11. Destabilizzante

In principio, Sarah aveva pensato che sarebbe stato semplice resistere alla tentazione di baciare Jon. Ma quando, dopo cena, lui si fu spogliato fino alla cintola e sdraiato sul letto, lei credette che ogni sua forza di volontà si fosse ridotta in frantumi. Era rimasta immobile per più di un'ora a fissare il suo corpo maestoso, l'avvallamento dei muscoli del torace, dell'addome, delle grosse spalle. E poi la bocca ben delineata, più su il naso dritto, i capelli che necessitavano un taglio perché troppo lunghi sfiorargli le spalle...

Non sapeva cosa fosse un bacio, come fare, né tantomeno se fosse lui l'uomo giusto per sperimentarlo. Ma era stata lei a correre da lui, a supplicarlo di aiutarla, e ora Jon le aveva chiesto solo un misero bacio. Poteva davvero negarglielo, se poi in cambio avrebbe ricevuto un matrimonio che l'avrebbe salvata dal subdolo piano di suo zio? Dovette riconoscere che forse era stata troppo precipitosa a rifiutare l'offerta, ma aveva ancora tempo. La mezzanotte sarebbe arrivata entro pochi minuti. Forse aveva perso troppo tempo ad ammirare quel corpo, ma era stato più forte di lei. Quel fisico emanava forza, e lei ne era stata suo malgrado irretita.

In quel momento non le importava che lui fosse talmente irritante e spavaldo come si era dimostrato dalla sera precedente, perché Sarah lo era stata molto di più in passato e a conti fatti non poteva biasimarlo. In quel momento, a lei importava solo una cosa: riuscire a dargli un bacio prima che la mezzanotte scadesse.

Così, cautamente, si alzò dal divanetto su cui era rimasta seduta per quasi due ore e si diresse verso il letto dove Jon stava riposando. Non sapeva se fosse addormentato. Se lo fosse stato, per lei sarebbe stato meglio, magari le sarebbe bastato solo sfiorargli la bocca e lui avrebbe comunque dovuto tener fede alla sua promessa. Si chinò sopra di lui in corrispondenza delle labbra, ma a metà strada si fermò. Era sufficiente appoggiare la bocca sulla sua? O doveva fare qualcos'altro? Decine di dubbi l'assalirono. E se non lo avesse baciato a dovere, se il suo bacio non lo avesse soddisfatto? Avrebbe comunque mantenuto la promessa di sposarla? Non poteva rischiare.

Ma poi si ricordò che lei era Sarah Jane Ashton e che non sarebbe mai più dipesa da nessun uomo. Tantomeno, non sarebbe dipesa dai desideri di Jon. Perciò lui doveva accontentarsi di quanto lei era in grado di offrire.

All'improvviso però lui mugolò qualcosa facendola trasalire.

—Se non lo fate subito sarò costretto a farlo io per primo.

Il cuore le salì di nuovo in gola. —Magari potremmo trovare un'alternativa... — mormorò e fece per allontanarsi, improvvisamente restia, quando una mano di Jon le afferrò il polso.

—No, non vi permetterò di raggirarmi— ringhiò sottovoce. —Abbiamo un patto.

—Come faccio a sapere che lo rispetterete?— Furente per la sua arroganza, Sarah tentò più volte di liberarsi dalla sua stretta ma tutto ciò che ottenne fu che Jon si sollevò di scatto a sedere. Ora la fissava ad occhi ben aperti, senza accennare a lasciarle il polso.

—Solitamente sono un uomo di parola, Sarah, ma in quest'occasione dovrete rischiare.

Lei si irrigidì. Dunque era vero, non poteva avere la certezza che dopo quel bacio Jon l'avrebbe realmente sposata. Si sentì di nuovo in trappola, come quando aveva scoperto che suo zio aveva architettato tutto per potersi approfittare di lei una volta sposato lord Thomson. Ma quella sera, nella stanza del Conte di Charters, Sarah non provò un vero senso di terrore.

Non riusciva a spiegarsi perché, nonostante sapesse che lui la stava mettendo alla prova, non provasse il desiderio di ribellarsi. Una piccola voce nella sua testa le stava suggerendo la risposta.
Perché desideri baciarlo. Ma lei non voleva darle ascolto. Sarebbe significato sottomettersi ad un uomo, eppure...

Quando Jon la attrasse lentamente verso di sé, Sarah smise di lottare. —Non riesco a...

—Non riuscite ad andarvene?— suggerì la voce di Jon, profonda e rauca. Un brivido le corse lungo la spina dorsale. —Avete smesso di lottare— continuò lui guardandola intensamente, tanto che lei si ritrovò a pensare che i suoi occhi stessero ardendo di un fuoco che la fece avvampare.

—Significa solo una cosa: che volete baciarmi anche voi.

Sarah deglutì la propria amara saliva. Aveva ragione, dovette riconoscere. All'improvviso si rese conto che lo voleva baciare davvero. Forse era il fatto che lui fosse molto sicuro di sé, del suo ascendente sulle donne, e anche se la infastidiva che fosse stato con decine e decine di altre non riuscì ad armarsi di quel deterrente per sottrarsi al suo tocco.

