Capitolo 17

La festa continuò fino alle prime luci dell'alba. Ero sfinita e lo era anche Agacia. Credo di essermi addormentata per tutto il tragitto in carrozza, fino a casa, perché quando mi svegliai stavamo già entrando nel cortile. Scesi lentamente dal cocchio per non inciampare nel mio abito. Una volta dentro salutammo Ruben e Maria e ci dirigemmo nelle nostre rispettive camere da letto.
Mi addormentai velocemente.

Passarono un paio di giorni, prima che mi decidessi sul da farsi. Miguel non si era fatto vivo e sicuramente non potevo farmi viva io, sarebbe stato sconveniente presentarsi a casa di un uomo nubile, oltre che presuntuoso e maleducato. Tuttavia la sua presenza in casa rimaneva costante grazie ai racconti di Agacia, che elogiava ogni suo comportamento ed ogni aspetto del suo carattere.

Mi svegliai al canto del gallo, quando ancora tutta la casa era assopita, tranne i domestici che stavano preparando la colazione in cucina. Mi lavai e vestii, cercando di fare meno rumore possibile. Poi mi diressi in cucina per fare colazione.
"Vi siete svegliata presto questa mattina patrona" disse Dolores.
"Oh ve ne prego, non chiamatemi cosí, mi fa sentire maledettamente a disagio" risposi, prendendole le mani e guardandola negli occhi "Rebeca, Rebeca va più che bene". La vidi arrossire leggermente.
"Si patrona... es decir Rebeca".
Le sorrisi e mi sedetti al tavolo.
"Ecco qui Rebeca, vi ho scaldato un bicchiere di latte" disse la donna porgendomi una tazza ed avvicinandomi un panierino con all'interno del pane dolce.
"Grazie Dolores". 
"Posso chiedervi come mai vi siete svegliata cosí presto?".
"Stavo pensando di recarmi in chiesa, per ascoltare le lodi".
"Credo che per le lodi sia tardi Señorita, però se vi affrettate potreste arriva per la Prima (*)".
Bevvi di corsa il latte e afferrai una di quelle pagnotte dolci.
"Grazie mille Dolores a più tardi Ah! Potresti avvisare tu il Señor Ruben della mia uscita? Non volevo svegliarlo!". Lei annuì e io le sorrisi.

Mi precipitai in strada ed a passo sostenuto mi diressi verso la piazza della chiesa, addentando il pane di tanto in tanto.

Le strade iniziavano a popolarsi. Il panettiere all'angolo aveva già incominciato a sfornare il pane e perció l'aria era impregnata di un leggero profumo di pane caldo e legna bruciata. Dall'altro lato della strada il fruttivendolo aveva esposto il banco della frutta e i bottegai si affrettavano ad aprire, mentre il calzolaio era già al lavoro e si era messo in strada, su una la sedia, a piantare chiodi nelle scarpe. Di lí a poco mi ritrovai nella piazza. Mi sistemai il velo sulla testa ed entrai nella chiesa.

