13. Tu l'hai presa in prestito e per questo soffrirai

Stanca, sfinita, esausta e con la pancia piena di pollo, arranco verso le scale del mio dormitorio, mentre Dominique continua a guardarmi con quel sorrisetto inquietante che ha stampato in faccia da quando ho fatto il mio ingresso in Sala Grande.

Serro le mani intorno alla mia bacchetta, perché non si sa mai e le lancio delle occhiatacce che, secondo il mio modesto parere, dovrebbero fare tremare la terra da quanto sono fulminanti.

Sono la sua migliore amica, se ha deciso tutto d'un tratto che devo morire e che deve essere lei a sentire l'ultimo mio respiro vitale, esigo almeno di esserne informata.

Indugio davanti alla porta, scacciando in un angolo del mio cervello la voce autoritaria di Hugo che mi urla che sono una fottuta Grifondoro e che se una volta passata all'altro mondo voglio ricevere onore e gloria, devo essere coraggiosa ed entrare dentro quella camera senza esitazione. Naturalmente Hugo non capisce la gravità della situazione, perché se Dom mi guarda in quel modo, deve esserci sicuramente qualcosa di tremendo e doloroso che mi aspetta oltre la soglia.

Non faccio in tempo a scegliere tra il lanciarmi di corsa giù per le scale e lo schiantarla per poi fuggire alla velocità della luce, che la porta si spalanca ed io mi ritrovo ad un palmo dalla faccia un naso lentigginoso e due occhi tanto verdi quanto familiari.

***
-Non dirmi che sono stati di nuovo i Ghermidori a farti quel livido enorme sulla fonte, perché non ci credo-

Fisso corrucciato la faccia del mio migliore amico e lui si limita ad alzare gli occhi al cielo scocciato. So che ci sono cose, discorsi più precisamente, che non bisogna mai affrontare con Scorpius, quali il motivo dei suoi segni da lotta, le mele verdi nascoste nel suo cassetto dei calzini e il passato di suo padre. Ma io ho bisogno di sapere, voglio essere informato nel caso qualcuno, e con qualcuno intendo chiaramente i membri della mia famiglia, abbiano intenzione di fare saltare in aria qualcosa o scatenare una rivolta contro i troppi compiti di pozioni.

Già Rose mi mente, ed io lo so che mi mente, perché la conosco da sempre e nonostante sia un'esperta nel campo delle menzogne, riesco a decifrare ogni sua singola espressione. Per esempio, quando infila le mani nelle tasche, al novantanove virgola nove percento dei casi, ha appena trasfigurato il letto della sua compagna di stanza in un cucchiaio. È il suo modo per dire ehi guarda la mia faccia, è così angelica, potrei mai fare una cosa del genere?

-Al- Scorpius mi guarda annoiato mentre una ragazza ci passa accanto e ci fissa intensamente come se avesse intenzione di mangiarci -Sono inciampato e ho sbattuto, non c'è niente di losco in uno stupido livido-

Quello invece è chiaramente uno stupido livido molto losco e se gli stupidi lividi molto loschi potessero parlare, questo starebbe sicuramente ammettendo a gran voce la sua colpevolezza.

-D'accordo- e no, non sono per niente d'accordo con il mettere fine a questa conversazione. Per questo aspetterò che si addormenti per vedere se almeno nel sonno parla dei suoi reati. -E di grazia, potrei sapere dove sei sparito questo pomeriggio?-

Entriamo nella nostra sala comune e Jasper qualcosa, il ragazzino del primo anno a cui sono stato costretto a dare ripetizioni di Erbologia, si sbraccia dall'angolo della stanza per salutarmi. Non lo fa perché mi è riconoscente per averlo aiutato a recuperare il suo Troll, naturalmente, sono sicuro al cento per cento che desideri far vedere ai suoi amici brufolosi che mi conosce. Gli faccio un cenno del capo e torno a fissare Scorpius indispettito.

Il biondo, che ha avuto tutto il tempo di inventarsi ed elaborare una riposta più che sensata e soddisfacente, si limita a dire -Hogsmeade- come se quel nome fosse la risposta a tutte le mie domande.

