CAPITOLO QUATTRO

Capitolo Quattro: benedizione.

"Non si può dare il proprio cuore a una creatura selvatica: più le si vuole bene, più diventa ribelle."- Colazione da Tiffany

Lasciate una stellina ed un commento se il capitolo vi è piaciuto, alla fine della lettura troverete il cast. Un bacio-

Shahrazād non era mai salita a cavallo in tutta la sua vita, il suo unico animale era stato quel grazioso pappagallo che viveva con lei. Si era chiesta che fine avesse fatto, magari era riuscito a fuggire in tempo, con le sue ali piumate, colorate.

Shahrazād avrebbe voluto possedere anche lei delle ali, chissà dove sarebbe andata. Il mondo era così grande e lei talmente piccola, non aveva mai varcato i confini di Città dei Peccatori e, di conseguenza, non conosceva nient'altro se non le sue tradizioni.

L'andatura del cavallo era veloce, riusciva a sentirlo respirare mentre con le dita sfiorava il suo manto, la forma delle orecchie e lo spessore del collo. Cercava di figurarselo nella mente tramite il tatto.

Dietro di lei Styrkur la teneva ben salda al petto, quasi schiacciandola, per non farla scivolare mentre teneva le redini. Era una sensazione strana, per lui, il calore che emanava il corpo di Shahrazād.

Lui che aveva sempre mantenuto una temperatura bassa, sino ad arrivare ai 2ºC per adattarsi al freddo. Era un lato, piú o meno positivo, dell'essere in parte un rettile: l'adattamento alle temperature.

I cavalli non erano l'unico mezzo di spostamento che avevano, nonostante il mondo fosse notevolmente regredito ancora si possedevano dei modelli d'auto. Ovviamente non tutti, o meglio quasi nessuno, poteva permettersele. A possederle erano gli amministratori delle città piú grandi, il padre di Shahrazād li chiamava i Potenti.

I Quattro possedevano una macchina a testa che usavano solo in caso di viaggi particolarmente lunghi, le avevano prese ad alcuni dei Potenti durante degli assalti. Erano macchine ecologiche, che si alimentavano ad acqua, erano state progettate e perfezionate un centinaio d'anni prima.

Comunque sia, Città dei Peccatori non era lontana dalla base dei Quattro, all'incirca due giorni di viaggio con un cavallo in buona salute.

"Vuoi provare?" Aveva chiesto Styrkur a Shahrazād, sporgendosi un po' in avanti per guardarla in volto. Aveva l'espressione un po' persa mentre con le dita continuava a strofinare il manto del cavallo.

Si, avrebbe voluto rispondere, mi piacerebbe, ma non sarebbe stata in grado di vedere la direzione, gli ostacoli sulla strada sabbiosa.

"È notte, non vedo." Aveva quindi risposto, mordendosi l'interno guancia. Quanto mancava ancora all'alba? Se l'era chiesta per minuti, forse ore mentre il trottare leggero del cavallo le scuoteva il corpo.

Styrkur aveva guardato dinnanzi a loro con le sopracciglia aggrottate: lui vedeva perfettamente, ma si era detto che era perchè aveva una vista da serpente e che la ragazza, in quanto umana, si doveva invece trovare in difficoltà. Aveva quindi lasciato perdere e Shahrazād ne era stata grata.

Gli altri tre erano in sella, a loro volta, a dei magnifici cavalli: forti, in salute e veloci. Si trovavano a qualche metro di distanza da Styrkur e Shahrazād, non a caso ovviamente. C'era bisogno di discutere della decisione del fratello perchè, nonostante fossero tutti e quattro individui molto indipendenti, quella era una scelta che li coinvolgeva personalmente.

Era successa la stessa cosa quando l'Orso e il Falco avevano trovato la loro Scelta, e ora toccava a Styrkur passare al ruolo di indagato. Shahrazād era una buona Scelta? Sarebbe stata in grado di ricoprirne il ruolo? Non ne erano sicuri, dal poco che avevano visto Shahrazād era una persona mite, forse Styrkur avrebbe potuto renderla ancora più docile.

