dritto negli occhi, senza accennare a volere distogliere lo sguardo. E no, per una semplice ragione d'orgoglio, non sarò io la prima a spostare le mie favolose pupille da un'altra parte. -la maglia che porti ha un'enorme stampa della mia faccia sopra-
-Hai visto che bei baffi?- cancello ogni traccia di ostilità dalla voce — perché forse deve davvero andare solo in bagno — ed indico con un dito la strisciata di pennarello viola sotto il suo naso. -Ti danno un tocco più sbarazzino, dovresti farteli crescere-
Tempo fa ho perso una scommessa e ho guadagnato questo pezzo di stoffa urlante —ora appositamente modificato in modo che le uniche parole che gridi siano Scorpius Schifo Malfoy e Rose Weasley la migliore — tanto vale sfruttarlo al meglio.
-Me li farò crescere, non appena tu farai sparire i tuoi- ammicca nella mia direzione, divertito.
-Malfoy,- nel pronunciare il suo cognome, sforzo le corde vocali in modo che il suono che esca dalle mie labbra sia paragonabile a quello prodotto da una parolaccia scabrosa -io non ho i baffi-
Ne sono fermamente convinta, anche perché se fosse stato il contrario, Dominique non mi avrebbe mai lasciato uscire dalla camera.
-Sicura?- Scorpius si avvicina ghignando, china il capo in modo che sia a soli pochi centimetri dal mio e mi prende per i fianchi -Dovrei controllare più da vicino-
Non è che io volessi davvero fargli male, d'accordo, forse volevo, è solo che la mia gamba ha deciso di prendere l'iniziativa senza consultare il cervello — ma ehi, evidentemente non ne aveva bisogno — e di colpirlo dritto su uno stinco con una precisione millimetrica.
Il cuore mi batte forte, ma è solo perché ho atterrato il mio nemico, nient'altro.
-Oh andiamo Rose,- geme di dolore -scherzavo!-
È un'impresa fare evanescere ogni singolo baffetto — contrariamente a quello che la gente pensa di noi rossi, non abbiamo i peli dello stesso colore dei capelli. Nossignore, i mei sono scuri — perciò, lui non può sbeffeggiare il mio duro lavoro settimanale, in cui io, la mia bacchetta e la mia faccia, ci troviamo in uno scontro all'ultimo baffo, che spesso dura svariate ore.
-Peli e scherzi non vanno d'accordo, ricordatene-
***
-Io sono un Prefetto!- urla Hugo passandosi infervorato una mano tra i ricci rossi scompigliati, mentre la spilla appuntata sul maglione — lucidata e rilucidata — risplende di luce propria -Non posso lasciare che voi proviate a soffocare dei Serpeverde, con un bombardamento di massa di Pallottole Puzzole!-
-Ma cugino,- c'è qualcosa nella voce di Roxanne, forse la falsa nota pacata che caratterizza ogni Weasley Potter pronto a sferrare l'attacco del secolo, che fa piegare le labbra di Hugo in una smorfia -quel viscido di Killhens ha dato buca a Molly, deve pagarla!-
Mi sento presa in causa. Trovo piuttosto nobile che Roxanne, Lucy e Lily comprese, desiderino difendere il mio onore e, l'espressione omicida sulla faccia adorabilmente gentile di quest'ultima, rende semplice intendere che non si limiteranno a lanciare qualche fattura.
Ma davvero, come ho già ripetuto centinaia di volte, non ce n'è bisogno.
Hugo si stringe nelle spalle, assottiglia lo sguardo minaccioso ed io sono felice che ci sia almeno una persona in questa famiglia a ragionare, invece di gettarsi a capofitto in qualcosa di stupido e potenzialmente suicida -Per tanto, in qualità di vostro Prefetto, non posso farvi lasciare questo scompartimento...-
Lucy è pronta a saltargli alla gola, lo vedo da come carica le gambe per prepararsi allo slancio.
-... senza che mi scivolino accidentalmente dalla tasca questi detonatori-
***
La ragazzina di Corvonero che mi precedeva in fila, aveva una fisicità davvero molto mingherlina, perciò non escludo che sia scivolata accidentalmente dentro al water. Altrimenti non si spiega come mai sia chiusa dentro il gabinetto, da quasi quindici minuti.