Ha dato fuoco a Hogsmeade? Ha derubato Hogsmeade? Ha incontrato tizi strani a Hogsmeade? Ha un'amante di nome Hogsmeade?

-E smettila di guardami come se avessi la scritta colpevole stampata in fronte-

Assottiglio lo sguardo -Io ti osservo Malfoy, stai attento-

-Tu sei pazzo-

***
La mia mascella non potrebbe precipitare più di così, lo sento ed è una sensazione tremendamente fastidiosa. Vorrei poterla far cadere a terra, così che tutti comprendano quanto sia elevato il livello di stupore presente nel mio sangue adesso.

-Alice?-

La ragazza minuta con i capelli lunghi castano chiaro tutti spettinati e un sorriso smagliante che ho davanti, deve essere sicuramente lei. Non mi capacito di come Roxanne possa essersi trasformata in Alice utilizzando una pozione polisucco, visto che non è neanche in grado di preparare una semplicissima pozione della pace. Perciò, andando ad esclusione, questa deve essere senza ombra di dubbio Alice Paciock in carne e ossa.

-Rose?- domanda lei come se a distanza di un mese, non riconoscesse il mio charm.

-Alice!-

Adesso sto urlando e Soraya spaparanzata sul suo letto mi fulmina arrabbiata, pensando che me ne freghi qualcosa delle espressioni contorte che assume la sua faccia.

-Rose!-

Non so come, non so quando e non so neanche perché, ma un attimo dopo mi ritrovo in un groviglio di braccia e gambe, mentre il mio sedere rotola poco aggraziatamente sul pavimento.

L'amicizia, che cosa meravigliosa, giusto? Sarebbe tutto ancora più stupendo ed emozionante se solo le Pallottole Puzzole nelle mie tasche non avessero pensato bene di esplodere.

-ROSE- questa volta Alice non è affatto contenta nel pronunciare il mio nome, lo sento dal suo timbro pericolosamente acuto.

-Aprite le finestre, sbrigatevi!- sulla faccia di Dominique non c'è più lo strano sorriso inquietante che, pensandoci bene, alla fine non era poi così inquietante. Ora mi sta incenerendo con lo sguardo, credo. Con tutto questo fumo nero non riesco a vedere niente, ma presuppongo che sia così, è sempre così.

La puzza di uovo marcio, gorgonzola e calzini sporchi impesta la stanza. Cerco a tastoni di dirigermi verso l'uscita, gli occhi mi lacrimano e la gola mi brucia, potrei lasciarmi morire qui, sul tappeto macchiato della mia camera da letto. Ma non sarebbe dignitoso e neanche da Grifondoro. Ed io sono la Grifondoro più dignitosa che esista.

Soraya mi viene addosso con una forza disumana e nel mentre la sento ringhiare qualcosa di poco carino ed elegante sulla mia persona. La spintono lontano da me e scavalco il suo corpo, afferrando per una caviglia un Alice tramortita e sul punto di un collasso.

Dominique dovrebbe vincere il premio per la migliore amica dell'anno, dico davvero. La poca luce che entra dalla finestra spalancata mi permette di vederla mentre schizza dritta verso il suo armadio e raccatta quanta più roba possibile -Tutte fuori- urla ed io decido bene di seguire il suo saggio consiglio egoistico e di ignorare il fatto che stia schiacciando con le sue scarpe il mio paio di pantaloni del pigiama preferito. Perché so che quando mi rinfaccerà di avere messo fuori uso la nostra stanza, io potrò sbattergli in faccia di avere rovinato un pezzo di alta moda made in nonna Molly.

Non mi ricordavo che Alice pesasse così tanto, probabilmente è colpa dell'orribile maglione che indossa. Ma tutta questa massa corporea in più, potrebbe essere a causa del fatto che non sto trascinando l'unica erede Paciock ma la colonna del letto.