L'Orso non la riteneva fisicamente idonea a nessun compito di rilevanza, le pareva troppo magra e dall'aspetto malaticcio, il Falco pensava fosse una stratega pessima perchè, diciamocelo, quale persona sana di mente avrebbe rinunciato alla protezione di una delle ex Strutture? Eppure doveva avere un buon senso di conservazione per esser sopravvissuta per chissà quanto tempo da sola, in tali condizioni.

Il Lupo invece non sapeva che pensare. L'aveva vista fragile, smarrita ma non spaventata. In effetti non le era sembrata niente, perchè l'espressione della ragazza era rimasta distaccata, atona, tutto il tempo.

Che fosse uno spirito coraggioso? Si era chiesto il Lupo, scuotendo subito dopo la testa. Se lo fosse stata avrebbe provato a ribellarsi. No, Shahrazād non era coraggiosa, ma allora cos'era?

Magari era una calcolatrice, aveva poi ipotizzato l'uomo dai capelli nivei. L'aveva guardata un'altra volta, sospirando. No, non le sembrava una calcolatrice. Non li aveva nemmeno guardati, le palpebre le sbatteva di rado, come se fosse costantemente imbambolata a fissare il nulla.

Styrkur era altrettanto confuso. Non pensava che la sua Scelta sarebbe stata talmente remissiva, silenziosa e accondiscendente. Aveva l'inspiegabile voglia di provocare in lei una qualche emozione, qualunque, pur di spazzare via quella maschera vuota.

La ragazza, comunque sia, era piombata in un sonno necessario alla sua sanità, lasciando che a sostenere il suo peso fosse Styrkur che, con le braccia attorno al suo corpo, teneva le redini. Shahrazād non aveva paura di cadere, ne di rimanere senza vigilanza dinnanzi a Styrkur.

Dopotutto, si era detta, sono totalmente indifesa anche da sveglia. Tanto valeva dormire.

E aveva ragione, Shahrazād giocava in un terreno sconosciuto, non sapeva dove si trovava, solo con chi, vincere una partita sarebbe stato estremamente complicato.

1-0, palla al centro.

L'appezzamento di terra sulla quale si ergeva la struttura principale dei Quattro veniva chiamata La Promessa in quanto fulcro della loro religione. La Promessa racchiudeva interamente tutto quello in cui gli adepti, e i quattro, credevano.

Il loro obbiettivo era, come avevano ben capito tutti, la distruzione del male mediante altra distruzione. Ma la domanda era una: cosa sarebbe successo quando avrebbero concluso il loro compito? Semplice, a detta loro avrebbero creato un mondo totalmente nuovo, basato su dei valori buoni.

Ma sarebbe mai stato possibile?

Quando i Quattro e Shahrazād, arrivarono alla Promessa, il Sole stava placidamente sorgendo, riscaldando i loro corpi. Styrkur aveva fermato il cavallo con una tirata di redini, accarezzandogli la criniera come a volerlo ringraziare.

Il petto di Shahrazād si sollevava a ritmo lento, ancora vittima del sonno, mentre contraeva il viso in espressioni che Styrkur trovava buffe. La Serpe le aveva messo una mano sul collo, riusciva a sentirle il battito sotto le dita.

Si stava forse accertando che fosse viva?
"Svegliala." Aveva suggerito Wëskø, guardando il fratello per una frazione di secondo prima di scendere dalla sella.

Styrkur aveva inarcato un sopracciglio, sibilando parole incomprensibili mentre roteava gli occhi.
"Grazie fratello, ma so benissimo cosa fare." Aveva risposto, scostando una ciocca rossa dal volto di Shahrazād.

