19. Vecchie e bastoni e bastoni vecchi
-JAMES!- Dominique urla, ma non l'ascolto. Cammino velocemente verso li campo di Quidditch, ignorando le volgari minacce di mia cugina che risuonano per tutto il cortile e fanno voltare numerosi studenti. Attirare l'attenzione è sempre stata una caratteristica di famiglia, poi che sia per cose belle o meno, non ha importanza.
-James lascia perdere!- mi corre dietro, ma è palese che il più veloce tra i due sia io.
Serro i pugni lungo i fianchi e continuo a marciare spedito. L'immagine di Ben Trues che tocca mia cugina dove lei non voleva essere toccata, si para nitida davanti ai mei occhi, nonostante io non abbia assistito alla scena. Anche perché, se fosse stato così, adesso non ci sarebbe più un Ben Trues di cui parlare.
Come si fa a definire uomo un essere del genere? Guardandosi allo specchio, non si fa schifo?
Dominique mi afferra la manica del cappotto con una tale violenza, che per un attimo resto senza fiato. Sento le sue dita fredde serrarsi sul mio polso e strattonarmi fino a farmi voltare. -James,- dice piano, mentre il petto le si alza e le si abbassa in maniera irregolare. I capelli biondi sempre in perfetto ordine, adesso le ricadono arruffati sulle spalle, nascosti sotto una spessa sciarpa rossa. È sempre bella, mi ritrovo a pensare mentre le sue labbra arrossate dal freddo, si muovono per dirmi di lasciar perdere. -non importa, non è successo niente. Torniamo dentro-
-No- Il mio tono è fermo, irremovibile. Se non spacco la faccia a quel bastardo non potrò fare mai più sogni tranquilli. Domi è forte, coraggiosa, non merita nulla di tutto ciò, e io non permetterò mai più che accada una cosa del genere. -Lasciami andare Dominique-
I suoi occhi azzurri mi fissano dal basso supplichevoli, mentre la sua mano continua a tenermi stretto -Ti prego-
-Lo sai che non è giusto- la tentazione di urlare è forte, ma non voglio dare spettacolo. Sento già troppi sguardi fissi su di noi. -La deve pagare, voglio sentire le sue ossa che si rompono-
-Non mi ha fatto male, sono riuscita a mandarlo via, non è necessario, davvero!- farfuglia.
-Lui voleva farti del male- sbotto arrabbiato, ma non lo sono con lei. Come potrei mai?
-James,- solo Domi sa pronunciare il mio nome in quel modo, come se in quelle poche semplici lettere fosse racchiuso qualcosa di meraviglioso. Le sue mani si posano sulle mie guance -guardami-
Faccio come dice. Osservo i suoi occhi così azzurri e luminosi e mi ci perdo dentro. Sento il suo profumo, lo stesso da quando ha dodici anni, la pelle morbida dei sue palmi contro le mie guance e il suo respiro sul viso. Lentamente, la rabbia comincia a scemare.
-Sto bene- dice dolcemente.
-Lo giuri?- la voce mi esce così bassa e roca che lei ne rimane sorpresa. -Giuri che non hai neanche un graffio, che non sei scossa?-
-Lo giuro-
Abbasso le palpebre e mi godo per un attimo la sua vicinanza, i suoi pollici che mi accarezzano la pelle sotto il colletto della camicia e che mi fanno sentire accaldato nonostante il vento freddo che mi sferza in faccia e mi scompiglia i capelli.
Domi è il mio angelo, lo è sempre stata.
***
-È un incantesimo di base, Al- Alice sorride, ma è evidente che stia cercando di rimproverarmi. Il suo tono è pacato ma severo, lo stesso di chi è consapevole di avere davanti un totale imbranato e tenta comunque di non farlo sentire tale. Lo apprezzo. -Prova ad agitare meno il polso-
I suoi occhi verdi, nascosi sotto la frangetta spettinata, osservano con attenzione ogni mio movimento, fino a che la piuma poggiata sul tavolo non inizia a scrivere sulla pergamena, perfettamente incantata.