Ed ecco di nuovo la voce autoritaria di Hugo che mi grida di darmi una svegliata. Mio fratello deve seriamente smetterla di stanziare nella mia testa. Vago con lo sguardo anche se l'unica cosa che vedo sono le mie palle degli occhi bagnate dalle lacrime e una spece di verme gigante che striscia sul pavimento.

Il verme gigante è vestito di arancione ed io conosco una sola persona al mondo che si veste di arancione. Corro verso di Alice, anche se il mio strisciare alla cieca non è neanche lontanamente simile a correre e con la poca forza che mi resta agguanto i suoi piedi.









Non era mia intenzione impestare di un odore pestilenziale la mia camera da letto, figuriamoci l'intera sala comune. La Mcgranitt però non concepisce come questa possa essere la verità e infatti le sue labbra che non si chiudono un secondo per riprendere aria e il suo indice alzato come se da un momento all'altro volesse ficcarmelo in un occhio, ne sono la prova indiscussa.

-Scusi professoressa- compio l'atto che nessuno studente si sognerebbe mai di fare a meno che non abbia deciso che è giunto il momento di fare le valige e tornare a casa: la interrompo, nel modo più sfacciato possibile.

I'occhio sinistro inizia a tremolarle pericolosamente e la voce le muore in gola. È sempre stata una donna severa a ligia alla regole, tranne quando ha aizzato delle statute contro l'esercito nemico e autorizzato degli studenti a far saltare in aria un ponte, ma lì ci può stare, era in guerra. Mio padre me lo ripete sempre di non farla arrabbiare, ma sta volta non è colpa mia è lei che se la prende con me per qualsiasi cosa. D'accordo, è colpa mia, ma non è colpa mia nel modo che lei crede che sia colpa mia.

-Mi dica, Weasley- pronuncia il mio nome arricciando le labbra in una smorfia umanamente impossibile da riprodurre e la nota isterica ben nascosta dal suo tono aggressivamente pacato, è una sfumatura appena individuabile. A delle orecchie inesperte potrebbe sembrare che la Mcgranitt abbia appena ringhiato una parolaccia particolarmente scabrosa, ma i mei timpani hanno imparato a riconoscere dettagliatamente ogni singolo suono, perciò direi che assomiglia di più all'esclamazione di una donna che si sta trattenendo con tutta se stessa per non lanciare una maledizione senza perdono contro una sua studentessa.

Schiarisco la voce e la guardo dritta negli occhi, pronta ad elencarle ogni singola ragione per la quale potrebbe benissimo evitare di mettermi in panchina per la prossima e vicina partita di Quidditch -Prima di tutto,- e no, questo non è il modo migliore per iniziare il mio discorso -lei cara ed egregia professoressa che stimo con tutto il mio cuo_-

-Weasley-

-Volevo solo esprimere la mia adorazione nei suoi confronti-

-Weasley-

-Va bene- sospiro teatralmente -crede davvero che bombarderei la mia stessa stanza e il mio dormitorio? Che senso avrebbe? Se proprio avessi avuto intenzione di mettere fuori uso un ala del castello avrei soffocato i Serpeverde!-

La preside sbatte le palpebre stralunata ed io mi affretto ad aggiungere -Cioè, non che io abbia mai voluto arrecare dolore fisico a un qualsiasi studente di una qualsiasi casata, cosa che non ho mai fatto e mai farò, naturalmente-

James, in piedi al mio fianco, tossisce rumorosamente. A quanto pare la Mcgranitt non pensa che un soffocamento di massa possa essere idea di una sola persona.

Questo mi offende e mi diverte allo stesso tempo.

-È tutto un grande malinteso- mio cugino pensa che la sua frase tattica possa salvare i nostri culi, già profondamente affondati nella merda, uscendosene con un affermazione simile che in quanto affermazione stupida e ancora stupida non fa altro che spingere i nostri sederi ancora più a fondo. Come se qualcuno nella storia dell'universo avesse mai creduto a è tutto un grande malinteso.

