PAUSA


Con uno sbuffo, Ernest uscì dal suo corpo, dopo aver raggiunto l'acme.

Erano entrambi stanchi, dopo un' attività fisica del genere. Anche l'altro era sfinito e, se vogliamo essere onesti, sorpreso per un simile scoppio passionale, del tutto imprevisto, ma non proprio indesiderato. Almeno per lui.

"Io non riesco a capire!"sbottò Ernest,riprendendo fiato, furibondo per esserci cascato un'altra volta.

L'altro si sdraiò sulla schiena, non appena il peso del corpo del partner, smise di gravare su di lui e, senza degnarsi di rispondere, prese dal cassetto una confezione di Marloboro. La aprì e ne tirò fuori una sigaretta.

"Cosa c'è che non ti è chiaro?" domandò con aria noncurante, mentre afferrava un accendino decorato con i disegni di Milo Manara "Sei un uomo che ha improvvisamente fatto sesso con un uomo. Hai fatto l'amore con me e ti è piaciuto, fine. Dovresti smetterla di arrovellarti il cervello in questo modo. Lascialo riposare." E nel dire questo, accese la sigaretta, facendo il primo tiro del pomeriggio. Il fumo si alzò lieve, raggiungendo le pale del ventilatore a soffitto della stanza che avevano preso. La nicotina gli penetrò nel cervello,accarezzando voluttuosa i polmoni e dandogli quel tocco di relax che,in cuor suo, sentiva di aver bisogno. A molti, la bionda dava la carica, a lui, invece, conciliava il sonno, contribuendo a dargli un'aria poco sveglia.

"La fai facile te" sbottò Ernest, non gradendo la sua flemma "tu non hai passato la vita a sbatterti donne di ogni risma, per poi cedere alla tentazione di uscire per una volta dagli schemi!"

Noé si voltò per un momento verso di lui e ne osservò, non senza compiacimento, i tratti irrigiditi dallo sconcerto e dalla vergogna. L'espressione stupita e disorientata di quello che fino al giorno prima era il suo migliore amico, o così credeva quest'ultimo, era uno spettacolo che mai si sarebbe aspettato di vedere. Conosceva Ernest dai tempi dell'asilo e si poteva dire che sapeva vedere nei recessi della sua anima meglio di quanto lui stesso immaginasse. Sapeva che era confuso, ma non poteva essere diversamente.

Infondo non era cosa da tutti i giorni passare dall'essere etero al gay in sole 24 h e fare per giunta tre volte sesso con una persona che fino a poco tempo prima consideravi tuo amico! Questo almeno lo credeva Ernest ma non il suo compagno. Con uno scatto furioso, il moro si alzò dal letto ed iniziò ad andare avanti ed indietro come un'anima in pena, borbottando parole sconnesse.

Noé lo fissava senza capire: perché stava facendo una tragedia simile?Avevano passato una notte stellare, di quelle che non si scordano facilmente. Si erano divertiti ed avevano provato qualcosa di forte. Per quel che ne sapeva, erano stati bene insieme. Niente romanticismo, molto relax e tanto sesso sfrenato senza nessuna pretesa di impegni futuri. Una notte e poi tanti saluti, così si erano detti. A lui andava bene anche così ma Ernest non era dello stesso avviso. "Maledizione! Va bene, sono venuto ad Ibiza per dimenticare la mia ex fedifraga, per dedicarmi al divertimento, per fare nuove conquiste...ma non sulla sponda sbagliata!"continuava a blaterare sempre più preda del panico.

"Può darsi che quella non fosse la sponda sbagliata"buttò lì Noé,con nonchalance.

Ernest si voltò di scatto, come se fosse stato morso da una tarantola.Quello che prima di quella tragica sera, era il suo migliore amico,se ne stava bello bello sdraiato sul letto, senza curarsi di mettersi nulla addosso. Era in versione adamitica e, anche se gli costava ammetterlo, era una visione. Improvvisamente, sentì qualcosa di familiare, una sensazione di rigidità tra le gambe, dolorosa e piena di smania di appagamento.

Noé lo fissava tranquillo, in modalità riposo, con una serenità che il suo compagno di stanza avrebbe voluto avere in quel momento.Improvvisamente i suoi occhi neri come la pece, iniziarono a scendere con lo sguardo, posandosi su una parte del corpo a cui prima non aveva mai prestato attenzione, ed inevitabilmente sospirò sempre più demoralizzato. "E va bene, Noé" fece Ernest,avvicinandosi a quel corpo che pochi istanti prima gli aveva lasciato emozioni pirotecniche "ammettiamo pure che io sia sulla sponda sbagliata e tu invece su quella giusta."

Gli occhi limpidi del castano seguivano i suoi movimenti, con quella falsa pigrizia tipica dei gatti. "Continua" fece, cercando di mantenere quel tono rilassato di pochi istanti prima.

Ernest fece per continuare ma richiuse inaspettatamente la bocca. "Ci conosciamo da una vita e so bene quali sono i tuoi gusti. Non sono omofobo, ho sempre accettato la tua natura senza problemi....come...come cavolo può essermi capitata una cosa simile?"chiese, sempre più nel panico.