Scorpius mi fissa indignato e batte freneticamente il piede contro il pavimento — gesto che trovo piuttosto irritante e che, se sommato alla mia vescica sul punto di esplodere, non giova affatto a reprimere la voglia che ho di schiantarlo — inoltre, deduco dalla posizione eccessivamente austera che ha assunto la sua schiena, che se la sia presa.
Ma infondo a me che importa? Che sbuffi pure quanto vuole, l'idiota.
-Piantala di fissarmi Malfoy- la mia testa scatta verso l'alto, nello stesso istante in cui la parola megera esce in un sussurro dalle sue labbra arricciate. Ok, gli ho dato un calcio e poi presa da una voglia innaturale di infastidirlo, gli ho lanciato un frisbee zannuto in fronte. Questo però non implica che lui abbia il diritto di tenere il broncio e di guardarmi. In particolare quest'ultima, anche perché penso che quella sia la causa principale per il quale il mio povero cuore ha la tachicardia. -Ho intenzione di ignoranti- annuncio, per fare in modo che si prepari psicologicamente -perciò qualsiasi cosa farai, o dirai, non mi sfiorerà minimamente perché da adesso, tra di noi c'è un muro invisibile- concludo la frase con gesto eloquente della mano, come ad indicargli lo spessore e l'altezza di questa presunta barriera invalicabile.
-Tu non puoi farlo- soffia irritato, staccando le spalle dalla parete e avanzando di qualche passo -Non hai l'autorità per innalzare un muro a tuo piacimento-
-Oh si che ce l'ho- assottiglio lo sguardo con aria di sfida, fingendo di impilare dei mattoni invisibili davanti alla mia persona. Scorpius schiude le labbra, aggrotta la fronte corrucciato e fissa con attenzione ogni mio movimento, immagino per cercare di capire cosa stiano a significare le mie braccia che si agitano senza senso apparente per aria. -Visto? Sto innalzando il muro e tu non puoi fare niente per fermarmi-
I suoi occhi grigi vengono attraversati per una manciata di secondi dal panico. Mi stupisco di me stessa e di quanto la mossa di porre qualcosa di invisibile tra me ed il suo immenso ego, sia eccellente: davvero degna di una Granger.
-Smettila- ringhia, girando la testa in ogni direzione alla ricerca di qualcosa che possa impedirmi di posizionare gli ultimi mattoni al loro posto -tu non puoi!-
Con un sorrisino vittorioso dipinto sulle labbra alzo una mano, mano nella quale tengo il mattone decisivo, quello che mi trasporterà in una dimensione in cui il mio campo uditivo non è occupato dalla voce di Scorpius.
Il muro è quasi del tutto completo, ed io sto per essere catapultata al sicuro. Riesco quasi a sentire il suono del silenzio che aleggerà in questo corridoio anche nel caso Malfoy dovesse provare a dialogare con me. Solo che Scorpius — poco noto per il suo cervello brillante — preso dal panico, si scompiglia i capelli agitato, e mi piomba addosso, inchiodandomi contro la parete.
Dalla sorpresa mi si mozza il respiro.
-Niente muro!- urla euforico, piazzando le mani ai lati della mia testa. China il viso verso il basso e mi guarda con un ghigno soddisfatto -Te l'ho detto che non ne avevi l'autorità-
-Se non ti sposti immediatamente...-
-E perché dovrei?- sorride beffardo, passandosi con un gesto assolutamente istintivo, la lingua sul labbro inferiore. Lo guardo negli occhi — troppo vicini per i mei gusti — e nel mentre, avvero il suo respiro irregolare sul viso -Non rischierò di nuovo. Se mi allontano tu potresti iniziare a costruire un'intera casa tra di noi, e non voglio-
-E cosa hai intenzione di fare?- chiedo sperando di riuscire sembrare minacciosa, almeno un quarto di quanto vorrei -Mi resterai appiccicato tutto il tempo?-
-Suvvia, come se ti dispiacesse. Inoltre, visto che me lo stai domandando così gentilmente, ti fornirò una dimostrazione pratica delle mie intenzioni-
Trattengo il fiato.
Il punto del mio collo in cui le labbra di Scorpius si soffermano più del dovuto, continua a bruciare anche quando queste si spostano più in basso.
Le mie mani non dovrebbero trovarsi lì, piantate sulle spalle di Malfoy e senza la minima intenzione di fare quello per cui sono attaccate alle braccia, ovvero correre ad agguantare la bacchetta e schiantarlo.
