16. Incidenti di percorso

Ho scoperto di avere un appuntamento quindici minuti fa, è stato un trauma considerando che ero già pronto per infilarmi nel letto e dormire fino all'ora di cena. E nonostante Soraya odi il mio migliore amico, sarebbe scortese dare buca ad una ragazza così bella.

-Non guardarmi con quella faccia,- Albus sfoglia un giornalino babbano e pare molto concentrato, perciò non mi capacito di come faccia a sapere l'espressione che hanno assunto i mei muscoli del viso -ti ho già detto che non mi interessa se esci con la Feliz, è carina-

-Ma ti odia- infilo al volo la prima cosa che trovo e spero con tutto me stesso che Al se ne esca con qualche scenata e che mi preghi di non uscire, perché in effetti lasciare questa calda camera da letto è l'ultima cosa che voglio. Mi va bene anche che si rompa una gamba, quello si che sarebbe un pretesto perfetto per rifiutare un appuntamento in modo garbato.

Volta pagina e riesco a scorgere l'enorme disegno colorato su sfondo nero che lampeggia sulla sua maglia, sono sicuro di averla già vista indosso a suo fratello -È irrilevante-

-Insomma, no che non lo è,- continuo a fissarlo indispettito, perché è così ovvio che lui sappia che non voglio uscire con Soraya, ma allo stesso tempo è palese che si stia vendicando per averlo costretto a conoscere Daisy Hoper. -ci sono una marea di motivi per cui...-

-Scorpius,- sento i suoi occhi esasperati puntati addosso; era ora che iniziasse a prendere sul serio quello che dico invece di sfogliare strana roba riguardante moto costose, dannazione io sono molto più importante di un fottuto motore -fammi il piacere di levarti dai coglioni-



















Ormai sono dieci minuti che aspetto davanti al portone d'ingresso, e mi sento un tale imbecille a starmene qui in piedi a fissare le scale nella speranza che Soraya si decida a scendere. Non capirò mai le ragazze e la loro mania ossessiva per il trucco perfetto, dopo tutto chissene importa se il rossetto non si abbina alla borsa, nessuno oltre a loro lo noterà.

La squadra di Quidditch di Grifondoro, mi sfila davanti diretta al campo per il loro solito allenamento del venerdì. Non so e neanche mi interessa come abbia fatto la Feliz a convincere James a lasciarle il pomeriggio libero, fatto sta che la faccia di quest'ultimo non sembra per niente contenta quando mi passa accanto.

Rose è spiattellata nel mezzo tra Roxanne e Hugo e noto con piacere che oltre all'evidente ripristino del normale colore del suo viso, sembra intenta ad ignorarmi. Ed è facile capire quando Rose Weasley ha deciso che la tua presenza sulla terra non è fondamentale e che quindi il suo cervello ti ha completamente resettato per un periodo di tempo più o meno lungo, che solitamente varia a seconda del suo livello di arrabbiatura.

A confermare la mia teoria c'è il fatto che quando è il suo turno di passarmi vicino, mi guarda ma non mi vede. È come se fossi un particolare tipo di crepa sul muro che non merita la sua attenzione.

Dovrei fregarmene, perché è solo una stupida che si comporta da immatura e che pensa sia giusto non prestare attenzione ad uno come me. Perché chiunque ignori la mia regale presenza non è altro che un'idiota che, di conseguenza, non è degno neanche di respirare la mia aria. Ma la cosa che mi fa infuriare non è che Rose Weasley si comporta da Rose Weasley, ma che sono costretto a frenare l'impulso che mi urla di iniziare a saltare e gridarle ehi, sono qui, non fare finta che non esista.

***
-Ehi Dominique,- alzo la mano con cui non tengo la scopa e la sventolo in aria per farmi vedere, anche se sono sicuro che il mio tono di voce pericolosamente alto non sia facile da lasciar passare inosservato -ci vieni a Hogsmeade con me?-

-Per la miliardesima volta, James,- attraversa il cortile velocemente avvolta in una sciarpa rossa che le copre quasi tutto il viso. Alice al suo fianco sembra assorta nei suoi pensieri e non fa neanche caso ai piedi del ragazzino del primo anno che calpesta con forza -No-

Non smetto di sorridere perché so che è solo questione di tempo, entro la fine del settimo anno avrà ceduto al mio fascino.