Per una frazione di secondo, la luce negli occhi della Mcgranitt cambia e grazie alle mie strabilianti doti visive noto lo sguardo di chi ha visto e rivisto questa scena. E ho anche una vaga idea a chi possa esserle venuto in mente guardando James Sirius Potter, con i capelli sparati in ogni direzione, gongolare.

Annuisco vistosamente facendo trapelare ogni singola goccia di approvazione presente nel mio corpo.

-Lei, adorata professoressa, pensa che sia colpa nostra e ha tutte le ragioni per farlo, ma io le assicuro e le giuro sulla mia preziosa spilla da Capitano che, anche se non abbiamo fatto niente, non succederà più nulla di simile-








Con cinquanta punti in meno, un sorriso beffardo e ancora il mio ruolo di portiere nella squadra, cammino verso la Sala Grande stringendo un sacco a pelo rosso sotto braccio.

James continua a sbuffare ed a lanciarmi occhiate fulminanti. Capisco che se l'unica volta in cui te ne stai buono, la preside decide di metterti in mezzo e minacciarti di strapparti dal petto la tua spilla da Capitano, un po' ti rode. Ma non comprendo cosa c'entro io in tutto questo. Va bene che è stata colpa mia anche se in modo del tutto accidentale, ma non sono mica nel cervello della Mcgranitt, non elaboro io le sue minacce e i suoi pensieri contorti.

-Sei arrabbiato con me?- è una domanda infantile, lo so, sopratutto se fatta con questo tono da idiota, ma per tirare fuori le parole di bocca a James quando ti guarda in quel modo, non c'è altro da fare. Quando è incazzato ci tiene a fartelo sapere, per questo mi aspetto una risposta netta e decisa. Fortunatamente lui non è Dominique, lei ti ringhierebbe contro con quell'aria passivo-aggressiva per settimane, rassicurandoti che no, non è arrabbiata e che non ha niente contro di te, così proprio per dimostrarti la sua totale non arrabbiatura nei tuoi confronti, ti appenderebbe a testa in giù fuori dalla torre di astronomia, quando meno te lo aspetti.

-Non sono arrabbiato per il motivo per cui tu credi che io sia arrabbiato con te-

-Quindi sei arrabbiato con me ma non per il motivo che io credo, ma sei arrabbiato per il fatto che io credo quello che tu non credi?-

-Cosa?-

Penso di essermi persa qualche passaggio

-Cosa?-

-Senti lascia perdere- aumenta il passo deciso e stringe il suo sacco a pelo come se da un momento all'altro volesse colpirmi in testa. Non credo che della stoffa possa causarmi chissà quale trauma, ma con James non si sa mai, potrebbe aver riempito il suo cuscino di pietre quando ero distratta. -Anzi- si ferma e si volta di scatto in mezzo al corridoio esattamente come avevo previsto -dammi la mia Mappa, brutta stronza-

Dannazione, ora capisco il motivo di quel ringhio rabbioso quando mi ha visto entrare nell'ufficio della preside. Prendere la Mappa di James è come strappargli a mani nude le budella. Ha un attaccamento ossessivo nei confronti di questa fottuta ma fantastica pergamena e di quel mantello, lo capisco, se anche io avessi cose così fighe oltre a quel maglione con le renne che cantano, me le terrei sempre appiccicate al sedere.

-Non avrei dovuto prenderla,- infilo lentamente le mani nella borsa, evitando di fare movimenti bruschi. James continua a fissarmi con gli occhi assottigliati e gli occhiali che gli calano lungo il naso senza che lui li rimetta posto. È troppo impegnato a sostenere il contatto visivo per accorgersene. -mi dispiace di averla presa in prestito-

-Ti dispiace- vedo la sua mano armeggiare pericolosamente vicino le tasche. Se devo morire spero almeno che sia in modo dignitoso e con tutti i vestiti addosso. Non voglio che ritrovino il mio cadavere nudo come un verme.