"Siamo arrivati," le aveva sussurrato all'orecchio, pizzicandole una guancia per svegliarla. Gli erano serviti pochi secondi per ridestarla dal suo sonno, e ne era andato fiero.

Shahrazād aveva deglutito, spalancando gli occhi per aggrapparsi a qualcosa, ma non ci fu niente. Mai come ad allora aveva provato cosí tanto astio verso la sua cecità.

Si rese conto che riusciva a distinguere i lineamenti di un edificio, ma la cosa non la consolò, significava semplicemente che il Sole stava sorgendo, e per lei non era una buona cosa.

Styrkur impiegò qualche secondo per scendere da cavallo, atterrando silenziosamente mentre aspettava che Shahrazād lo imitasse.

Più passavano i secondi e più Shahrazād iniziava a sentirsi ansiosa, non sarebbe riuscita a scendere.

"Mi serve una mano." Aveva poi borbottato, sentendosi un peso nello stomaco a chiedere aiuto. Styrkur aveva inarcato un sopracciglio, combattuto.

"Prova a scendere da sola, se avrai difficoltà ti aiuterò." Era curioso di vederla provare. Possibile che non fosse mai stata su un cavallo? Dopotutto la ragazza veniva da Città dei Peccatori, probabilmente non aveva mai potuto permettersi certi lussi.

Shahrazād era sprofondata in uni stato catatonico, lasciando spazio solo ad un'immensa ansia.

Con le mani aveva stretto leggermente il collo dell'animale mentre con la gamba si era allungata, cercando la staffa dove poggiare il piede. Ci impiegò quasi un minuto intero per trovarla, e quando la trovò sorrise.

Aveva quindi infilato il piede nella staffa mentre con l'altra gamba si preparava a darsi una leggera spinta. Si era spostata leggermente di lato, prendendo grandi respiri per poi darsi la spinta giusta.

Era rimasta in bilico per qualche secondo: un piede ancorato alla staffa e l'altro a penzoloni. Con la gamba libera si era allungata verso il pavimento, toccandolo lievemente.

Aveva quindi poggiato interamente il piede a terra e, con un ultimo sussulto, aveva sfilato l'altro dalla staffa. Ce l'aveva fatta!

Si era quindi voltata verso Styrkur, insicura su dove guardare, senza accorgersi del lieve sorriso che ora le abbelliva il volto.

La Serpe si era sentito fiero della rossa, battendo le mani tre volte in segno di apprezzamento.

"Bravissima!" Aveva esclamato, prendendole la mano con impeto. Era fiero di lei, in un modo quasi strano.

Shahrazād aveva annuito, lisciandosi le pieghe del suo abito leggero. Suo padre sarebbe stato fiero di lei, magari anche sua madre.

La ragazza si era poi sentita guidare in avanti, e la breve sensazione di benessere era sparito. Con la mano libera tentava di tastare gli ostacoli, cercando di non farsi notare troppo.

"Le casette che vedi a sinistra sono per i nuovi arrivati," aveva iniziato a spiegarle Styrkur, senza guardarla. Shahrazād aveva deglutito, spostando lo sguardo a sinistra, non importava quanto ci provasse: non vedeva assolutamente nulla.

"Io starò li?" Aveva domandato con la voce ancora impastata dal sonno. Non le importava realmente di dove l'avrebbe messa, voleva solo cercare di orientarsi.

Styrkur aveva riso, una risata sguaiata e quasi fastidiosa all'orecchio, ma Shahrazād si era scoperta divertita dal suo suono.

A Città dei Peccatori non si rideva spesso, e di certo non ci sarebbe più stata occasione di farlo. Il pensiero non la turbò particolarmente, la destò semplicemente dal suo stato di perenne indifferenza.

"Oh no, non potrei mai far vivere la mia Scelta in una di quelle case. Tu starai nella struttura principale, con i miei fratelli e le loro Scelte."