-Bravo!- batte le mani allegra.
Un accenno di sorriso si allarga sulle mie labbra, perché forse non sono così pessimo negli incantesimi come pensavo. D'altro canto, avere un'insegnate che non ti prende a librate in testa solo perché le hai mandato a fuoco la gonna per sbaglio, mi rende davvero molto più propenso ad esercitarmi.
Soraya, seduta a braccia conserte, sbuffa e ringhia scansandosi i capelli scuri da davanti al viso -Grandioso, lodiamo Potty per essere riuscito a fare un incantesimo del primo anno-
-Mi basta un semplice applauso, Feliz- ghigno beffardo e lei si limita a guardarmi disgustata, prima di afferrare la bacchetta ed eseguire l'incanto a sua volta. Quando ho detto che non era male, evidentemente non avevo ancora trascorso una quantità di tempo abbastanza lunga in sua compagnia: è davvero odiosa, l'esatto stereotipo della bella ragazza che si sente superiore a tutti.
-Molto bene,- Alice sorride a Soraya, anche se con molto meno entusiasmo. Evidentemente condividere la camera con lei, deve averla resa immune al suo atteggiamento irritante. -penso che per oggi possa bastare, continuate ad esercitarvi e riuscirete sicuramente a passare l'esame.- infila le sue cose nella borsa e si alza, colpendomi affettuosamente una spalla con la mano -Ora devo scappare, ci si vede-
Resto a fissare il punto in cui le sue gambette infilate nei calzettoni, sono inciampate in un libro, fino a che non sento la porta della biblioteca chiudersi.
-Perché fai ripetizioni se non ne hai bisogno?- domando prima di riuscire a tenere a freno la lingua.
Soraya solleva lo sguardo dal suo libro lentamente, con il viso inespressivo. È palese che mi odi. -La cosa ti riguarda?-
-Tu vuoi che mi riguardi?- ammicco, allentando il nodo alla cravatta.
-Direi di no-
È una sensazione che mi era mancata, precludermi qualcosa solo perché con il mio modo di fare ho offeso qualcuno, è stata davvero una mossa stupida. La vita è una sola, tanto vale viverla al meglio.
Mando in frantumi il mio giuramento, insinuandomi tra le cosce di Soraya, seduta su un tavolo, che subito mi lega le mani al collo e geme sulla mia bocca.
La biblioteca è deserta, com'è giusto che sia di domenica pomeriggio, persino Madama Pince sembra essersi presa la giornata libera, e la cosa non può che giovare a mio favore.
Le accarezzo un fianco, sotto la gonna, mentre lei affonda le dita tra i mei capelli e li tira verso l'alto con foga. Sento il sangue ribollirmi nelle vene, l'eccitazione che con una velocità disarmate mi travolge e spazza via ogni barlume di lucidità presente nel mio corpo, e la mia pelle che freme desiderosa di un contatto sempre maggiore.
Mi bacia il collo, avverto l'umido, i denti, la lingua. La stringo più forte, trovando incredibilmente ingombrante tutta quella stoffa che ci separa. Sbottono la camicia, un secondo dopo le sue unghie mi graffiano le spalle e i nostri respiri si fanno più pesanti.
L'afferro per le cosce, trascinandomela addosso. Tasto bramoso il suo sedere, fino a che l'elastico delle sue mutande non mi intralcia il passaggio. Le tiro via e lei se le lascia togliere senza troppe cerimonie.
Impreco sbattendo un ginocchio alla gamba del tavolo nella foga del momento, ma mi rilasso non appena le mani calde di Soraya iniziano ad armeggiare con la mia cintura.
Passano secondi, minuti, ore, non ne ho idea.
Ed eccolo di nuovo, il paradiso.