Gli porgo la Mappa e lui scatta in avanti afferrandola e stringendola al petto. Sbarro gli occhi e mi preparo ad incassare senza fiatare il suo schiantesimo. Scorpius ne riceve un costante dosaggio quasi quotidiano, oserei dire, dopo tutto non sarò mica l'unica ragazza di Hogwarts a trovarlo irritante ma piacevolmente simpatico solo quando è a terra tramortito. Per questo, a meno che James non decida direttamente di lanciarmi un Cruciatus, penso di potercela fare, insomma, sono o non sono una forte Grifondoro figlia di due dei salvatori del mondo magico?

-Cosa stai facendo?-

Apro un occhio solo e sbircio per accertarmi che non sia una trappola. Non sono sicura che James sia così crudele, ma quando si parla delle sue cose non si sa mai. Magari è solo una trappola, magari vuole che lo guardi mentre mi mette fuori gioco, magari esagero. La sua espressione corrucciata ed entrambe le mani che stringono la Mappa e che quindi, di conseguenza, sono ben lontane dalla bacchetta, spingono le mie spalle a rilassarsi.

-Non avrei dovuto chiamarti brutta stronza, scusami, ho esagerato-

Sbatto le palpebre più volte ancora confusa -Quindi non vuoi uccidermi?-

James sfoggia un sorriso raggiante, uno di quelli che ti scaldano il cuore ma che in una situazione come questa sono del tutto inappropriati. Continuo a pensare che sia una trappola -No, certo che no- lentamente la sua bocca assume un'altra forma e avrei preferito che la storia dell'inganno e di mio cugino che finisce ad Azkaban per aver commesso omicidio, rimanesse solo nella mia testa. Quello sulla sua faccia, adesso, è un fottuto ghigno.









Forse quella di comprare delle Pallottole Puzzole non è stata una buona idea. Ma che ci posso fare? Non so resistere all'odore dell'illegalità. Però probabilmente se avessi avuto un po' di buonsenso dentro la zucca, non mi ritroverei a dormire sul pavimento duro della Sala Grande, dentro un sacco a pelo che odora di peli di gatto.

Guardo in alto fissando il soffitto che ha assunto le sembianze di un cielo stellato, le panche e i tavoli sono scomparsi per ospitare l'intera casata di Grifondoro. Sarebbe rilassante, se solo Roxanne non mi russasse dentro le orecchie e, cavolo, la mia mente aveva rimosso che Alice parla nel sonno e che lo fa pure ad alta voce. Sta raccontando il procedimento dettagliato per piantare una Mandragora e le mie mani hanno degli spasmi significativi, so che vorrebbero afferrare il cuscino e soffocarla.

Dominique dorme con tutta la coperta in faccia, probabilmente domani mattina dovrà fare un lavaggio polmonare o bere qualche pozione per sturare le vie respiratorie. Ma per quanto mi stia a cuore la salute della mia migliore amica e forse dovrei scoprila quel che basta a far arrivare aria al suo cervello, non riesco a fare a meno di lanciare sguardi nella direzione di James, per assicurarmi che non stia progettando nulla di malvagio che comprenda me come bersaglio.

Miseriaccia, devo andare a recuperare il mantello prima che Al, per salvarsi il culo, spifferi ai quattro venti che sono stata io a dirgli dove trovarlo.

***
Fa caldo. Fa caldo da morire. La mia mano scatta verso il ciuffo di capelli che mi copre la fronte e lo solleva verso l'alto, sperando in un po' di sollievo che purtroppo non arriva.

Capisco che Albus sia un tipo freddoloso e che i sotterranei siano uno dei luoghi più umidi del castello, ma incollare dei maglioni di lana alla porta per tappare ogni possibile spiffero e accendere un fuoco al centro della stanza mi pare un tantino esagerato.

Lancio uno sguardo alla mia sinistra, nel letto in cui dorme il mio migliore amico avvolto nel piumone e con un cuscino in faccia. Dannato Potter, disturba la quiete della stanza. Kieran e Dagon russano in mutande stesi rispettivamente sui loro materassi, quindi forse sono io che ho qualche problema con il caldo. Non nego che all'inizio il tepore che cominciava a diffondersi era piuttosto piacevole, e che quindi ho acconsentito ad abbrustolire un paio di libri rubati dalla biblioteca ed a lanciare un incantesimo al fuoco in modo che resti acceso fino a domani mattina, ma adesso è troppo. Credo che l'ossigeno stia iniziando a scarseggiare.

