Rosso Magenta

Lo stridulo pigolio, l'abbaiare continuo di Tommy e le faraone che starnazzavano nella notte scura, fece alzare Immacolata. Accese la lanterna ad olio, si fece strada lungo il buio sentiero che la portava alle stalle.

L'umidità bagnava le piante e la nebbia l'avvolse.

La luce della lanterna creava immagini strane e immacolata ne ebbe paura.

La curiosità che l'aveva spinta ad alzarsi durante la notte andava scemando, lasciando spazio al terrore vero e proprio.

I genitori di Immacolata erano in viaggio verso i mercati dell'est. A Lei non era stato permesso perché nubile e illibata. Mancavano pochi giorni per compiere quindici anni e finalmente avrebbe scoperto il suo futuro sposo come la legge dettava nel suo villaggio.

I rumori, man mano che si avvicinava alla stalla, si facevano più forti, sentiva i brividi dell'imbrunire, che oltrepassavano la sottoveste leggera e quasi trasparente che indossava.

Appoggiò la mano alla maniglia del portone della stalla, tirò con forza. Tutti gli animali sembravano come impazziti.

Tommy abbaiava nella parte più scura, dove stavano i pulcini.
Immacolata sollevò il lume e intravide gli animali e nella penombra dei chiari e scuri, un essere ricoperto di pelo che ingoiava i pulcini e succhiava l'interno delle uova.

Immacolata rimase a guardare pietrificata, la bestia si muoveva rapidamente a quattro zampe. Quando il lume sollevato da Immacolata, illuminò l'essere, esso girò lo sguardo verso la ragazza e con un salto le fu sopra, atterrandola sul fieno.

Immacolata fu ammaliata dalle iridi rosso fuoco si studiarono a vicenda, la bestia avvicinò al collo di lei quello che sembrava essere il naso per poi annusarla in ogni parte di lei.

Immacolata cercò di dimenarsi ma il peso dell'essere non la lasciava libera di alcun movimento.

Nel suo villaggio girava la voce di un essere che usciva durante la notte e per questo motivo era stata fatta una legge che ordinava a tutte le ragazze nubili di rimanere in casa al calar del tramonto.

Ma la curiosità fu più grande di lei e dimenticò la legge.

L'essere si fece largo tra la sua intimità, un caldo impetuoso che partiva dal basso ventre la fece urlare, sentí il sangue fluire più forte nelle vene, purpurando le sue guance e per la prima volta, viva. Le mani si chiusero a pugno tra la pelliccia rosso magenta dell'essere e lì nella penombra del lume ad olio, la bestia consumò il suo pasto prelibato.

Immacolata chiuse con forza gli occhi e respirò profondamente quando la bestia ringhiò e con un balzo raggiunse l'uscita e sparì nella nebbia lasciando Immacolata priva della sua ragione. Confusa, indolenzita dove la vita pulsava chiedendo di essere ancora alimentata, vide la fuoriuscita del sangue.

Il color rosso vivo simile alle mestruazioni, la destabilizzò, un capogiro la colse all'improvviso impedendole i movimenti. Cercava invano di alzarsi, facendo presa su un palo maestro del fienile ma la nebbia l'avvolse e cadde di nuovo. Il lume rotolò tra la paglia, il suo contenuto si riversò divampando in un falò. Il fumo fece scappare gli animali dal portone spalancato. Il cane Tommy abbaiava per fare svegliare Immacolata. Dalla collina l'essere vide il fumo e si precipitò in soccorso della ragazza. La sollevò di peso, una trave le cadde in quello che sembrava un piede, e la ragazza le scivoló dalle braccia, con una spinta sovrumana la gettò fuori. La caduta svegliò Immacolata, con la vista annebbiata vide le fiamme avvolgersi intorno all'essere dal pelo rosso magenta e delle urla assordanti uscivano dal profondo della sua gola. Lei debole e ferita non riuscì a salvarlo, cadendo svenuta nella sterpaglia.

Quando finalmente riprese i sensi, il fuoco era spento, della stalla rimaneva solo cenere. Il sole si stava elevando in cielo, riscaldando piano piano le sue ossa.

Sentiva il corpo indolenzito, più acuto sulla pancia, una lingua di fuoco l'aveva deturpato, lasciandole un segno indelebile sulla sua pelle candida, culla della vita che in lei cresceva senza saperlo.

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