***
-Perché lo chiedi a me?- domando freddo, senza staccare gli occhi dal Cavillo. La verità è che avrei volentieri fatto i salti di gioia, quando Rose Weasley è entrata urlando nella mia camera e mi è piombata addosso. D'altro canto, sono un Malfoy e, innamorato o meno, cosa che al momento è ancora da verificare, devo mantenere un certo contegno.
-Perché tu sei qualcuno!- pesta un piede a terra imbronciata, e non posso fare a meno di notare quanto sia adorabile, nonostante un attimo prima abbia provato a strangolarmi. Dettagli, mi ripeto, vista da un'altro punto di vista, strangolare qualcuno può essere considerato anche un gesto d'affetto. -Ed io ho bisogno che qualcuno venga a Hogsmeade con me!-
-Potrei essere qualcuno non disposto ad aiutarti, ci hai pensato?- volto pagina, trattenendo a stento un sorrisetto quando lei sbuffa esasperata. -Chiedi a uno dei tuoi amici drogati-
-Stupido,- il suo delizioso insulto, mi costringe a sollevare lo sguardo e a fissarla con le sopracciglia inarcate -è una missione per il Quartiere Generale, non posso coinvolgere nessuno di esterno. Dovresti saperlo, no?-
-Allora chiedi a qualcuno di interno- ribatto ovvio, vedendola serrare i pugni e respirare lentamente per evocare la calma. È naturale che accetterò di andare con lei ovunque voglia, questo però non toglie il fatto che per ottenere il mio consenso, deve faticare un po'.
-Lo sto facendo in questo esatto momento, testa di Troll- mi lancia un'occhiataccia ed io ghigno beffardo.
-Dammi un motivo, uno abbastanza valido che mi convinca ad alzare il sedere da questo letto-
-Come vuoi,- inclina leggermente la testa e i capelli le ricadono davanti agli occhi. Questo basterebbe, mi dico, frenando l'impulso che mi suggerisce di andare lì a sistemarle la chioma rossa. -ne ho due: motivo uno, ho una tua foto mentre indossi un vestito da donna e Albus ti trucca. Motivo due, io... non voglio andare da sola-
La osservo mentre si dondola sui talloni, aspettandosi chiaramente che la prenda in giro per la sua ultima affermazione. -Tranquilla,- esclamo pacato, tramutando la mia espressione intenerita in un sorriso sghembo -con quel caratteraccio che hai, non ti si avvicinerà nessuno. E poi, sono strepitoso anche con la minigonna mia cara-
-Va bene,- dalla sua faccia indignata, presumo che di bene, non ci sia nulla. Non mi stupirei se decidesse di afferrare la mia testa e ficcarla nel water. -lascia stare-
Attraversa la stanza a grandi falcate, quando fa per afferrare la maniglia e, probabilmente, scardinare la porta, poso il Cavillo sul letto e la richiamo con tono amabile, facendola infervorare ancora di più -Fammi mettere le scarpe-
-Ti detesto- sibila, precedendomi nel passaggio segreto che porta alla cantina di Mielandia. È un'impresa concentrami sulla strada ed eventuali massi appuntiti, quei jeans dovrebbero essere illegali, se continuo a guardarle il sedere in quel modo rischio di essere preso per un maniaco.
-È la quinta volta che lo ripeti-
-Oh,- si volta con uno scatto, frustandomi la faccia con i capelli. Mi affretto a sollevare lo sguardo -ti sei messo a tenere il conto?-
-Non sei di grande compagnia,- scrollò le spalle -mi annoio-
-Bastardo- sibila e riprende a marciare.
Le donne, chi le capisce?
-Cosa dobbiamo fare ad Hogsmeade?- domando ficcandomi le mani nelle tasche. Parlare mi distrae, ed io devo assolutamente distrarmi. Stare in uno spazio così ristretto, che di conseguenza, mi costringe a tenere la schiena piegata e ad avere il viso molto vicino a quello di Rose, di certo non mi aiuta a placare gli ormoni.
-Assi e chiodi-
-Assi e chiodi?-
-Per il tunnel dietro lo specchio al quarto piano- spiega pratica, senza alcuna traccia di astio nella voce.
