17. Su quanto resta del mio onore

Sotto la luna piena, Jon si spinse il cappello sulla testa e saltò sul cavallo. Tirando le redini, gli fece fare un semi giro e gettò uno sguardo alla finestra della sua stanza. Vide l'immagine sfocata di Sarah dietro al vetro rischiarato dalla flebile luce del candelabro, i suoi occhi che lo fissavano senza staccarsi da lui. Sarebbe tornato presto e l'avrebbe baciata come aveva desiderato fare da quattro giorni a quella parte, perché lei aveva avuto l'audacia di rifarlo e lui voleva così tanto riassaporare a dovere quella labbra che sentiva come un vuoto nello stomaco al pensiero di doversi contenere.

Le rivolse un cenno del capo e spronò il cavallo al galoppo, oltre le siepi e il cancello, immergendosi poi nella fitta oscurità della sera. Quella sarebbe stata l'ultima notte spesa a cercare informazioni su sua sorella, perché l'indomani avrebbe lasciato la situazione nelle mani di Stewart Walt, l'investigatore privato che aveva assoldato prima dell'arrivo di Sarah. Il giorno dopo sarebbe partito per Brighton insieme a Sarah, e lì avrebbe trovato un prete disposto a sposarli. Dopo di che sarebbe tornato a Londra per porre fine a tutte le atrocità che non riusciva più a tollerare, avrebbe scovato l'assassino di Claire e avrebbe dato una lezione sonora a Robert Ashton. Che il diavolo se lo portasse. Quanto gli aveva rivelato Sarah superava ogni aspettativa riguardo a quell'uomo; ancora non riusciva a credere che sarebbe stato capace di organizzare un sotterfugio simile per servirsi sessualmente della propria nipote.

Aveva sempre ritenuto Ashton come un uomo cinico e borioso, ma arrivare a concepire un simile, osceno proposito era intollerabile nonché disgustoso. Comprendeva come avesse dovuto sentirsi Sarah, cosa l'aveva spinta a fuggire da quella casa, il suo dolore nell'apprendere dei viscidi propositi del fratello del proprio padre. Non aveva pena di lei, ma aveva giurato di proteggerla, perché non era stato in grado di farlo con sua sorella.

Diede un brusco colpo di redini al cavallo e imboccò l'uscita di St James's Palace, diretto al Dush Club. Quella notte il dannato damerino che ne era proprietario lo avrebbe ascoltato.

Il tugurio si presentò ai suoi occhi come un fatiscente assemblaggio di pietra, il che gli fece storcere il naso. Detestava quel luogo. Un brivido gli percorse la schiena quando smontò da cavallo e assicurò le redini a un palo.

Si guardò ancora una volta intorno per sincerarsi che nessuno lo avesse visto, poi si decise a entrare. La porta cigolò quando i suoi piedi varcarono la soglia e Jon puntò lo sguardo sul bancone sollevandosi appena il cappello. Il proprietario non parve sorpreso di vederlo.

—Lord Charters. —
Il saluto che gli rivolse gli fece fare una smorfia. Sembrava così tranquillo, così estraneo, che Jon ebbe l'impressione nascondesse qualcosa. Ma era certo che quell'uomo non avesse a che vedere con la morte di Claire. No, il suo sguardo era troppo fermo, troppo sicuro, quando la prima volta lui era andato a chiedere informazioni. Per ritenerlo in qualche modo colpevole, Jon avrebbe dovuto cogliere qualche vacillamento da parte sua, che però non c'era stato.

— Buonasera — salutò cordialmente in risposta.  —Avevo promesso che sarei tornato a trovarvi.

—È un piacere rivedervi— disse l'uomo. — Ma devo ammettere che mi piacerebbe che consumaste qualcosa, qualche volta.

— Non sono qui per consumare, signore, e voi lo sapete.

Jon si avvicinò al bancone e appoggiò le mani sul piano di legno. — Avete per caso ricordato la ragazza di cui vi ho parlato la volta scorsa?

— Sì — annuì l'altro mentre un paio di donne sfrecciavano dietro Jon immergendosi nell'odore nauseante dei sigari proveniente dalla porta dietro l'angolo.

— Ebbene?

— Claire Charters — asserì il proprietario scrollando le spalle con indifferenza. — La ricordo. Ho visto quella ragazza entrare da quella porta qualche volta, ma non so dirvi altro.

Un cipiglio si dipinse tra le sopracciglia di Jon.

Per quale motivo sua sorella avrebbe dovuto frequentare un posto simile? Non riusciva a spiegarselo, tantomeno a crederci. Poi, come uno sciocco, ricordò che nessuno l'aveva mai tenuta realmente sotto controllo. Sua madre era sempre chiusa in casa e lui era sempre stato troppo occupato a concedersi alle passioni carnali per accorgersi dei movimenti di Claire. Sbatté un pugno sul bancone, gesto che insospettì il proprietario.

— Non sapete cosa faceva qui?

— Posso solo supporre che facesse quello che fanno tutte le donne che entrano al Dush Club, milord — fu la risposta genuina. — Si divertono, giocano d'azzardo, s'innamorano anche. Nulla di pericoloso, è chiaro.

Gli occhi di Jon lo trafissero. — Mia sorella è stata ammazzata davanti al vostro maledetto locale, e voi asserite che nulla di pericoloso avesse a che fare con lei?

L'uomo fece scivolare le mani sopra al bancone, negli occhi un lume di ferocia.
— So perfettamente che vostra sorella è stata trovata morta davanti al Dush Club, milord— sibilò. — Ma questo non vi autorizza a credere che all'interno del mio locale accadano cose pericolose. E ora vi pregherei di andarvene, se tutto questo non vi aggrada.

