Capitolo 19

Il sole entra dalla finestra e mi riscalda, la prof sta interrogando Laura e riesco ad assentarmi osservando il nome di David scritto, a caratteri cubitali e contornato di cuori, nel mio diario. Oggi è un mese che stiamo insieme, se ripenso a come tutto è successo mi viene da piangere dalla felicità. Il ricordo di Praga e delle nostre notti insieme mi fa sentire come se potessi toccare il cielo con un dito, i giorni seguenti poi sono stati un susseguirsi di baci, coccole e tanta felicità. David è fenomenale con me, mi sa prendere come se fossimo due pezzi della stessa cosa, due pezzi di un puzzle che si incastrano alla perfezione. È premuroso ma allo stesso tempo passionale e virile. Domenica sono andata a casa sua e lui stava lavorando alla moto, non so di preciso cosa si fosse rotto, ma lui l'ha smontata per riparare il pezzo rotto. Sono arrivata ed era in ginocchio per terra che lavorava alla moto, aveva i suoi jeans strappati e una canottiera, era tutto sudato e sporco di grasso. Appena sono entrata e l'ho visto ho sentito un brivido. Era sexy da morire. Mi sono avvicinata e senza dire niente l'ho baciato, accorgendomi che c'era anche Diego che di tutta risposta ci ha detto «Se vi disturbo me ne vado» facendoci ridere imbarazzati. Non ci posso fare niente, mi fa quest'effetto.

Oggi mi verrà a prendere a scuola e andremo a festeggiare il nostro primo mese. Mi fa strano dire che è il mio ragazzo ma mi piace da morire, ancora mi sento come se camminassi a tre metri da terra.

Questa mattina a scuola la sedia è scomoda, non vedo l'ora di uscire per stare con lui. Mentre sono impegnata a ripassare ogni lettera del suo nome con la penna rossa, bussano alla porta.

«Avanti» dice la professoressa.

«Buongiorno professoressa, la signorina Neri e richiesta per una riunione molto importante» dice Mirella entrando e ridendo guardandomi.

«Va bene, Lea vai pure» mi dice la prof, tornando a fare domane a Laura.

Io mi alzo dal mio posto e oltrepasso la porta dell'aula chiudendola dietro di me. Appena sono nel corridoio, vedo David che, senza dire niente, mi spinge contro il muro e mi bacia. Sento il suo corpo sul mio e istintivamente, fregandomene che siamo a scuola, lo stringo e affondo nelle sua labbra.

«Ciao» mi dice staccandosi dalla mia bocca scendendo sul collo.

«Ciao» gli rispondo ridendo piano, a causa del solletico che mi sta facendo.

«Che cosa ci fai qua?» gli chiedo cercando di ricompormi.

«Oggi è il nostro primo mesiversario e non resistevo più senza di te, quindi, ho escogitato un piano per farti uscire dalla classe per un'ora» mi dice a pochi centimetri dalla mia bocca. «Poi sentivo un bisogno impellente di baciare la mia ragazza, che è la più bella del mondo».

Io non resisto, ho lo stesso bisogno e le mie labbra si avventano con passione sulle sue.

«Vorrei poter fare altro, ma per ora la situazione è questa. Avremo tutto il pomeriggio però» mi dice mentre io sono sempre tra lui e il muro.

«Vieni con me» gli dico afferrandolo per la mano e trascinandolo via da lì.

«Dove andiamo?» mi chiede divertito, mentre mi abbraccia e cammina a passo spedito per starmi dietro.

«Vieni con me e zitto!» gli sussurro.

Mentre passiamo davanti a Mirella, David le fa un inchino e lei ci butta un bacio.

«Hai corrotto Mirella?» gli chiedo mentre scendiamo le scale che ci portano al piano interrato della scuola.

«Per te questo e altro» mi dice avvicinandosi alla mia testa e baciandola.

Arriviamo al piano di sotto, dove ci sono i laboratori d'informatica. In questo momento sono chiusi perché devono essere trasferiti al piano di sopra e nessuno viene qua.

«Che ci facciamo qua?» mi chiede mentre entriamo.

La stanza è in penombra, la luce che filtra dalle veneziane rotte è l'unica illuminazione di cui che gode la stanza. Sui tavoli, dove prima c'erano i computer, ora ci sono teli bianchi messi lì per proteggerli dalla polvere. Non c'è più nulla, solo i tavoli a ricordare la vita di questa stanza, che tra qualche mese diventerà il magazzino della scuola.

Una volta entrati chiudo la porta a chiave mi giro verso di lui, lo bacio senza dire niente e lui apre subito la bocca e accoglie la mia lingua. Mentre sono immersa nel gioco che fanno le nostre lingue gli tolgo la maglietta.