Fred sogghigna e continua a farlo anche quando gli assesto una gomitata tra le costole che lo fa mugugnare di dolore. Ho sempre avuto un gomito potente, che posso farci.


















-I Tassorosso hanno un nuovo portiere,- sfrego le mani per riscaldarle mentre il vento sferza violento contro il viso della mia squadra intenta ad ascoltarmi in religioso silenzio. -sembra un allocco, ma non lasciatevi ingannare, la sua tecnica è impeccabile-

Mike Baston si schiarisce la voce ed io sono già pronto ad incenerirlo con lo sguardo, perché dannazione, lo sanno tutti che devono lasciarmi parlare mentre insulto le squadre avversarie. È un rito scaramantico che va fatto prima di ogni allenamento. -Capitano- esclama lentamente come se avesse paura che lo uccida. Non lo farei mai, per la precisione, almeno non prima della fine dell'anno. Ho bisogno di entrambi i battitori per vincere la Coppa. -lo stai prendendo troppo seriamente, dopo tutto è solo un Tassorosso-

-Già- lo asseconda Roxanne annuendo con foga -Tassorosso non ha mai vinto contro di noi, non c'è nessun pericolo-

Nessun pericolo, dicono. Ho già in mente di triplicare gli allenamenti e fargli fare trenta giri di campo in più del solito, sia per ricordagli che quello che comanda qui sono io e che se di conseguenza li avverto di non prendere alla leggera la prossima partita solo perché questa è contro una delle squadre più deboli di Hogwarts, loro devono starmi a sentire e venerare qualsiasi cosa esce dalla mia bocca, anche se questa presunta cosa è un rutto o una pernacchia.

-Sciocchezze,- taglio corto e un fulmine in lontananza squarcia il cielo in due -il pericolo è ovunque e da nessuna parte, non bisogna sottovalutare mai l'avversario-

-Va bene Capitano,- Rose alza gli occhi al cielo e sale sulla sua scopa con un balzo -dacci un taglio e iniziamo prima che inizi a piovere-

Facciamo cinquanta giri di campo.

***

Mi piace il silenzio, ma sarebbe strano se non trovassi altrettanto piacevole il rumore. Nel senso, crescendo in una famiglia chiassosa come la mia non ci sono molte possibilità di sopravvivere se non ci si adatta all'ambiente circostante. E la Tana, per quanto sia accogliente, credo che sia il posto più rumoroso della terra. Perciò, quando Kieran e Dagon entrano nella stanza urlando rispettivamente "non avrai mai la mia figurina di Silente" e "tu non puoi farmi questo" riesco a trasformare il loro chiacchiericcio in un piacevole sottofondo.

Non mi interessano le moto o gli aggeggi babbani in generale, e di conseguenza me ne importa meno di niente di questa rivista che stringo tra le dita. La lancerei nel caminetto della sala comune, se fosse per me. Solo che, naturalmente, non è mai per me.

James, la scorsa estate ha trovato una motocicletta coperta da un telo in soffitta. È convinto che appartenga a nostro padre, ne è sicura anche Lily che dice di avere origliato una conversazione tra lui e la mamma, in cui papà le dichiarava il suo desiderio di poterla riutilizzare. Il nostro intento è quello di riuscire ad aggiustarla o almeno di capire come fare ad accenderla prima di Natale.

Molly che è la più brava della famiglia nel riconoscere gli incantesimi, dice che è stregata in modo che possa volare. È una magia che non conosce dice, ma tenterà al più presto di capirne qualcosa. Inoltre, come se una motocicletta babbana stregata non fosse già una cosa abbastanza stramba, soprattutto da tenere in soffitta per un mago, Rose ha trovato incise su un lato del manubrio due frasi: "Elvendork è un nome unisex" scarabocchiato con una calligrafia molto simile a quella di James, solo più disordinata e "Prongs, non toccare la mia bambina" scritto in modo elegante ma chiaramente di fretta.

-Albus,- sollevo lo sguardo dal paragrafo in cui un tizio spiegava il funzionamento di un motore a funghi o qualcosa del genere, ma solo perché la voce di Kieran mi sembra particolarmente entusiasta, e se è appena successo qualcosa, esigo saperlo. -Abbiamo visto Scorpius, in corridoio,-

Grandioso, davvero, io lo vedo tutti i santi giorni, perciò non mi pare il caso di esserne così felici. Soprattutto perché, mi sono appena accorto, che si è permesso di indossare la mia felpa dei MagicRock e dannazione se me la sporca sarò costretto ad ucciderlo visto che è un'edizione limitata.