La luce del mattino filtrava dalle finestre colorate dando alla chiesa una atmosfera quasi fiabesca. Mi misi al terzo banco e aspettai l'inizio della funzione. La chiesa era quasi vuota, se non fosse stato per me e per qualche signora attempata vestita di nero ed un paio di nobildonne.
Quando la funzione finí, alcune delle donne si avvicinarono al prete per parlargli, me compresa ed aspettai il mio turno seduta al primo banco.
Quando tutte le donne si furono allontanate, mi avvicinai a lui.
"Buongiorno Padre".
Lui si girò.
"Buongiorno figliola" disse l'uomo sorridendo. Ero piuttosto giovane, probabilmente una decina di anni più grande di me. Aveva il naso leggermente aquilino, gli zigomi pronunciati, gli occhi cerulei e i capelli castani, che lo rendevano un uomo piacevole alla vista e sicuramente affascinante.
"Padre io volevo parlarle, se possibile".
Lui mi sorrise e con un gesto della mano mi invitò a sedermi sulla panca dietro di me e lui si sedette al mio fianco.
"Dimmi figliola, come puó esserti utile questo servo di Dio".
"Vede padre, è da un pó di tempo che mi tormenta questo pensiero e sono sicura che un esperto della bibbia e pio uomo come lei di sicuro potrá aiutarmi con questo mio dubbio" dissi abbassando lo sguardo. Dovevo stare bene attenta nel scegliere le parole giuste, altrimenti il discorso si sarebbe potuto ritorcere contro di me. 
"Vede padre, nella nostra vita siamo sempre posti davanti a sfide e tentazioni e io mi chiedevo come possiamo essere certi di superarle nel modo piú confacente agli occhi di Dio e non cadere in tentazione, per non commettere peccati capitali".
Alla mia domanda gli occhi dell'uomo si illuminarono, ed inizó con una lezione di teologia, citando le sacre scritture, nonché diversi testi di teologia, come quelli di Tommaso d'Aquino. Io ascoltavo in silenzio e quando nominó la parola demoni, fu il mio sguardo ad illuminarsi.
"Padre, ma quindi quando si parla di demoni nelle sacre scritture si intendono mere personificazioni di peccati e tentazioni?".
Il prete tentennò per un attimo. "Vedete cara, i demoni rappresentano le tentazioni, ma non sono, come dite voi, mere personificazioni. Il Diavolo esiste, figliola, e mette sempre alla prova la nostra fede, così anche i suoi servitori".
"Padre, quindi i demoni camminano su questa terra? Come possiamo proteggerci noi uomini?" dissi, fingendo spavento.
L'uomo mi prese le mani.
"Con la preghiera figliola e con la fede in Dio". 
No, non era la risposta che volevo. Dovevo rischiare un poco di più.
"Padre, per caso c'è qualche libro che può illuminarmi sull'argomento?".
L'uomo mi guardò sospettoso.
"Le sacre scritture figliola, sono gli unici libri che vi possono servire. Non addentratevi in terreni pericolosi e apocrifi".
"Ma padre" dissi con voce spezzata "come posso combattere il male, se non ne conosco l'entità e la forma?".
L'uomo ci pensò un poco su. "Bene, se dovete informarvi sull'argomento preferisco fornirvi io libri e scritture approvate dalla nostra chiesa. Fatevi trovare qui domattina e vi darò tutto ciò che vi serve".
Il mio sguardo si illuminò.
"Grazie padre. Mi farò trovare qui per la messa della mattina".
Lui si alzò e dopo avermi benedetto si avviò verso il vestibolo.

Forse nei libri di demonologia avrei trovato qualcosa che mi potesse essere d'aiuto, ma dovevo stare attenta, nel leggerli, a non mischiate la realtà dei fatti con la fantasia e le farneticazioni dell'uomo moderno.
I demoni che avevo conosciuto io non erano tentatori, non più di un comune umano. Non avevano corna, o zampe di capra, ma volti angelici ed umani. Per un momento pensai che forse noi umani eravamo uguali, se non peggiori dei demoni. Anche noi eravamo sulla terra da migliaia di anni, anche se l'esistenza di ciascuno di noi si estingueva con la morte, ed eravamo sotto certi aspetti, sono certa, peggiori dei demoni. Guerre, stermini ed ora le crociate e inquisizione, mi chiedevo chi davvero fosse il demone, se la Chiesa o il Diavolo. Mi chiesi perché Dio permettesse tutto questo, ma poi cercai di distogliere la mia mente da quel pensiero. Avevo ormai perso fede in tutto, non potevo perdere anche quella che riponevo in Dio.
Rimasi lì in ginocchio a pregare.

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Patrona: padrona
Es decir: volevo dire
(*) Il mattutino, le lodi, la prima, la terza, sesta e nona sono le ore canoniche ovvero un'antica suddivisione della giornata sviluppata nella Chiesa cattolica per la preghiera in comune, detta anche "Ufficio divino".

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