Lentamente, quasi senza rendersene conto, Sarah si ritrovò a chinarsi in avanti... e lo baciò.


Jon chiuse gli occhi. Sarah chiuse i propri. Lui non aveva davvero creduto che lo avrebbe fatto. Ma nel momento in cui percepì il contatto con quelle labbra ogni pensiero razionale svanì; cautamente, per darle il tempo di abituarsi, Jon aumentò la pressione sulla sua bocca fino a quando lei non dischiuse le labbra per permettere un piccolo accesso alla sua lingua. Improvvisamente liberate dalla stretta di Jon, le mani di Sarah salirono in alto e si posarono ai lati del collo incendiandogli la pelle come fossero state fatte di fuoco. Sgomento dalle sensazioni che stava suo malgrado sperimentando, Jon si ritrovò a sprofondare le dita tra i capelli di lei per cercare di attirarla ancora più vicino, estremamente conscio dei segnali che il proprio corpo gli stava inviando. Perché il suo corpo, quel corpo dannato, conosceva la verità.

E mentre la baciava, e lei si scioglieva istintivamente contro di lui senza nemmeno rendersi conto dell'effetto che gli stava provocando, Jon fu costretto a riconoscere che non poteva arrivare a tanto per prendersi la sua rivincita.

Ma le labbra di Sarah erano morbide e calde; lui continuava a guidarla in quella sorta di danza e in breve lei imparò a muovere la bocca, e l'ultimo brandello di razionalità sparì. D'impulso fece per spostare le dita sui nastri che le chiudevano la camicia da notte sotto il mento, ma prima che potesse farlo, fortunatamente, fu Sarah ad allontanarsi da lui.
Respirava pesantemente, le gote arrossate alla pallida luce dei candelabri, gli occhi lucidi e più grandi di quanto lui li ricordasse. Le pupille erano dilatate tanto che quasi avevano debellato il colore delle sue iridi, e così dovevano essere i suoi occhi. Lui poteva percepirli.

Sarah trovò la forza di parlare solo quando il suo respiro e il battito del cuore si furono attenuati.

Per una frazione di tempo inquantificabile restarono a fissarsi senza fiatare.

—Io non mi aspettavo... — tentennò alla fine Sarah schiudendo le labbra.

Jon sapeva che l'aveva turbata con i suoi modi, ma lei non era stata da meno. Quando mai gli era capitato di sperimentare sensazioni simili con una vergine? Con una donna talmente inesperta che poteva ancora considerarsi una bambina?

Jon era sconvolto. Sarah lo sembrava molto più di lui.

—State bene?— le chiese quando ebbe ripreso coscienza di se stesso.

Lentamente lei annuì, portandosi una mano al collo. —Non ho mai pensato che potesse essere così... forte.

Forte.
Lui avrebbe optato per un aggettivo più diretto: destabilizzante.
Sarah Ashton lo aveva destabilizzato.

Ardeva dal desiderio di chiederle se le fosse piaciuto, ma fu incapace di aggiungere altro. Sarah lo fissò, probabilmente in attesa di una replica da parte sua, ma Jon si limitò a spostare la coperta scoprendo il materasso. —Stendetevi accanto a me, Sarah, dovete dormire.

Quando lei spalancò gli occhi, Jon le accennò un tenue sorriso. —Non vi chiederò altro, lo giuro. Potete stare tranquilla con me.

—Io mi fido di voi— mormorò Sarah.
Jon sollevò il capo verso di lei. — Davvero?
—So che non mi toccherete.
Fu una risposta troppo celere. Nemmeno Jon si fidava di se stesso. Come poteva farlo lei?

Stando a quello che aveva provato quando lei gli aveva involontariamente accarezzato il collo non poteva più essere tanto sicuro di sé.
Ma non avrebbe fatto nulla che anche lei non avesse voluto. Ed era oltremodo consapevole che per Sarah Ashton baciare uno della sua specie aveva significato ingoiare il proprio orgoglio per arrivare ad uno scopo più profondo, però non gli avrebbe concesso altro.
E di questo, Jon era più che certo.

Lei si sentiva così piccola, così delicata, in quel momento. Nonostante avesse inizialmente pensato che avrebbe provato timore nell'essere baciata per la prima volta, quello che aveva sperimentato l'aveva sconvolta. Si era sentita al sicuro, protetta. Era comunque una situazione sconveniente, almeno fino a quando lui non avesse deciso di sposarla. Forse era per questo che una donna che baciava un uomo all'infuori del matrimonio non era vista di buon occhio in società. Si domandò cosa avrebbe pensato di lei sua madre vedendola comportarsi in maniera tanto deplorevole.
Quel pensiero solleticò una corda all'interno del suo cuore. Non l'avrebbe di certo definita una sgualdrina, eppure Sarah si sentiva pressappoco così. Nonostante questo, fu costretta ad ammettere a se stessa che se c'era una cosa di cui era certa non si sarebbe mai pentita, era proprio quel bacio.

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