«Cosa vuoi fare?» mi chiede eccitato ma dubbioso.

«Secondo te?» gli sussurro all'orecchio.  «Ti voglio, ora».

Lui mi guarda e so che sta per perdere il controllo, le mie mani toccano il suo petto e con un dito passo sopra i suoi tatuaggi. Mi dedico alla libellula che, adagiata sui suoi pettorali, mi permette di sfiorare le sue ali, sentendo David tremare al mio tocco. Mi sposto e passo a quello che ha sulla spalla, un drago che mi fa sfiorare tutte le sue spine e i suoi denti aguzzi, la pelle mi accoglie e il mio dito la sfiora con lentezza. David mi guarda, i suoi occhi sono tutti per me e la sua eccitazione sta per esplodere. Guardandolo mi sposto davanti a lui e mi dedico al pezzo di puzzle che ha sull'avambraccio, seguo le linee e i bordi mentre lui tiene gli occhi chiusi e sento il suo respiro farsi più affannoso. L'ultimo che mi aspetta è il tribale che ha sull'inguine, la mano si adagia sulla sua pelle e lui riapre gli occhi guardandomi, è eccitato, io sfioro con leggerezza le punte del tribale ripassando più volte nella parte che esce dai pantaloni, lentamente mi faccio strada e con la mano seguo le linee nascoste, la mano si avventura nei suoi pantaloni e appena lo tocco, dove orami è fuori controllo, lui mi prende in braccio mi mette seduta sul tavolo, mi guarda con quello sguardo che mi accarezza e io lo lascio fare mentre mi tira via i jeans e le mutandine.

«Cosa mi fai?» mi sussurra guardandomi, poi si tira giù i pantaloni e libera la sua erezione.

Io mi mordo il labbro, sono vittima del mio stesso gioco, lo sto perdendo io il controllo.

Lui si avventa sul mio labbro mordicchiandolo al mio posto, mi guarda ed entra in me con una spinta decisa, facendomi distendere la schiena sul tavolo.

Si spinge dentro di me con vigore, mi sfiora le gambe per trattenermi e io sento che sto per perdere il controllo di me stessa. Mentre reclama il suo posto dentro di me mi tocca il seno, si fa strada sotto la maglia, tira su il reggiseno trovando cosa cercava, lo afferra e lo circonda con la mano. Ogni mio centimetro di pelle gli appartiene, il mio corpo si lega alla perfezione con il suo, come fossimo due pezzi dello stesso puzzle.

«Ti amo Lea» mi dice, sprofondando in me con l'ultima spinta che lo fa accasciare sul mio corpo sudato.

«Ti amo anch'io» gli dico accarezzandogli la testa adagiata sul mio petto.

«Tu sei pazza!» mi dice mentre ci rivestiamo «Abbiamo appena fatto l'amore a scuola! Roba da matti. Poi devo dire che con te è un crescendo, mi fai letteralmente impazzire. Sai toccare i miei punti deboli come nessuna ha fatto mai» mi dice mentre si riaggancia i jeans.

«Vorrei vedere, dimenticati delle altre, tu sei mio e solo mio» gli dico abbracciandolo.

«Il mio cuore ti appartiene in ogni sua parte, lo hai trovato e ora è tuo, il tuo nome è tatuato sopra. Mai nessuna potrà averlo» mi sussurra sulle labbra.

«Anche il tuo corpo è mio» gli dico toccandogli il sedere. Lui ride e mi bacia.

«Sarà meglio tornare in classe prima che qualcuno venga a cercarci.» mi dice afferrandomi per mano. Mi riaccompagna davanti alla porta della mia aula e mi saluta con un casto bacio.
Io rimango lì ad osservarlo uscire per tornare nella sua aula.

La mattinata passa veloce, e io ho un sorriso indelebile sulla faccia, stare con lui mi fa provare cose che non avrei mai immaginato di poter provare. Abbiamo appena fatto l'amore a scuola, mi rendo conto che quando sono con David esiste solo lui e l'impellente bisogno di stargli vicino, di baciarlo e di fare l'amore con lui.

All'uscita della scuola lui è ad aspettarmi seduto sulla moto, appena lo vedo gli corro incontro e lo bacio. Le sue labbra sono come miele, non mi stanco mai della loro dolcezza. Dopo un mese che stiamo insieme i brusii delle ragazze non sono finiti, quando ci vedono iniziano a ridere e ci guardano come fossimo due alieni, o chissà cosa. David mi dice che sono solo gelose perché lui ha scelto me, io penso che ognuna di loro vorrebbe essere al mio posto, David era irraggiungibile prima, ora è off-limits, è mio e marchio molto bene il mio territorio quando si tratta di lui.

