Capitolo 7
In accappatoio e ciabattine con un asciugamani sulla testa, Silvia si mise seduta e si guardò attorno, intontita. La porta d'ingresso era chiusa, con la chiave nella serratura e nell'appartamento era tutto tranquillo.
Afferrò il cellulare e controllò la posta, una nuova mail le ricordò che aveva un impegno quella sera. Un desiderio non appagato da troppo tempo le esplose dentro, avvolgendola in un turbinio di sensazioni indescrivibili. Spostò lo sguardo sul tavolino, con sopra i resti del pranzo consumato frettolosamente dopo essere rientrata dal lavoro. Avvertì lo squallore della sua vita solitaria e celata dietro sorrisi forzati che l'aveva indotta a trasgredire, accettando un appuntamento al buio con qualcuno conosciuto in rete.
Abbandonò il divano ancora un po' scossa, si sentiva come se fosse stata travolta da un tir. Il solo ricordo di quell'incubo le fece rizzare tutti i peli delle braccia. Si recò in bagno e si vide riflessa nello specchio: le guance velate da un lieve pallore; i suoi grandi occhi verdi contornati da due aloni bluastri. Tentò di porvi rimedio con un make-up strategico.
Silvia allontanò il pennellino del mascara dalle ciglia e sbuffò. La mano le tremava tanto che era stata costretta a struccarsi due volte di fila. Anche se si era trattato solo di un sogno, non riusciva a smettere di pensare a quella frase: "Il passato non muore. Uccide". Fece un respiro profondo e ordinò alle dita di stare ferme, poi si avvicinò allo specchio e ci riprovò.
Silvia non voleva ammetterlo ma l'ansia, in realtà, era dovuta a ben altro. D'un tratto, presero a vorticarle nella mente una serie di pensieri. Si stava chiedendo se non fosse stato un azzardo invitare a cena uno sconosciuto, a casa sua. Dopo mesi di chat, di lui sapeva solo che non aveva aspettative e, come lei, non ambiva ad alcun tipo di legame. Gli era apparso un tipo intrigante, ma anche premuroso e incredibilmente galante. In più occasioni, l'aveva invitata a bere qualcosa per avere la possibilità di conoscersi di persona ma, per i suoi improrogabili impegni di lavoro, lei era stata costretta a declinare. Alla fine, dopo l'ennesima richiesta, le sue dita avevano digitato un "sì" sulla tastiera e inviato la risposta senza che ne fosse del tutto consapevole, la crescente attrazione sorta messaggio dopo messaggio aveva stuzzicato la sua curiosità.
Dopo circa un'ora, il campanello trillò e il cuore prese a batterle forte, l'ignoto la rendeva sempre un po' inquieta. Aprì la porta e si trovò di fronte un ragazzone di un metro e novanta, dal fisico scolpito e dal sorriso molto sexy. Dalle foto che le aveva inviato, Silvia aveva avuto l'impressione che avesse solo un paio d'anni meno di lei, ma in quel momento non le sembrò il caso di tergiversare su una questione così futile, dopotutto lei era poco più che trentenne e lui un maggiorenne consenziente.
Si salutarono e Silvia fece un passo indietro per farlo entrare. Lui le passò di fianco, poi si fermò bruscamente. La mise spalle al muro e la baciò. Si mosse così rapidamente che Silvia emise un mugolio di sorpresa. Lui approfittò della sua bocca semiaperta, rendendo il bacio più travolgente. Dopo la sorpresa iniziale, lei ricambiò in modo altrettanto passionale. Le lingue presero a duellare, mentre il corpo di lui la spingeva ancor più contro il muro, bloccandola con le anche. Le mani risalirono le sue braccia, facendola rabbrividire. Silvia provò a controllare le sue reazioni, per non rischiare di perdersi in quel bacio, ma fu assalita da una scarica di desiderio quando lui con una mano le immobilizzò i polsi sopra la testa e con l'atra iniziò a palpeggiarla, stringendo prima un seno poi l'altro. Le strizzava con decisione i capezzoli tra le dita, attraverso la seta della camicetta. Silvia fu attraversata da un'indecisione paralizzante: la mente avrebbe voluto opporsi a quel rude trattamento; il corpo, invece, lo bramava, piegandosi con ogni fibra del suo essere.
Quando si staccarono, lui le accarezzò con dolcezza i riccioli biondi e le baciò la fronte. «Spero che Ombra abbia soddisfatto le tue aspettative.»
Silvia scosse la testa in senso di approvazione e lo invitò a seguirla in salotto. Lei mise su della musica di sottofondo per ricreare un po' d'atmosfera, mentre alle sue spalle lui preparava due Bloody Mary. Dopo essersi seduta sul divano, Silvia sorseggiò quel liquido rosso mantenendo lo sguardo fisso su Ombra. Il pensiero di quanto stava per accadere la spinse a deglutire convulsamente. Dentro di sé stava lottando ferocemente per nascondere la sua eccitazione sempre più crescente.
Avvertì un lieve capogiro e l'aitante giovanotto, che da lì a poco l'avrebbe spinta oltre i limiti della perversione, si sdoppiò. Ora di fronte a lei c'erano due Ombra. Silvia si chiese come fosse possibile, ma, prima che potesse darsi una spiegazione, perse i sensi.
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