-E perché vai a prenderli tu?-
-L'ultima volta James è tornato con un sacchetto di bulloni e un martello di gomma-
-Ah si,- ridacchio, contagiandola -me lo ricordo. Lily gli ha lanciato una fattura mucovolante-
Entriamo in un negozietto anonimo, nascosto in vicolo tra La Testa di Porco e una drogheria ormai chiusa da anni. L'odore di vecchio e muffa mi pizzica le narici, infastidendomi non poco. Poggio le spalle contro una parte, intenzionato a non addentrarmi per nessuna ragione al mondo tra la polvere e gli scarafaggi, e seguo Rose con lo sguardo.
La rossa sembra perfettamente a suo agio, mentre zampetta da una parte all'altra, urlando a gran voce il nome del proprietario. Per un'attimo, l'immagine di lei che grida il mio di nome, ma in un contesto completamente diverso, mi balena davanti agli occhi.
-Earl, vecchia ciabatta, ci sei?- si solleva sulle punte, poggiando le mani sul il bancone per riuscire sbirciare oltre. -Earl?-
-Arrivo!- gracchia una voce fastidiosa da dietro uno scaffale. Un secondo dopo, un vecchietto zoppicante con dei flosci baffi grigi, mi si para davanti e mi scruta dal basso. -Hai una voce a dir poco femminile, ragazzo mio-
Spalanco la bocca, per replicare, ma la risata divertita di Rose mi precede -Earl sono io,- si porta una mano davanti al viso per nascondere il sorriso e vorrei che non lo facesse, perché quando ride è a dir poco stupenda. Mi piace il modo in cui le compaiono due fossette ai lati delle labbra, e come le si illuminano gli occhi. Che poi si stia prendendo gioco di me, non ha importanza. -ho una lista di cose che mi servono-
-Oh, signorina Weasley- il vecchio mi ricorda incredibilmente un Elfo Domestico. -Che piacere, mi è mancata. Com'è raggiante!- le si avvicina strusciando i piedi sul pavimento, sono pronto a fare un'affondo in avanti e stenderlo con un pugno in faccia, ma mi blocco quando lo vedo farmi un'occhiolino malizioso -È il suo fidanzato, signorina?-
-No Earl,- esclama senza imbarazzo, infilandosi una mano nella tasca della giacca per poi ficcare un foglio di carta stropicciato nelle mani del vecchio -Scorpius è tutto tuo-
***
-Hai provato a vendermi a un vecchio pazzo, in cambio di una ricordella rotta!-
-Su, non fare il drammatico- ribatto tranquilla, poggiando le chiappe sul muretto fuori da Mielandia, con un calderotto in bocca. Mi sono sempre piaciuti i calderotti, sono la perfetta combinazione di dolce e salato, un miscuglio che all'inizio può sembrare disgusto, ma che alla fine si rivela estremamente buono e singolare. -Devi ammettere che Earl ti avrebbe trattato bene, cercavo solo di essere gentile-
Scorpius sbuffa, me è evidente che sia divertito. Distolgo lo sguardo dalla strada ghiacciata, solo per lanciare un'occhiata veloce al suo profilo illuminato dalla luce di un lampione. -Sei incredibile- borbotta fissando un punto imprecisato davanti a sé. La sua voce è bassa, roca e decisamente piacevole. Così com'è piacevole la vista dei suoi lineamenti oggettivamente perfetti: la curva morbida delle labbra, il naso dritto leggermente all'insù, la mascella dura e gli zigomi pronunciati. Il fatto che io trovi altrettanto bella, la cicatrice bianca che gli sbuca dal colletto della camicia, o il piccolo neo che ha sotto il sopracciglio, credo sia un fatto del tutto soggettivo. E la cosa mi spaventa.
-Ti ricordi quando ci siamo conosciuti?- esclama lui, dal nulla, tenendo gli occhi fissi verso il cielo che ha iniziato a scurirsi. La cosa mi permette di abbassare lo sguardo con calma, prima che Scorpius possa beccarmi a radiografarlo.