Inarco un sopracciglio spronandolo a parlare, ma l'unica cosa che ottengo in risposta è un largo sorriso stampato in faccia a Dagon. -Tutto qui? Perché sapete non c'è da festeggiare...-

-Ascolta,- Kieran mi interrompe con gli occhi che gli brillano dalla gioia o almeno credo che sia gioia, potrebbe benissimo essere fatto di polverina magica -Noi pensiamo, anzi, siamo quasi sicuri che Scorpius stia cominciando a capire-

La motocicletta volante può decisamente aspettare. Raddrizzo la schiena e lancio la rivista sul letto -Quindi voi mi state dicendo che lui potrebbe saperlo?-

-Proprio così,- Dagon annuisce per calcare il suo livello di convinzione -suppongo che sia questione di settimane, dobbiamo essere preparati e mostrarci assolutamente sorpresi quando ce lo dirà-

-E di Rose che mi dite?-

Kieran scuote la testa -ma ci si può lavorare-

***
-Grazie mille- Soraya mi sorride mentre poggio il suo boccale di Burrobirra sul tavolo. È un sorriso tirato, sembra sforzarsi ma nonostante quella strana smorfia il suo viso resta comunque molto attraente.

-Di niente,- prendo posto al suo fianco, lanciandomi a peso morto sulla sedia scricchiolante de I Tre Manici Di Scopa. -posso farti una domanda?-

Lei solleva le sopracciglia scure e sembra che i suoi occhi si stiano prendendo gioco di me. È fastidioso, visto che solitamente sono io quello che sbeffeggia la gente -Questa, di per sé, è già una domanda- esclama lentamente -comunque si, certo-

-Perché mi hai chiesto di uscire?-

Non è per fare il maleducato, ma se non ricordo male la settimana scorsa voleva buttarmi giù dalla scopa con una fattura, per non parlare di tutte le volte in cui ha tentato di uccidermi semplicemente perché ero seduto accanto ad Albus.

Ride piano, con leggerezza -Sei un bel ragazzo,- dice schietta. Un sorriso beffardo compare un attimo dopo sulle mie labbra: essere lodato è qualcosa di estremamente piacevole che per un secondo mi fa dimenticare che potrei benissimo essere a letto, invece che in questo posto. -e poi avevo bisogno di muovermi, fare qualcosa, capisci?-

Vivo con i Weasley e con i Potter, certo che non capisco. Trascorro la maggior parte del mio tempo a rischiare di venire espulso. Mi limito ad annuire.

-Ho passato un brutto momento, avevo la testa completamente incasinata,- prosegue tranquilla sorseggiando dal suo bicchiere. -ma ora è tutto sistemato, perciò voglio tornare a divertirmi-

-Divertirti?-

-Si,- mi accorgo solo quando ormai è troppo tardi che la sua faccia è a pochi centimetri dalla mia. -spero che non ti dispiaccia- le sue labbra sbrilluccicanti sono così vicine che per evitare che si spiaccichino sulla mia bocca, indietreggio fino a trovarmi con le spalle al muro.

Non ho più scampo, sono bloccato.

Chiudo gli occhi. La mano di Soraya si posa sulla mia nuca e non appena l'immagine di una ragazza dai capelli rossi si imprime sulle mie palpebre abbassate, una lingua calda si fa spazio nella mia bocca.





Mercoledì 21 Ottobre, ore 9:34.
Aula di Trasfigurazione, pianterreno.

Sono tre giorni che teniamo in bocca delle foglie di Mandragora rubate dallo studio di Neville. Prenderle è stato un gioco da ragazzi, considerando che il padrino di Hugo dormiva con la testa affondata tra le braccia. Fred se ne è incollata una al palato con un incantesimo di adesione non permanente, io, dato il recente incidente in cui la lingua mi è rimasta appicciata alla gola per una settimana, ho deciso di metterla semplicemente nascosta dietro ai denti.