Noé si mise a sedere, puntando le sue iridi su quelle del suo amico. La sigaretta era ormai finita e, senza pensarci due volte, la depose nel piattino che aveva messo su uno sgabello. Poi ne tirò una nuova dalla confezione "Ok, Ernest" fece, mostrandogliela a pochi centimetri dal viso "la vedi questa bionda? Se la accendi e ti piace, sai che è un vizio che hai acquisito nel momento in cui dici sì al primo di questi bastoncini. L'omossessualità non funziona in questo modo. Non è una malattia, né una dipendenza. Nasce con te, come un braccio o una gamba. Se la cosa non ti sta bene, rifletti allora su un altro punto."

"E quale sarebbe?"chiese l'altro stizzito, mettendosi di fronte a lui.

Noé fu colto alla sprovvista da quella mossa. Gli occhi di Ernest sembravano carboni ardenti ed in quel momento lanciavano fulmini e fiamme. Visto da vicino, così arrabbiato, era ancora più bello. Che il Real Madrid, la sua squadra del cuore, gli fosse testimone, ma Ernest in quel momento era davvero sensuale. Non gli sarebbe dispiaciuto averci una storia, ma era troppo cinico per credere di poter andare oltre un rapporto fisico. L'altro, poi, era troppo confuso per accettare una dichiarazione da parte sua.

Decise però di essere sincero con lui. Doveva andarci con i piedi di piombo, se non altro la sua coscienza non ne sarebbe uscita a pezzi.Non poteva fare altro che sganciare la bomba.

"Senti,se credi che io mi penta della notte passata, caschi male. Non sono uno che vive di rimpianti e se hai qualche dubbio riguardo alle sensazioni provate, non è un mio problema. Io sono stato bene con te e credimi se ti dico che fino a ieri non avevo mai avuto una compagnia migliore. Sei una persona fantastica ed io non posso accontentarmi della tua sola amicizia. Nemmeno io sono pronto ad amarti, se tu non vuoi, ma sento che la tua amicizia non mi basta. Se credi di non essere come me, prova a pensare alle tue relazioni passate e dimmi se hai visto qualche differenza, se hai provato qualcosa di meglio. Riflettici un po'se ti va. Io me ne vado in spiaggia." disse, alzandosi dal letto, sotto lo sguardo allibito di Ernest.

"Ma..."balbettò quello disorientato ma Noé gli posò due dita sulle labbra,invitandolo a tacere.

"No no, darling. Non aggiungere altro. Non sono io quello confuso. Tu sai benissimo quali sono i miei gusti e non puoi pretendere che passi sopra a quanto è successo ieri. Non dopo aver replicato la cosa per tre volte di fila! Io me ne vado al mare per rilassarmi in spiaggia,senza tentazioni in giro." disse, osservando divertito il viso di Ernest diventare sempre più rosso.

Si mise il costume che esaltava i suoi glutei allenati, con studiata lentezza, poi preparò la borsa con i teli, sotto gli occhi allibiti del moro. Afferrò con calma i suoi rayban che aveva deposto sul comodino. Il suo amico intanto lo fissava, come ipnotizzato.

Noé ghignò fra sé e sé.

Stava per andarsene via, quando un pensiero, sadico, si palesò nella sua testa.

Senza dire nulla, si avvicinò al viso di Ernest. I loro occhi si incontrarono e per la prima volta da quando avevano iniziato a discutere, Noé notò lo sconcerto sul suo viso ed il timore, forse,di perderlo. Istintivamente, si sentì in colpa per essere stato così impulsivo. Gli passò una mano sui capelli scarmigliati ed iniziò ad accarezzarlo gentilmente. "Hai ragione, non è facile per nessuno, riflettere su questo punto."

"Comunque"fece, appoggiando la fronte rovente del suo compagno inaspettato alla sua"sarò sempre con te ma ti prego di riflettere su quale ruolo vuoi darmi, se come amico...o come qualcos'altro."

Con un movimento fluido, si rimise in piedi e, dandogli le spalle si avvicinò alla porta. "Io starò dove tu vorrai. Se sei disposto ad affrontare questa nuova vita con me, sono pronto altrimenti lascerò riposare questo mio sentimento, fino a quando non riprenderai un po'di sale in zucca. Ci vediamo."

Ernest se ne rimase lì, imbambolato.

Non aprì bocca, forse non sentì nemmeno la porta chiudersi.

Non sapeva di cosa stupirsi, se della notte di fuoco passata, dopo una sbronza epica, o della improvvisa passionalità del pigro Noé. Inavvertitamente, la sua mente ritornò al ricordo del suo tocco,leggero ed impalpabile, eppure caldo e deciso.

Alla sua pelle, che profumava di una fragranza esotica e salmastra.

Ai capelli che gli solleticavano il viso, in una gentile carezza.

Agli occhi, carichi di una passione febbrile.

Fu troppo per i suoi neuroni, che andarono in black-out.

Ernest crollò di nuovo sul letto, svenuto, spossato dalle emozioni.

Il sorriso ironico e paziente di Noé fu l'ultima cosa che rimase nella sua testa, prima di perdere i sensi.

Questa storia autoconclusiva faceva parte di un Challenge incentrato sullo yaoi e sullo slash. Ho deciso di pubblicarla anche su wattpad come pezzo a sé stante. Non brillo di romanticismo e ho deciso di mettere questo pezzo perché mi sono divertita molto a scriverlo.





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