-Avevo cinque anni,- inizio ridacchiando -tu e tuo padre vi siete materializzati sopra il tavolo, su cui stavo giocando a scacchi con Al-
Mi ricordo perfettamente il bambino biondo, tremendamente magro, con un faccina infossata e spaventata che gridava aiuto quando l'ho assalito con una scopa giocattolo.
-Ci sei saltata addosso riempiendoci di calci- lo vedo infilare le mani nelle tasche e sedersi al mio fianco, senza toccarmi.
-Pensavo foste dei ladri!-
-È stato molto coraggioso da parte tua- dice divertito. Avverto il calore del suo corpo, quando si gira verso di me e si sporge in avanti scosso dalle risate.
-Certo, fino a che Draco non mi ha schiantato scambiandomi per uno gnomo rabbioso-
-Mi hai colpito- c'è un improvvisa variazione nel suo tono, sembra quasi dolce. Ma deve essere solo una mia impressione.
-Naturale, ho una mira micidiale-
Ride -Nel senso, hai attirato la mia attenzione. Non pensavo che una ragazzina così piccola avesse tanta forza-
-Tu sottovaluti chiunque non sia un ammasso di muscoli, Malfoy. Ti ho fatto un occhio nero-
-La prima e l'ultima volta-
-Non è vero, lo sai- ci tengo a sottolineare, palesemente orgogliosa di me stessa.
-Quello non conta, non è stato intenzionale-
-Oh si, continua a crederci-
-Lo hai fatto apposta?- domanda abilito, spalancando la bocca divertito. Incrocio i suoi occhi grigi, ora calmi, tendenti all'azzurro -Sei malvagia-
Non faccio in tempo a replicare con qualcosa di sarcastico, che Scorpius mi si avventa addosso e inizia a farmi il solletico sul collo, dove lui sa benissimo che lo soffro di più, insinuandosi con le dita sotto la sciarpa. Grido sorpresa, provando ad allontanarlo, ma le risate e il mio agitarmi compulsivamente come un'anguilla, non giovano a mio favore.
-Perfida mocciosa,- lo sento borbottare, ma sono troppo presa a cercare di afferrargli le mani, per ribattere. -adesso ti faccio vedere io-
***
-Quindi James,- fisso il mio migliore amico, con il piede che non la smette di tamburellare sul pavimento per l'agitazione -tu mi stai dicendo che hai intenzione di tendere un'agguato a Ben Trues-
Annuisco con foga, scansandomi i capelli dal viso.
-Ben Trues,- ripete Fred, scrutandomi come se avesse intenzione di trapassarmi la testa con lo sguardo. Ormai la faccenda che non è un Legilimens è stata più che confermata, quindi non ho niente da temere -il capitano di Quidditch di Tassorosso. Quel ragazzo alto due metri, con una mano più grande della mia faccia, intendi proprio lui?-
-Si, Fred, si-
-Vuoi che io ti aiuti,- prosegue imperterrito -ma non mi dici perché dobbiamo andare a farci ammazzare-
-Esattamente-
Segue un breve silenzio, poi il mio migliore amico solleva un braccio come se volesse darmi uno schiaffo, e la posa con forza sulla mia spalla -Ci sto-
***
Avevo sempre lodato il mio spiccato equilibro, paragonandolo a quello di Vegas Jeckings, il Capitano donna dei Chudley Cannons. Adesso, con il sedere immerso nella neve, non mi sento più così gloriosa.
Scorpius ride, ha i gomiti poggiati ai lati della mia testa per non schiacciarmi. Riesco comunque a percepire il peso del suo petto, sopra il mio, che si alza e abbassa velocemente. È così vicino al mio viso che il suo respiro mi arriva dritto in faccia. L'ho trascinano nella caduta con me, com'è giusto che sia, riuscendo a fargli allontanare quelle mani moleste, e tremendamente calde, dal mio povero collo.