Non è così terribile: la consistenza è accettabile e le foglie sono della misura perfetta. L'unico inconveniente è il sapore, dannazione, mi sembra di avere in bocca un calzino sporco, per non parlare dell'alito putrido e pestilenziale. Sono ore che nè io o Fred apriamo bocca, e questo sta facendo insospettire la Mcgranitt.

-Signor Potter,- ecco appunto -può leggere ad alta voce le regole elencate alla lavagna, cortesemente?-

Dentro quest'aula ci sono cinquanta studenti e lei lo deve chiedere proprio a me, questa si che è sfortuna. Probamente si aspetta un attacco a sorpresa da un momento all'altro, lo vedo da come tiene le spalle tese. Sarei in allerta anche io, se fossi in lei, e la lezione stesse procedendo tranquillamente e senza rumori di sottofondo.

Scuoto la testa tranquillo e torno a fingere di prendere appunti.

-Potter,- ora il mio nome non merita neanche più di essere preceduto da signore -legga la scritta sulla lavagna-

Forza James, per depistare l'ira della professoressa hai bisogno di qualcosa di molto astuto. Sollevo un dito e mi indico la gola dispiaciuto.

-Perfetto- dal suo tono di voce presumo che di perfetto non ci sia un bel niente -Weasley a lei la scelta: o legge o Potter finisce in punizione-

Questo è sleale; alzo le mani per esprimere tutta la mia indignazione e Fred serra le labbra alternando lo sguardo dalla Mcgranitt a me. Non voglio che parli, sarebbe rischioso, perciò provo a trasmettergli con solo un'occhiata di continuare a tenere la bocca chiusa.

I secondi passano e nessuno si decide a fiatare, la consapevolezza e l'accettazione che anche oggi passerò il mio pomeriggio libero a riordinare volumi polverosi in biblioteca, si fa lentamente strada verso di me. Ma sono un uomo forte e perciò lo accetto.

-Signor Potter,- il tono della preside non è furioso come mi aspettavo, semplicemente pacato ma irritato -alle cinque, lei sa dove-

















-Weasley, Potter, un momento-

Vedevo la luce, giuro che la vedevo al di fuori della porta, in cui tutti gli studenti si stanno riversando fuori dopo il suono della campanella, ma in un attimo questa è di nuovo chiusa. Le fiaccole illuminano appena il volto rugoso della Mcgranitt e dalla finestra non entra altro che freddo; i nuvoli grigi e pronti ad esplodere da un momento all'altro, coprono il sole e fanno salire la mia ansia a livelli stratosferici.

Io e Fred ci scambiamo un'occhiata preoccupata, prima di camminare lentamente verso la cattedra. Il segreto è ostentare sicurezza, anche quando non si è sicuri per niente, per questo non appena la preside solleva i suoi occhi su di noi, sfoggiamo entrambi un sorriso angelico.

-Disobbedire agli ordini di un insegnate è inaccettabile,- mi preparo ad intonare le note di una qualsiasi canzone nella testa, in modo da passare tranquillamente il quarto d'ora in cui ci farà la solita noiosa ramanzina. Ormai l'ho imparata a memoria e, devo dire, che la parte in cui cita Albus Silente è piuttosto solenne. -vi informo che i vostri fascicoli sono tra i più gonfi ed i più pesanti di Hogwarts e che questo potrebbe inferire sui voti dei M.A.G.O-

Fred annuisce e dal modo in cui batte il piede, sono quasi sicuro che stia cantando l'inno di Quidditch dei Grifondoro.

-Per questo è mio dovere di insegnante dirvi che rispondere correttamente ad una domanda, eseguire un qualsiasi ordine o ricevere punti, può aiutare,- si sistema gli occhiali sul naso e ci fissa così intensamente che mi scordo il testo della canzone -perciò, se siete impossibilitati ad aprire la bocca per motivi personali che non mi riguardano...-

Si gira di spalle ed io fisso la sua schiena confuso -se non fossi la preside di questo castello, vi consiglierei di cercare l'incantesimo Dissodoramenta nella sezione nord della biblioteca, aiuta con l'odore-



Giovedì 22 Ottobre, ore 18:47.
Dormitorio maschile del settimo anno.

-Penso che per oggi possa bastare,- Fred si siede sul letto stanco, con la bacchetta ancora stretta tra le dita -riproviamo domani- la sua fronte sudaticcia e i capelli rossi incollati al viso, di certo non mi trasmettono la sicurezza di avere davanti un ragazzo nel pieno della sua forma fisica.