Solo che le mie mani, a quanto pare l'unica parte saggia del mio corpo che contiene tutto il sapere Granger, lo sanno che schiantarlo sarebbe da idioti, e così continuano a stringere Scorpius imperterrite.
«Se vuoi darmi la tua giacca fai pure»
«Vuoi la mia giacca?» sorride sornione.
«Tu vuoi darmela?»
Non risponde, si limita a sfilarsela lentamente.
Non l'avrebbero fatto tutti, ci penso spesso, anche adesso, mentre le dita di Scorpius mi accarezzano uno zigomo ed il mio cuore si rifiuta di credere che lo strano attorcigliarsi delle mie budella non significhi niente.
Si sporge in avanti,
non faccio niente per fermalo perché non ne ho alcuna intenzione, e mi bacia.
Provo la stessa sensazione strana di quel sabato fuori da Mielandia: una voglia matta di stringerlo, di attorcigliarmi i suoi capelli tra le dita, sentire la sua pelle contro la mia, le sue labbra, il suo profumo.
Rilasso le spalle — e nel frattempo il mio cervello va in tilt — quando mi rendo conto che quello tra le sue dita, non è altro che il boccino.
«Per te» me lo porge. Ostenta sicurezza da ogni poro, ma la luce che gli brilla negli occhi e il sorriso che ha sulle labbra, tradiscono il suo fare freddo «Te l'ho detto che avrei vinto»
Il sorriso che gli illumina il viso, adesso è lo stesso. Mi guarda come se vedesse davvero oltre la bolla di scherno che mi sono costruita attorno. Perché lui la vera Rose la conosce quanto io conosco il vero Scorpius: il ragazzo devastato dalla morte della madre, quello che sfoggia espressioni di ghiaccio per non mostrare quanto in realtà la cosa lo distrugga. L'adolescente in cerca di svago e confusione che sfugge dai suoi stessi pensieri. Lo Scorpius che durante quel giorno dell'anno viene da me, senza avvisare, perché io lo so che verrà e che senza darmi un briciolo di soddisfazione, troverà conforto in una cosa assurda come delle casse esplosive di caccabombe.
Chiudo gli occhi e mi lascio andare, abbandonandomi completamente tra le sue braccia nello stesso istante in cui Scorpius cattura le mie labbra tra le sue, con un gesto impetuoso.
-Papà ci sei solo tu?-
Ronald Weasley, a braccia spalancate e con il viso lentigginoso contratto in un grande sorriso, assottiglia lo sguardo indignato anche se non è per niente credibile non appena la domanda di Hugo — quel bel ragazzo dai capelli riccioluti, innamorato segretamente della sua spilla da Prefetto, anche conosciuto come quel so tutto io di mio fratello — arriva alle sue orecchie incandescenti.
-Lo prendo come un: sono così felice di vederti. Comunque si, gli altri sono molto indaffarati- il baule per poco non mi cade sui piedi con un tonfo, quando mio padre mi afferra per il cappotto e mi intrappola in uno dei suoi soliti abbracci stritolanti.
Ancora con le gambe molli per colpa di Scorpius, mi lascio sballottare da una parte all'altra, consapevole di essere rossa come un peperone e non per colpa del freddo.
Non dico che non mi piaccia il soprannome "piccola dolce Rosie" che è stato appena urlato a gran voce, con fin troppa enfasi, e che è rimbalzato sulle pareti della stazione di King's Kross, venendo amplificato di duecento ottave. Solo che, se il nostro adorato Weasley Senior la smettesse di gridarlo, sarebbe meglio per la mia dignità e mi risparmierebbe la visione del sorriso beffardo di Scorpius, che a dire la verità, non gli abbandona le labbra da quando ha "demolito" il muro invisibile di mattoni, che ho tentato invano di costruire tra di noi.
-E tu non lo sei? Indaffarato, intendo-
-Io mi sono rotto una caviglia mentre ero di pattuglia- risponde prontamente mio padre, indicando con un gesto drammatico la gamba.
-A me sembra che tu stia benissimo- ribatte Hugo, con gli occhi sempre più assottigliati e la spilla da Prefetto che gli brilla sul petto, come a ricordare i presenti della sua potente autorità — che non conta niente fuori dai confini di Hogwarts — ma che lui continua ad indossare e mostrare in giro con fierezza.