Sono sicura di essere arrossita, ma fortunatamente è quasi completamente buio. -Spostati- mi lamento, spingendolo per le spalle. -Non è così che dovevano andare le cose-
-Hai provato a darmi un calcio,- cerca di trattenersi, ma come risultato la sua bocca produce una specie di grugnito che fa scoppiare a ridere, di nuovo, entrambi -e sei scivolata come un salame!-
È tanto che non lo vedevo così, sono orgogliosa di me stessa per essere riuscita a farlo sghignazzare di gusto e soprattutto senza contegno, come faceva una volta.
Non riesco a frenare l'impulso che mi suggerisce di allungare una mano e scostargli i capelli dagli occhi, e quando Scorpius solleva la sguardo su di me, è come se la neve bagnata contro la mia schiena o i pezzi di ghiaccio dentro la sciarpa, non fossero importanti.
-Dovremo andare- bisbiglio, ma ne sono talmente poco convinta persino io, che non penso mi abbia sentito.
Ora non ride più, mi osserva serio. Vengo percossa da brividi e automaticamente le mie dita si serrano sulla sua giacca. Distoglie lo sguardo, ma solo per puntarlo più in basso, esattamente dove io sto guardando lui.
Ha delle belle labbra, sembrano morbide.
A quanto pare, credo che dovrò continuare a vivere senza sapere se le labbra di Scorpius siano o meno, effettivamente morbide. Sento un urlo gracchiante, poi i miei occhi saettano veloci verso l'alto, esattamente dove un bastone sta per colpire Malfoy in testa.
-RAZZA DI PERVERTITO!-
***
Avverto un dolore lancinante alla nuca, e un secondo dopo mi ritrovo con il naso nella neve. Gemo di dolore.
Inizio seriamente a pensare che la presenza di Rose Weasley, per quanto piacevole essa sia, a lungo andare mi porterà a rimanerci stecchito.
-LURIDO VERME,- mi giro di scatto, riuscendo ad evitare per un pelo una bastonata sulle gambe, e rotolo il più lontano possibile dalla vecchietta assatanata con un capello di piume rosa. -PORCO!-
Chiudo gli occhi e accetto il mio triste destino, consapevole che la morte per mano di quella che potrebbe essere mia nonna, non solo non è per niente dignitosa, ma che passerò all'altro mondo senza aver avuto la possibilità di baciare Rose.
-Signora!- urla la mocciosa, decidendo solo adesso di intervenire. La sfumatura divertita nella sua voce, è più che evidente ed io penso, anzi ne sono convinto, che non stia facendo nulla per nasconderla. Sento il suo corpo che mi piomba addosso, rifilandomi una gomitata nello stomaco, non intenzionale, immagino. -È un mio amico, va tutto bene-
Mi obbligo a sollevare le palpebre, ma vedo rosso. Rosso ovunque. Faccio un respiro profondo per impedirmi di urlare come un ragazzino, e mi rilasso non appena mi accorgo che quello che credevo un trauma cranico, sono solo i capelli della Weasley.
-È sicura signorina? Sta bene?-
-Benissimo, grazie- le sorride.
Non mi muovo, resto immobile con lo sguardo fisso verso il cielo. Il cuore riprende a battermi normalmente, ma dura solo pochi istanti, torna a correre quando capisco che il peso insolito che sento sul petto, non è altro che Rose, che mi si é gettata addosso per proteggermi.
-Dite che si riprende?- domanda la vecchia, non particolarmente interessata.
-Si, adesso gli passa-
***
-Vuoi affogarlo nel Lago Nero?- la voce di Fred non è eccessivamente sconvolta. Presumo che i nostri trascorsi lo abbiamo portato a sviluppare una soglia della pazzia piuttosto alta.