Se fosse per me, tenterei per ore nella speranza di ottenere qualcosa, anche solo un pelo particolarmente lungo magari, ma il mio migliore amico è esausto e, ad essere onesti, lo sono anche io, perciò lo imito e mi stendo sul materasso al suo fianco con la pancia rivolta verso l'alto.

Come se Fred mi leggesse nel pensiero, esclama piano -È solo la terza volta che proviamo, ci vuole tempo, anni-

-Voglio riuscire a trasformarmi prima di lasciare Hogwarts,- ammetto continuando a fissare le tende scarlatte del baldacchino -ce la faremo-

Non replica e non aggiunge altro, per quello che ne so potrebbe benissimo essersene andato lasciandomi solo con i mei pensieri folli e quasi surreali, perché sperare di diventare un Animagus in meno di un anno è teoricamente impossibile, nella pratica è da vedere. Solo che il suo respiro pesante e le molle del letto piegate sotto al suo peso, indicano che Fred è esattamente dove dovrebbe essere.

Sposto la foglia di Mandragora da una parte all'altra della bocca, immaginandomi la meravigliosa sensazione che proverò al termine di un mese esatto, quando non sarò più costretto a tenere questa schifezza dietro ai denti. Poi, inizio a sentire caldo e le cose si susseguono in una maniera così veloce che mi è impossibile ricordarne l'ordine esatto.

-James!-

Buio.

***
La sala comune è gremita di studenti del sesto anno che provano e ripentono incantesimi rumorosamente, imprecando contro se stessi per aver sprecato tutta l'estate ad oziare invece di ripassare. Sarebbe futile dire che quella che crea più confusione di tutti sono io, la Regina Suprema del cazzeggio estivo.

Ho fatto esplodere una delle librerie e adesso il gruppo di primini che sperava in un po' di tranquillità accanto al fuoco, si è dileguato alla velocità della luce senza neanche guardarmi in faccia. Capisco di avere una specie di groviglio di capelli spaventoso sulla cima della testa, ma così mi offendono.

-Se tieni la bacchetta più in alto,- imito la posizione in cui Alice tiene sollevato il suo braccio e rischio di accecare Dominique che, con uno scatto furioso e repentino si sposta pochi secondi prima che tocchi il suo occhio -ecco così, brava,- so che lo dice solo per non farmi venire una crisi isterica -dovrebbe andare, riprova-

-Aqua Eructis- pronuncio scandendo bene le parole, ma l'unica cosa che ottengo è un leggero bagliore azzurro.

-La pronuncia corretta è Aqua Eructo- mi rimbecca mio fratello, senza staccare lo sguardo dal libro di Pozioni Avanzate che è riuscito a salvare dalla libreria prima che questo prendesse fuoco. Detesto quando fa il "so tutto io" ma sono sicura che non se ne renda neanche conto, perciò non gliele faccio una colpa. Anzi, credo che con la sua superiore indifferenza stia cercando di aiutarmi, anche se non lo ammetterebbe mai.

Sbuffo ormai spazientita e riprovo sotto lo sguardo attento e parzialmente terrorizzato di Alice, che si indietreggia con la sedia quel che basta per non stare sotto tiro.

-Aqua Eructo- un enorme, cristallino ma soprattutto violento getto d'acqua schizza fuori dalla mia bacchetta alla velocità della luce, tanto che sono costretta a stringere l'impugnatura con entrambe le mani. Non vedo niente, la mia visuale è completamente oscurata ma sono sicura di avere combinato un gran pasticcio sul tavolo, forse anche in mezzo alla stanza, ma quello potrebbe anche essere stato Jon Wittermore con il suo Aguamenti.

-Rose- nessuno urla il mio nome come Dominique, lei riesce a farlo sembrare un insulto anche quando non lo è. L'incantesimo termina e riesco finalmente a scorgere i miei compagni che mi fulminano con lo sguardo completamente fradici. Roxanne si sta già asciugando la divisa mentre continua a scrivere il suo tema lungo due pergamene con indifferenza, come se il mondo circostante non esistesse. Lo stesso non si può dire della mia migliore amica che sembra intenzionata ad uccidermi -hai letto la scritta che dice: non utilizzare in luoghi chiusi?-

-Deve essermi sfuggito-

-Beh,- Alice strizza i suoi capelli spettinati e mi guarda con un leggero accenno di sorriso -almeno ti è riuscito-

Vedo le mani di Dom che si sollevano per strozzarmi, dubito per abbracciarmi, ma il suo tentato omicidio viene interrotto da Fred che scende le scale gridando il mio nome, bianco come un cencio.