Perdo la pazienza e un attimo dopo la mia maglia è spiaccicata sul pavimento. Resto a guardarla con gli occhi assottigliati e infastiditi dalla luce del falò, fino a che uno scricchiolio sospetto non mi fa voltare la testa di scatto.

Sulla soglia della porta, in un ridicolo pigiama con i pinguini, c'è Rose Weasley. La bacchetta che è stretta nella sua mano destra ed i capelli spettinati rischiano di finire bruciati quando lei entra inciampando su un paio di ciabatte, le mie.

-Miseriaccia- borbotta, ma non abbastanza piano da impedire che io la senta. Lancia un'occhiata di rimprovero al fuoco, come se si aspettasse che questo si scusi con lei per la sua sbadataggine e lo aggira tranquillamente come se fosse un normale soprammobile.

Continuo a guardarla con le braccia poggiate dietro la nuca, perché non sono esattamente sicuro di cosa dovrei fare. Ricordarle che è una Grifondoro e che questa non è la sua camera da letto, forse? Oppure aspettare in silenzio che se ne vada? Sono indeciso e anche molto stanco e accaldato, perciò scelgo di farmi i fatti miei e godermi l'aria fresca che entra dalla porta aperta.

Albus però, infastidito dal brusco cambio di temperatura, grugnisce qualcosa riguardo qualcuno che ha fatto qualcosa e affonda la faccia nel cuscino. Rose si arresta di colpo, con un piede sollevato a mezz'aria e l'espressione sofferente di una che si sta sforzando con tutta se stessa per non far scricchiolare le assi del pavimento. Non posso permettere che i suoi modi da fata sveglino il mio migliore amico: Al quando si alza prima del previsto, anche se solo di cinque minuti, rimane di cattivo umore per tutta la giornata ed io non ci tengo a sentire le sue lamentele h24. Per questo afferro, attento a non fare rumore, la bacchetta dal comodino e sposto tutti i vestiti e gli oggetti che si trovano sul cammino della Weasley, senza che lei se ne accorga.

-Dove ha messo quello stupido,- spalanca le ante dell'armadio -mantello?- peccato che quello sia di mia proprietà e che i calzini che sta lanciando sul pavimento siano i mei.

-È dentro il vaso sulla scrivania- è strano che non abbia sentito le molle del mio letto cigolare, probabilmente lo hanno recepito anche nell'altra camera. Rose sussulta e sbatte la testa contro l'anta di legno, producendo un rumore sordo che fa grugnire nuovamente Albus e girare su un fianco Kieran. Non capisco come faccia ad essere lei il cuore delle nostre operazioni. Imbranata com'è deve fare un sacco di casino ogni volta che cammina.

-Malfoy,- ringhia e lentamente le sue guance riprendono colore -cosa ci fai tu qui?-

Si vanta tanto di essere intellettualmente superiore al sottoscritto, quando in realtà non riesce neanche a connettere il cervello dopo mezzanotte.

-Weasley, si da il caso che io viva qui,- mi rendo conto solo quando lei indugia con lo sguardo sul mio petto scoperto, di essermi alzato e averla raggiunta -Piuttosto, tu cosa ci fai qui?- lo ammetto, non sto neanche provando a trattenermi dal ghignarle in faccia.

-Io? Qui?- i suoi occhi saettano veloci per la stanza e le fiamme le illuminano il viso, rendendomi facile notare ogni singola lentiggine presente sulla sua faccia assonnata, e giuro, sono davvero tante. Per non parlare del fatto che i pinguini colorati del pigiama sembrano fare a cazzotti con il rosso dei capelli -niente, devo ehm... cercare una cosa, per... James-

-È dentro al vaso sulla scrivania- ripeto annoiato, pronunciando piano ogni singola parola. Gli occhi iniziano a brillarle speranzosi, forse credendo di riuscire ad evitare una punizione o del dolore fisico inflitto da suo cugino. Non penso basterà a fargli dimenticare che Rose ha o, a quanto pare aveva, la sua mappa del Malandrino. Conosco James Sirius Potter quel che basta da sapere che nessuno la passa liscia dopo aver preso in prestito le sue cose.