Le casette di cui Styrkur aveva parlato non erano, tutto sommato, male. I tetti erano robusti e resistenti in caso di pioggia o altre incombenze meteo. Erano persino spaziose, di solito venivano abitate da due persone e mai avevano ricevuto lamentele.

Erano circondate da piccoli orti gestiti dai nuovi adepti. Venivano coltivati gli ortaggi e qualche albero da frutta, da vendere e da usare come sostentamento.

Shahrazād era rimasta in silenzio, tastando con attenzione il pavimento fino a quando la punta della sua scarpa malandata aveva incontrato una superficie spessa: uno scalino.

L'aveva superato con estrema lentezza, controllando che non ve ne fossero altri. Styrkur aveva guardato attentamente la scena, decidendo che la ragione era la curiosità della ragazza.

La struttura principale era, a differenza dell'opinione di Shahrazād, piuttosto piccola.
Vi erano appesi diversi quadri al muro, essi raffiguravano i volti dei Quattro e venivano illuminati da ceri appesi al muro.

"Ti piace?" Le aveva domandato Styrkur, inclinando di lato la testa. Lui, dopotutto, adorava la sede principale.

Le finestre erano di grandi dimensioni, occupavano quasi un'intera parete, e permettevano alla luce di illuminare tutto il complesso. Prätda aveva poi abbellito gli spazi vuoti con qualche pianta, rendendo la struttura un posto decisamente confortevole.

Shahrazād aveva annuito, senza però dar voce ai suoi pensieri. Aveva annusato il profumo dell'ambiente, sapeva di fiori, e con la mano aveva sfiorato le pareti, riconoscendo le fattezze delle finestre.

Aveva provato ad immaginarselo, dando sfogo a tutta la sua immaginazione.

"Che ore sono?" Riusciva a sentire i deboli raggi del sole contro il viso, e per questo aveva deciso di abbassare la testa, nascondendo il viso con i capelli.

"Le cinque del mattino," Styrkur aveva quindi provato a scostarle una ciocca di capelli, per osservarla meglio, ricevendo uno schiaffo piuttosto forte sulla mano.

Shahrazād era scattata lateralmente, allontanandosi mentre allargava le braccia, tentando di aggrapparsi a qualcosa per non perdere l'equilibrio.

La Serpe era rimasta in un lieve senso di shock mentre la vedeva sporgersi con la schiena all'indietro. Realizzando l'evento prossimo aveva provato ad allungarsi in avanti, per sorreggere Shahrazād la quale, con poca grazia, era successivamente caduta a terra.

Vi erano stati interminabili secondi di silenzio mentre la ragazza contraeva il viso in un'espressione di sconforto, colpita dai raggi solari.

Ecco, aveva pensato, sta per vederli.

E fu proprio cosí, perchè gli occhi attenti della Serpe avevano notato tutto. I capelli sfuggiti alla crocchia di Shahrazād e l'espressione di pura paura mentre le sue iridi si tingevano di un bianco sporco.

Era tornata ad essere la gatta malata, totalmente in balia della sua malattia. Con le mani si era coperta gli occhi spalancati, ansimando.

Sentiva il cuore batterle velocemente nel petto, quasi volesse uscire e terminare lì quella situazione cosí nefasta.

Il silenzio straziante era stato quindi dilaniato dalla risata, quasi isterica, di Styrkur. Si era piegato all'altezza di Shahrazād, ancora con il ghigno in volto mentre le scostava la mano, specchiandosi negli occhi vitrei della ragazza.

Cosa vi era di cosí divertente? Si era chiesta lei, deglutendo un fiotto amaro.

"Sapevo di aver fatto una buona scelta."

Styrkur aveva introdotto la sua Scelta nella sua stanza, nella loro stanza, lasciando che la studiasse nei momenti di sua assenza.

La Serpe si era infatti diretta verso la stanza delle riunioni, un sorriso divertito stampato sul volto. Come da lui previsto, gli altri tre erano riuniti attorno al tavolo mentre brindavano alla loro nuova vittoria.

