luana

Luana odiava se stessa, ma ancora di più odiava la vita. Odiava tutte quelle piccole imperfezioni che le costellavano gli zigomi e la fronte e l'intero viso, ma ancora di più odiava le creme anti età che promettevano miracoli e che finivano per farla sentire soltanto più floscia e svilita di prima, un povero ramo di un povero biancospino calpestato da troppe povere persone troppe volte per poter essere poveramente aggiustato con del povero scotch. Luana odiava se stessa, ma ancora di più odiava il verbo "aggiustare", che poi vuol dire tutto e non vuol dire nulla. Aggiustare che cosa? Si chiedeva Luana, di fronte allo specchio vecchio e triste come lei, mentre si indaffarava nell'umile arte dell'odiare se stessa. Aggiustare chi? Di sicuro non me, si diceva Luana, stesa sul divano mentre rincorreva brandelli di ricordi, cercando disperatamente un attimo della sua esistenza nel quale non avesse odiato ogni cosa, come una miserabile mosca dall'ala spezzata che si illude di poter volare. Aggiustare perché? Rideva Luana, il palato intriso di amarezza e di odio. Luana si ubriacava di disperazione e si affogava nel pensiero di quella miserabile mosca, che forse alla fine un po' esiste, e un po' rappresenta anche lei, persa nell'allucinante labirinto dello scetticismo, impegnata soltanto ad odiare se stessa. Luana odiava se stessa, ma ancora di più odiava il sole, che le scorticava la pelle incrostata di squame, e Luana si chiedeva, triturando il suo cervello nell'atto incessabile di odiare il mondo, perché il sole esistesse. Questo si chiedeva Luana, mentre assisteva inerme alla morte della sua fragile apparenza, di fronte ai raggi troppo caldi del sole. E in fondo, si diceva Luana, la sua fragile apparenza era morta da tempo, annoiata e sfinita dalle continue metamorfosi che affrontava, nell'inutile e continuo e insulso desiderio di non odiarsi più. Ma è impossibile, ammette Luana, perché Luana odia se stessa, ma ancora di più odia la vita .

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