-Che c'è?- sbotto burbera pentendomene quando mi rendo conto che cosa sono io per loro: il custode supremo. -Non dirmi che...- non riesco neanche a pronunciare quella parola, è come se qualcosa di pesante si fosse posato sul mio petto con violenza.

-Che succede?- Dominique si è alzata in piedi con il suo solito fare autoritario, ma la sua voce tremolante la tradisce -James sta bene?-

-James?- Fred si guarda in torno spaesato -Oh si, certo. Benissimo-

Non aspetto che aggiunga altro, la mia sedia stride sul pavimento e un attimo dopo sono già nella loro stanza, chinata sul corpo privo di sensi di mio cugino.

È un idiota con quegli stupidi occhiali con una lente rotta a causa della caduta, i capelli spettinati e la bocca socchiusa. E sono un'idiota anche io, perché se solo avessi provato ad impedirgli di farlo, adesso lui starebbe respirando, cosa che, al momento non sta facendo.

-Portiamolo in infermeria- non mi volto perché so che è Fred, tira su con il naso e si inginocchia sul pavimento al mio fianco -non mi importa se ci scoprono, non mi importa- ripete con la voce che è un sussurro.

-Non essere sciocco- devo prendere in mano la situazione perché è esattamente quello che farebbe mia madre.

-Ma non respira!-

-Stai zitto, dannazione- mi porto una mano contro le tempie massaggiandole con forza perché so che fino a qualche secondo fa stavo leggendo di un incantesimo capace di liberare le vie respiratorie, se solo riuscissi a ricordarlo...

Fred tace, ma continua a scuotere la testa e i suoi occhi lucidi che fissano il viso inespressivo di James non fanno altro che deconcentrarmi.

È colpa mia.

È sempre colpa mia.

***
Penso di avere un problema, ma non uno qualunque, trascurabile ad esempio. Il mio, quello che mi sta fondendo ogni neurone del cervello da quasi due giorni, ha un nome, un cognome e dei capelli ridicoli. Se fosse possibile, lascerei che mi scivoli addosso come acqua, ma naturalmente non posso ignorarlo perché: se una delle ragazze più belle della scuola ti bacia e tu non provi niente anzi, ti immagini proprio un'altra persona davanti agli occhi, c'è sicuramente qualcosa che non va.

Le possibilità sono due: sono gay e il mio subconscio sta cercando di dirmi che mi piacciono i rossi e lo accetterei, davvero. Oppure penso che mi piaccia Rose Weasley, ma la possibilità di essere omosessuale mi alletta molto di più.

La sigaretta che ho in bocca non mi aiuta a smettere di pensare neanche per un secondo, per questo non sono solito fumare e le rare volte in cui lo faccio è per il semplice gusto di avere qualcosa di nocivo tra le mani. Non ricordo né quando né come ho cominciato e dubito che lo dirò mai a qualcuno, è come un segreto così come dovrà esserlo il fatto che credo di provare qualcosa per la cugina del mio migliore amico.

La torre di Astronomia è un posto tranquillo, credo che resterò qui ancora per un po' magari per sempre.

***
-Anapneo- il mio incantesimo colpisce James in pieno, sono sicura che sia quello giusto. Deve essere quello giusto.

Fred guarda prima me e poi nostro cugino speranzoso, ma non succede niente ed io non so che fare perché non sono mia madre e di conseguenza non so prendere in mano la situazione. Ho la vista annebbiata dalle lacrime, ma mi rifiuto di piangere perché il cuore di James batte ancora e questo significa che è vivo.

-Basta, chiamo la Mcgranitt- Fred si alza in piedi con le ginocchia che gli tremano e la voce rotta, ed io non ho nessun motivo per impedirgli di farlo, preferisco essere espulsa con ancora tutti i miei cugini, che ad Hogwarts ma senza un pezzo della mia famiglia.

