Squilli pieni di messaggi

Quanta verità, uno squillo e il cuore era in gola.
L'emozione di sentire quel trillo era indescrivibile.
I gestori non erano sparsi ovunque come oggi, l'unico posto dove prendeva bene il cellulare era al piano di sopra vicino alla finestra.
Sapevo chi era a squillare, sempre stesso orario, le otto di sera.
Uno squillo per "ti penso", più di uno, mia mamma che mi spingeva per le scale: rispondi! Corri che è lui.
Ma volevo negare a me stessa che già mi piacevi, quindi con calma salivo, il cellulare smetteva e puntuale il tempo di rifare il numero ed eccoti ancora.
Col passare del tempo, il sabato sera, tre squilli per "sono alle Croci, scendi"
Le Croci, un piccolo parcheggio, dove giacevano i bidoni dell'immondizia, scusa di buttare ogni sera la spazzatura per usare la cabina telefonica, che giaceva in mezzo al parcheggio.
Gli squilli, messaggi senza parole che racchiudevano tante emozioni e tanti significati.

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