-No, certo che no- ribatto sbirciando in corridoio. Premo la schiena contro la colonna nonostante io e il mio migliore amico siamo coperti dal mantello dell'invisibilità, e aspetto che una ragazza di Tassorosso bisbigli la parola d'ordine. Non appena il passaggio si apre, strattono Fred per un braccio e lo obbligo a seguirmi nella sala comune dei tassi. -Lasceremo questo biglietto sul suo letto-
Estraggo dalla tasca dei pantaloni un pezzo di pergamena e Fred me lo strappa dalle mani per leggerlo.
Incontriamoci a mezzanotte davanti al Lago Nero, voglio parlarti.
S.F
-S.F?-
-Soraya Feliz- chiarisco frettolosamente, imboccando le scale che portano ai dormitori maschili.
-E perché Ben Trues dovrebbe voler incontrare a mezzanotte, Soraya Feliz?-
-Lo vorrebbero tutti-
Fred fa un verso di approvazione e si piega in avanti per evitare che i piedi sbuchino fuori dal mantello. -E poi cosa facciamo?-
-Lo vedrai-
***
-Dannazione Malfoy!- urlo, ignorando il suo sguardo infastidito. Continua a premersi un blocco di ghiaccio dietro la nuca, mentre se ne sta comodamente spaparanzato su una panchina. Non oso sedermi lì sopra, il sedere mi si congelerebbe all'istante e, sinceramente, non penso che un culo ghiacciato sia pratico. -Mielandia è chiusa! Come facciamo a tornare indietro?-
Rinuncio a lanciare l'ennesimo alhomora alla porta, perché tanto è del tutto inefficace.
-Albus ha il coltello di Sirius, mandagli un patronus- borbotta non particolarmente interessato alla situazione. D'altro canto, io soffro palesemente il freddo, e per quanto mi piaccia la neve e trovi piuttosto allettante l'alternativa di prendermi la febbre alta e di conseguenza, saltare le lezioni, non posso non cenare: c'è la torta di mele come dessert.
-Non lo so fare un patronus, imbecille-
È la dura e triste verità. Ancora non sono riuscita a produrre qualcosa che non sia un misero bagliore argentato.
Scorpius mi lancia un'occhiata, ma non sono sicura che abbia voglia di replicare. Si limita, infatti, ad agitare la sua bacchetta e chiudere gli occhi. Lo trovo bello, non posso negarlo.
Faccio per distogliere lo sguardo, perché sarebbe davvero imbarazzante se lui mi beccasse a fissarlo, quando un'animale lucente e dalle enormi ali, prende forma davanti ai mei occhi. Resto sbalordita, e osservo il volatile girarmi attorno, prima di schizzare via dopo gli ordini di Scorpius.
-È un aquila- esclama pacato, riponendo la bacchetta. I capelli gli ricadono davanti agli occhi e con la testa reclinata in quel modo, è dannatamente attraente. Devo fare qualcosa per distrarmi: non posso fare questi pensieri su di lui, è il nemico.
Sfrego le mani per scaldarmi e fisso il cielo -È stupenda-
Restiamo in silenzio, si sente solo un leggero chiacchiericcio in lontananza. L'immagine di un bel caminetto acceso, si imprime sulle mie palpebre, facendomi venire la pelle d'oca.
-Forza vieni qui- Scorpius mi afferra per un braccio, trascinandomi sopra di lui. Mi ritrovo rigida e seduta sulle sue ginocchia, imbarazzatissima e incapace di formulare una frase di senso compiuto.
-Cosa fai?- provo ad alzarmi, ma mi tiene inchiodata alle sue cosce. La mia imponente massa muscolare pari a quella di una formica, non mi aiuta di certo nel mio intento.