Fa un passo verso il luogo che le ho appena indicato e ruzzola a terra con un piede incastrato in un cassa vuota di Burrobirra. Devo concederglielo, questa camera, in particolare la parte di Albus e Kieran è parecchio disordinata. Anzi, a dir la verità sembra che qualcuno sia passato e abbia lanciato bombarda in giro, cosa che non escludo possa essere successa. Fatto sta che la risata che esce dalle mie labbra non è così silenziosa come credevo e Dagon si tappa le orecchie ficcandoci due dita dentro.

-Stai ferma,- non mi aspetto che lo faccia davvero -vado a prenderlo io-









-Se ti aspetti che ti ringrazi...- inizia prevenuta stringendo il mantello contro il petto. Come se me ne facessi qualcosa dei suoi grazie.

-Non mi aspetto niente,- passo una mano tra i capelli e fisso i suoi occhi che si trovano venti centimetri più in basso dei mei, oscurati da ciuffi mossi, rossi e ribelli. È semplicemente ridicola. -voglio solo che te ne vada per poter tornarmene a letto-

Non è vero, non ho sonno e l'unica cosa che vorrei è non rimanere solo con i mei compagni di stanza che fingono di non stare spudoratamente origliando.

-Me ne sarei andata comunque,- assottiglia lo sguardo -qui dentro c'è puzza-





Giovedì 14 Ottobre, ore 07:28.
Sala Grande.

Vengo svegliata poco delicatamente da uno studente del quarto anno di Grifondoro, che calpesta il mio sacco a pelo con le sue pantofole pelose. Spalanco gli occhi e balzo a sedere, iniziando a tastarmi nervosamente le varie parti del corpo, senza escluderne neanche una, per assicurarmi che James non mi abbia infilato un topo nelle mutande o trasfigurato la mia gamba in una tazza da tè. Il mio naso al tatto sembra ancora un naso, la mia pelle è dell'esatto colore di sempre e mi pare che non ci sia niente che si stia muovendo nei mei slip.

Tiro un sospiro di sollievo; a quanto pare James non è così vendicativo come credevo. Incrocio lo sguardo del diretto interessato che cerca di infilare la bacchetta nel naso di un ancora dormiente Fred e lui mi sorride tranquillo. Come se si fosse completamente dimenticato che fino a qualche ora fa, la mappa del Malandrino era in mio possesso. Non posso di certo lamentarmi, ma continuo a pensare che tutta questa sua aria gentile sia solo una farsa.

Alice al mio fianco sbadiglia rumorosamente, stiracchiandosi. La vedo aprire gli occhi lentamente, non sono sicura che abbia capito che non si trova nel suo letto ma stesa sul pavimento e la sua mano allungata alla ricerca della bottiglietta d'acqua che tiene sempre sul comodino, ne è la conferma.

-Rose- biascica con voce ancora impastata, puntando le sue palpebre ancora mezze socchiuse su di me. -Rose- ripete, ma questa volta i suoi occhi sono completamente sbarrati. -Rose...-

-Cosa?- urlo e nel mio tono è ben individuabile una nota molto più che accennata di panico. Lo sapevo, lo sapevo, non ci si può mai fidare delle facce angeliche dei Potter.

-La tua faccia è così...- fa una smorfia. Sento il mio stomaco sprofondare mentre la mia mente inizia ad immaginarsi i peggiori scenari possibili.

-È così come?-

Dominique sbuffa, si gira su un fianco e apre solo un occhio per osservarmi. La sento borbottare qualcosa che assomiglia vagamente a verde porca puttana, prima che un primino mi lanci addosso una scarpa terrorizzato.

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