-Beh, se te lo chiedono tu dì che soffro molto- chiude il discorso con un cenno della mano -Ora tutti alla macchina, c'è il pollo per pranzo e non voglio arrivare in ritardo-
Abbraccia velocemente tutta la restante parte della famiglia, e si limita ad assestare qualche pacca su una spalla a Scorpius — conoscendo mio padre è davvero un grande passo avanti, confrontandolo alle occhiate eloquenti che gli lanciava di solito — il quale ricambia il suo gesto con un sorriso.
-Correre gente, correre!-
***
-Ehm, Alice spero che per te dormire in soffitta non sia un problema-
Il padre della mia migliore amica mi ha appena annunciato con imbarazzo pacato - causato principalmente dalla sua incapacità di lanciare un'incantesimo di estensione ad una camera da letto- che dovrò dormire in una soffitta, ex dimora di un ghoul.
Non c'è nessun problema, certo, è la frase tirata che è appena saltata fuori dalla mia bocca. Ed è vero, non ci sarebbe davvero nessun problema escludendo per un attimo il mio terrore del buio, della solitudine e delle soffitte ex dimore di ghoul.
-Non appena arriverà Hermione, lei si che è davvero brava con gli incantesimi, le chiederò di allargare stanza di Rose, Dominique e Roxanne- Ronald Weasley agita la bacchetta ed il mio baule spicca il volo, diretto su per le scale della Tana -Ti farei stare sul divano, ma proprio ieri George l'ha fatto saltare in aria-
Le soffitte non mi piacciono: puzzano di muffa, hanno degli strani tetti spioventi su cui sbatti la testa — non nel mio caso, visto che la mia non ci arriva — e sono piene di cianfrusaglie. La soffitta dei Weasley Potter — e no, il fatto che sia dei Weasley Potter non la rende meno brutta — coincide perfettamente con la descrizione sopra citata. Fisso il soffitto affranta, evitando di posare gli occhi sulle strane figure che credo siano nuvoloni carichi di pioggia, Merlino, spero che lo siano, fuori dalla finestra.
Premo le spalle contro il materasso come se volessi affondarci dentro, e stringo le mani tra di loro. Non mi è mai piaciuto stare da sola di notte, ma domani la madre di Rose tornerà dal suo incontro di lavoro e ingrandirà la stanza. Devo solo resistere qualche ora.
Coraggio Alice, respira.
Cigolii, cigolii ovunque. Tendo le orecchie, sperando che sia solo il vecchio pavimento di legno che da i numeri e non una strana presenza che si avvicina al mio letto. La botola sul pavimento si solleva lentamente, facendo fischiare dallo sforzo i vecchi cardini arrugginiti.
Trattengo il respiro e — come farebbe qualsiasi Grifondoro che ha momentaneamente dimenticato di essere coraggioso — mi copro con il piumone fino a sopra la testa.
Godric sta ridendo di me, lo so.
Respiro lentamente, chiudo gli occhi, premo le labbra per produrre meno rumore possibile e inizio a contare le pecore nella speranza di addormentarmi, possibilmente prima che l'oscura presenza decida di uccidermi, solo che, stranamente, non succede niente per i seguenti cinque secondi. Scaccio le pecore dal cervello e decido di farmi forza, sbirciando oltre la coperta.
C'è qualcuno.
C'è qualcuno che mi fissa.
È istintivo, un gesto dettato dal saggio grifone dorato che vive in me. La mia scarpa vola per la stanza disegnando nell'aria una linea perfetta, che va a colpire l'intruso dritto in testa. Prendo in considerazione di tirargli anche l'altra scarpa, già stretta in un pugno dalla mano sinistra, e lo avrei fatto se solo l'alta ombra dalle spalle large non avesse imprecato con una voce che conosco fin troppo bene.
-Albus...-
-Hai una buona mira- commenta lui, non notando il mio evidente sgomento — credo che lo stia ignorando, a dir la verità —restituendomi la ciabatta. Sorride, è così bello quando lo fa, che per un attimo mi dimentico di aver quasi avuto un infarto per colpa sua.
-Non riesco a dormire- si giustifica, sedendosi sul mio materasso senza che io lo abbia invitato a farlo -Scorpius russa-
-Neanche io, questo posto non mi piace. Senza offesa ovviamente- lo guardo. Ha gli occhi verdi socchiusi e i capelli completamente spettinati. Faccio passare per uno spasmo, la mia mano che inconsciamente si solleva per metterglieli in ordine, e la lascio ricadere di nuovo lungo il fianco.