-Shhh,- poggia la testa nell'incavo del mio collo, facendomi rabbrividire. Sento le guance in fiamme e probabilmente se continua a respirare sulla mia pelle scoperta in quel modo, mi prenderà un infarto -ho freddo-
Trovo il calore del suo corpo piacevole, devo ammetterlo, ma questo non significa che lui sia autorizzato a toccarmi. -Non mi riguarda Malfoy,- esclamo severa, o almeno penso di esserlo. Riuscire a non far tremolare la voce, per farmi apparire convincente, mi sembra un'impresa impossibile -la botta in testa deve averti fatto saltare qualche rotella-
-Può essere,- borbotta sul mio collo, senza spostarsi di un millimetro. Mi stringe con le braccia, e si appoggia allo schienale della panchina tenendomi stretta -solo cinque minuti, non ti mangio mica mocciosa-
-Chiamami ancora così e ti spacco il culo-
Lo sento ridacchiare, e presa da un'inaccettabile voglia di sentirlo più vicino, mi piego in avanti e poggio una guancia sulla sua testa, legando le braccia attorno alle sue spalle -È solo una scusa per palparmi-
***
La camera di Soraya è tremendamente calda, faccio quasi fatica a respirare. Le probabilità che una delle mie cugine entri da quella porta e mi trovi svestito, nel letto del nemico, sono alte. Ma non me ne preoccupo, preso come sono a bearmi del tocco leggero della Feliz.
Abbasso lo sguardo su di lei, stesa sul mio torace semicoperta dal piumone dorato, quando brontola il mio nome -Non sei come tuo fratello- esclama con voce non esageratamente espressiva -un idiota, intendo. O meglio, lo sei ma molto meno di lui-
-Mi stai facendo un complimento?- ghigno beffardo, ricevendo in risposta un pizzico su un fianco.
-Assolutamente no, era solo una constatazione. Non montarti la testa, Potter-
-Puoi montarmi tu, se vuoi-
La sua risposta viene interrotta dall'arrivo di un aquila argentata, che plana dritta sul materasso.
***
-Rose...- sussurra Scorpius con voce terribilmente roca. Lo sento muoversi, e quando abbasso lo sguardo su di lui, mi ritrovo il suo naso ad un palmo dal mio.
Trattengo il fiato imbarazzata e mi godo le sue dita calde che mi accarezzano una guancia. Ho una morsa allo stomaco, è una sensazione mai provata prima.
Lo guardo negli occhi, incapace di proferire parola, incantata da quel grigio ammaliante in cui scorgo qualcosa. Una luce strana, forse.
Il suo pollice mi accarezza una zigomo. Trovo quel gesto incredibilmente dolce, decisamente piacevole e distante dall'immagine di re del mondo che ho di Scorpius. Sollevo una mano, istintivamente, e serro piano le dita introno al suo polso.
È una scena quasi surreale: lui, caldo e bellissimo, la neve, la luce del lampione, il suo respiro, il profumo del suo balsamo, la mia mano che preme sulla sua nuca...
Scorpius si sporge in avanti, non faccio niente per fermalo perché non ne ho alcuna intenzione, e mi bacia.
Cattura le mie labbra tra le sue, lo fa piano, dolcemente. E si, sono davvero morbide come sembrano. Cerca la mia lingua, la trova e poi la perde di nuovo. Mi lascio sfuggire un sussulto sorpreso, quando lui mi afferra le cosce ed io mi ritrovo a cavalcioni sul suo bacino.
Sorride, impedendomi di approfondire il contatto. Gli mordo un labbro per infastidirlo, e lui affonda una mano tra i mei capelli scompigliandoli. Poco dopo torna ad esplorare il mio palato.
Le mie mani corrono a posarsi sulle sue guance, quando Scorpius prende a stamparmi baci umidi a fior di labbra, stringendomi a lui.
-Dovrei schiantarti- sussurro, poggiando la fronte sulla sua. -Razza di cretino-
Ma le mie sono solo parole, non ho la forza di fare nulla, sento le gambe molli come gelatina. Sarebbe un'impresa anche sono riuscire ad alzarmi.
-Mocciosa,- sfrega il naso contro il mio collo, stampandomi un bacio esattamente sopra la clavicola -chiudi quella bocca-
E improvvisamente sento caldo, caldo ovunque.
-Ehm... ragazzi?-
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