22

Correvo dentro il bosco, mentre sentivo i rami degli alberi graffiarmi qua e là. Non importava quando facessero male, non potevo fermarmi. Dovevo andare da lui, prima che fosse troppo tardi. Le nostre case non erano troppo distanti, ma erano separate da una fitta foresta. Correvo e non mi fermavo. Lo avrei raggiunto e gli avrei fatto cambiare idea! Vedo la sua casa in lontananza, accelero finché non sono esattamente davanti ad essa. Camera sua ha un balconcino che si affaccia sul bosco. Salgo sul cornicione della muretto in pietra che segnava il confine della proprietà, e facendo un salto mi aggrappo alle sbarre di ferro del parapetto del balcone. Dandomi la spinta appoggiando il piede sulla parete ruvida della casa finalmente salgo sopra, e inizio a bussare sulla finestra, per attirare la sua attenzione. Mi apre poco dopo, con le lacrime agli occhi e un coltello in mano. Non gli do tempo di parlare, lo abbraccio mentre lui scoppia a piangere accasciandosi in ginocchio. Restiamo abbracciati sul pavimento freddo del balcone solo per pochi minuti. Lui continua a ripetere le parole 'mi dispiace' mentre io cerco inutilmente di rassicurarlo. È un attimo, sento un forte dolore sul fianco, e subito dopo freddo. Guardo giù, e vedo che mi ha trafitto in profondità col coltello. Mi colpisce altre due volte, prima di fare la stessa cosa con se stesso. Mi stendo per terra, incapace di restare anche solo di stare seduta. Sento le mie forze abbandonarmi. Lui si stende accanto a me, e mi tiene la mano. Mi sussurra parole dolci e rassicuranti, mentre entrambe le nostre vite si spengono. Io non riesco a pensare a nulla, troppo concentrata sul dolore. L'ultima cosa che riesco a sentire e l'urlo di sua madre, appena entrata nella stanza.

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