-Posso stare qui con te?-
Adesso è il mio cuore ad avere uno spasmo. Credo che sia schizzato contro la gabbia toracica, forse sto morendo.
-Ehm...- forza Alice, puoi farcela -certo-
***
Rose Weasley — me medesima che spesso si diletta a parlare in terza persona — ha bisogno del suo spazio vitale, e qui, spiccicata tra i piedi ghiacciati di Dominique e i bigodini ingombrati di Roxanne, non ne ha neanche un po'.
In punta dei piedi, esco in corridoio approfittando del russare rumoroso di Fred nella camera accanto, che copre il suono delle assi di legno che scricchiolano sotto i mei piedi. Non mi piace particolarmente sgattaiolare in giro nel cuore della notte, perché appunto, di notte si dorme, nient'altro. Ed il fatto che io, dopo una lunga riflessione, abbia trovato la forza fisica e mentale di alzarmi dal letto, significa che l'unico dovere notturno al quale devo adempiere - dormire, nel caso non fossi stata abbastanza chiara - stava venendo a mancare.
Entro nella stanza di Al, la più spaziosa e areata della casa, principalmente perché è proprio di fronte alla mia e di salire o scendere gradini a quest'ora della notte, non se ne parla. Calzini e mutande campeggiano sul pavimento, insieme a due bauli dai quale fuoriescono vari vestiti e libri.
La parte del materasso a due piazze, solitamente occupata da mio cugino — che a meno che non abbia rubato il mantello dell'invisibilità a James, non si trova qui dentro — è vuota.
Beh, tanto meglio.
-Ehm, Scorpius?- sussurro, decidendo che infilarmi nello stesso letto di Malfoy, senza neanche avvisare, non gioverebbe affatto alla mia condizione mentale. E inoltre, sarebbe imbarazzante se lui dovesse ritrovarmi addormenta a pochi metri dal suo corpo, domani mattina, senza conoscere il motivo della mia intrusione.
Grugnisce qualcosa, lo prendo come un saluto accogliente.
-Sto per entrare nel letto- lo avverto cautamente, sollevando il piumone.
Ottengo in risposta un -Come ti pare- che mi fa intuire lui non abbia compreso il significato delle mie parole, ma ne ne frego.
Mi infilo sotto le coperte, non del tutto consapevole di quello che sto facendo — dopo tutto sono le tre del mattino, non ci si può di certo aspettare che il mio cervello elabori qualcosa di intelligente a quest'ora — e mi stendo sulla parte di materasso precedentemente occupata, e scaldata, da mio cugino scomparso.
Non ho intenzione di guardare Scorpius, sarebbe l'ultima cosa che vedrei prima di addormentarmi, così mi giro saggiamente su un fianco, dandogli le spalle.
Sento le palpebre pesanti e lo sbadiglio che esce dalle mie labbra non è esattamente elegante, lo so. Chiudo gli occhi e sarà per colpa del tepore, del buon profumo che aleggia nella stanza o forse del braccio di Scorpius che si piazza intorno alla mia vita e mi trascina contro il suo torace, che neanche un minuto dopo, sono già nel mondo dei sogni.
I primi raggi di sole filtrano attraverso le tende, illuminando con una violenza sconvolgente sia la mia faccia, che i mei pensieri. E naturalmente, la prima cosa che mi viene in mente non appena sollevo le palpebre è: sono un'idiota.
È appurato, sono un'idiota dall'unghia del mio alluce destro fino alla punta del mio capello più lungo, e ciò significa che in me è presente un livello davvero, davvero molto elevato di idiozia, forse persino superiore a quello stanziato in James e Fred. Quindi di conseguenza, ciò va a confermare un'unica sconvolgente ma risaputa ormai a tutti, teoria: sono completamente fuori di testa. E no, non sto esagerando.
Il guaio in cui mi sto cacciando è di dimensioni spropositate, talmente enorme che sta diventando quasi ingestibile per i mei neuroni evitare di avere un collasso ogni volta — e ogni volta è un periodo di tempo compreso tra più volte al giorno, ogni giorno — che incrocio quel grigio. Ma non un grigio qualunque, nossignore, quello che intendo io non assomiglia neanche vagamente al color topo dei capelli di zia Audrey. È un grigio strano, a tratti azzurro, esattamente come il cielo prima di una tempesta.