L'orologio sul muro segna che è passato solo un minuto da quando sono qui, ma sembra che io sia su questo pavimento da un'eternità. -Svegliati James- afferro la sua camicia con l'intenzione di sballottarlo da una parte all'altra fino a che i suoi occhi non si apriranno. A stento riconosco la mia voce. -Anapneo-

Ma non succede niente, lui è sempre lì con gli occhiali rotti sulla punta del naso e non respira.

Fred abbassa la maniglia con una tale forza che ho paura possa scardinare la porta, sono sul punto di scoppiare quando il suono del mio singhiozzo viene sovrastato da un rantolo.

-Cazzo, che mal di testa-












Fred prova a fare l'uomo virile ma è chiaro che sia sul punto di un collasso. Le sue braccia lentigginose stringono James con una tale forza che ho paura possa soffocarlo e quest'ultimo ci fissa attraverso la lente rotta come se fossimo due deficienti.

-Va tutto bene ragazzi, sul serio- James scompiglia i capelli di Fred che continua a tenerlo stretto nella sua morsa. E, anche se la sua voce è terribilmente rauca, riesce ad apparire molto convincente -È stato solo un piccolo incidente di percorso, capita anche ai migliori-

Sorrido perché penso di non essermi mai sentita così felice e sollevata prima d'ora e poggio la testa sulla sua spalla respirando il suo profumo. Sudore e dopobarba, non è il massimo ma è James.















-Rose che è successo?- non appena scendo le scale del dormitorio, Dominique e la sua faccia che finge di ostentare tranquillità mi osservano curiose e chiaramente preoccupate -È James vero, gli è successo qualcosa...-

Ho ancora il cuore che batte forte e le dita che tremano, non sono in grado di formulare qualcosa di abbastanza convincente, così mi limito a dire -James chi?- ed a uscire dalla sala comune.

Aria, è tutto quello di cui ho bisogno adesso.

I mei piedi camminano senza che io abbia in mente una meta ben precisa, camminano e basta. Neanche pensavo di poter raggiungere una velocità simile senza correre e per di più, senza avere il fiatone. Così, senza neanche rendermene conto mi ritrovo davanti alla porta socchiusa della torre di Astronomia.

Il freddo mi invade ancora prima che entri e il vento mi sposta i capelli dal viso. Mi sento già meglio.

-Oh scusa,- non so perché mi sto scusando con Scorpius Malfoy per essere entrata nella sua stessa stanza. Probabilmente a causa di James mi sono partiti più neuroni di quel che credevo e di conseguenza mi ritrovo a fissare il suo viso arrossato dal vento e la sigaretta quasi finita che tiene in mano. -me ne vado-

-Puoi restare, non mi importa- borbotta senza guardarmi in faccia. Il che mi irrita visto che quella che fino a prova contraria lo sta ignorando sono io e non lui, perciò non ha alcun diritto di darmi le spalle.

-No, ehm...- gira appena il viso quel poco che mi permette di scorgere il grigio del suo iride -voglio stare sola-

-Anch'io,- scrolla le spalle -se vuoi possiamo stare soli insieme-

-Oh,- senza ombra di dubbio non mi aspettavo una proposta del genere, ma d'altro canto non sono salita fin qua su per fare ginnastica -va bene-

Titubante chiudo la porta e mi incammino verso di lui, stando ben attenta a non guardarlo. Non può pensare di cavarsela così: sono arrabbiata e fino a che non si prostrerà ai miei piedi, non otterrà il mio perdono. In alternativa potrebbe regalarmi una torta al cioccolato, ma è di Scorpius Malfoy che stiamo parlando. Probabilmente non sa neanche che amo da impazzire le torte.

***
È difficile trovare qualcosa da dire che non mi faccia sembrare un imbecile. Mi sono sempre vantato delle mie capacità lessicali spigliate con le ragazze e loro parevano gradire di essere in mia compagnia. Ma con Rose Weasley è tutta un'altra storia. Non posso ammiccarle sperando che mi sorrida, il massimo che potrei ricevere in cambio è un calcio nelle palle.

È una tipa difficile con un carattere complicato che ancora non sono riuscito a capire a pieno. Decifrare e decodificare i messaggi criptati che lanciano le sue espressioni facciali, non sempre è facile. Anzi, spesso mi manda fuori di testa.

Ma forse adesso potrei risolvere tutto regalandole una torta al cioccolato: so che ne va matta.

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