"Sembri allegro, fratello." Era stato il Falco, Prätda, a parlare. Styrkur giurò di non averlo nemmeno visto voltarsi verso di lui, probabilmente era stata una delle sue tipiche intuizioni.

Ma in effetti lo era, pareva allegro, forse troppo per il canone al quale erano abituati.

"Oh si, caro fratello. Devi sapere che la ragazza è benedetta da Död e Liv stesse!" La frase era stata detta con leggerezza, eppure ne era totalmente convinto. Aveva sbattuto il pugno contro il tavolo, afferrando un bicchiere per versarsi del whiskey.

Gli altri tre lo avevano guardato, ammutoliti da tale frase. Mai Styrkur si era preso gioco delle Dee, quindi quella frase doveva essere vera o, almeno, doveva esserlo per lui.

"Cosa intendi, Styrkur?" Wëskø aveva parlato con tono calmo, prevenendo l'impeto di Terseo il quale desiderava ardentemente irrompere nella conversazione.

Styrkur aveva sorriso, lasciando che l'alcol gli infuocasse la gola.

"Intendo dire che la ragazza è cieca, totalmente nel buio! Oh, cari fratelli, quale dono migliore potevano dare le Dee ad una simile creatura? Loro l'hanno benedetta, togliendole il fardello di vedere le atrocità del mondo odierno. Perfetta, è assolutamente perfetta." Styrkur aveva sospirato, in preda ad un'emozione simile all'eccitazione, all'adorazione.

I fratelli si erano studiati tra di loro, ognuno più meravigliato dell'altro. Che fosse vero?

Terseo, comunque, era lontano dal definire Shahrazād perfetta.

"Non sapevi, forse, che la ragazzina faceva anch'essa parte di una di quelle infernali strutture? E, a dirla tutta, una tra le peggiori: l'accidia. Credimi, Serpe, quella donna non potrebbe mai apprezzare nulla, chiusa com'è nella sua bolla di indifferenza, ne tanto meno una benedizione delle Dee. Mi sento quindi di dire che è un dono totalmente sprecato."

Le sue parole erano state dure, dettate forse dall'invidia, ma totalmente frutto dei suoi pensieri. Aveva scoperto l'appartenenza di Shahrazād agli Stanchi per puro caso.

Quando era entrato nella struttura dell'accidia aveva infatti trovato molteplici ritratti di tutti, o quasi, i membri della struttura. E quando ore dopo aveva visto Shahrazād, ne aveva riconosciuto le fattezze.

Wëskø e Prätda erano rimasti in silenzio, senza dare un'opinione per non innescare l'ira di nessuno dei due.

Styrkur aveva comunque sia roteato gli occhi, non lasciando che il fratello rovinasse la sua gioia.

"Ma Terseo, tenta di applicare la tua mente stolta, solo un minimo eh, non chiedo un grande sforzo. È ovvio che la ragazza provi una mancanza di volontà per quanto riguarda il suo mondo. Sai cosa significa questo, mio stupido fratello? Significa che lei rinnega ogni tradizione del suo popolo. È quindi totalmente nuova al mondo giusto, al nostro mondo. Sarà una perfetta novizia, senza il problema che provi rammarico per la sua vecchia vita."

Styrkur aveva bevuto un altro bicchiere, sorridendo a pieno. Terseo non era comunque sia sembrato offeso dalle parole di Styrkur, quest'ultimo pensò fosse perchè non aveva effettivamente capito il discorso.

"Va bene fratello, allora ti suggerisco di rimettere a nuovo la tua Scelta e ti portarla da noi, così da poter conoscere la donna benedetta dalle Dee."

E così fece.

C A S T

Vi avverto che non tollererò insulti sull'aspetto dei protagonisti, se non vi piacciono siete liberissimi di immaginarveli come più vi aggrada.

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