Capitolo 15
"Prego, prima le signore" disse con voce calma e suadente.
Ci pensai un poco su.
"Una volta mi fratturai il braccio destro. So parlare fluentemente 4 lingue. Non ho mai conosciuto mia madre".
Il demone mi guardò fisso negli occhi.
"La prima e l'ultima sono balle".
"Esatto..." risposi amareggiata.
"Non avete barato vero? Usando uno di quei giochini mentali di voi demoni..."
"Nessun trucco. Me lo ha detto Ruben. Parlate lo spagnolo che è la vostra lingua madre, inoltre state insegnando ai figli di Ruben il francese, il latino e il volgare come lui stesso mi ha detto. Sapete quando Ruben mi parla di voi io assimilo tutto. Si potrebbe dire che io sia...famelico... di informazioni su di voi" disse passandosi la lingua sulle labbra e sui canini, che erano spuntati in quell'istante.
"Carino il gioco di parole, famelico... già...Bene, avete indovinato, ora fatemi la domanda".
"Qual'è la vostra etá?"
"Ho tredici anni"
"Tredici... siete praticamente una bambina".
"Ora tocca a voi" risposi senza dar peso a quella affermazione.
"Bene... Una volta sterminai una famiglia intera. Sono su questa terra da soli 1000 anni. Non avevo mai bevuto sangue di una cacciatrice prima".
Aveva sterminato una famiglia? Quell'uomo, davanti ai miei occhi ne era capace? Sperai che quella fosse una delle affermazioni false.
"L'ultima" dissi "l'ultima è quella vera". Lui sorrise.
"Sbagliato...forse pensavi che tu fossi stata la mia prima come io il tuo primo. Mi spiace deluderti" disse furbescamente, con un mezzo sorrisetto di scherno.
"Nessuna delusione".
Deglutii.
"Quale della altre due è quella vera...".
Ti prego non dire la prima...
"La seconda. Sono su questa terra da solo 1000 anni".
Il gioco continuò. Non riuscivo ad indovinate mai, mentre lui ci azzeccava quasi sempre. Ero frustrata.
"Bene bene... avete 13 anni, non avete mai conosciuto vostro padre, sapevate già prima che io ve lo dicessi di essere una cacciatrice... volete continuare?".
Sospirai.
"Ultimo turno" risposi.
Gli dissi le mie tre affermazioni.
Lui indovinò. Ero rassegnata a perdere con quel demone.
"Ditemi Rebeca, come è morta vostra madre?".
Mi bloccai. Iniziai a fissarmi i piedi per alcuni istanti che mi parvero ore. Poi sentii dei passi muoversi verso la mia direzione. Alzai lo sguardo e trovai Miguel di fronte a me. Senza dire una parola si sedette sul letto, al mio fianco, ed inizó a fissarmi dritta negli occhi.
"Dimmi Rebeca".
Suonava come un ordine, ma non aveva il tono d'imperio che di solito gli ordini hanno.
"Mia mamma è stata bruciata come strega" risposi con un groppo alla gola.
"E lo era?" chiese lui.
"No".
"Quanto tempo fa è successo?".
Ci pensai su.
"Sarà passato più di un mese orami".
"Come è successo Rebeca?".
Erano finiti i giochi.
Ormai rispondevo alla sue domande, come si fa in un normale dialogo. Ma ne avevo più bisogno io che lui, probabilmente. Non avevo potuto raccontare a nessuno della morte di mamma per come era avvenuta. Mi ero tenuta tutto dentro ed ora avevo voglia di parlarne. Parlarne con qualcuno che mi capisse, o meglio che capisse quello che gli stavo dicendo, che capisse davvero come erano andati i fatti e chi meglio di un demone poteva comprende, e non necessariamente compatire, la mia storia.
"La Santa Inquisición".
"Come mai è arrivata l'inquisizione in un paesino sperduto nel nord della Spagna, Rebeca".
Sorrisi amaramente.
"Mia madre, fece un patto per sfamare dei demoni, così che lasciassero in pace il villaggio. Mia mamma non voleva che io dessi loro il mio sangue, ma lei era una, mentre i demoni una decina e perciò non bastava per sfamarli. Spesso aggredivano gli abitanti o gli animali, c'era almeno un attacco a settimana. Quasi sempre i malcapitati non si ricordavano nulla, per via di quei vostri giochetti mentali, ma questa situazione è andata avanti per diversi anni, ed alle volte anche il miglior demone commette degli errori. Alcuni di loro iniziarono ad essere avvistati e la gente inizò a far più caso a loro. Gli abitanti del villaggio iniziarono ad insospettirsi e molti indizi riportavano a mia madre. Una volta chiamata l'inquisizione il suo destino era segnato, poichè l'inquisizione non formula un'accusa a partire dalla realtà, ma uniforma la realtà all'accusa. Una volta denunciata, puoi già considerarti spacciata. E cosí è stato. Ho provato a intercedere in ogni modo, ma non c'è stato verso".
"Ed i demoni? Che fine hanno fatto?"
"Loro, loro sono ancora là immagino. Nessuno ha pensato che potessero essere loro e poi la strega era già stata trovata per quanto ne sapevano gli abitanti del villaggio, non c'era bisogno di indagare oltre. Oltretutto erano tutti considerati uomini rispettabili nel villaggio, specialmente il loro... come posso definirlo... leader? Loro hanno testimoniato contro mia madre e se ne sono lavati le mani, ma col suo sangue".
Mentre raccontavo la storia non mi resi conto che avevo stretto i pugni così forte da conficcarmi le unghie nella carne e mi provocai un leggero sanguinamento.
Miguel lo percepì ed infatti mi prese la mano ed iniziò a leccare via il sangue.
"A questo gioco fino ad ora ho giocato solo io...In questo modo è troppo noioso. Facciamo così: ti concedo una domanda" disse il demone, scostando la sua bocca dal palmo della mia mano.
"Risponderete onestamente?".
Miguel si portò la mano al petto e col pollice segnò una croce sul cuore. "Prometto".
Tolsi la mano dalla sua presa.
"Come si uccide un demone?".
Per un attimo l'uomo mi guardò serio, scrutandomi, come se volesse capire il significato od il motivo della domanda che avevo appena fatto. Poi scoppió a ridere.
"Uccidere un demone? Ragazzina chi ti ha messo in testa questa idea?".
"Io sono una cacciatrice di demoni no? Li cacciamo, li uccidiamo, proteggiamo gli umani da loro. Perció ti chiedo come faccio. Come lo uccido un demone?".
Lui smise di ridere.
"Ragazzina, non so bene chi ti abbia raccontato una storiella di questo tipo. I demoni non si possono uccidere".
Mi sentii mancare per un secondo.
"Come prego... io... si era detto niente bugie! State mentendo?!" dissi alzando il tono di voce ed alzandomi in piedi.
"Nessuna bugia, l'ho giurato".
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