3.Andrew


Era mattina, il cielo era limpido, una goccia di rugiada scivolava sulla nervatura di una foglia, nel frattempo un altro agente era intento a percorrere il suo itinerario. Si trattava di Andrew, un giovanotto con una forte grinta che spesso si distingueva mostrando le sue manie di protagonismo.
Il paesaggio intorno a lui era splendido, i campi parevano essere dipinti con rapide e leggere pennellate da un artista impressionista.
Ad un tratto un contadino, mentre lavorava nei campi alle prese con delle rape, notò il ragazzo e gli si avvicinò, chiedendogli “Ehi tu chi sei?”
“Sono l'agente più forte del mondo, il mio nome è Andrew caro signore!” rispose fieramente il giovanotto.
“Il mio invece è Alfred... quindi saresti un agente?” domandò il contadino inarcando le sopracciglia.
“Certo, e sono in servizio per una perlustrazione!” esclamò il giovane mostrando il suo distintivo.
“Spero che sia vero quello che dici, perché da queste parti gli stranieri non sono visti di buon occhio!”
Andrew notò che per i campi c'erano altri lavoratori della terra, ognuno di loro lo guardava con una leggera smorfia, tenendo stretta una zappa o un forcone.
L'agente smorzò così la tensione “Guardate che non mi fate paura!!! Io sono l'uomo più forte del mondo!”
Effettivamente il clima di tensione si dissipò, e la smorfia dei diffidenti lavoratori si trasformò in un leggero sorriso.
“Mi fa piacere che tu sia l'uomo più forte del mondo,” disse il contadino grattandosi la testa, “seguimi!”
L'agente pensò che seguendolo, avrebbe comunque svolto il suo lavoro di perlustrazione, infatti così fu. Andrew insieme al gruppo di lavoratori della terra si recò nella piazza di un villaggio, qui vi erano un gruppo di persone radunate che discutevano delle loro sorti.
Alfred sussurò qualcosa ad uno dei presenti e successivamente disse a voce alta “Proviamo con questo ragazzo!”
Un cuoco nelle vicinanze rise a crepapelle ed esclamò “Ma cosa stai dicendo?! Sono molto più grosso di lui, non riuscirebbe nemmeno a battere me!”
“Non so di cosa stiate parlando ma non osare provocarmi!” Disse con un tono grintoso l'agente che non resistette tirando un pugno in pieno stomaco al cuoco, che si stese a terra contratto dal dolore non dicendo una sola parola.
La gente intorno rimase attonita, ci furono almeno trenta secondi di silenzio, che Alfred interruppe “Avete visto con i vostri occhi, è all'altezza del compito!” disse.
Nella folla una serie di volti annuì con la testa. Così Alfred prese per un braccio Andrew, ignaro di tutto. Camminarono per circa dieci minuti giungendo davanti ad una villa composta da un particolare materiale sconosciuto. “Beh adesso tocca a te, ci vediamo dopo caro!” disse il contadino.
“E cosa dovrei fare? Cosa stai tramando?!” Alfred era già sparito.
Ad un tratto una voce proveniente da un megafono posto sul tetto della villa si fece sentire, urlando le seguenti parole “Tu saresti un altro eroe???!!! Quegli idioti non hanno capito niente, se continueranno così, raderò al suolo ogni cosa di quel patetico villaggio!!! Ogni eroe mandato qui per cercare di fermarmi accresce solamente la mia ira!!! Adesso mi sono stufato!!!”
“Dunque, abbiamo un criminale qui eh...” pensò Andrew.
Dalla casa uscì fuori un robot antropomorfo.
“Questo è una delle mie creature!” Non appena la voce proveniente dal megafono finì la frase Andrew aveva già provvisto a disintegrare con un solo pugno il cyborg. “Troppo facile, però devo ammettere che fai uso di una tecnologia avanzata...”
“Maledetto!!!” Urlò il megafono. “Quello che hai appena affrontato era solo un prototipo! Adesso te la vedrai con esseri superiori!”
Dalla villa questa volta uscirono una dozzina di robot molto più rifiniti nei dettagli e composti da un materiale molto più raffinato, resistente agli impatti ma allo stesso tempo molto leggero, in modo tale da non diminuire la velocità degli androidi.
“E questi sarebbero gli esseri superiori?” disse arrogantemente l'agente. “Anche se devo ammettere che dovrò ricorrere alla mia paura...”
Andrew generò dal palmo delle sue mani un potente uragano che spazzò via ogni cosa circostante. Gli androidi divennero un cumulo di rottami, la villa un ammasso di macerie, da cui fuoriuscì un vecchio indolenzito.
La paura dell'agente Andrew consisteva nel generare uragani di variabili dimensioni, questo potere ha come forma di ispirazione il vento, un elemento affascinante che lo aveva sempre attratto; ogni volta che si sentiva stretto nel morso dalla paura ripeteva la seguente frase “Come vorrei essere te vento, tu sei forte e se vuoi crei uragani, divenendo distruttivo e invincibile!” , può sembrare strano ma funzionava, probabilmente il vento veniva considerato da Andrew come una divinità, dandogli sostegno psicologico.
“Sarai pure forte ragazzo, ma se usi un potere del genere significa che sei un debole!” disse il vecchio provocando l'agente, che si avvicinò al vecchio a testa bassa.
“Fermati!” Gridò Alfred spuntando da dietro un masso, “Sai, per poco non mi coinvolgevi nel tuo uragano, comunque l'uomo che hai davanti a te, è un criminale che ci ricattava ogni giorno, non ti starò a spiegare tutta la storia ma ti siamo debitori, grazie. Non uccidere questo vecchio, ti renderebbe uguale a lui, se invece lo lasci in vita lo metteremo al servizio del nostro villaggio, sarà sempre sotto controllo e si renderà utile, io e la mia gente non amiamo la violenza, né tantomeno la vendetta!”
Andrew rimase con  la testa bassa restando in silenzio, e se ne andò pensieroso senza dire una parola, essendosi scordato totalmente che tra poche ore, avrebbe dovuto presentarsi ad un incontro importante.

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