«Buon mesiversario piccola» mi sussurra mentre mi mordicchia un orecchio.

«Un mese insieme. Ancora non ci credo» gli dico prima di mettermi il casco e salire in moto.

«Pronta?» mi chiede.

«Con te sempre» gli dico e lui accende la moto.

Il viaggio è come sempre meraviglioso, e sono talmente assorta nell'abbraccio che gli sto dando che mi sono accorta solo ora che non è la strada di casa. Lui guida e io cerco di capire dove stiamo andando ma mi è tutto sconosciuto. Fino a quando riconosco la strada che abbiamo fatto per andare al mare. I ricordi mi tornano alla mente, io che avrei voluto baciarlo e lui che sfuggiva, io che allo stesso tempo fuggivo dalle mie paure. È ora, a distanza di alcuni mesi stiamo insieme. Lo amo talmente tanto che non trovo parole per esprimerlo, lui è il mio tutto.

La moto si ferma e una volta scesi vedo che afferra lo zaino, io lo guardo curiosa, ma senza dire niente, mi prende per mano e mi porta sulla spiaggia. Il mare ci accoglie con le sue onde e l'aria è calda ci accarezza la pelle, il sole ci coccola mentre David distende una coperta e ci sediamo vicini.

«Lea, oggi è un mese che stiamo insieme, un record per me. Ti amo come fuoco che mi brucia dentro, senza di te sono in mancanza di ossigeno. Sei la mia vita» mi dice guardandomi negli occhi. Io lo guardo e ogni parola mi fa tremare, lo sento dentro come una valanga che mi scuote nel profondo. Prende lo zaino e inizia a frugarci dentro, tira fuori un pacchetto rosso con un fiocco bianco. Mi guarda e me lo porge, dandomi un bacio.

«David?» gli chiedo io sorpresa.

«Aprilo» mi dice «Spero che ti piaccia» insiste nervosamente.

Io levo per prima cosa il fiocco e poi rompo con delicatezza la carta rossa che avvolge il pacchetto. Al suo interno si svela una scatolina nera di velluto, tiro su il coperchio e appena vedo cosa c'è al suo interno una lacrima mi scende: una collanina con un ciondolo a forma di puzzle. Lo prendo in mano e vedo che è uguale al suo tatuaggio. Lo giro e vedo che dietro c'è una incisione:

" Mai due anime si incastreranno più perfettamente come la tua con la mia.
Ti amo. D."

Sono senza parole. Lui mi guarda e mi prende la mani.
«Stare con te mi fa provare cose che non ho mai provato.
Sono sempre stato dominato dalla rabbia, tu sei arrivata e senza dire niente mi hai toccato dentro. Non so se la storia delle anime è vera o è una cazzata, ma so che la mia e la tua si incastrano alla perfezione. Sei il mio pezzo di puzzle mancante e ora che ti ho trovato mi sento completo. Non sono bravo a dire certe cose. Parlare di cuore e amore, insomma, non fa per me. Ma questo è quello che sento.» mi dice emozionato.

Io non resisto più e le lacrime escono senza ritegno «David» riesco solo a dire singhiozzando.

«Vieni qua» mi dice dolcemente, prima di avvolgermi nelle sue braccia forti, una fortezza che mi protegge.

«Ho anch'io un regalo per te» gli dico tirando su con la naso e tiro fuori una bustina rossa dalla borsa.

Lui la prende e mi guarda curioso mentre la gira più volte nelle mani

«Aprila» lo incito, non sto più nella pelle.

Lui la apre e legge il biglietto al suo interno, poi il suo sguardo sorpreso mi tocca.

«Nooo! Tu sei pazza. Dio quando ti amo» e mi bacia afferrandomi la faccia.

«Mi hai regalato un tatuaggio, non ci credo. Mi hai fatto un regalo bellissimo» mi dice guardando il buono per il tatuaggio.

«E non è tutto,» gli dico ridendo, lui mi guarda cercando di capire cosa gli sto nascondendo.

«Quando andrai a farti il tatuaggio, io verrò con te e me ne farò uno anch'io, in un posto che potrai vedere solo te...»

Lui mi guarda con un misto di sorpresa ed eccitazione, risvegliando i miei sensi.

«Ma dov'eri nascosta? Perché ti ho trovato solo ora?» mi imprime le parole sulle labbra.

«Ero a scuola, stavo aspettando un ragazzo bellissimo per aiutarlo a studiare» gli rispondo.

«Tu, mi fai amare anche la scuola» mi dice prima di baciarmi.

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