Chissà che ne pensava lui

Aveva l'infinito nei suoi occhi,
compresso e rimpicciolito nell'iride, ma pur sempre infinito. È per questo che era così tanto difficile non restare incantati a guardarli,
ma anche così difficile sostenere quello sguardo,
così profondo e immenso da farti inevitabilmente e irrecuperabilmente perdere.
Ero costretta a spostare i miei occhi sulle pieghe ai lati dei suoi occhi, che diventavano evidentissime se rideva... ed era quella la mia dannazione:
cercare riparo dai suoi occhi guardando altro, ma restare ancora più intrappolata di prima non appena lo facevo.
Un continuo guardare e non quelle due porte sull'infinito incastonate sul suo viso.
Occhi totalmente veri che conducevano direttamente alla sua anima,
o almeno così credevo io.
E chissà che ne pensava lui dei miei occhi,
se ci aveva mai pensato,
se si era mai soffermato a guardarli e aveva avuto il mio stesso problema: cercare di sfuggirgli, ma avere subito dopo l'irrefrenabile desiderio di tornare da loro.
Me lo ricordo l'istante esatto in cui li ho visti per la prima volta...
Un brivido mi ha percorso e mi ha fatto vacillare,
il respiro mi è mancato per poco più di un attimo e le uniche parole che ho detto, le ho espresse in silenzio, con un sospiro lungo che voleva dire"sono del tutto fregata".
Erano i tipici occhi che desideri, ma che non potrai avere mai tutti per te.
Quelli che guardi da lontano, facendoti credere distratta, anche se attentissima.
Quelli di cui vorresti cancellare il ricordo, ma la cui luce ti resta incisa dentro, molto dentro.
E sai bene, dall'inizio, che non ti è permesso pensarli come tuoi, che non ti sarà mai permesso...
ma non te ne importa niente, assolutamente niente.
E allora ti fai male,
tanto male, da sola, per scelta.

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