E non mi piace il fatto che io conosca l'esatta sfumatura presente negli occhi di Scorpius, ma soprattutto, che questa mi lampeggi davanti alle palpebre senza che io ce l'abbia davanti, perché tutto ciò sta a evincere che lo penso, ed io non dovrei neanche pensare di star pensando Malfoy. È contro natura.
Ma così com'è palese la mia ormai evidente insanità mentale, è altrettanto evidente il mio continuo disinteresse delle regole, anche se queste sono dettate dall'universo stesso ed io le sto infrangendo da quando ho permesso che Scorpius mi baciasse fuori da Mielandia. Sento l'universo che urla, si contorce e mi insulta quando struscio il naso sul collo di bianco del ragazzo che mi tiene ancora stretta tra le braccia, e l'odore della sua pelle mi invade le narici.
Il problema è che mi piace. Mi piace mentre dorme, con quell'espressione così tranquilla e beata che resterei a guardarlo per ore. Mi piace quando è insopportabile e l'unica cosa che vorrei sarebbe schiantarlo contro una parete, vederlo volare fino ad atterrare sul pavimento e riaprire gli occhi — con quel guizzo di indignazione alla Malfoy, che spesso viene accompagnata da una smorfia — solo che la smorfia si trasforma in qualcosa di molto vagamente simile ad un sorriso, ogni volta che si accorge che io sono ancora lì, ad aspettare che si svegli. Mi piace quando litighiamo, perché quel calore che provo quando ci urliamo addosso sa dannatamente di vita. E mi piace perché la mia testa è un casino, attratto irrimediabilmente da altro casino.
Ed è con la mente che mi urla di andare via, correre il più lontano possibile prima che si svegli, che con il suo respiro caldo sul viso, le gambe attorcigliate alle sue, e le mie labbra che gli sfiorano il collo, piombo nella consapevolezza di volere restare, perché poi in fondo io la testa non l'ho mai ascoltata, non vedo perché debba cominciare a dargli retta proprio adesso.
***
-James c'è un problema-
Lo ignoro perché sto dormendo, è mattina presto e siamo in vacanza. La combinazione di questi tre elementi impedisce a quella piccola, piccolissima, parte di me che, da bravo amico, dovrebbe indurmi a sollevare almeno mezza palpebra per accertarmi che Fred non stia morendo.
Fatto sta che sto dormendo, è mattina presto e siamo in vacanza, Fred ha scelto davvero un pessimo momento per crearmi un problema, morendo.
Grugnisco qualcosa di cui non conosco il significato, ma che so essere una chiara ed evidente manifestazione dell'inattività motoria e celebrare della mia persona. Solo che il mio migliore amico, deludendomi, non coglie le sfumature significative nel mio grugnito, e prende a scuotermi una spalla. Non è delicato, come ci si aspetterebbe da una persona che nutre un profondo rispetto nei miei confronti e che quindi accetta la mia scelta di ignorarlo, affatto. Sento le sue dita che mi bucano la pelle, il corpo mi viene sballottato da un parte all'altra, e addirittura la mia guancia viene azzannata da quelli che riconosco essere denti.
Dannato Weasley.
Spalanco gli occhi, non vedo nulla che non sia una luce esageratamente forte e qualche ombra sfocata, ma affidandomi al mio istinto faccio scattare una gamba in avanti, e il mio ginocchio lo colpisce dritto nello stomaco — o almeno credo che sia lo stomaco — facendo uscire dalla sua bocca un verso agonizzante.
Quel suono è quasi più soddisfacente del fissare il suo corpo, una volta inforcati gli occhi, che rotola sul pavimento in preda al dolore.
-Dunque?- domando sghignazzando, senza muovere un muscolo per aiutarlo. Non se lo merita.
Solo che poi mi accorgo di qualcosa di anomalo, decisamente anomalo e folto. Osservo con la bocca contratta in una smorfia, la sua faccia che solitamente è cosparsa da lentiggini, lentiggini che adesso sotto tutto quel lungo pelo rosso che gli lascia scoperti solo gli occhi, non riesco a vedere.
Fred apre la bocca per ringhiare qualcosa. L'unico suono che però rimbomba per la stanza, è quello della mia ristata sbeffeggiante e lo sbuffo indignato del mio migliore amico.
È questione di secondi, la voce divertita di Fred arriva alle mie orecchie forte e chiara, il loro significato decisamente meno. È sconvolgente alzarsi dal letto e ritrovarsi una zampa da gatto al posto del piede destro.
Urlo terrorizzato.
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