—Io scoprirò cosa è accaduto a mia sorella, signore— dichiarò Jon indurendo la mascella. — E vi assicuro che se, quando la verità verrà a galla, scoprirò che voi avete a che fare con la sua morte ne risponderete direttamente a me.

L'uomo soppesò il suo sguardo a lungo prima di lasciare andare un rantoloso sospiro. Sollevò il mento con aria di fierezza, ma Jon sapeva che stava per dirgli qualcosa in merito. Aveva notato il cambiamento di tensione dei muscoli degli avambracci.

—Una volta— mormorò alla fine, — l'ho vista uscire per seguire un uomo.

Jon lo fissò con occhi di brace. — Un uomo? Che tipo di uomo?

—Ricordo di non averlo mai visto prima di quella sera, però era un individuo strano— fu tutto quello che l'altro rispose. Dopo alcuni istanti, però, parve avere un'illuminazione perché guardò un punto oltre la spalla di Jon, come se stesse ricordando qualcosa. — Ma lei sembrava molto interessata a dirgli qualcosa. Dopo poco, sono stati seguiti da lord Robert Ashton.

I tendini del collo di Jon si tesero fino a diventare ben visibili. Quella vista dovette spaventare il proprietario, perché sgranò gli occhi. —Mio Dio, milord, non starete pensando...

—Siete stato molto utile— ringhiò Jon. Estrasse un sacchetto dalla tasca della giacca e glielo sbatté sul bancone. —Questo è il pagamento per i vostri servigi.

—Aspettate!— lo chiamò ignorando i soldi che lui gli aveva lasciato, ma Jon era già corso fuori, aveva sciolto le redini ed era rimontato a cavallo, diretto a Charters House. Sarah era in pericolo, e solo allora lui se ne era reso davvero conto. Come aveva potuto non pensare che lord Ashton fosse in qualche modo collegato alla scomparsa di sua sorella! Anche lui frequentava il Dush Club, troppo spesso, e aveva questa smoderata inclinazione carnale verso le giovani donne.

Maledizione, doveva tornare da Sarah. Subito.

—Andiamo, Hugh!— gridò allo stallone bianco mentre assestava un altro decisivo colpo di redini.

**

Dopo il bagno ristoratore, Sarah si era subito sentita meglio. Quando si era immersa nell'acqua, accompagnata dall'aroma di olio alla rosa proveniente dalla boccetta che Kiera, la cameriera di lady Charters, le aveva lasciato aperta accanto alla vasca, aveva chiuso gli occhi e si era finalmente rilassata.

Dopo quattro giorni si era lavata, e ora si sentiva come nuova. Aveva di nuovo indossato la camicia da notte e attendeva con impazienza che Jon rientrasse. Non era riuscita ad addormentarsi pensando a dove fosse diretto a quella tarda ora. Magari stava continuando le sue avventure con qualche bella donna in grado di soddisfarlo, magari stava facendo altro, ma il pensiero la tormentava. Non era dignitoso preoccuparsi per qualcuno che si conosceva appena, o quasi, soprattutto se le sue preoccupazioni erano dovute al fatto che non voleva che andasse con altre donne. Stava per diventare suo marito, e lei pensava che l'infedeltà fosse qualcosa che per principio non sarebbe mai riuscita a tollerare.

Ma era davvero certa che Jon le sarebbe stato fedele? Una voce nella sua testa le diceva che non esisteva uomo più fedele di lui, un'altra le instillava il tarlo del dubbio perché quell'uomo aveva trascorso quasi dieci anni a infilarsi nel letto delle donne, per poi abbandonarle.

Decise che, non appena fosse tornato, avrebbe chiarito quella questione in maniera pacata.

Ma quando Jon rincasò e piombò in quella camera da letto come se avesse il diavolo alle calcagna, qualcosa fece scattare Sarah sull'attenti. Sembrava furioso, ma anche profondamente turbato, e respirava affannosamente come se avesse corso senza sosta dal nord al sud della città.

—Che cosa sta succedendo?

Jon si tolse il cappello e la giacca e li lanciò sullo scrittoio, poi fece lo stesso con gli stivali e la camicia, lasciando indosso solo i pantaloni.
—Dobbiamo andare via— decretò stendendosi sopra il letto e mettendosi una mano dietro la testa, con un sospiro lungo e amareggiato. Sarah lo fissava senza capire. Appoggiò un ginocchio sulla coperta e si stese accanto a lui. —Potete spiegarmi che cosa vi è successo?

—Non c'è tempo, né molto da spiegare al momento— replicò Jon, fermo. —Domani, all'alba, dovete essere pronta a partire. Quindi dormite, subito, dovete risposarvi per il viaggio.

—Ma, Jon...

—Vi prometto che vi spiegherò tutto a tempo debito— la interruppe rapido lui, voltando il capo verso di lei.
Era così bella quella sera!
Sarah lo guardava totalmente confusa, completamente presa dal suo comportamento, ma quello sguardo tanto profondo gli dava la forza per non cedere e perdersi in chiacchiere per quella notte. Dovevano riposarsi per affrontare la partenza l'indomani, e lei doveva capirlo.

—Per ora dovete sapere solo che è ora di dormire, Sarah— le disse sperando che il suo tono di voce non tradisse quanto in realtà si sentisse terrorizzato. Non poteva perdere anche lei.

Sarah annuì, poi lentamente chiuse gli occhi. Jon attese che si addormentasse prima che, non riuscendo a resistere, le sfiorasse una guancia con il dorso della mano.

—Non sono riuscito a proteggere Claire— sussurrò nella notte. —Ma farò qualunque cosa per tenere te al sicuro. Lo giuro su tutto quello che resta del mio onore.—
Poi spense i lumi delle candele con un unico, grosso soffio.

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